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Autore: Little Redbird    30/10/2012    15 recensioni
Essendo questa una storia scritta parecchio tempo fa, non è una delle mie migliori - soprattutto nella grammatica -, non la revisiono perché ho in corso la sua versione Originale - I ricordi restano - che trovate nel mio profilo :)
Damon la guardò allontanarsi in tutta fretta. Gli aveva lanciato una sfida, lui l’aveva accettata volentieri. Quella ragazza di fuoco -era quello che gli era sembrata, con i capelli di fiamma, le guance rosse per la corsa e l’imbarazzo, e le labbra color fragola- credeva davvero che non l’avrebbe riconosciuta solo perché sarebbe stata mascherata? Se non l’avesse riconosciuta per i lunghi capelli rossi, l’avrebbe sicuramente riconosciuta per il suo profumo di frutti di bosco. I canini premettero contro le gengive per venire fuori, avrebbe avuto il suo sangue. Quella notte stessa, si ripromise.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore, Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando ho iniziato a scrivere questa storia non avevo in mente nulla del genere, lo giuro. Doveva essere lunga una decina di capitoli e invece siamo al diciannovesimo. Comunque ringrazio infinitamente tutti quelli che, nonostante abbiano capito che non sono un granché come scrittrice, continuano a leggere e recensire la mia storia, aspettando pazientemente che la mia mente contorta ne sforni i capitoli.
 
NB: Per continuare a leggere la mia storia dovete dimenticare tutti gli avvenimenti dopo “ L’alba ”. In più, fate finta che le guardiane abbiano esaudito il desiderio di Elena e abbiano riportato in vita Damon.
 
 
 
19. La bella addormentata.
 
 
Non so se la morte sia più forte della vita,
 ma l'amore è più forte di tutto.
(Tristano e Isotta)
 
