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Autore: Nimel17    30/10/2012    8 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Rumpelstiltskin la stava fissando mentre si svegliava, con un largo sorriso poco rassicurante. Belle si coprì il viso con il braccio, disturbata dalla luce.
“Lasciami dormire.”
“Ora di alzarsi, dearie.”
“Non dovresti tenermi così alzata la sera, allora. Perché dovrei alzarmi, poi?”
“Farai tardi al lavoro.”
Lei sbuffò.
“Bel bluff. Ora o torni a letto e stai con me tutto il giorno, o te ne vai in quel tuo negozio inquietante.”
Lui le fece tintinnare qualcosa vicino all’orecchio e lei scacciò il rumore con la mano. Le sue dita toccarono qualcosa di freddo e dal bordo seghettato.
“Ma che…”
Si alzò a sedere. Rumpelstiltskin le tendeva un piccolo mazzo di chiavi, facendolo ondeggiare davanti ai suoi occhi come se volesse ipnotizzarla.
“Ora tu prenderai queste chiavi e andrai a riaprire la biblioteca, che ho fatto restaurare in segreto dai tuoi splendidi occhi, e quando batterò per tre volte le mani tu non  ricorderai che sono stato io a dartele.”
Belle mise il cuscino tra di loro, spingendolo lontano da lei.
“E me lo dici adesso?”
Rumpelstiltskin si massaggiò il naso con eccessivo vigore, gli occhi falsamente offesi.
“Dearie, dearie, è così che mi ringrazi? E poi, dove starebbe altrimenti il divertimento?”
Lei gli si slanciò contro, abbracciandolo e baciandolo in un solo momento.
“Grazie, Rumpelstiltskin. Grazie.”
“Di niente, dearie.”
Belle rimase seduta per qualche istante, sentendo la gioia sostituita dalla preoccupazione.
“Non verrà nessuno da me. Hanno paura di me.”
“Ne hanno più di me. E sanno cosa succederà se non decideranno di farsi un’urgente cultura.”
Lei gli prese le mani e socchiuse gli occhi, avvicinandosi al suo viso.
“Niente minacce.”
“Solo vie di fatto, dearie? Credevo non me l’avresti mai chiesto.”
Rumpelstiltskin sogghignò, mettendosi al riparo dal secondo cuscino che stava saettando verso di lui, poi la prese per i polsi e la bloccò.
“Belle, ma che maniere sono queste? Devi prepararti ed essere lì fra un quarto d’ora.”
“Un quarto d’ora? E tu mi hai tenuta qui a parlare?”
Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Recuperò il cuscino e si distese comodamente su di esso, le mani intrecciate sul petto, pronto a godersi lo spettacolo. Allungò le gambe e sorrise, contando i secondi prima che la sua Belle uscisse dalla doccia.
“Tre… due… uno…”
Belle uscì di corsa, l’accappatoio semiaperto e i capelli arricciati per il vapore. Spalancò l’armadio e iniziò a tirare fuori un paio di pantaloni neri e un pullover azzurro.
“No, dearie. É il tuo primo giorno. Devi essere folgorante.”
Lei sospirò e rimise il braccio dentro l’armadio, per poi mostrare un vestito color nontiscordardimé dalle lunghe maniche a sbuffo e una gonna vaporosa che arrivava appena sotto il ginocchio.
Gli occhi decisamente più scuri, quasi neri, di Rumpelstiltskin furono una risposta sufficiente per Belle, che fece una piroetta aggraziata per vedere la gonna volteggiare leggera.
“Allora?”
Lui si alzò e la raggiunse lentamente, squadrandola da tutte le angolazioni.
“Rumpelstiltskin, è tardi. Devo andare e in fretta.”
“Tranquilla. Inizi alle sette e mezza. Volevo solo farti affrettare…”
Le catturò i polsi mentre lei stava per dargli una spinta e le fece perdere l’equilibrio sul letto, abbracciandola.
“Per avere un po’ di tempo ancora con te.”
Belle si addolcì e gli sorrise.
“Hai ragione. Stasera festeggeremo il mio primo giorno di lavoro.”
Lui si arricciò una ciocca di lei intorno al dito e appoggiò la fronte sui suoi capelli.
“Immagina, Belle. Sarai tu e i tuoi libri. E io verrò a trovarti nella pausa pranzo, naturalmente.”
Lei gli strinse la mano che restava sul suo grembo e girò a metà la testa.
“Lasciami andare, ora, o sarò davvero in ritardo.”
Gli diede un bacio veloce sul naso e si alzò, aggiustandosi le pieghe dell’abito. S’infilò un paio di scarpe blu e si mise in fretta del trucco leggero.
“Ora che ci penso, sei anche troppo bella. Rimettiti i pantaloni. Non oso immaginare quanti ragazzi ti faranno salire sulla scala…”
“Non ci penso neanche.”
“Bene.”
“A cambiarmi.”
“Meno bene.”
Belle uscì, camminando leggera per la felicità. Sorrideva e gli occhi luccicavano, tanto che più di qualche testa si girò a guardarla con preoccupazione. Sentiva i sussurri mano a mano che avanzava, ma decise di ignorarli una volta tanto.
“Certo che è davvero una bella ragazza.”
“Ma è così… strana.”
“Carina,  tanto distratta.”
Eccola. La biblioteca che Regina aveva tenuto chiusa per ventotto anni. Le assi erano già state fatte togliere, le vetrine erano pulite e un’insegna in lettere dorate diceva a tutti Belle’s.
