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Autore: Black_Sky    29/10/2012    2 recensioni
Clove White: una ragazza normale sotto molti punti di vista.
Abita a Londra con i genitori e due fratellini più piccoli, tutto va alla grande.
Fino al giorno in cui la nostra protagonista si sveglia in un letto d'ospedale, dove le dicono che i genitori sono morti.
da quel giorno la sua vita cambia radicalmente.
Nuovi incontri, scoperte sul passato e scoperte che cambiano il futuro...
Se vi ho incuriosito leggete e ci si sente...
P.S. I capitoli verranno pubblicati due volte al mese per problemi scolastici
kira
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA ROSA ROSSA E LA PIUMA ARGENTO

Il giorno seguente andai a scuola e tornai a casa con Jake, come al solito.

Aprii il cancello in ferro battuto di casa dei nonni e feci entrare Jake, poi andai a preparare il the e a prendere il libro della mamma.

Jake intanto si era seduto su una delle tre sedie sempre di ferro battuto sotto il gazebo in giardino. Appoggiai la teiera sul tavolino rotondo di fronte a Jake e gli versi il the in una delle due tazzine di porcellana della mamma.

Bevemmo il the parlando delle storie di “Kira, la falce e le cronache degli angeli custodi”.

Finito il the andammo a fare un giro per il giardino di casa.

<< Ma quanto è grande questo giardino?!>>Mi chiese  Jake stupito dalla grandezza del parco di casa dei miei nonni.

Ci fermammo davanti ad un cespuglio di rose bianche, uno dei molti sparsi per tutto il giardino.

Guardai il cielo. Ogni tanto lo facevo, mi rasserenava.

Era una mia impressione o c’era qualcosa che volava e che emanava una luce abbagliante?

Cadde qualcosa.

Jake andò in bagno ed io rimasi lì fuori a fissare quello che cadeva dal cielo.

Cadeva lentamente, danzando con il vento.

Quando toccò terra mi resi conto che era una piuma.

Ma non di un piccione come pensavo: era lunga circa 30 cm e argentata.

La raccolsi.

Appena la toccai sentii freddo e subito dopo caldo.

Vidi tutto capovolgersi.

Sentii un gran rumore quando la mia testa toccò terra con poca grazia, andando a sbattere su una delle pietre vicino al cespuglio delle rose.

vidi la piuma caduta dal celo diventare rossa, ancora nella mia mano.

Ebbi paura.

poi svenni.

***

Volevo urlare ma non riuscivo.

Volevo aprire gli occhi ma non ne avevo la forza.

Non sentivo ne il caldo ne il freddo, non vedevo la luce ma solo il buio.

Non mi ricordavo nulla.

<>  chiese qualcuno con una voce preoccupata e famigliare.

<> rispose il dottore.

Lo riconobbi: era il dottor Carter. Pensavo di non dover vederlo mai più.

Al contrario del dottor Roberts, lo psicologo era acido e viscido.

Il dottor Carter non mi ispirava fiducia.

L’atra persona che parlava era Jake.

Riuscii ad aprire gli occhi e venni investita dalla luce abbagliante del sole.

I due non si accorsero del mio risveglio ed io osservai la stanza dove mi trovavo.

Era molto piccola ma accogliente. Le pareti color panna sorreggevano un soffitto bianco latte. Il tutto era illuminato grazie ad una finestra molto grande che dava sulla città.

Data l’altezza eravamo all’incirca al quarto piano.

Il letto su cui ero sdraiata era affiancato ad un comodino in legno molto chiaro con appoggiata in bella vista la piuma che avevo visto cadere.

Jake era appoggiato con la schiena all’armadio in legno con le braccia conserte e con un espressione preoccupatissima.

Il dottore invece era in piedi davanti al letto con in mano una cartelletta azzurra.

Stavano discutendo sul da farsi.

<< potrà tornare a casa appena si sveglia però deve rimanere con lei almeno fino a quando torneranno i nonni, mi raccomando non si deve sforzare>> terminò il dottore.

<< Quindi posso tornare a casa mia?>> chiesi io aprendo per la prima volta la bocca.

Jake saltò quasi per aria e poi mi corse in contro e mi abbracciò.

Io ricambiai l’abbraccio.

<< Se ce la fai puoi tornare a casa quando vuoi , ma>> ed eccolo lì il ma che c’è sempre << almeno per questa notte devi rimanere in ospedale per i controlli>> finì il dottore.

Io e Jake ci guardammo e lui poi disse che sarebbe rimasto con me quella notte.

Lo sapevo che Jake era un ragazzo d’oro, lo era sempre stato.

***

Erano ormai le quattro del mattino quando Jake si addormentò.

Avevamo parlato tutta sera  a parlare di tutto.

Spensi la luce del comodino prima di sdraiarmi e mi addormentai.

***

Ero in una stanza buia, senza finestre e senza porte.

Non riuscivo a vedermi neanche le mani.

Poi una luce abbagliante invase la stanza e comparve una figura.

Ero io solo che ero diversa.

Avevo i capelli blu elettrico con le punte bianche, mossi e lunghi fino al sedere al posto della mia cresta castana. I miei occhi, solitamente di un color prato erano rosso sangue.

Teneva in mano una falce argentata con delle incisioni sull’impugnatura e la lama lunga circa due metri, doveva essere molto pesante ma l’altra me la teneva con la mano destra con  la lama sulla spalla sinistra.

Aveva anche delle ali bianche come la neve con le punte argentate.

Ci fissammo per un po’ poi lei si girò dall’altra parte e volò via dopo avermi detto “Perché non ti ricordi di me? Guardati dentro. Non mi puoi tenere nascosta ancora per molto tempo.”

 

Mi scuso per il ritardo e spero che questo capitolo sia decente.
Kira
  
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