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Autore: _Dolphin_    30/10/2012    1 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jtyj Il lunedì mattina mi comporto come se niente fosse nonostante dentro di me il mio stomaco fa le capriole e le farfalle saltellano da una parte all'altra, per non parlare delle occhiaie che mi occupano metà faccia e ci metto un po' di correttore anche se in questi mesi ho imparato che non serve a granché. Decisi di vestirmi come sempre, jeans, felpa di Spongebob con il cappuccio e converse.
Spero di non dover andare a scuola con Luca, anche perchè altrimenti sarebbe più complicato comportarmi come se niente fosse, ma considerando che la fortuna non è mai stata dalla mia parte perchè proprio oggi dovrebbe esserla? E infatti fuori dalla porta di casa ad aspettarmi c'è proprio lui con un sorriso a trentadue denti.
-Buongiorno!- mi saluta dandomi un bacio nella guancia.
Mi limito a un cenno del capo e capisce immediatamente che ho passato la notte in bianco, ma non fa nessun commento.
-Non ci siamo visti niente ieri.- commenta con voce delusa -Cos'hai fatto?-
Cerco di sorridere mentre penso “comportati come nulla fosse”.
-Ho finito tutte le mie lacrime mentre guardavo film di Sparks.- e mentre parlavo al telefono con Federica, ma naturalmente questo non lo dico. -E ho sbavato dietro a Nocerino durante la partita.-
Lui scoppia a ridere e poi durante il viaggio nessuno dice più niente, ognuno perso nei propri pensieri. Guardando bene Luca noto che anche lui ha passato la notte in bianco. Le sue occhiaie sono profonde quanto le mie e non si è fatto la barba la mattina, ma non gli dico niente, temendo in qualche modo la risposta.
Quando arriviamo in classe salutiamo come al solito e non appena mi vede Federica, mi saluta con voce roca e poi si allontana. So che non lo ha fatto perchè è arrabbiata con me, ma solo per evitare di scoppiare a piangere. Forse avrei fatto meglio a non dirle niente.
-Come mai oggi non ti riempi di baci?-chiede Luca che ovviamente si è accorto che qualcosa non quadra.
-É arrabbiata perchè ieri hanno perso.-dico ben informata sul finale di partita, nonostante ieri non l'abbia vista.
Lui si mette a ridere e scuote la testa, mentre la lezione inizia e io interrompo qualunque tipo di conversazione fingendomi interessata alla lezione di chimica quando in realtà non so nemmeno a che capitolo siamo.
Appena suona la ricreazione Luca scende al bar e non mi accorgo che è rientrato fino a quando non mi da un leggero colpo alla felpa e quando mi giro per vedere chi è lo trovo con un cornetto in mano e un caffè nell'altro.
-Lo vuoi il cornetto?-mi domanda con un sorriso. Nonostante sia il suo solito sorriso noto che non riesce a coinvolgere anche gli occhi e sembra preoccupato.
Decido di prendere il cornetto visto che non ho nemmeno fatto colazione e prima di darmelo Luca gli da un morso. Lo fulmino con un'occhiata mentre lui continua a bere il caffè come se niente fosse. Sembra che la preoccupazione sia sparita, ma non riesco a stare del tutto tranquilla.

Sono le quattro e sono da un'ora che cammino avanti e indietro nella stanza mentre mi stropiccio le mani e l'ansia mi divora. Ho detto a Luca che sarei passata in commissariato alle sei e avrei cenato con lui. Quando si accorgerà che qualcosa non va sarà troppo tardi perciò le sei è un orario perfetto.
Guardo l'orologio per la trentesima volta e decido che è ora di andare. La zona industriale non è proprio vicina e in ogni caso non ne posso più di stare in casa. Tiro fuori le gocce di Xanax dal cassetto, vado in bagno e prendo il bicchiere, ci metto un po' d'acqua e ci aggiungo sette gocce tanto per andare sul sicuro. Prendo un respiro e mando giù tutto d'un fiato. Che schifo, non ho mai preso un farmaco più disgustoso di questo e trattengo a malapena un conato mentre bevo altri due bicchieri d'acqua per far passare il sapore amaro e acido delle gocce.
Dopo neanche un minuto le farfalle nello stomaco passano, il cuore in gola ritorna al suo posto e sento tutti i miei nervi che si distendono. Dio che sensazione meravigliosa! Non posso credere di aver aspettato tanto prima di prendere lo Xanax!
Sono passati altri cinque minuti, lascio il telefono nel comodino di camera mia, vado nella stanza di mio fratello e apro la finestra con cautela cercando di fare il meno rumore possibile. Mia madre è giù che stira e non mancherà molto prima che si accorga della mia assenza.
Salgo nel davanzale e percorro il tratto dalla tettoia al terrazzo di mia nonna trattenendo il fiato e solo quando arrivo al suo orto lascio andare l'aria. Non mi soffermo più di tanto anche se sono abbastanza sicura che mia nonna è in Chiesa, così mi affretto verso l'uscita sul retro e mi ritrovo per strada.
Inizio a correre disperatamente verso la zona industriale e cerco di mettere più distanza possibile tra me e la mia casa. Inizio a sudare nel giro di breve e di certo avere una felpa non mi aiuta, ma decido ugualmente di tenerla perchè toglierla mi rallenterebbe e non posso permettermi di restare indietro neanche per un istante, ma dopo cinque minuti di corsa rallento drasticamente perchè sono a corto di ossigeno. Non sono mai stata una maratoneta e adesso mi pento di non essermi allenata abbastanza durante le ore di ginnastica!
Sono praticamente a metà tragitto e decido di camminare velocemente cercando di farmi notare il meno possibile dalle persone, soprattutto quelle che mi conoscono, ci manca solo che mi fermino per chiedermi come sto. Dopo circa due minuti, quando ho ripreso un po' di fiato riprendo a correre e dopo altri cinque minuti arrivo nella via dove ci siamo dati appuntamento. É pieno di capannoni abbandonati e cerco il numero 5, che si trova poco lontano da dove sono io. É di un rosso spento, abbastanza grande e pieno di finestre alte.
Non posso credere di essere davvero qui e anche se dovrei sentirmi agitata o nervosa in realtà mi sento calma, appagata. Tutto merito dello Xanax, o forse sono io che ho accettato il fatto di dover morire? La mia vita in cambio della loro, mi sembra un buon compromesso.
Fisso la porta grigia e afferro la maniglia nera e l'abbasso mentre lancio un pensiero a mia madre. Si sarà già accorta che manco? Scuoto la testa e apro delicatamente la porta mentre entro dentro.

Nel prossimo capitolo, finalmente Giada incontrerà Michelangelo. Cosa si diranno? E Giada avrà il tempo di parlare?
   
 
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