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Autore: DazedAndConfused    30/10/2012    2 recensioni
Due cuori lontani che si cercano da anni.
Due cuori improvvisamente vicini che si trovano quasi per caso.
Quattro persone legate dalla storia di una delle band più famose di sempre.
Un romanzo che aspetta soltanto di poterla raccontare.

Collaborazione tra Snafu e DazedAndConfused.
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Fortus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ill always follow the quiet curve of your hip, on my way back home.

 

1.       I’ll always follow the quiet curve of your hip, on my way back home

 

Maggio ‘88

Uno scrittore non sa mai quando e dove troverà la sua ispirazione: può essere una parola, un gesto, una smorfia, un colore, un sogno, un’immagine, un suono. Giace in ogni cosa intorno a noi, ma ognuno la percepisce in modo diverso, così ciò che ispira me non ispira te, e viceversa. Jasmine vedeva sterilità dappertutto, purtroppo. Niente. Esiste forse qualcosa di peggiore del blocco dello scrittore... per uno scrittore?

Così il suo editore le aveva procurato un invito per un matrimonio esclusivo a Las Vegas, tra due ricconi (o forse aveva solo colto al volo l’occasione per ottenere un appuntamento), sperando che in tutta quella stravaganza lei trovasse la scintilla. Lei, per non deluderlo, la stava cercando dappertutto, senza risultati.

Gli occhi di Jasmine accompagnarono la sontuosa processione della bellissima sposa (una tipa che aveva dei capelli biondi lunghi e cotonati, sparati in aria come se avesse brillantemente deciso di infilare le dita nella presa della corrente, un abito mozzafiato e due tacchi da capogiro) e delle sue ridicole damigelle fino all’altare, dove il suo promesso, una specie di orsetto lavatore con i capelli ricci e confusi, visibilmente ossigenati, la stava aspettando in un abito da cerimonia parecchio improvvisato e decisamente poco credibile.

Al suo fianco, i quattro ‘damigelli’ sembravano tutte persone finite lì per sbaglio, ma Jaz in quello sbaglio vide la luce alla fine del tunnel: tra la sagoma del rosso con indosso una specie di completo da sottufficiale della marina britannica del ‘700 e quelle del presunto svedese e del presunto afroamericano vestiti allo stesso modo che si sorreggevano a vicenda per non buttare giù un qualsiasi pezzo della maestosa scenografia nuziale, la ragazza scorse una figura minuscola con il viso di un pallore incredibile, i capelli nero corvino nascosti sotto una bizzarra bombetta, abiti inadatti non solo a un matrimonio, ma a qualsiasi altra occasione, e una sospettosa smania di riavere subito le sue sigarette.

Quella era ispirazione, ispirazione allo stato puro.

Osservò quel volto a lungo, quasi a volerlo imprimere nella mente come una fotografia, ma pensò bene di piantarla, altrimenti l'avrebbero presa per una maniaca e sbattuta fuori dalla cerimonia senza tanti ‘se’ né ‘ma’.

Ne avrebbe fatto un personaggio della sua storia, il protagonista, e pazienza se non aveva ancora uno straccio di trama: quella sarebbe venuta da sé, ne era certa. Dentro di sé aveva la profonda convinzione che l’aver trovato la fonte d'ispirazione avrebbe risolto qualunque problema... o almeno così sperava.

 

Novembre ‘85

Il telefono squillò tre volte, prima che un uomo rispondesse.

«Pronto?»

Tiffany afferrò il foglietto stropicciato e lo girò, cercando di leggere il nome appuntato nella sua stramba calligrafia.

«Salve, cercavo Richard.»

«Sicura pupetta

«Sì!»

«Va bene, te lo passo subito... ripensaci però!» rispose lui, lasciandola in attesa. «Rich?! Telefono!» lo chiamò.

«Chi è?» domandò una voce maschile, in sottofondo.

«Non lo so, una pupa che chiede di te» rispose lui, scocciato, eclissandosi.