 
Bonnie aprì lentamente gli occhi. C’era una luce intensa nella camera in cui si trovava e fece fatica a mettere a fuoco quello che aveva intorno. Capì di essere su un letto morbido, con lenzuola che profumavano di pulito.
C’era qualcuno insieme a lei, qualcuno che probabilmente stava dormendo visto il peso poggiato sulle sue gambe ed il respiro lento e pesante che sentiva.
Faceva caldo.
Sbatté le palpebre cercando di orientarsi e si guardò in giro.
Quella camera aveva qualcosa di familiare, sebbene non ricordasse di esserci stata. Le pareti erano bianche e pulite, i mobili erano il minimo indispensabile, c’erano un piccolo armadio di legno scuro, un cassettone dello stesso materiale ed il grande letto a due piazze, che riempiva completamente il resto della piccola camera.
Si spostò i capelli dal viso e guardò i propri piedi distesi sotto le coperte: una testa scura era poggiata sopra di esse, con le braccia piegate a mo’ di cuscino.
Quei capelli le ricordavano qualcosa. Erano neri come la notte più buia ma sembrava che mancasse qualcosa… delle sfumature color arcobaleno…
Damon.
Scattò a sedere all’improvviso e sentì la testa girare per il repentino cambiamento di posizione. 
Ora ricordava.
Il ballo, il matrimonio, la sua morte. Era morta, com’era possibile che adesso si guardasse intorno? Era forse un fantasma? 
E dov’era Damon? Anche lui era morto; ricordava bene il dolore lacerante che aveva provato quando aveva realizzato che il vampiro dagli occhi di tenebra che tanto amava la stava lasciando di nuovo.
Intanto, la testa bruna si era alzata dalle coperte candide e il viso sotto di essa la guardava stupita.
<< Bonnie? >> la chiamò Meredith.
Meredith? Anche lei era viva?
Bonnie si lanciò sull’amica e la strinse forte mentre le lacrime cominciavano a sgorgarle dagli occhi. << Stai bene? >> chiese alla ragazza.
Meredith la guardò stupita. << E lo chiedi a me? Tu come stai, piuttosto! >> le disse sorridendo.
<< Credo di stare bene >> disse. 
<< Credi? >> chiese l’altra.
<< Damon è… >> cominciò, ma non riuscì a terminare quell’orribile frase.
Fu la mora a continuare per lei. << È stato lui a salvarti dall’annegamento >> le disse con un sorriso dolce.
<< Quale annegamento? >> chiese Bonnie.
Meredith la guardò dispiaciuta. << Non ricordi niente? >> domandò.
La rossa scosse la testa.
Meredith tornò di nuovo allegra. << Non fa niente, non preoccuparti. Ora dobbiamo chiamare gli altri, sono tutti in pensiero >>. Detto ciò si precipitò alla porta e, con tutta l’aria che aveva nei polmoni, urlò: << Correte! Si è svegliata! >>
Bonnie si meravigliò: Meredith non urlava mai.
Distrattamente si chiese perché l’amica fosse così entusiasta… per quanto tempo aveva potuto dormire perché Meredith avesse una reazione del genere?
Ebbe solo il tempo di porsi quella domanda prima di venire stritolata dall’abbraccio di Elena e Matt.
<< Ragazzi >> biascicò. << Non respiro >>. Ma quelli la strinsero ancora di più e a loro si unì Meredith.
Si accorse della presenza degli altri solo quando Stefan parlò. << Lasciatela respirare >> disse ai suoi amici. << Deve riposare >>
<< Riposare? >> chiese Matt. << Ma se ha dormito per una settimana intera! >>
Aveva dormito per una settimana? Ma allora tutto quello che era successo era… un sogno, nient’altro che uno stupido e ridicolo sogno.
<< Perché ho dormito così tanto? >> chiese schiarendo la voce arrochita dal sonno.
Per qualche attimo nessuno rispose e lei ebbe tutto il tempo di realizzare che era in una delle camere del pensionato della signora Flowers. E proprio lei era di fianco a Stefan, poco lontano dai suoi amici, e dietro di loro Alaric faceva capolino con un sorriso sulle labbra. 
E lui dov’è?, si chiese dispiaciuta. Lo scorse subito dopo, appoggiato con nonchalance allo stipite della porta della sua camera, le braccia incrociate sulla maglietta nera  a mezze maniche e gli occhi puntati su di lei.
