Avrei preferito incontrarti in altre circostanze. O non incontrarti mai più, come credevo sarebbe accaduto quando, tanti anni fa, salvai la tua vita da un pericolo contro il quale tutto il tuo coraggio non avrebbe potuto niente. Perché non siamo più quello che eravamo allora, due ragazzi mezzi sbronzi che si sono raccontati l’un l’altro tutto di sé, accettando senza recriminare quelle diversità che oggi ci rendono nemici. Prima che Leonida diventasse il sovrano di un piccolo regno governato da leggi spietate alle quali era egli stesso costretto a sottostare. Prima che Shapur diventasse il Comandante Supremo della Guardia Imperiale. Di coloro che, ai quattro angoli del mondo, la gente temeva e chiamava Immortali.
-Quello che debbo riferirti soltanto le tue orecchie possono sentirlo. Fai uscire quest’uomo dalla tua tenda, Kyrie.
Capelli arruffati, neri come la notte, impenetrabili occhi d’ossidiana, stigmate di una razza antica, sconfitta dal suo orgoglio e dalle armi di bronzo che si spezzavano, cozzando contro il ferro dei biondi invasori calati dal Nord. Un Ilota, condannato da generazioni a un destino eterno di schiavitù. Non scacceresti dai tuoi quartieri il cane accoccolato ai tuoi piedi, nobile Shapur, se dovessi condividere i tuoi segreti con un amico o guardarti dalle proposte ingannevoli di chi vuole la tua rovina.
-Allontana quest’uomo dalla tenda, Kyrie. Egli ha occhi che vedono, orecchie che sentono, bocca che articola parole e un cuore capace di provare abissi di odio.
Non parli da nemico, nobile Shapur, ma dall’amico che sei stato per me quando mi salvasti la vita. Un mare di tempo fa. Prima che fosse tempesta.
Il riverbero delle fiamme danzò negli occhi bistrati del Persiano. Quelli che avete condannato ad una servitù senza speranza di riscatto sanno che spezzeremo le loro catene, e ci aspettano. Il Re dei Re è clemente con i nemici sconfitti…Non è ciò che siete stati voi, quando avete portato via le terre e la dignità a quelli che chiamate Iloti e sono per voi meno che cani. Egli ha scelto l’ultima della sue spose* in mezzo a una stirpe di schiavi. Sarà clemente anche con voi, se deporrete ai nostri piedi quelle armi che non vi salveranno dal massacro.
-Terra e acqua. Sei venuto a chiedermi questo, nobile Shapur?
-Sono venuto a pregarti di non gettar via la tua vita, Kyrie.
-Conosci già la risposta.
* Si allude all’ebrea
Esther.
***
-Se
scommettessi del denaro
sul fatto che vieni da lontano non credo che ci rimetterei mezzo obolo
di
rame…Shapur.
-Pensa
piuttosto a
ringraziare i tuoi dei che le nostre strade si sono incrociate,
ragazzo.
Diversamente, saresti lì a contemplarti il morso di quella
bestiaccia domandandoti
quanto tempo sarebbe passato prima
che cominciassi a tremare, sbavare e
ululare digrignando i denti.
-Così
non è andata. Ho avuto
fortuna.
Accesero
un fuoco di
sterpaglie e si raccontarono di sé l’un
l’altro. Shapur, figlio di un satrapo*
della Media, si era messo in viaggio perché suo padre
riteneva fondamentale che
un giovane conoscesse il mondo. Quel mondo che per la sua gente poteva
diventare terra di conquista?
“Chiamano
Hellas la loro terra, ma non riconoscono in essa una patria, anche se
parlano
la stessa lingua e adorano gli stessi dei, meschini e litigiosi come e
più
degli uomini. Ho conosciuto astuti mercanti a Corinto, grandi sapienti
ad
Atene…E una piccola città arroccata, i cui
abitanti sono governati da leggi di
inimmaginabile durezza. Il suo nome è Sparta.”
* Nobile persiano, governatore di
una Provincia del
grande impero.