Il chitarrista si schiarì la voce e prese in mano la cornetta per introdursi:

«Qui parla Richard Fortus

«Ciao Richard, mi chiamo Tiffany. Ho letto il tuo annuncio al conservatorio: sono una cantante, ma mi servirebbero un paio di dritte con la chitarra. Dai ancora lezioni?»

«Ciao Tiffany! Mi spiace, ma no.»

«Questo è un vero peccato!» esclamò lei, mortificata «Posso chiederti perché? Non c’è niente che possa fare per farti cambiare idea?»

«No, davvero. È che io e il mio gruppo, the Eyes, stiamo per iniziare una tournée, ecco. Quindi non saremo più in giro da queste parti così spesso. Mi dispiace!»

«Fa niente! Buona fortuna!»

«Anche a te!»

 

The hardest part

this troubled heart

has ever yet been through now

was heal the scars

that got their start

inside someone like you now.

For had I known

or I’d been shown

back when how long it’d take me

to break the charms

that brought me harm

and all but would erase me.

I never would

or thought I could

no matter what you’d pay me

replay the part,

you stole my heart:

I should have known you’re crazy.

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Ciao Richard, sono di nuovo Tiffany, la tipa delle ripetizioni di chitarra. Ho il tuo album qui tra le mani. Gran bel pezzo ‘in a Cage’! Complimenti! Stammi bene, ci sentiamo!

 

«Tiffany? Sono Fortus!» esordì il ragazzo dall’altra parte della cornetta.

Lei fece mente locale, poi esclamò:

«Hey, credevo che tu fossi morto!»

«Sì, scusa, ma ho imparato solo ora ad ascoltare i messaggi nella segreteria di casa da altri telefoni fissi. Ho chiamato per dirti che sono felice che il pezzo ti piaccia e per ringraziarti di avermelo fatto sapere.» spiegò.

«Oh, bene. Siete ancora in giro? Ci tenevo tanto a quelle lezioni di chitarra!»

«Siamo a ForthWorth adesso, stiamo andando alla grande! Quindi temo che dovrai metterti l’animo in pace e rinunciarci. Tu come va? Fai ancora la cantante?» azzardò.

«Certamente!»

 

- Hai DUE nuovi messaggi! -

Se mi dai il tuo indirizzo, ti mando una cartolina!

 

Ah, ero io, quello della cartolina, cioè, sono Richard, Fortus.

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Rich, sono Tiffany! Mi è arrivata la cartolina! Ma che bella! Ti ringrazio tanto.

Mi piace la tua calligrafia, sai? Dà l’aria della scrittura di uno di talento!

 

Dicembre ‘85

- Hai UN nuovo messaggio! -

Sono Rich. Dici?

Ritornerò a St. Louis per le feste, ci sarai?

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Io ci sono! Tiffany.

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Ma questa segreteria?! Ce l’hai sempre inserita, non riesco a sentirti se non in differita! Rich.

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Senti chi parla!!

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Io sono on the road! Suoniamo in centro il 22. Vieni a vederci?

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Non vedo l’ora!

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Odio la tua segreteria! Si può sapere dove stai tutto il giorno? Ricordati che la prossima settimana arrivo a St. Louis!

 

- Hai UN nuovo messaggio! -

Scusa, sono Tiffany: sto traslocando, per questo non credo che sarò in città quando tornerai. Ti richiamo per farti sapere il mio nuovo numero. Mi dispiace davvero tanto, ci tenevo da morire a incontrarti e sentirvi suonare dal vivo. Scusa davvero, ma per me non ci sarà un’occasione migliore per levarmi di torno... spero che capirai.

 

Gennaio ‘86

- Hai UN nuovo messaggio! -

Hey Rich!

Sono Tiffany. Qui va tutto bene, scusa se non ti ho più richiamato ma sono stata incasinata con il trasloco. Adesso abito a Los Angeles, mi sono dovuta trasferire per colpa tua. Non mi hai mai dato quelle maledette lezioni di chitarra! Dove sei adesso? Chiamami, questo è il nuovo numero!

