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Autore: alexepaolo88    29/10/2012    0 recensioni
é una storia che ho creato diverso tempo fa.... che evidenzia lo stato d'animo di Edward durante la gravidanza di Bella. Vi prego siate buone!!....spero vi piaccia!!!! baci Alex
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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I tentativi di Emmett di rincuorarmi furono vani. Trascorsi il pomeriggio recluso nel mio studio, rimuginando inutilmente, alla ricerca di una soluzione che potesse trarmi d’impaccio, che potesse permettermi di salvare la vita di Bella Inutile… è tutto inutile. In fin dei conti è così… le cose non acquisiscono mai il loro reale valore ai nostri occhi, sino a quando non è tardi. Da quel primo sguardo, da quella prima mattina alla mensa della scuola, era entrata dentro di me. Aveva accettato il peso e le conseguenze della mia responsabilità di essere un vampiro. Mi era stata accanto, come compagna, amica… confidente. Una presenza costante pronta a supportarmi, spronarmi, sostenermi. Non ho mai meritato il suo amore. Forse per questo il destino ha deciso di strapparmela… Le 22:34. Tardi. Rammentai le parole di Emmett, lasciandomi avvolgere dal senso di colpa, per aver abbandonato la mia Bella tutto il pomeriggio, per l’ennesima volta, decidendo così di raggiungerla. Senza voltarmi mi avviai verso il salotto , certo che l’avrei trovata lì, con quella sua aria distrutta e pallida. Mi schiarii la gola, palesando la mia presenza. con il buio che trasmetteva, era per me una sofferenza. Perché, una piccola parte di me, ancora desiderava poterla ammirare alle prese con con il suo voler a tutti i costi avere quel bambino, ricolma di gioia per quel suo piccolo sogno. Sobbalzò vistosamente, voltandosi verso di me quasi impaurita. « Edward!» esclamò, portandosi le mani al petto, spaventata forse dalla mia improvvisa comparsa. Così indifesa… « Come ti senti? » mi avvicinai, stampandomi in volto un sorriso che ben poco rispecchiava il mio stato d’animo. Avrei voluto urlarle di smetterla di comportarsi come se nulla fosse, come se quelli non potessero essere per noi gli ultimi giorni. Dalla clessidra della sua vita scivolano ormai gli ultimi inestimabili granelli di sabbia. « Dovrei chiederlo a te! » Sbattei le palpebre perplesso, soppesando le sue parole, ma soprattutto il suo tono divenuto improvvisamente astioso.. « Io sto benissimo! – esclamai automaticamente, forse un po’ troppo in fretta. - Sono solo un po’ preoccupato per alcune questioni. Ho avuto un po’da fare oggi, mi dispiace non esserti stato vicino. » mentii. Bugie… bugie dettate dalla paura, dal risentimento, bugie che celano dolore….. Vidi Bella scrutarmi attentamente, quasi a voler cogliere una qualche titubanza nel mio sguardo, un segno di cedimento. « Già. » sentenziò, voltando la testa dall’altra parte decisa ad ignorarmi. Lei lo sa. Sospirai, afferrando la sua mano « Dovresti riposarti. – l’ammonii stancamente, non curandomi di dissimulare la mia ansia. « Se tu fossi stato accanto a me sarei stata molto piu rilassata ora- Disse sfilando bruscamente la mano dalle mie. – Invece sei sempre a fare chissà cosa. » «Bella! » il suo nome fu pronunciato inconsapevolmente come una preghiera. Avvertivo la stanchezza e lo sfinimento divenire sempre più acuti, sottraendomi le poche energie che ancora il mio corpo tentava di trattenere. Non potevo crollare, non ancora. « Senti Edward, non so cosa diamine ti passi per la testa ultimamente. – sbottò infervorata – Ma questo tuo atteggiamento distaccato inizia a darmi sui nervi. Non ci sei mai, la mattina sgattaioli fuori come un ladro, ti richiudi rifiutandoti di parlare con tutti e… » « Ho tanto … » « Non mentirmi, te ne prego. – mi implorò, con gli occhi velati di lacrime, lasciando scivolar via la rabbia, al di sotto dell’amarezza e della delusione che le mie menzogne stavano risvegliando . - Non riesco a sopportarlo. » « Bella…» « Non mi ami più? » Stupore. La serietà della sua espressione straziata mi permise di comprendere quanto fosse stato sciocco il mio rifuggire dal dolore, il mio nascondermi. Avevo involontariamente gettato sulle esili spalle della mia Bella l’ennesimo peso, abbandonandola in preda a vani dubbi. « Certo che ti amo, come puoi pensare una cosa simile. » come se non lo sapessi. « Ho bisogno di te. » « Io… - esitai appena scorgendo le