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Autore: Willy Wonka    30/10/2012    3 recensioni
Una storia così, fra una grande fan e un uomo che cantava di pace...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whatever gets you through the night

Accese la musica infilandosi sotto le coperte per combattere il freddo di un Dicembre nevoso, ed alzò il volume nelle sue orecchie quanto il suo mp4 poté permetterlo. Impostò la modalità casuale, anche se dentro quel marchingegno, come quel pazzo che cantava di pace lo avrebbe chiamato, di scelta ce ne era davvero poca. Le canzoni  rispondevano quasi tutte ad un unico creatore.
Chiuse gli occhi immersa nel buio di quella sua stanza, e lasciò che il primo brano partisse.
E improvvisamente tutto si riempì della sua voce.
"Whatever gets you through the night 'salright, 'salright"
La sua bocca si schiuse in un sorriso, sì, il caro Wall and Bridges. C'era di meglio?
"It's your money or life 'salright, 'salright... don't need a sword to cut through flowers oh no, oh no"
Mormorò le parole della canzone, che ormai sapeva a memoria, come se effettivamente potesse cantare insieme a lui, a quell'abitante di nuvole che era stato così felice, forse troppo per aver potuto continuare ad esserlo.
Quella stella che la osservò nell'oscurità, e accese la lampada sulla scrivania lì vicino sebbene la sua luce già fosse sufficiente ad illuminare la stanza. Dan aprì gli occhi e lo vide sul suo letto, lo vide e si credette pazza, ma lo sconcerto non riuscì ad arrivare a lei che già lui interruppe i suoi pensieri.
In quello che fu un attimo, della durata di un sospiro leggero o di un soffio di vento, lei sentì due labbra premere contro le sue, due labbra sottili, tiepide, leggermente inumidite. Ma non poté ragionare, o trovare la forza di scacciarlo via, che già si era ritrovata a chiudere gli occhi a sua volta, e a riempirsi le narici del suo profumo delicato che non sapeva spiegarsi. E poiché non poté vedere, dovette affidarsi agli altri sensi per poter perlomeno sentirsi sulla Terra. Percepì la punta del suo naso sfiorarle una guancia, e il suo pollice ancora sotto la punta del suo mento. Sentiva la stanghetta dei suoi occhiali da vista raffreddare il suo zigomo. E poi, beh, sentiva il suo stesso cuore palpitarle nel petto.
John sciolse il bacio con un schiocco, per poi sorridere quasi timidamente a pochi centimetri dalla sua bocca.
“… vedi, il governo americano potrebbe sbattermi in galera per questo”
Lei stette ad ascoltare, con gli occhi serrati e il suo gusto che ancora sentiva sulle sue labbra.
“… ma a quanto pare l’ho fregato ancora una volta”.
"...John..." sospirò lei sgranando lo sguardo ed arrossendo completamente.
"Ciao..."
"sei v-vero?"
"Quasi vero..." disse lui facendo scinitillare i suoi occhi piccoli e dalle sfumature nocciola. "Wall and Bridges è un buon disco, chiunque l'abbia composto dev'essere un tipo in gamba... e carismatico... e affascinante..."
Lei ridacchiò non abbandonando ancora completamente l'idea che fosse partita con la testa, che non potesse essere realmente John Lennon, seduto al suo fianco, ad autocomplimentarsi. Era solo un sogno? Era solo immaginazione? In fin dei conti, a pensarci bene, non è che importasse molto. Per ora lui era lì, lo sentiva parlare e respirare, lo vedeva ridere fra quei vestiti di Imagine, e non c'era cosa più bella.
Si tolse le cuffie dalle orecchie, e stette a guardare quell'uomo che incuriosito scrutava tutte quelle foto dei Fab4 appese alle pareti.
Era così bello, così dannatamente bello nelle sue imperfezioni. Brillava di luce propria, era sereno, e ogni cosa facesse sembrava affascinarla. Quanto avrebbe voluto averlo per sè, poterlo avere accanto in ogni momento, e sentire ancora su di sè i suoi baci, perchè era come poterlo raggiungere in Paradiso.
“...mi sei mancato tanto...” disse “... ascolto le tue canzoni, ogni giorno... e tu... n-non ci sei” aggiunse scoprendo che stava iniziando a scenderle una lacrima. La bloccò passandosi la manica del pigiama sul volto.
Ma lui sapeva che, in silenzio, un pianto stava iniziando a sgorgare a fatica, così le prese le mani avvicinandosela quanto bastava per vederla bene negli occhi. Dan inizialmente fu percorsa da un brivido nel sentire il contatto con le sue dita e i suoi palmi, quasi credendo che potesse avere ancora il corpo gelido come il ghiaccio che brillava in giardino, quando in realtà la sua pelle era calda e morbida.
“Ma io ci sono sempre stato Dan” soffiò scuotendo il capo e sorridendo “sono nell’aria che si riempie di musica, sono nelle rime di una poesia, sono nella neve che cade…”