 

«Pronto?»
Richard si sorprese prima di sentire il telefono squillare senza che la segreteria si inserisse, e poi la voce della ragazza che, a quanto pare, era viva da qualche parte, dall’altro capo dell’apparecchio.

Quello che tuttavia lo fece sentire più strano fu il battito d’ali di farfalle nel suo stomaco all’idea di parlare con lei per davvero, come se fossero uno accanto all’altra.

«Tiffany? Sono Rich!» esordì con vivacità.

«Ahahahahah fantastico! Come va, Rich? Dove sei?» rispose lei, straordinariamente entusiasta.

«In albergo!»

«Ma davvero?!» rimarcò ironica.

«E tu? Come mai sei a casa?» replicò lui, altrettanto pungente.

«Aspetto una chiamata per un ingaggio...»

«Uh-uh! Un ingaggio nella città degli angeli? Sei avanti!»

«Voi non passate di qui?» cambiò discorso lei, sorvolando su quanto in realtà fosse indietro.

«Non nell’immediato: qui nel midwest abbiamo un discreto successo, ma il tour manager dice che il west non è ancora pronto per noi!»

«Spero che riuscirete a venire presto... è incredibile che ancora non siamo riusciti ad incontrarci!»

 

Gennaio ‘87

- Hai DUE nuovi messaggio! -

Hey, Rich.

Per colpa tua, voglio dire, cazzo, non mi hai mai potuto dare ripetizioni di chitarra... posso scordarmi una carriera solista con i controfiocchi! Oggi vado a fare i provini per essere una corista dei Guns n’ Roses. Sono una band emergente, ma sono dei tosti. Sono sicura che ti piacerebbero. Ci sentiamo presto. Lo so che sei on the road, ma il mio numero ce l’hai! Fatti sentire, stronzo! Chitarristi... siete tutti uguali -prego, inserire nuovo gettone- Ti saluto. Tiffany

 

RICHARD FORTUS MI HANNO PRESAAAAAA!!!

 

If all I knew

was that with you

I’d want someone to save me

It'd be enough

but just my luck

I fell in love and maybe...

 

So bittersweet

this tragedy

won’t ask for absolution.

This melody

inside of me

still searches for solution.

A twist of faith,

a change of heart

cures my infatuation.

A broken heart

provides the spark

for my determination.

 

 

Maggio ‘88

Tiffany passeggiava nervosamente di fronte al telefono con indosso il lungo ed elegante abito bianco che molte donne sognano di indossare nella loro vita. Era felice di sposarsi: amava il suo futuro marito, lo amava davvero tanto, e lui amava lei.

Nonostante ciò, c’era qualcosa di contraddittorio nel suo comportamento: era in brodo di giuggiole all’idea di alzare la cornetta e comporre il numero. Considerava Richard molto più di un amico, dopo tutti quegli anni di telefonate e cartoline, anche se non si erano mai visti in faccia, neanche una volta, mai stretti la mano. Avevano solo parlato, praticamente di tutto.

 

If I were you

I’d manage to

avoid the invitation

of promised love

that can’t keep up

with your adoration.

 

Ma allora perché non l’aveva invitato a partecipare al giorno più importante della sua vita, se era un tale amico per lei? Ci sarebbero state centinaia di persone: Steven di certo non si sarebbe neanche arrabbiato, non l’avrebbe neanche notato! Per essere precisi, in verità, non solo Richard non sapeva del matrimonio, ma non sapeva neanche di Steven, così come lei non sapeva nulla della sua vita sentimentale. Nessuno dei due sapeva, chiedere sarebbe stata una dichiarazione di interesse (sebbene lo stesso preoccuparsi di questo metteva ben in luce che l’interesse c’era, c’era eccome), quindi... ah, beata ignoranza! Occhio non vede, cuore non duole. Ma è proprio così?

Tiffany non si era sognata neanche lontanamente di dire a Richard della sua vita sentimentale, voleva che nella sua mente, lei rimanesse sempre collegata al concetto di ‘ragazza libera’. Sul perché preferiva non indagare, sebbene la risposta giacesse evidente nei meandri del suo cuore.

