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Autore: __happyele    30/10/2012    0 recensioni
Era arrivato quel momento di cambiare di nuovo città, scuola, amici.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ogni anno era sempre la stessa storia, cambiare città, scuola e amici.
Ogni anno diventava sempre più difficile. 
Mia madre aveva appena lasciato il suo fidanzato, e il modo migliore per superare la cosa era andarsene, per sempre.
Mia sorella Zoe era contenta di cambiare un'altra volta città, infondo era una bambina.
Ma per me era diverso, crearsi nuove amicizie era la parte più difficile della mia adolescenza.
L'unica cosa bella era scoprire nuove città in cui non ero mai stata.
Però a mia madre non le importava più di tanto, se lei decideva di andarsene, si faceva e basta, e così era.
La sua nuova meta era Brooklyn.
Partimmo prestissimo per essere nel nuovo appartamento verso mezzogiorno.
Arrivammo in tempo, prendemmo le valigie e salimmo in casa.

«Allora, vi piace?» chiese mamma.
«Mamma è bellissima.» disse Zoe.
Io non risposi e rimasi sul ciglio della porta a guardare la casa.
«Elena, entra. Ti piace?» mi chiese.
«Sì, è bella.» dissi.
Era bella ma avevo nostalgia di quella vecchia.
Zoe ed io aiutammo mamma a mettere i piatti e i bicchieri sul pensile.

«Domani cominciate scuola, siete pronte?» ci chiese sempre mamma.
«Sì, non vedo l'ora.» disse entusiasta Zoe.
«Diciamo.» dissi.
«Elena, mi dici cos'hai? Parli a malapena.» mi chiese mamma.
Abbassai lo sguardo.
«Allora?» chiese ripetutamente.
«Non ti interesserebbe.» dissi.
«Cosa dici, non è vero.» disse.
«Invece è così, perchè se ti avessi detto la mia opinione, non saremmo qui.» dissi ad alta voce.
«Qui ti troverai bene, davvero.» disse.
«Lo dici ogni volta che ci trasferiamo, sono stanca di sentire sempre le stesse parole.» dissi quasi piangendo.
«Mi dispiace Elena, ma ormai non si possono più cambiare le cose.» disse.
«Purtroppo lo so, per te la cosa migliore è andarsene.» dissi.
«Non è vero.» disse abbassando lo sguardo.
«Ogni anno dobbiamo trasferirci perchè lasci o vieni lasciata, e di noi non ti interessa niente.» dissi.
Mi cadde un piatto, stavo per piangere dal nervoso.
Non potevo più stare in quella casa, mi sentivo soffocare.
Uscii, non sapevo dove stavo andando, ma più lontano ero da lei, più stavo meglio.
Non volevo piangere, ma era più forte di me, odiavo litigare con mia madre.
Per sbaglio presi contro qualcuno.

«Scusami.» dissi.
«Scusami tu.» disse.
Alzai lo sguardo, era un ragazzo.

«Ciao, io sono Harry.» disse sorridendo.
«Ciao, io sono Elena.» dissi.
«Sei appena arrivata?» mi chiese.
«Sì, come lo sai?» chiesi stranita.
«Eheh, intuito maschile.» disse ridendo.
Sorrisi.
Restammo qualche secondo in silenzio.

«Adesso devo andare, scusami.» dissi allontanandomi.
Non era il momento di innamorarmi o cose del genere.
Poi, non lo avrei più rivisto quindi tanto valeva scordarmelo.
Feci una camminata intorno al quartiere per riprendermi un po' e per prendere un po' d'aria.
Tornai a casa verso le diciotto.
Mamma era preoccupata, ma non mi interessava più di tanto.

«E' questa l'ora di tornare?» mi chiese arrabbiata.
«Non sono le tre di notte, non alterarti.» dissi.
Andai in camera non guardandola.
Ero troppo nervosa per mangiare, allora rimasi in camera tutta la sera.
Cominciai a preparare qualche cosa per il primo giorno di scuola.
Non riuscivo ad addormentarmi, tra la scuola, la litigata con mia madre.. 
Non smettevo di pensare a quel ragazzo di cui mi ero anche dimenticata il nome.
Non mi ricordavo più niente di lui, niente.
  
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