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Autore: Raven Callen    29/10/2012    2 recensioni
Quella maledetta guerra non faceva che seminare morte e distruzione.
Dawn era li, schierata insieme agli altri, piccola Corvonero che attendeva come tutti.
Internamente pregava che quella logorante attesa non finisse mai, che si dilatasse all’infinito, e al tempo stesso che cessasse.
Sentiva ogni secondo bruciato arderle sulla pelle come fosse cenere che andava man mano a ricoprirla, che la avvicinava a quella che, forse, sarebbe stata la sua ultima ora di vita.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dawn
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Vento, che soffiava leggero a raccogliere cenere e detriti più leggeri.
Passi, delicati, che risuonavano di tanto in tanto.
Silenzio.
C’era odore di morte, nell’aria.
 



 
Harold osservava sconsolato le macerie della scuola.
La sua casa, l’unico posto in cui si sentiva accettato, era distrutta..
Qua e là si levavano pianti e lamenti.
L’aria bruciava come sale, come le lacrime che rigavano le guance di chi aveva perso qualcuno.
Lui non poteva lamentarsi, no.
Era vivo. Quasi illeso, ce l’aveva fatta.
Sam no, però.
Il suo amico, con cui poteva parlare di computer e videogiochi senza essere giudicato, non c’era più.
Il suo corpo vuoto era a pochi passi da quello di Dakota, la ragazza di cui era perdutamente innamorato.
La sua mano che stringeva quella della bionda.
Sorrideva, Sam.
Nell’ultimo minuto della sua vita aveva realizzato il suo sogno segreto:
Si era dichiarato e, a sorpresa, Dakota ricambiava.
Solo un minuto.
Avevano avuto solo un minuto.
Il destino sapeva essere crudele, a volte..




 
 
Un gruppo di studenti era accalcato in un unico punto, formando un cerchio intorno ad alcuni corpi.
Dj…
Sierra… 
Cody…

Bridgette singhiozzava disperatamente, mentre sorreggeva un Geoff pieno di tagli e ferite.
Non aveva avuto neanche il tempo per rallegrarsi di essere sopravvissuta.
La bionda fissava il viso di Dj, gli occhi chiusi, senza riuscire a fare altro.
Ricordava tutto con dolorosa precisione..
 
 
 
 
 
Bridgette non sapeva cosa le fosse successo.
La paura di morire l’aveva invasa, il suo corpo si muoveva da solo.
Le sue labbra lanciavano incantesimi fino a consumarle la voce, le corde vocali.
Lanciare. Difendersi. Scansare.
Una danza mortale, il minimo errore era pagato con la vita.
 
Aveva intravisto Geoff, ad un tratto:
Lottava con energia, uno sguardo concentrato che non aveva mai avuto.
Non sembrava nemmeno lui.
Era forte, forte abbastanza per poter mantenere la promessa.
Questo lo credeva, la ragazza, prima di vedere delle macerie cadergli addosso.
Bridgette non si ricordava di aver pensato a niente che non fosse la promessa che il fidanzato le aveva fatto poco prima.
Una promessa pericolosamente fragile.
Promessa appesa ad un filo.
Pensava questo, mentre correva.
 
 
 

“Dobbiamo salvarci, dobbiamo sopravvivere!”

 
 

 

“Andrà tutto bene, te lo prometto..”

                                                     
 
 
L’ha promesso.
L’ha promesso!
 
Quando l’aveva raggiunto, il suo Geoff era svenuto.
Un po’ ammaccato, ma vivo.
Bridgette si era gettata in ginocchio, le rotule che gemettero, e aveva cercato di estrarlo a forza dai detriti.
Era faticoso.
Ci stava riuscendo, pian piano, nonostante Geoff pesasse più di lei.
 
 
- Ahhh! Aiuto, Bridgette!!-
 
Una voce, lamentosa e impaurita, invocava soccorso.
Era Dj, bloccato a poca distanza da lei da due Mangiamorte.
Era in trappola.
- Bridgette, presto!-
- Arrivo! Resisti, coraggio!-
La dolce Grifondoro aveva cercato di affrettarsi, tirando il fidanzato con maggiore forza.
Finalmente estratto dalle macerie, si era lanciata verso il tenero Tassorosso con tutta la forza che le era rimasta.
Ma non era bastato..
 
Le gambe doloranti non avevano retto alla corsa, non erano state sufficientemente veloci.
Non era riuscita a lanciare alcuna magia.
Non aveva potuto fare niente..
 

 

- Dj!-
- Ahhh!-
- Avada Kedabra..-

 
 
Non c’era stato altro, dopo quel lampo di luce verde.
Silenzio.
Il doloroso nulla della perdita che esplodeva.
Un senso di impotenza che si impadroniva di lei.
Neanche si era accorta, Bridgette, di aver schiantato contro il muro quei due assassini..
 
 
 
 
- Mi mancherà quel tenero marshmallow..- sospirò Leshawna, strofinandosi gli occhi.
Black Mama non piangeva mai.
Quel giorno fece un’eccezione..
 
 
Gwen si teneva una mano sulla bocca, per trattenersi.
Da cosa non lo sapeva nemmeno lei.
A pochi passi da lei stava Trent, che salutava il piccolo Cody e la pazza Sierra.
I corpi di quei due vicini.
Il volto di Sierra che sorrideva.
Lei e il suo Cody.


