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Autore: Winry977    29/10/2012    1 recensioni
Essere condotti alla roulotte di una band da un cane per non vedenti non è una cosa che capita a tutti. Cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono due settimane esatte da quando Ashley e i ragazzi mi avevano chiamata, e io ero sempre rimasta in attesa di una seconda telefonata, anche se non era mai arrivata. Ero così in ansia che avevo cominciato ad ascoltare solo i loro CD, che Christian mi aveva messo nell'iPod prima di partire. Mi lasciavo trasportare dalle loro chitarre, dalla batteria di Christian e dalla calda voce di Andy, e mi confortavano, specialmente nei momenti in cui mi sentivo più sola. E poi c'era Ritual. Oh, la mia amata Ritual, che mi riscaldava il cuore, facendomi riprovare l'emozione del bacio di Andy mille e mille volte.

Agli inizi di Aprile, però, le mie speranze erano ormai ridotte a uno straccio, e non avevo ricevuto nemmeno una telefonata. Da parte mia, io non potevo neanche chiamarli, perché non conoscevo il loro numero di telefono. Dopo la seconda settimana di aprile non ci speravo più, e mi rassegnai all'idea che quando avrebbero chiamato io sarei stata pronta a rispondere al telefono, ma che non aveva senso dannarsi così tanto, dopotutto erano una band e avevano le loro occupazioni.

All'inizio della terza settimana decisi di cominciare a far passare i giorni in terrazzo, anche se ogni tanto pioveva o non c'era sole che mi riscaldasse le ossa.

Fu proprio in una di queste giornate senza calore che qualcosa colpì il mio fisico. Non era una cosa materiale, ovviamente, ma un malessere. Un malessere interiore che partiva dallo stomaco. Nello stesso momento in cui il dolore partì dallo stomaco cominciò a piovere, ma la mia mente era così concentrata sul malessere che ignorai del tutto la pioggia che man mano aumentava, picchiettandomi addosso.

Le mie attenzioni per il mio apparato digerente vennero distolte dalla voce gracchiante di Suzanne.

-Noah! Accidenti a te! Vuoi ammalarti o cosa?!- una mano con una presa energica mi afferrò il braccio destro e mi trascinò dentro. -Che ti prende, stupida?! Vuoi che ti venga qualcosa?!-

-E smettila! Ero solo concentrata... sui miei pensieri.- cercai di ignorare il senso di nausea che aveva cominciato a invadermi, e mi feci guidare fino alla mia stanza, dove Iyo mi venne incontro.

 

Dopo un paio di giorni il dolore ritornò, al punto che decisi di non alzarmi dal letto. Cominciai a deprimermi nella mia solitudine e più provavo tristezza nel sentire la musica, la voce di Andy, nel ricordare le emozioni provate con quei cinque ragazzi o nel sentirmi rimbombare le loro voci nelle orecchie, più mi sentivo male.

Suzanne, non trovandomi sulla mia solita poltrona mi venne a cercare in camera.

-Che hai?- chiese con tono scocciato.

-Niente, mal di stomaco. Passerà.- dissi io, cercando di auto giustificarlo con un intossicazione da cibo.

 

I giorni passavano, la solitudine aumentava e con essa il malessere, che cominciò a manifestarsi in altri modi: oltre allo stomaco cominciarono a comparirmi sulle braccia delle “chiazze” come le aveva chiamate Suzanne, che andavano a formare dei piccoli rigonfiamenti sulla pelle liscia.

Di giorno in giorno peggioravo, finché non mi colpì pure la febbre.

Sembrava che avessi la peste, ma a Suzanne non importava, e non si scomodò a chiamare un dottore, dicendo che con qualche medicina sarebbe passata.

Macché, la febbre non accennava a scendere, ma nemmeno a salire. Quindi mi ritrovai bloccata a letto da una settimana, quando una mattina, mentre dormivo nel mio letto di brividi, suonarono alla porta. Pensai che fossero le solite amiche di Suzanne, ma quando sentii la sua voce chiedere -E voi chi siete?- mi venne un colpo e praticamente mi scaraventai giù dal letto, addosso a Iyo. Mi misi una coperta sulle spalle e indugiando mi avvicinai alla mia porta e aprendola piano cercai di sentire meglio la conversazione.

-Siamo degli amici di Noah.- mi prese un colpo vero e proprio.

-Noah, sta male. E a giudicare dalla voce tu devi essere il fatidico Ashley.- rispose lei secca.

-Esatto. Possiamo accomodarci? Sa com'è... fuori piove...

-Ashley?- chiamai io affacciandomi di più dalla porta.

-Noah!- esclamarono tutti insieme.

-Ragazzi! Oddio! Ci siete tutti!- esclamai io lasciando cadere la coperta per terra, dalla felicità.

-Sorpresa!- esclamò Jinxx che fu il primo ad abbracciarmi.

-Oddio, non mi stringere così! Rischi di soffocarmi!- risi io, tossicchiando un po'.

-Beh, io vi lascio soli, oggi è il mio giorno libero, quindi me ne vado.- sbottò Suzanne. Una porte si chiuse, e altre due braccia mi circondarono.

-Noah! Sapessi come mi sei mancata!- esclamò Jake stringendomi a sé.

-Non dirlo a me! Che sono stata qui a marcire in vostra attesa!

Christian mi saltò letteralmente addosso, e per poco non finivo addosso a qualcuno alle mie spalle: Ashley.

-Dov'è il fatidico Ashley?- Chiesi io.

-Dietro di te!- mi solleticò lui. -Te lo avevo detto che mi mancava farti il solletico! Oh, vieni qui, fatti abbracciare dallo zio Ash!

