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Autore: lalla    28/04/2007    0 recensioni
Ho voluto inserire questa fic tra i film, visto che è ispirata, come "300" al tragico episodio delle Termopili. Ma siccome ho sempre ammirato la grandezza dell'antica civiltà Persiana, non aspettatevi 300 eroi contro ventimila mostri...
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che il Sole avesse ricacciato le ombre e i demoni della Notte nei loro recessi segreti, lo Shah Khshayrsha avrebbe giocato la sua ultima mossa per cercar di convincerlo a recedere dalla sua follia suicida. Il mio re ha rispetto del tuo coraggio, Kyrie…Nel sonno, gli sembrava di sentirla, la voce cantilenante dell’uomo che il Nemico avrebbe mandato per tentare l’impossibile. E si sentì percorrere da un lungo brivido, anche se sapeva che gli incubi e i terrori che la notte porta con sé sono solamente illusioni ed è assurdo temere il buio invece che abbandonarsi al suo abbraccio, come un bimbo che si stringa al seno della nutrice. Sarebbe stata la luce chiara del giorno a portare guerra e morte tra le gole strette del Passo. Il giorno, e uomini fatti di carne e di sangue, come lui, come gli altri che sarebbero rimasti, e non avrebbero tremato. Nonostante tutto.

Il legato del Nemico venne quando il sole splendeva alto nel cielo a portargli gli omaggi e il rispetto del suo signore, il Re dei Re. La bardatura del suo cavallo aveva borchie d’oro e l’elsa della sua scimitarra scintillava di pietre preziose. Ha rispetto del tuo coraggio…Perché continuare a combattere una guerra già persa in partenza, la cui unica conclusione possibile sarà la morte?Il mio Signore vuole che tu viva…L’incubo che aveva sognato e scordato al risveglio gli ritornò con prepotenza alla mente. Leonida alzò le spalle. Lusinghe o minacce non lo avrebbero convinto a barattare la salvezza sua e dei suoi uomini con il prezzo del disonore. Khshayrsha…Un uomo di carne e di sangue, anche lui. Come sperava di potersi opporre all’ineluttabilità del Fato, di fronte a cui anche Zeus è costretto a chinare la testa? Lo pensò e non lo disse, Leonida. Quindi, con un cenno della mano, invitò le sentinelle a lasciar entrare nella tenda l’inviato del Re dei Re.

Rimasti soli, i due uomini si fronteggiarono guardandosi l’un l’altro, come prima di un duello. Seminudo, sudato e stanco il sovrano, scintillante d’oro e odoroso di mirra e di nardo l’altro. Aveva lunghi occhi nostalgici, pesantemente bistrati, e anelli preziosi gli pendevano dai lobi delle orecchie. La sua folta barba, i suoi fluenti capelli bruni erano spruzzati di grigio. Il tempo era passato anche per lui. Shapur. Il Signore dei Lupi.

***

Il profumo speziato delle vivande che quell’altro aveva estratto dalla bisaccia gli stuzzicava dolorosamente l’appetito, eppure lo straniero dovette insistere affinché si servisse, vincendo la sua diffidenza. Mi offenderei se non accettassi il cibo che ti offro, e Leonida accettò, in nome dell’ospitalità.

Focacce azzime, carne tenera e saporita, frizzante vino di datteri.

-In vita mia, non ho mai mangiato niente di più buono.

Shapur lo guardava divertito ingozzarsi come un piccolo cane affamato. Sei un principe ben strano, Leonida di Sparta…A che ti servono nobiltà, prestigio e ricchezze, se vesti come un pezzente e consideri delizie paradisiache una focaccia d’acqua e farina, una sorsata di vino caldo mezzo irrancidito e un morso di carne secca?So che nella città da cui vieni qualsiasi innocente godimento è giudicato una depravata mollezza, ma mi sarebbe stato difficile crederlo, se non ti avessi visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie.

-Il cibo, il vino e l’amore sono i piaceri più sublimi a cui un uomo possa abbandonarsi.Non sei d’accordo, principe Leonida?

-Il cibo deve nutrire il corpo, non appagare i sensi. E l’amore…Quello serve solo per generare figli.

-Non posso pensare che tu ci creda davvero, ragazzo.

-Mi è stato insegnato da qualcuno che aveva più anni e più saggezza di me.

Qualcuno che s’era messo d’impegno per cancellare la sua umanità e trasformarlo in una spietata, efficiente macchina da guerra in grado di soffocare a comando perfino le sue voglie. Senza peraltro riuscirci del tutto, pensò Shapur, quando un largo sorriso illuminò la sua faccia corrucciata. Gli ricordò un cucciolo non ancora del tutto cresciuto. Un lupacchiotto dai chiari occhi torvi e il naso spruzzato d’efelidi dorate, che si sforza di sembrare feroce per mostrarsi invece quasi comicamente tenero, a dispetto di tutto quanto.

Doveva essere ben ripugnante, quell’oscena brodaglia di cui Shapur aveva sentito favoleggiare: carne e ossame di vecchi buoi inabili al lavoro, cotenne villose di porco, erbe selvatiche dal sapore amaro. Lo pensò, e sorrise benevolmente guardando il cucciolo ingozzarsi e continuare a bere. Avanti di quel passo, non avrebbe impiegato molto a ubriacarsi come un facchino e al ritorno tra la sua gente sarebbe stato punito. Di certo lo sapeva, e sembrava non importargliene. “Dammene ancora…” Gli occhi gli erano diventati languidi, la voce impastata. Non c’era alcuna dignità regale, in quel fanciullo ubriaco. Doveva essere la prima volta che beveva fino a stordirsi, senza provare vergogna di fronte a uno straniero che poteva, anzi doveva essere un nemico.

Il vino di datteri di Shiraz impiega meno tempo del vostro vino d’uva a generare ebbrezza. Avrebbe dovuto dirglielo prima di guardarlo scappare a nascondersi, squassato dalla nausea, per vuotare lo stomaco lontano da occhi indiscreti. Era alto, pensò, e di lì a qualche anno lo sarebbe stato ancora di più. E il suo corpo snello era un fascio di muscoli duri. La schifosa zuppa spartana, aldilà del suo aspetto e del suo odore inqualificabile, doveva essere in realtà un ottimo cibo, apportatore di forza e di salute... Shapur sorrise ancora.

*Seri= Mongoli

Khshayrsha= Serse; Darayawus= Dario.

Efori= magistrati spartani.

Taigeto= monte ai piedi del quale venivano abbandonati e lasciati morire i neonati deboli o deformi.

Iloti=popolazione pre indoeuropea della Tessaglia. Sconfitti dagli invasori di stirpe ariana dopo lunghe lotte, erano tenuti in stato di semi schiavitù perpetuato alla loro discendenza. I Perieci, i cui antenati si erano arresi senza combattere, erano invece liberi, pur non godendo dei diritti politici.

   
 
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