Bonnie arrossì e distolse lo sguardo, ma questo non le impedì di sentire quello di lui che continuava a fissarla, e -ci avrebbe giurato- stava sorridendo. Ogni fibra del suo essere le diceva che quelle magnifiche labbra erano distese in un sorriso sincero, ma non osò controllare, si sentiva ancora troppo stordita ed indifesa per reggere una battaglia di sguardi con Damon Salvatore.
<< Sei stata in coma >> le mormorò dolcemente Elena.
Bonnie si girò a guardarla di scatto. << C-cosa? >>
<< Non ricorda nulla di quello che è successo >> disse Meredith alla bionda.
Matt le strinse la mano e si sedette sul letto. << Non ricordi della giornata che abbiamo passato al mare? >> le chiese guardandola negli occhi.
Bonnie si meravigliò del calore che le si diffuse sulle guance. Ma di certo Matt non si era mai rivolto a lei in quel modo, né tantomeno l’aveva guardata con quei suoi occhi blu come l’oceano così preoccupati.
Non poté fare altro che scuotere la testa.
<< Eravamo in spiaggia >> cominciò a raccontare Elena. << Mentre tutti giocavano a pallavolo io ero… andata a fare una passeggiata >>, fece una pausa per guardare di sottecchi prima Damon e poi Stefan.  << e tu eri entrata in acqua. Poi abbiamo sentito le tue urla >>
La bionda continuava a parlare ma Bonnie già non l’ascoltava più. Ora ricordava.
Lei non aveva giocato a pallavolo perché erano dispari. Le due squadre erano formate da Meredith e Alaric contro Stefan e Matt, e così era rimasta sdraiata al sole ad aspettare che qualcuno le desse il cambio.
Elena non aveva voglia di giocare ed era sdraiata sul lettino vicino al suo, con il suo bellissimo bikini bianco e oro ed il suo fisico mozzafiato in mostra, perfettamente consapevole di attirare tutti gli sguardi maschili. E Bonnie si era sentita come la sua sorellina minore, che se ne stava buona e sorvegliata dal suo sguardo color lapislazzuli. Puah. Anche lei poteva essere bella a modo suo, Meredith glielo diceva sempre. Si era alzata e aveva messo in mostra il suo bikini azzurro con fiori bianchi, e aveva iniziato a passeggiare lungo la riva. L’acqua era gelida dopo essere stata per tanto tempo al sole ma non le dispiaceva.
Ricordò di aver lanciato un’occhiata a Damon per vedere se la stesse guardando o non se la filava come al solito: ovviamente la seconda opzione era quella vera. Il moro si era avvicinato ad Elena e le parlava con fare confidenziale. 
Si era arrabbiata, più con se stessa che con lui, perché continuava a sperare che a lui importasse qualcosa della piccola rossa sempre in disparte nel gruppo. Ma a chi poteva mai importare di una come lei? Tra la folla gli altri cercavano sempre Meredith perché lei era alta un metro ed una banana, non usciva con un ragazzo da quando era successo tutto il casino della “ morte apparente ” di Elena, e l’unico che le piaceva era perdutamente innamorato della bionda sopra citata. Era entrata in acqua per impedire agli altri di vedere le sue lacrime, che almeno avrebbe potuto confondere con le altrettanto salate gocce d’acqua di mare, ma di certo non aveva voluto affogare. 
Non si era allontanata troppo, ricordava che l’acqua le arrivava al seno quando aveva deciso di immergersi per intero. Aveva bagnato i capelli appiccicati dal sudore ed aveva rabbrividito quando aveva tirato la testa fuori ma aveva anche sorriso a Matt che le aveva lanciato un’occhiata, beccandosi una pallonata in pieno viso per la distrazione.
Aveva iniziato a ridere a crepapelle vedendo il ragazzo che si teneva il naso e Meredith che si scusava per la forza con cui aveva battuto. Era stato allora che l’acqua era diventata improvvisamente più alta; non aveva più sentito la solidità del fondo sotto i piedi e aveva gridato. Già senza fiato per le risa, si era ritrovata a sbracciarsi in cerca d’aria. Fortunatamente era con due vampiri e mezza, e uno di loro l’aveva raggiunta in qualche secondo e le aveva tirato la testa fuori dall’acqua. Era stata felice di vedere che era Damon il suo salvatore ma aveva avuto il tempo solo per quel pensiero e per vedere il sorriso arrogante del ragazzo prima di venire di nuovo tirata giù. Dopo veniva solo il buio.
Alzò gli occhi sugli altri e cercò lo sguardo di Damon.
 
