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Autore: Rico da Fe    30/10/2012    1 recensioni
Salve a tutti!!! come purtroppo è capitato, il Canto II è arrivato un po' in ritardo... per farmi perdonare, ecco qui una raccolta di poesie scritte dalle nostre nazioni preferite durante un compito in classe di letteratura...
AVVERTENZE: NON fatele leggere ai vostri insegnanti di italiano!!!
Genere: Comico, Parodia, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Italia

Italia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intento
sedevi, assai contento
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del berlinese ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
 
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Italia mio!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? Perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuto e vinto,
perivi, o tenerello. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le nazioni ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passato sei,
caro compagno dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? Questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte delle umane nazioni?
All’apparir del vero
tu, misero, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
 
  
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