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Autore: Friedrike    30/10/2012    1 recensioni
Ludwig Beilschmidt e Feliciano Vargas in un contesto 'normale'.
Non sono più Nazioni, non hanno più il peso delle Guerre alle spalle, non le hanno combattute.
Sono due universitari poco più che ventenni, vivono a Berlino, il tedesco perché vi è nato, l'altro perché vi studia arte, essendo la Capitale Tedesca uno dei centri migliori al mondo per la cultura giovanile europea.
All'inizio non si parlano nemmeno, solo ogni tanto s'incontrano grazie all'associazione a cui entrambi prendono parte, l'AIESEC (realmente esistente), che comprende giovani iscritti alle università di tutto il mondo.
Col passare del tempo, tra loro nasce qualcosa ed oggi sono innamorati.
Ne hanno passate tante, entrambi, ed hanno capito che solo insieme stanno bene.
Ma non tutti accettano la loro unione..
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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No.
Non è Halloween. Però Gilbert a volte ha idee un po' strane e chissà come, chissà perché, il fratello ed il cognato hanno accettato di seguirlo.
Con loro c'è anche una quarta persona, una cara amica di Felì, Elizabeta.
Lei è ungherese, ma conosce Felì già da molto tempo. Durante un soggiorno in Austria, si erano incontrati e conosciuti, scambiati le mail e rimasti in contatto.
Così, ritrovatisi a Berlino, sono stati felici di uscire insieme un paio di volte e lui è stato gentile a chiederle se le andasse di venire.
L'italiano sta torturando la mano dell'amato ed ancora sono solo davanti l'ingresso di quel vecchio manicomio abbandonato.
L'albino, per primo, sale sul muretto e poi scavalca, atterrando vicino al cancello in ferro battuto arrugginito. Potrebbero aprirlo, non è per nulla resistente, ma loro non vogliono fare danni, soltanto dare un'occhiata in giro per "fare qualcosa di diverso" come ha detto lui stesso. Fa una riverenza all'unica ragazza del gruppo, atteggiandosi come sempre.
-Signorina, vuole un aiuto a scavalcare?-
In tutta risposta, l'ungherese lo guarda male, assottigliando lo sguardo, promettendo a sé stessa di vendicarsi per quella presa in giro. In modo un po' meno agile ma comunque molto efficiente, scavalca il cancello, ma perde l'equilibrio per via di un sasso che intralcia subito i suoi passi. L'altro la prende al volo, lei se lo scrolla di dosso ed aspetta che gli altri due scavalchino incrociando al petto le braccia, sotto il seno. Gil, sogghigna, come al suo solito.
Ludwig scavalca e si ferma seduto sul muretto -menomale che soltanto il cancello in sé ha degli "spuntoni" sopra, lì ci sono solo mura lisce. Porge una mano al fidanzato e lo aiuta.
Adesso, sono tutti e quattro vicini. Felì, è a ridosso del biondo, attaccato al suo braccio, guardandosi terrorizzato intorno.
-Stai tranquillo, sono qui con te- gli sorride rassicurante ed incrocia le dita alle sue, dando poi un bacio al dorso della sua mano.
L’altro annuisce e mantiene ferrea quella presa, facendo passi solo dietro di lui, non si sposta molto per il resto.
-Muoviamoci!- mormora l’albino tutto entusiasta.
Si guarda attorno con quel sorriso stampato sulla faccia, le mani nella felpa rubata al minore, che appunto gli viene un po’ grande, fischietta;  Liz, invece, lo segue, le mani lungo i fianchi, curiosa ed eccitata dalla nuova avventura.
D’un tratto, il moro, fa subito tre passi indietro, terrorizzato, perché ha sentito uno scricchiolio.
-Kesesese! Vargas, guarda che è solo un ramo!- sghignazza, ridacchiando e prendendolo in giro fino a quando Lud non lo guarda male, così si volta e riprende il cammino. Felì abbassa lo sguardo imbarazzato, poi li segue.
Ed eccoli davanti all’ingresso del manicomio.
Il più basso tra loro, l’italiano, ha un brivido che gli percorre la schiena.
Non se la sente di entrare, ma gli altri sembrano così coraggiosi! E così, il più grande d’età tra i quattro, apre la porta ed entra per primo guardandosi subito attorno.
-C’è nessuno?-
-Ja, te lo vengono a dire, anche quando, vero?- scherza il fratello minore.
-Che simpatia,  West.-
-Ludwig?- lo chiama l’ungherese affiancandolo ed ottenuta la sua attenzione, domanda: -perché ti chiama così?-
-Perché è un idiota. Quand’eravamo piccoli, dormivamo nella stessa enorme stanza. I nostri genitori la divisero in due, facendo un muro, io rimasi nella parte “ovest”, da quel giorno si diverte a chiamarmi così.-