No, non l’avrebbe chiamato, non gliel’avrebbe detto. Non per lui, anche se per lei significava tutto: l’inizio di una nuova vita con la persona che amava, che era lì, accanto a lei, che l’avrebbe tenuta stretta la notte e vicina il giorno, che le prometteva la sua anima e la sua vita per sempre.

Possibile che quel giorno, quel sentimento... per lei importassero così tanto, ma nella sua ottica, per un amico così stretto dovessero contare meno di zero? Perché trasformare una verità così bella in una bugia, che è per sua natura un’infamia?

 

Just use your head

and in the end

you’ll find your inspiration

to choose your steps

and won’t regret

this kind of aggravation.

 

 

Jasmine si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, appena in tempo per godersi la scenetta esilarante che l’afroamericano e lo svedese avevano imbastito: il primo era evidentemente stato incaricato di tenere le fedi ma, al momento dello scambio degli anelli, aveva scatenato un putiferio e il panico generale non trovandoli più. Fu allora che il suo prode compare prese in mano le redini della situazione e gli sventolò sotto il naso il suo mignolo, su cui troneggiavano i due oggetti del desiderio. Tutti tirarono un sospiro di sollievo e la cerimonia poté continuare, mentre Jasmine tratteneva a stento le risate tappandosi la bocca.

Più che un matrimonio sembrava tanto un varietà di serie B: avrebbe dovuto ringraziare il capo per quello spettacolo.

In quel momento il sacerdote consentì allo sposo di baciare la sposa, e quello non se lo fece ripetere due volte: si alzò sulle punte dei piedi e la baciò appassionatamente, mentre i suoi amici si scambiavano gomitate e sghignazzate tra di loro.

Se non fosse stata una scena tendente al comico, Jasmine avrebbe pensato che di per sé fosse tenera... al diavolo, lo era per davvero.

Era tutto sommato tenero vedere lei che si era chinata un po’ sul suo volto per rispondere al bacio, e quell’ammasso di capelli biondi e ricci che, messi insieme, da lontano sembravano una nuvola.

‘Mi sto ammattendo!’ pensò Jasmine, seguendo gli invitati che sfilavano fuori dalla chiesa in tutta fretta per non farsi trovare impreparati nel lancio del riso.

Non appena riuscì ad uscire anche lei, una bimbetta le porse un cestino, facendole cenno di prendere una manciata di riso: la ragazza le sorrise e ubbidì, posizionandosi dietro ad una massa informe di invitati, stando attenta a non farsi notare.

Il boato che scoppiò dopo qualche secondo la informò che gli sposi dovevano essere usciti, così si affrettò a lanciare i chicchi e ad applaudire più o meno entusiasta.

In quel momento alzò lo sguardo e, attraverso un minuscolo varco tra tutti i presenti, poté intercettare un paio di occhi castani fissarla distrattamente. Non riuscì a capire a chi appartenessero, dato che il/la proprietario/a era coperto/a dalla bolgia di gente ed era scomparso/a poco dopo.

 

Il ricevimento si tenne in un hotel con casinò annesso. Naturalmente il casinò era il minore dei problemi, e Jasmine se ne accorse subito. Con una precisione quasi matematica la maggior parte degli invitati si alzava a turno e faceva un viaggio al bagno.

I tavoli erano disposti a ferro di cavallo. Al centro della stretta composizione era stata installata una meravigliosa statua di ghiaccio che raffigurava i due sposi: questa separava il ramo sinistro del tavolo, con tutti gli invitati dello sposo, da quello destro, con tutti quelli della sposa.

Jasmine era stata sistemata, probabilmente per una questione di convenienza, dal lato della sposa, ed era seduta tra il suo editore e una signora grassottella che puntava gli avanzi nel suo piatto. Incapace di difendere ulteriormente se stessa e il suo piatto dagli sguardi ingordi della tipa, la ragazza si voltò, incontrando nella parete di ghiaccio l’immagine di qualcuno che guardava verso di lei. Reclinò la testa e lo stesso fece il suo interlocutore, un bel ragazzo, quel bel ragazzo, che le stava sorridendo divertito con la sigaretta tra i denti.