lacrime scivolare sul suo viso, arrossato dalla rabbia. – Io ci sono sempre per te. » confessai avvicinandomi lentamente, quasi timoroso di vederla svanire da un istante all’altro. Era sempre così negli ultimi tempi, per me lei non era che la bellissima illusione, evanescente, pronta a sbiadire al primo contatto. « Non sembrerebbe. » Sospirai sommessamente, tentando di farmi coraggio. « Sono solo molto preoccupato. – le confidai riluttante. - Ho il timore che qualcosa possa andare storto ed in quel caso non…. » « Cosa Edward, cosa? - sbottò infervorata, asciugandosi le lacrime che ancora scorrevano copiose sul suo viso velato di dolore che quel coso dentro di lei le procurava. – Temi che io muoia? Che perda la vita dando alla luce il nostro bambino? Conosco benissimo i rischi che corro. » La risolutezza del suo sguardo, gli occhi vigili e le labbra serrate mi permisero di comprendere quanto fosse consapevole del suo destino. Lei sapeva che probabilmente non sarebbe sopravvissuta, non era la speranza di resistere a spronarla in quell’impresa. No… solo il puro e semplice desiderio di dare alla luce il suo bambino. Rabbia! In quell’istante era questo ciò che provavo. Tanto avevo soppresso il mio dolore e la mia angoscia da esserne ormai sopraffatto e con esso il rancore era emerso, con la consapevolezza che ogni epilogo la nostra storia avrebbe visto, sarebbe stato a causa sua. Se la Morte fosse giunta con la sua affilata falce a reclamare la sua anima, sarebbe stata colpa sua. Lei mi avrebbe abbandonato per sua volontà, proiettando ogni suo pensiero su quella creatura nel suo grembo… dimenticando me. Inasprito sibilai ogni parola con un tono di glaciale ferocia. Io per te non conto nulla! « Avresti dovuto ascoltare Carlisle, avresti dovuto rinunciare a questa follia. – sbottai lasciando fluire la rabbia, senza più freni, senza più ostacoli. In quell’istante riversai su di lei ciò che di più meschino il mio cuore aveva covato in quel periodo di aberrante consapevolezza. – Ti ucciderà, ti strapperà via da me e tu mi lascerai solo. Non pensi a me? Cosa farò quando mi avrai abbandonato? » « Di che diamine stai parlando? » « Di questo. – esclamai, indicando con un gesto secco il suo ventre gonfio, quella stanza, me . – Cosa credi resterà quando avrai sacrificato la tua vita? » « Tu non sai quello che dici. » scosse la testa colma di indignazione, desiderosa di interrompere quella maledetta discussione. Sostenni il suo sguardo. Forse per lei quelli non erano che i vaneggiamenti derivati da un attimo di rabbia, poco comprendendo fossero pensieri coltivati per mesi, a sua insaputa. Ragionamenti frutto di un rimuginare continuo, misto al terrore delle conseguenze di quella sua decisione mai compresa. Ciò che fuoriuscì dalle mie labbra era reale quanto il mio amore per lei. Potente, devastante ed ugualmente spaventoso, perché l’amore talvolta sa essere anche ossessione. « Tu non puoi dire sul serio. – ribatté cauta, deglutendo a fatica sotto il peso di quella schiacciante verità. – Quello che sto facendo è per noi, per te e per me, come puoi non capire? » Sospirai, portandomi stancamente le mani sul volto. sono maledettamente stanco. « Credi che mi arrenderò all’idea di saperti invasa dal dolore?– tentai, scuotendo il capo. - Non essere ridicola Bella. » « Io avrò bisogno di te,ho bisogno di te. E poi c’e’ anche questo bambino che… » replicò titubante. Perché non vuole accettare la realtà? Io non capisco. « Non mi importa nulla di questo bambino, apri gli occhi. - urlai esasperato. –lui mi avrà strappato te, si sarà portato via la mia vita. » I suoi occhi si spalancarono. Osservai le più disparate espressioni attraversare il suo viso, sino a quando l’indignazione non prevalse, colpendomi come uno schiaffo « Non puoi pensarlo realmente. » sussurrò con voce tremante ed io fremetti, per il dolore che mi infliggeva sapere di essere la causa della sua delusione. « Sono un mostro. – sentenziai amaramente, chinando il capo per non incrociare il suo sguardo disgustato. – Ma… » « Vai via… » mi interruppe. Perderò tutto! Di avere di lei solo un remoto ricordo, non era ciò a cui aspiravo. Desideravo invece potermi beare ogni mattino del suo viso assonnato ad accogliermi, del rumore del suo respiro profondo a cui il mio pian piano si adeguava. E adesso tutto stava per sgretolarsi. _________________
  
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