-Ah…-  la ragazza fa una faccia abbastanza perplessa e confusa, poi fa qualche passo veloce portandosi in testa al gruppo..
Percorrono un lungo corridoio, le porte delle stanze sono per la maggior parte spalancate, tutti osano guardare dentro esse, ma  non Feliciano che tiene lo sguardo basso.
Sentono un rumore, come di qualcosa che viene spostato così tutti e quattro si voltano di scatto.
Non c’è niente dietro di loro, ma il rumore si fa più vicino.
-L-Lud.-
-Shh- il biondo lascia la sua mano e si torna sui suoi passi. E’ buio, si vede poco e quel poco che si vede entra dalle rare finestre, che ormai hanno perduto il vetro. Continua a camminare; il rumore viene da dietro una porta chiusa. Appoggia la mano alla maniglia e dopo un attimo di esitazione l’apre, senza pensarci più di tanto.
Un gatto nero. Sospira, sollevato.
-E’ solo un gattino..- ,mormora, il micio gli passa in mezzo alla gambe.
L’amato gli corre vicino, gli prende la mano, poi si ri-avvicina ai due. –Non ti allontanare più..- lo guarda, provando a farsi promettere questa cosa. L’altro annuisce.
Ogni tanto le torce si spengono, però una accesa c’è sempre, e questa è una consolazione per tutti e quattro anche se nessuno ha il coraggio di dirlo.
Passa un’ora e non vedono niente.
Ne passa un’altra e più di qualche rumore del quale possono facilmente individuare la causa non c’è.
Così fanno strada per tornare a casa, i due fidanzati piuttosto tranquilli e sollevati, gli altri due delusi ed imbronciati.
Poi, succede una cosa che nessuno si aspetta.
Un rumore metallico, preannuncia qualcosa di brutto.
Gilbert fa per aprire la porta ma.. –Non si apre.-
-Non scherzare, Bruder.-
-Non sto scherzando! Siamo chiusi dentro!-
-Was?! Spostati- si avvicina e prova a d aprire. Niente.
-C-che facciamo, amore?- domanda l’italiano quasi tremando.
-Rimaniamo calmi. Dev’esserci un’altra uscita.-
-Chi può aver chiuso la porta?-  chiede invece la ragazza, tranquilla.
-Dev’essere stato il custode.. cerchiamo l’altra entrata. Dividiamoci- propone l’albino.
Ma Felì scuote vigorosamente la testa: -Nein! Rimaniamo uniti.. per favore..-
Accettano tutti la sua proposta, così si sente un po’ meglio.
Le cercano le altre entrate, ma le trovano sbarrate con assi di legno, peggio della prima porta.
Che guai.. e adesso?
Si siedono nella vecchia mensa, per terra, mettendo gli zaini al centro. Menomale che lui ha preparato il buon cibo della Penisola, così mangeranno qualcosa di buono.
Mangiucchiano qualcosa due ore più tardi, o poco più, del loro ingresso nel manicomio, sono le nove e mezza circa. Felìciano appoggia il capo al petto del biondo,  e tra le sue braccia si addormenta, disteso accanto a lui, lui che gli accarezza dolcemente i capelli.
Eliza ha le ginocchia al petto, la schiena contro una parete. Sospira.
Gilbert le si avvicina. –Posso?- fa cenno di sedersi vicino a lei, che annuisce. Sono un po’ lontani da Lud e Felì, ed entrambi li guardando.
-Che belli che sono insieme..- mormora la ragazza con un sorriso.
-Già, sono magnifici, kesesese!-
Lei trattiene una risata, mostrandosi piuttosto scostante, anche se il suo sguardo un po’ la tradisce. –Perché fai sempre quel verso?-
-Ach, cara, non è ancora il momento che tu sappia, sai?- ridacchia, allegro come sempre. Poi la guarda. –Aspetta, hai un po’ dì..- nota una microscopia macchia di salsa vicino le sue labbra. Avvicina il pollice lì, la trova incredibilmente vicina, così socchiudono gli occhi entrambi, quasi si baciano.
Quasi.
Felì scoppia a ridere per qualcosa, così fa anche Lud.
L’ungherese e l’albino, distolgono lo sguardo, lei rossa, lui con un sorriso.

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Note.
Non c'entrava tipo niente, però domani è Halloween, e mi sembrava carino mettere qualcosa che c'entrasse con la festa!
Premessa: è la prima votla che (de)scrivo Elizabeta, quindi non vogliatemene se non sono ancora molto brava. Farò meglio, giurin giuretto! 
Mmh.. la storia della camera. 
Dovevo infilarci il Muro di Berlino e il soprannome 'West', no? Ecco, ho fatto così. 
Spero vi sia piaciuto! 
Grazie! ^^

P.S. spero di non aver fatto errori, ero un po' distratta stasera. 
  
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