«Loro sono...?» domandò Steven, sospettosamente felice, alle sue spalle, facendola sussultare.

Questo fece ridere ancora di più Izzy. Tiffany, la bella bionda, si passò un indice sulle labbra con fare pensoso. «Sono dalla tua parte, quindi dovrebbero essere amici tuoi!»

Gli sposi a quanto pare stavano facendo il giro dei tavoli per fare le foto con tutti quanti.

«Ma sì, questo è mio zio Drew!» rispose la sposa in una fragorosa risata. «È lei che non riconosco, sei Patty o Renèe?» domandò, tentando di azzeccare il nome di una delle sue due cugine. 

Jasmine iniziò a sudare freddo. Presto o tardi il fatto che si era imbucata sarebbe saltato fuori e a lei non sarebbe rimasto altro che nascondersi sotto il tavolo. Fortunatamente ci pensò il suo editore, che a quanto pare era uno degli zii della sposa, a salvare la situazione.

«Lei è Jasmine, una mia scoperta. Presto o tardi scriverà la biografia della vostra storia d’amore!»

«Oddio, davvero? Mia cara, sento che diventeremo migliori amiche per la pelle!» la sposa l’abbracciò con trasporto, quasi soffocandola «Vedrai, saremo un soggetto unico e irripetibile, diventerà un best-seller!»
«Lo-lo spero...» borbottò Jasmine, staccandosi da lei e riprendendo a respirare normalmente per una frazione di secondo, dato che anche lo sposo si sentì in dovere di esprimerle la propria gratitudine e il proprio entusiasmo con una stretta.
«Come sono contento! Io, protagonista di un libro! Roba da non crederci: Axl diventerà verde d'invidia, che bello!» urlacchiò Steven felice, liberandola finalmente dalla morsa e catapultandosi al tavolo degli amici per comunicare la lieta novella.
Detto fatto: il batterista aveva già travolto i compagni di band sia verbalmente che fisicamente (dato che era franato addosso ad Axl, il quale lo aveva avvertito di stare più attento, pena un cazzotto dritto sul grugno), non badando affatto alle reazioni degli astanti, perso com’era nella sua euforia.
«Tu quindi vuoi dirmi che... che... che diventerai il protagonista di un libro?» lo squadrò perplesso Duff, mentre il diretto interessato si affrettò ad annuire velocissimamente con la testa, facendola quasi staccare dal collo.
«E di cosa? Di un fumetto, per caso?» lo punzecchiò Slash, ma Steven lo zittì con un: «Non ti sento, tanto so che è l’invidia che parla!» facendogli piantare un bel broncio.
I due di Lafayette erano gli unici che non avevano aperto bocca: se nel caso di Izzy la cosa era assolutamente naturale, c’era invece da preoccuparsi per Axl, che aveva sempre pronta una battutina di scherno da dedicare al batterista.
«Rose, tutto ok?» Slash si sporse incautamente verso di lui, venendo prevedibilmente travolto dall’onda d'urto che l’incazzatura del cantante aveva generato.
«No che non va tutto ok, idiota! Non va bene un cazzo!» si passò nervosamente una mano tra i lunghi capelli «Mi spieghi perché questo cerebroleso deve diventare protagonista di un libro e io no, eh? Cos’ha lui che a me manca? La deficienza, ecco quello che mi manca! Ma a quanto pare è una caratteristica fondamentale se si vuole diventare il soggetto di un libro, porca puttana!»
«Mi spieghi che cazzo di disagi ha?» Duff sussurrò sconcertato quella frase ad Izzy, che chiarì la situazione.
«Niente di che: è dalla notte dei tempi che Axl sogna di diventare protagonista di un romanzo... C’è chi ha fantasie erotiche ad ettolitri e chi invece si fa ‘ste seghe mentali...»