Scoppiai a ridere, mentre mi stringevo al mio bassista pieno di muscoli.

-E... Andy?- chiesi io, una volta sciolta dall'abbraccio di Ashley.

Un dito mi tamburellò sulla spalla, e, girandomi, mi trovai due labbra attaccate alle mie, perse in un bacio appassionato. -Cavolo, quanto mi sei mancata.- mormorò quando si staccò.

La mia mano destra vagò un po' nell'aria, e quando sfiorò il petto della persona che mi aveva appena baciata, si poggiò su di esso, e a suo seguito, tutto il resto del mio corpo gli si appoggiò creando un abbraccio.

-Uh, troppo miele...- disse Jinxx interrompendo il fatidico momento.

Risi, staccandomi leggermente da Andy e girandomi nella direzione di prima.

-Ma... come mai sei in pigiama? Guarda che è quasi mezzogiorno.

-Oh... è che sto male... è una settimana che ho la febbre...

-E delle strambe macchie sulle braccia!- incalzò Christian.

-Lo so... non me le spiego...- poi un accesso di tosse mi colpì.

-Intanto ti riportiamo a letto, Jake, che ne dici di preparare qualcosa?- propose Ashley.

-D'accordo. Vedo cosa trovo... Per quanto non ci sarà Suzanne?- domandò allontanandosi.

-Tutto il giorno in pratica.- mormorai io riprendendomi.

-Perfetto, così ti esponiamo una cosina...- mi sussurrò Andy dolcemente alle spalle, mentre mi conduceva nella stanza da cui ero uscita pochi minuti prima.

 

Mi ristesi sul letto, ma credo che fosse visibile che non riuscivo a stare ferma, nonostante avessi una nausea dell'altro mondo.

-Hai detto che hai la febbre da una settimana? Come ti è venuta?- domandò intanto Christian, mettendomi un cuscino dietro la schiena.

-Non ne ho idea. Devo aver preso freddo mentre ero fuori in terrazzo, o mentre ero fuori con Iyo. Fatto sta...- mi rabbuiai un po'. -Che la vostra assenza è stata una caratteristica decisiva per il mio malessere, e mi ha indebolita molto. Principalmente, credo che fosse dovuto anche al fatto che non sto a mio agio qui e che sono stata giù di morale per molto tempo...

Una mano calda e un po' ruvida si poggiò sulle mie, che erano racchiuse in due piccoli pugni. -Ora ci siamo noi qui. E siamo disposti a restare pure per la notte se necessario, anche perché i Tour sono finiti.- Ashley era dolce come al solito. Di loro non era cambiato nulla, e questo mi rallegrava, nonostante soffrissi silenziosamente il mio mal di stomaco.

Quello che avevo sperato non succedesse si verificò nella tarda serata: dallo stomaco, diversi dolori si diffusero nel corpo, stabilizzandosi nel braccio destro, nel petto e nel piede sinistro. Colpivano le ossa in particolare, ma io credevo che fosse un dolore emotivo più che altro. Eppure non me lo spiegavo: ora che i ragazzi erano lì sarei dovuta stare meglio, e invece niente, tutto peggiorava. Mi convinsi che era colpa della febbre.

Quando cominciai pure a tremare, Jake prese l'iniziativa di restare a casa mia a dormire.

-Non lo so, ragazzi. Dico, io ne sarei felicissima, ma Suzanne non esiterebbe a buttarvi fuori...

-Non c'è un modo per convincerla?

Ci pensai un po', poi mi ricordai del mio agente sociale. -Oh, si che c'è.- sorrisi io, cercando di tenere ferme le mani, che sembravano colpite dal Parkinson. Delle mani morbide e calde si posarono sulle mie, che si calmarono temporaneamente.

-Così va meglio?- domandò Andy dolcemente.

Mi sentii avvampare il viso. -Si.- sorrisi.

-Ehi, vedo che hai riacquistato colore!- esclamò Jinxx che aveva fatto una scappatella al bagno. -Sei tutta rossa!

-Jinxx! E piantala con questa storia!- esclamò Andy.

Scoppiai a ridere. -Ma vi ricordate quando sono arrivata come tutti commentavate il vostro rossore?

-Eccome! Solo che di più commentava Jinxx!- esclamò Christian.

-E poi ti ricordi il suo pigiama come ti stava? Era gigantesco!- ridacchiò Jake.

-Eh si! In pratica ci navigavo!

Poi si sentì la porta aprirsi e richiudersi. -Sono tornata!- urlò Suzanne.

-Ok, potresti venire qui, per favore?- la chiamai io.

-Che c'è?- la sua voce proveniva dall'altra parte della stanza. -Oh, ma siete ancora qui!

-Si.- ribattei io. -E vorrei che si fermassero per qualche notte... ho bisogno di loro.

-Ma non se ne parla neanche!- esclamò lei. “Ecco lo sapevo.”

-Oh, invece si. Perché credo che un certo tizio di una certa telefonata sarebbe tanto felice di sentire la mia voce dopo tutti questi mesi.- dissi con convinzione.

-Oh, mi chiedo come ancora non mi sia licenziata! Beh, fate come vi pare, ma non so dove mettervi a dormire!- esclamò la donna.

-Non si preoccupi, ci pensiamo noi a quello.- confermò Ashley. -Jinxx, Jake, sapete cosa fare.-

-Agli ordini comandante.- e dei passi si allontanarono, per poi tornare qualche minuto dopo e annunciando che i sacchi a pelo erano arrivati. Il mio cuore scoppiava di felicità, ma la mia salute non la pensava allo stesso modo.

  
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