 

Per sempre insieme..
Come una favole, una di quelle come le principesse..
Una favola dal macabro finale..

 
 
 
- Ci mancherete ragazzi..-

 
La mano della gotica che stringeva il mantello del chitarrista, quasi volesse strapparlo, tanta era l’intensità della sua presa.
Trent non si stupì quando, poco dopo, si trovò Gwen stretta al petto.
- Non sentirti in colpa, Gwen. Non è stata colpa tua..- le disse.
Parole vuote, parole al vento.
Esisteva qualche frase capace di consolare un dolore come quello?
Probabilmente no.
- io non sto piangendo, ok?- precisò lei, premendo la faccia contro la camicia del chitarrista.
Non voleva farsi vedere debole, lei.
Tipico di Gwen.
- Certo che no. Sei una ragazza forte…- la consolò, accarezzandole i capelli bicromatici.

 
 
 

 

Duncan stava lì, in piedi, davanti a quella scena.
Non riusciva a crederci..
Cosa ci faceva lui lì?!
Drake
No..
Era tutto così sbagliato!

 

Una mano si posò sulla sua spalla.
- Mi dispiace..-

 

Tutto quello che il punk provava esplose all’esterno.
- Cosa ci faceva qui? Doveva rimanere con gli altri del primo anno!
Stupido, stupido Drake!
Perché non hai obbedito a..-
La consapevolezza di parlare al passato lo stese.
La voce si faceva meno irosa e sempre più sofferente.
Tutto questo era così terribilmente ingiusto.

 
 

Drake gli era stato affidato dal professor Piton.
Con quale coraggio, che non possedeva, avrebbe riferito che non era riuscito a proteggerlo?
Era solo un ragazzino..
Non era riuscito a salvarlo.
 
Courtney si trovò, non sapeva come, ad abbracciare Duncan, come se fosse un’azione che faceva quotidianamente.
Con una familiarità che la sorprese.
Come aveva detto lui, Serpeverde o Grifondoro, non aveva più importanza oramai..

 

- Mi dispiace, Duncan…- ripeté.
Ma lui non sentiva. I sensi di colpa lo stavano schiacciando.
Era sempre stato bravo a ignorarli.
Perché ora non ci riusciva più?!
 
- Come farò a dirlo a sua sorella…?-

 

Il Serpeverde si stringe a Courtney, come per ancorarsi a lei e non affondare.
Non emise un suono, non pianse.
Strinse i denti e i pugni.
All’ispanica sembrò di vedere una sola lacrima sporgere da un occhio.
Non disse niente.
Davanti a quel genere di sofferenza non c’era niente da dire..

 


 
 

 

Heather se ne stava seduta li.
Si sentiva una stupida, una smidollata.
Dove era finita la sua indipendenza, il suo menefreghismo?
Però non si alzava. 

Sulle sue gambe vi era appoggiata la testa di Alejandro, semi-cosciente.
La fronte del latino era imperlata di sudore, i lineamenti del volto contratti in una smorfia.
- Sei un idiota, Cascamuerto.- sputò la ragazza. – un cretino titanico.-
Alejandro sorrise, soddisfatto, mentre l’asiatica finiva di medicargli il busto.
Per fortuna la sua ferita non era niente di grave:
Un taglio che gli attraversava il fianco destro, non troppo profondo.
Però vedere la Principessa delle Serpi così preoccupata per lui era stato davvero appagante.
Il latino considerò di essere stato molto fortunato..

 

- Hai avuto paura che non ce la facessi, chica?- la schernì.
- Tsk, quei magucoli da circo hanno fatto male i loro conti se speravano di abbatterti.
L’unica che può ucciderti sono io!-
Quella era la dimostrazione d’affetto più strana del secolo.
Ma da Heather non c’era da aspettarsi niente di diverso.

 

- Ma come, non mi ringrazi neanche? Dopo quello che ho fatto per te..- si finse risentito.
- Non pensavo che fossi così delicato, Cretinandro.…-
A quell’affermazione l’orgoglio del latino ruggì.
- Infatti non mi sono fatto niente!- provò a ribattere, nonostante le fitte.
- Oh si, certo. Come no. Stai benone.-
- E’ una gioia per me vedere quanto tieni alla mia salute fisica.- ribadì Alejandro, sarcastico.
La risata di Heather lo acquietò.
Era tutto a posto.
- Non te la caverai così a buon mercato..- esordì la calcolatrice, avvicinandosi bruscamente ad Alejandro.
- Se ti azzardi a incassare un colpo destinato a me, un’altra volta, te la farò pagare cara, Cavalier Servente da due soldi..-

 
 
 
 

 

- Dawn! Dawn!-
Scott correva, veloce.
No.
Non poteva essere vero!
Non era possibile!
Mordecai stava bleffando.
Quell’esplosione non poteva aver colpito proprio lei.
Quante probabilità c’erano…?

 

Uscito all’esterno riuscì a scorgere una testa bionda stesa a terra.
- Dawn…-









Angolo del Corvo:



Salve a tutti ^^
*suono di grilli*
Ehm.. si vabbè.
Comunque, ecco qui il settimo capitolo.
Ci ho messo un po' ad aggiornare, chiedo scusa.
Che dire..?
Spero vi piaccia, e spero anche in un vostro parere.
(nel capitolo scorso non mi avete lasciato neanche una recensione T.T)
A presto 

  
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