Non sappiamo dire con precisione se l’affermazione sulle fantasie erotiche fosse direttamente ricollegabile al fatto che il chitarrista non riuscisse a staccare gli occhi di dosso dalla ragazza di fronte a sé, ma Duff scosse le spalle e tornò a godersi la scena, dove un Axl incazzato nero urlava addosso allo sposo, troppo euforico (e fatto) per essere consapevole di quello che gli stava accadendo intorno.

«Adesso dimmi chi è quel coglione che vuole sprecarsi a buttar giù più di due righe su di te! Avanti, cretino, dimmelo!» continuò a sclerare quello, al che Pop Corn gli indicò la ragazza seduta al tavolo di fronte al loro.
Il cantante scattò come una molla in quella direzione, gesto che Izzy si perse perché era impegnato a cercare l’ennesima sigaretta da accendersi.
«E così saresti tu la Charles Bukowski in erba, eh?»
A quelle parole Jasmine sobbalzò: l’inflessione della voce roca che le aveva pronunciate non aveva proprio niente di rassicurante. Pensò che qualcuno si fosse sbagliato e continuò a fare la gnorri, fissando il calice di cristallo di fronte a sé.
«Hey, sei sorda? Sto dicendo a te, cazzo! Hai idea di chi ti sta rivolgendo la parola?»
La ragazza alzò lo sguardo smarrito in direzione di chi le stava parlando, incrociando gli occhi verdi e furenti di un tizio strambo dai capelli rossi. ‘Uno dei damigelli, cazzo!’ pensò, ma si affrettò a rivolgergli un piatto «... scusi?!»

Questo scatenò l’Apocalisse.
«Oltre che sorda sei pure rincoglionita? Cristo santo, lo sapevo che non dovevi avere tutte le rotelle al posto giusto, se è vero che vuoi quel deficiente di Adler come protagonista del tuo libro!»
A quelle parole la ragazza si agitò e scattò in piedi, parandoglisi di fronte.
«Senti, a me non dai della ‘rincoglionita’, intesi? Io e te non ci conosciamo, e non hai il diritto di parlarmi con questo tono, razza di cogl...» si bloccò a fissare l’abito che il tizio aveva indossato al matrimonio e, non riuscendo a trattenersi, scoppiò a ridere, di una risata spensierata che fece voltare in quella direzione parte degli invitati... compresi lo sposo e i suoi degni compari.

La sposa, che si era allontanata giusto in tempo per fare altre foto, ritornò di corsa per capire che cosa stesse succedendo. Aveva un’aria calma e pacifica, non doveva essere facile avere a che fare con quella gente tutti i giorni.

«Axl, tesoro, cosa sta succedendo? Perché te la prendi con i miei invitati?» domandò, mentre tutti sopraggiungevano.

«Lo sapevi che questa tipa... scriverà un libro su tuo marito? Ti rendi conto?»

Jasmine guardò Tiffany fare una faccia strana. Pareva che stesse pensando qualcosa come ‘Sì, lo so, e io sarò la sua coprotagonista perché la nostra storia d’amore merita di essere scritta in un libro che diventerà un best-seller, su cui baseranno un colossal che vincerà 90 Oscar’, ma che non potesse dirlo, perché questo avrebbe sconvolto troppo il cantante.

«Io so che scriverà una biografia sui Guns n’ Roses...» improvvisò, facendo la vaga.

«È vero?» chiese Axl, guardando la mora con gli occhi ridotti a fessure.

Tutti, alle spalle del cantante, fecero cenno con la testa di annuire, tutti eccetto il misterioso ragazzo della statua di ghiaccio che, trovata la sigaretta, stava ora cercando l’accendino.

«Certamente!» esclamò Jasmine con un sorriso a 36 denti.

Ci fu un momento di silenzio in cui tutti cercarono di prevedere come Axl avrebbe reagito a questa notizia. Il rosso scosse la testa, dandosi un’aria affascinante, poi scacciò la signora grassottella e si sedette al suo posto.