Ma la ragazza, per quanto potesse sforzarsi, proprio non le capiva quelle parole. Non riusciva a non interpretarle se non come un mucchio di lettere messe insieme per farle credere qualcosa che in realtà non era vero. E questa amarezza che pian piano si faceva spazio dentro di lei, passò come un lampo sotto le lenti dei suoi occhiali. E quella piccolissima luce, oh John la vide così chiaramente. Le prese il volto accarezzandole appena la guancia, costringendola a immergere il suo sguardo completamente nel suo.
“… sono nei tuoi sorrisi Dan. Io sono, quando vengo ricordato. E credimi scricciolo, non c’è cosa più bella che vivere attraverso una ragazza splendida e abbagliante come te, piuttosto che come un povero disgraziato come me.”
Lei fece per ribattere, ma lui la ammutolì posandole due dita sulle labbra.
“e sai, ho sempre desiderato poter vivere in un raggio di sole quando sorge l’alba… ora ne ho l’occasione”
Le sfuggì un singhiozzo, che la fece tremare tutta e la spinse verso un pianto ininterrotto.
John, vedendola alzarsi dal letto, si mise in piedi a sua volta e si mise davanti a lei stringendola al suo petto in un abbraccio, accarezzandole i capelli e lasciandole un piccolo bacio sul capo.
… ho bisogno di te…” mormorò fra i singhiozzi.
“No che non ne hai…”
S-sì invece… sì c-che ne ho
“Yup! Cosa mi tocca sentire!" esclamò John sorridendo e stringendola a sè "Non ne hai affatto, perché sei un piccolo terremoto in gamba, e hai ancora tanto tempo per ridere e interpretare la vita a modo tuo. A me è già stato concesso il tempo per farlo, ora tocca a te far vedere a questo mondo di cosa sei capace”
…M-ma tu…
“Io ci sarò, sarò ovunque, quando mi vorrai. Anche quando sarai grande, e io ti ritornerò in mente fra i ricordi. Io sarò lassù, sulla Nuvola 9 insieme a Geo, e sorriderò a ogni disastro che combinerai. Io ci sono e ci sarò, e canteremo canzoni insieme”
Lei continuò a piangere bagnandogli i vestiti, mentre lui, comprensivo, continuava a sorridere e a lasciare che andasse come doveva andare.
"... al di là dell'Universo, intesi?"
Si lasciò accarezzare i capelli lunghi,e lo sentì lì, a proteggerla, percepì il suo respiro calmo, il suo profumo che davvero non sarebbe mai stata in grado di descrivere.
Restarono abbracciati per un paio di minuti, ad ascoltare il silenzio e i singhiozzi di lei che pian piano diminuivano, fino a quando John non gettò un’occhiata alla finestra accanto a lui, e oltre il vetro leggermente appannato per il gelo, non vide dei fiocchi di neve iniziare a cadere sul giardino.
Dan sentì che l’abbraccio si stava allentando, e il profumo che tanto amava cominciava ad allontanarsi.
“... scricciolo, ora devo andare...”
No, no, taci! Taci!
“... devo andare...” continuò capendo che non aveva alcuna intenzione di lasciare la stretta sui suoi vestiti “Fuori nevica... è ora...”
“John... q-quando potrò ancora rivederti?” sussurrò alzando lo sguardo verso di lui e scoprendo i suoi occhi chiari cristallizzati di lacrime.
“Hmmm” sorrise lui passandole il pollice sulla guancia in modo da asciugarle un'ennesima lacrima che stava scendendo silenziosa “... vieni” e le prese la mano, tenendo gli occhi nocciola fissi su di lei e portandola fino al letto ormai disfatto.
Lei capì, e quando John prese le lenzuola e le tirò verso di lui, si accoccolò sul materasso, lasciando che lui le rimboccasse le coperte. Si sedette a fianco a lei, e le chiese, con voce sussurrata, di chiudere gli occhi.
Lei fece quanto le fu chiesto, con il timore nel cuore di non rivederlo mai più.
E la storia finì, com'era cominciata.
Lo sentì chinarsi verso di lei, e con un brivido, percepì il suo respiro accanto al suo orecchio, che la riscaldò, e le fece dimenticare la paura.
Oh my love for the first time in my life…
La sua voce, calda e leggera, si insinuava dentro la sua anima, e in qualche modo, riusciva a calmare il suo pianto. Lo sentiva, lo sentiva con lei.
…My eyes are wide open…
Le scappò un sorriso, un lieve sorriso che illuminò quella stanza.
… Oh my love for the first time in my life, my eyes can see…
E così, le fece capire che lui era davvero musica, e che poteva tornare ogni volta che avrebbe voluto, ogni volta che il suo cuore avrebbe battuto per lui.
E così, quando riaprì gli occhi, lui non c’era più. Ma c’era allo stesso tempo.
La sua voce, bellissimo suono, era nel vento. E non appena scese dal letto per guardare fuori dalla finestra, sentì frusciare le foglie degli alberi, le cui chiome si inchinarono davanti alle sue iridi brillanti.
Ciao John.
 
   
 
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