 
 
Il vampiro era ancora nella stessa posizione e guardava a sua volta la ragazza ancora stesa a letto.
Gli era quasi venuto un infarto vampiresco quando aveva sentito le sue urla, la settimana prima.
Era dietro i cespugli sulla collinetta mentre lei se ne stava in acqua, e stava seducendo Elena, convinto che il suo uccellino fosse al sicuro dopo aver sentito la sua melodiosa risata. Ma quando, subito dopo, aveva sentito il suo straziante grido di aiuto aveva mandato mentalmente a quel paese Elena e si era precipitato in acqua, superando Stefan che era già a metà strada.
Aveva afferrato Bonnie per la vita e le aveva fatto poggiare la testa sulla propria spalla, in modo da tenerla sempre fuori dall’acqua. Stava per prenderla in giro sul fatto che non sapesse nuotare quando se l’era sentita strappare dalle braccia. Era stata la sensazione più brutta che avesse mai provato in tutta la sua vita; come se avesse appena salvato una cosa di inestimabile valore e gliel’avessero rubata di nuovo da sotto il naso.
Si era immerso e aveva visto le gambe nivee di Bonnie, in contrasto con l’oscurità del fondale, che scalciavano selvaggiamente, aveva cercato di lottare ma i suoi polmoni si erano già riempiti di acqua una volta e non avevano più retto allo sforzo.
Damon aveva continuato a scendere chiedendosi quanto diavolo potesse essere lontano il fondo in quel punto, e poi si era visto Stefan vicino che chiedeva spiegazioni nella sua testa.
Ma non c’era stato tempo di dargliele, si erano avvicinati a Bonnie da entrambi i lati e, un braccio ciascuno, avevano tentato di tirarla di nuovo fuori.
In quegli attimi a Damon era sembrato di ricordare qualcosa, un episodio simile ma non ci era riuscito completamente perché c’era qualcosa che continuava a tirare giù il piccolo corpo di Bonnie.
“ È sotto da troppo tempo ”, aveva comunicato a Stefan, come se il fratello non ne fosse a conoscenza, ma il minore dei Salvatore aveva ricevuto il messaggio come fosse una supplica.
E mentre Damon continuava a tirare Bonnie, lui era sceso più profondamente e aveva cercato di capire cosa potesse avere tutta quella forza.
Immediatamente Bonnie divenne di nuovo lo scricciolo di quaranta chili che era e lei e Damon schizzarono fuori dall’acqua ad una velocità impressionante a causa della forza che Damon stava impiegando cercando di tirarla su.
Senza aspettare il fratello minore si era diretto verso la riva e aveva disteso la rossa sulla sabbia.
Meredith si era subito premurata di farle un massaggio cardiaco mentre Elena prendeva dei teli asciutti e Alaric le teneva la testa alzata.
Damon aveva ascoltato il pensiero di Matt che stava per proporsi per farle la respirazione bocca a bocca e lui si era precipitato sulle labbra di Bonnie per impedire al biondo di fare quello che aveva in mente.
Aveva lavorato con Meredith, che spingeva sul torace di Bonnie per far uscire l’acqua mentre lui soffiava aria nella sua bocca.
La guardò in quel momento: le sue labbra erano rosee come al solito ma quel maledetto giorno erano diventate viola e ricordò di aver provato una sensazione di smarrimento trovandole salate, le aspettava dolci come ogni volta che le aveva sfiorate con le proprie.
Dopo parecchi minuti di respirazione bocca a bocca, Bonnie aveva sputato fuori l’acqua e, dopo aver lanciato un’occhiata stupita a Meredith, era svenuta.
Era entrata in uno strano stato di coma, che la signora Flowers aveva definito “ Sindrome della bella addormentata ”. Damon aveva riso a quel ridicolo nome ma dopo una severa occhiata da parte della donna, che aveva imparato a rispettare dopo il suo aiuto contro i Kitsune, aveva ascoltato tutta la storia.
Stefan aveva confermato che fosse una forza magica a trattenere Bonnie sott’acqua, poiché, dopo che Damon l’aveva finalmente tirata fuori, il livello del mare era tornato al suo stato naturale. 
Purtroppo a Bonnie non bastava il bacio del vero amore per essere svegliata, aveva spiegato la signora Flowers, necessitava di cure e riposo, e, quando sarebbe stato il momento, si sarebbe svegliata da sola.
Ci erano voluti otto giorni per riprendersi. Otto fottutissimi giorni in cui il pensionato non sembrava nemmeno più lo stesso: nessuno rideva, erano tutti cupi e parlavano solo a bassa voce. Senza la vitalità dell’uccellino, la casa sembrava morta, e a Damon era mancato non poterla stuzzicare e far arrossire per tutto quel tempo, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
<< Sono stata qui per otto giorni? >> chiese Bonnie all’improvviso.
Tutti le avevano lasciato il tempo di ricordare e assimilare quello che era successo e ora tutti cercavano di risponderle a modo proprio.
<< Abbiamo arredato questa camera solo per te >> le fece notare Elena.
<< Ti abbiamo sorvegliata giorno e notte >> le disse Mutt. Spesso il ragazzo si era offerto per sorvegliare Bonnie di notte e Damon aveva sorvegliato lui. Si ricordò di quella volta in cui aveva colto il biondo sul punto di baciare Bonnie. Si era schiarito la voce per rivelare la propria presenza e quello era saltato dalla sedia ed era arrossito più di quanto sarebbe riuscita a fare la stessa Bonnie vedendolo comparire all’improvviso. “ Stavo solo… ” aveva cercato di giustificarsi.
“ Stavi cercando di risvegliarla con il bacio del vero amore? “ gli aveva chiesto con voce effeminata portandosi poi le braccia al petto in una posa minacciosa. Matt non aveva risposto e si era risieduto. “ Anche se ‘il bacio del vero amore’ potesse svegliarla, tu non sei il suo vero amore ”, gli aveva fatto notare.
“ E saresti tu? “ gli aveva chiesto coraggiosamente l’altro.
“ Forse ”, gli aveva risposto andandosene.
Damon sorrise a quel ricordo, il biondo continuava a provarci col suo uccellino, doveva tenerlo alla larga.
Intanto i gridolini continuavano.
<< Devo tornare a casa! >> li interruppe Bonnie. << Mia madre sarà… >>
<< Ci ho pensato io >> la rassicurò Stefan.
<< L’hai soggiogata? >> chiese scandalizzata la rossa.
Stefan scosse le spalle. << Cosa potevo fare? Non sapevamo quando ti saresti svegliata >>
<< E cosa le hai raccontato? >>
<< Che sei in vacanza con noi >> le disse Meredith. << Non preoccuparti, abbiamo pensato a tutto >>, le sorrise felice.
Damon pensò che, in fondo, quando sorrideva non era tanto inquietante.
<< Va bene >> acconsentì Bonnie lasciandosi andare sui cuscini.
<< Ora sarà meglio lasciarla in pace >> suggerì la signora Flowers. << Ha ancora bisogno di riprendersi >>
Tutti tornarono tristi ed uscirono in silenzio.
Bonnie restò sola a guardare il soffitto.
Come aveva fatto ad immaginarsi tutte quelle cose che aveva sognato? Si sentiva una stupida: Damon non l’avrebbe mai amata come quello del sogno, non esisteva un Damon così.
Si rese conto solo allora di non averlo ringraziato.
<< Damon? >> chiamò, consapevole che il vampiro l’avrebbe sentita. << Grazie per avermi salvata ancora una volta >> gli disse.
Poi chiuse gli occhi e si riposò, sarebbe stata una lunga serata.
 
 
Damon, al piano di sotto, sorrise. << Non c’è di che, Pettirosso >> mormorò.
Solo Stefan l’aveva sentito, e sorrise con lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buona sera :3
 
Sì, ce l’ho fatta!! XD
 
Ok, non so cosa sia venuto esattamente fuori ma non riuscivo a smettere di scrivere, spero che vi piaccia, perché a me è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo.
Ci aspetta quasi un’altra storia, d’ora in poi, quindi preparatevi a nuove catastrofi! XD
 
Lasciatemi perdere, è il ciclo che parla. XD
 
 
Vabbè, come sempre i contatti sono nella mia pagina autore.
 
A presto, spero.
 
Little Rebird
   
 
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