«Bene. Hai carta e penna? Inizia a scrivere. Io sono il cantante, W. Axl Rose, nato a Lafayette il...»

 

Si era ormai fatta sera: tutti erano andati a ballare all’esterno, e nella sala da pranzo non c’era rimasto nessuno... nessuno tranne Axl e Jasmine. Fu Duff a lanciare l’allarme, facendo notare la cosa agli sposi. Tiffany si offrì di raggiungere la sventurata, che stava per perdere l’uso della mano destra, mentre Axl continuava a raccontare della sua vita come di solito fanno i vecchietti che parlano di guerra.

«Ragazzi, ma non vi va di prendere un po’ d’aria?» domandò la bionda. Axl si voltò verso di lei con aria rancorosa. «Dopotutto, ehm... come hai detto che ti chiami?»
«Jasmine» sorrise lei, grata per il semplice fatto che fosse andata in suo soccorso.

«Beh, Jasmine avrà un sacco di tempo per scrivere di tutte le mirabolanti imprese che ti hanno portato a fondare gli Axl n’... i Guns n’ Roses

Il cantante si drizzò in piedi e lo stesso fece la moretta, prima che fosse troppo tardi.

«È giusto.» Le due seguirono il cantante all’esterno. «Stavo pensando che dovremo fare in modo che ci segua in tour, così da poter prendere nota di avvenimenti di cui Duff, Izzy, Slash e tuo marito potrebbero non avere ricordo. Per esempio, quella volta che...»

Tiffany intuì che Axl stava per ricominciare il suo monologo, quindi afferrò il primo maschio disponibile che non stava facendo nulla se non fumare da una parte tutto solo, cioè Izzy, e lo appioppò a Jasmine, lanciandoli nella pista da ballo.

La mora capì subito che era caduta dalla padella alla brace.

Izzy, estremamente a disagio in mezzo a quella folla danzante, era rimasto immobile di fronte a lei e si stava limitando a fumare. Emise un soffio di fumo verso l’alto e tentò di parlare, visto che la ragazza sembrava incapace di farlo: «E così tu scriverai un libro su di noi.»

«Così sembrerebbe...» abbozzò un sorriso lei «Fai parte della band anche tu?»

«Chitarrista. Ritmico.» rispose.

«Pare che dovrò tirarti fuori qualche nuova informazione con le pinze» ridacchiò lei.

«Suono il mio strumento, non credo ci sia altro da sapere.»

«Il tuo nome, per esempio,» riprese lei «il mio è Jasmine.»

«Izzy Stradlin, chitarrista ritmico dei Guns n’ Roses. Ecco.»

Axl afferrò di nuovo la poveretta, che si sentiva sballottare dappertutto come una bambola.

«Izzy moriva dalla voglia di ballare con lei.» affermò Tiffany, con aria dispiaciuta e allo stesso tempo ironico. «Guardalo, l’hai mai visto divertirsi così tanto?»

Axl la guardò con aria dubbiosa, e poi disse:

«Dobbiamo parlare di affari. Tiffany, che ne dici se te la affianchiamo come corista? Mi dà l’idea di una persona di talento. Sarete una mora e una bionda, e io sono rosso. Perfetto!»

 

 

 

Nda:

Snafu: Ringrazio tutti, in particolare Dazed che mi ha concesso quest'occasione, Richard Fortus, la sua musica e il suo naso per esistere, Izzy Stradlin, tutto il suo corpo, la sua musica e tutto quello che vi viene in mente e non, la mia famiglia (?) e l'amministrazione della città di Las Vegas (?). 

Dazed: io ringrazio la Cath (sì, ti chiamerò sempre così :D) per avermi concesso l’opportunità di ritornare nella sezione dei Guns con un nuovo progetto, Izzy Stradlin, per il suo essere semplicemente Izzy Stradlin, e pure Duff McKagan, così, a cazzo.

 

Disclaimers:

La canzone è Better, GNR.

   
 
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