Le mani le tremavano, quando aprì la porta con le chiavi nuove. La serratura cedette facilmente e l’interno della struttura la accolse, calda, familiare. Riconobbe molti dei libri del Castello Oscuro, disposti ordinatamente secondo i diversi generi. Le sue dita tornarono a toccare una nuova volta le copertine colorate, sentirono persino del velluto sotto la pelle. Si staccò quasi di malavoglia dai suoi amici di sempre e andò dietro il bancone, sfogliando i cataloghi che contenevano l’elenco completo dei libri. Nell’ora seguente prese confidenza con le disposizioni dei libri, modificandone qualcuna. Il negozio non era molto grande e lei non potè fare a meno di pensare che era una sorta di specchio dell’attività di Rumpelstiltskin.
La prima persona a presentarsi fu una monaca, sorella Astrid. A Belle quella donna piaceva, pur non avendola mai conosciuta personalmente, ma ricordava bene una serata trascorsa in una taverna, a parlare con un nano per aiutarlo a capire d’essere innamorato d’una fata di nome Nova.
“Sorella, che piacere vederla. Sono Isabeau.”
Le guance di Astrid arrossirono.
“Oh, so bene chi è lei.”
Fu Belle ad imbarazzarsi a quella constatazione. Sapeva che Rumpelstiltskin non era mai stato troppo gentile con le fate o con le suore.
“Posso esserle utile?”
“Sì, cercavo un testo sulle teorie della traduzione della Bibbia dal greco al latino. Ne avevamo uno, al convento, ma…”
Gli occhi scuri della donna si riempirono di lacrime e la suora si portò le mani sul viso.
L’ho lasciato in autobus! Come posso esser stata così stupida? Avevo visto un picchio volare, non ne vedevo uno da tanto tempo, poi mi sono accorta che avevo perso la mia fermata e sono corsa giù a quella dopo, senza accorgermi che avevo lasciato il libro sul sedile. Non l’ho più ritrovato.”
Belle stette bene attenta a non sorridere.
“Vedo, ma questa è una biblioteca, non una libreria.”
Il viso di Astrid mostrava un intenso panico. Decise di rassicurarla.
“Ma a nessuno mancherà un testo religioso come quello che cerchi tu. L’ho visto giusto prima.”
Si girò e cercò di rammentare dove stava un vecchio libro sottile, dalla copertina ambrata.
“Eccolo!”
Glielo porse sorridendo, ma poi si portò un dito sulle labbra.
“Mi raccomando, sorella. Non lo dica a nessuno.”
Astrid sembrava sul punto di piangere.
“Grazie, grazie, lei è un angelo! Non so proprio cosa ci faccia con quell’insensibile del signor Gold!”
Belle s’irrigidì e l’altra donna si portò una mano alla bocca, inorridita.
“Oh, mi scusi, non intendevo…”
Lei respirò due volte, poi prese le mani guantate di Astrid e si avvicinò.
“Sorella, quello che sto per dirle ora ha lo stesso valore di una confessione. Capisce cosa intendo?”
“Sì, sì, quello che dirà sarà tra me e lei.”
“Tempo fa mio marito, prima di conoscermi, aveva avuto una moglie e un figlio. Quella donna se ne andò perché non era pronta a fare la madre, così lui crebbe da solo il bambino, Ben. Quando il ragazzo aveva quindici anni, scappò di casa per cercare la sua vera madre e mio marito non l’ha più visto da allora. Era stata una monaca a instillargli quel bisogno di cercarla e… può capire ora perché Gold non vi prenda molto in simpatia.”
“Oddio! Non avrei mai immaginato… pover’uomo, perdere un figlio…”
Lei le fece nuovamente segno di tacere e la donna annuì, solenne.
“Grazie, Isabeau, mi hai salvato la vita.”
Rassicurati forse dal fatto che una suora era entrata e uscita, non solo incolume ma persino sorridente, alcuni clienti entrarono un po’ alla volta, fino ad occuparle tutta la mattina. Certo, sapeva che molti prendevano a prestito un libro solo per la curiosità di vedere la pazza del paese a fare un lavoro, ma si sentì felice lo stesso. L’unico aspetto negativo fu, verso l’ora di pranzo, l’entrata in scena di una vecchia conoscenza.
“Ehi, Isabeau! Ne è passato di tempo!”
Belle strinse le labbra per non lasciar passare eventuali flutti di vomito. Gaston, alias Gordon Hunter, se ne stava con nonchalance appoggiato ad uno scaffale, i capelli neri così lucidi da pensare che li avesse tinti con la vernice nera delle scarpe, il sorriso che voleva essere ammaliante ma che in realtà faceva pensare ad un pianoforte senza tasti neri, gli occhi chiari e più ammiccanti di quanto le piacesse.
“George…”
“Sono Gordon, tesoro.”
Lei fece un sorriso finto come quello di lui.
“Ma certo… Gordon. Non ti facevo un tipo intellettuale. Di che libro hai bisogno?”
L’altro cambiò lato e la guardò, socchiudendo un po’ gli occhi.
“Per la verità, sono venuto a vedere te. Sei sempre uno schianto, Isabeau.”
Belle sentì la pelle accapponarsi per l’orrore.
“Penso sia ora che te ne vada, se non vuoi nessun libro. Sono molto occupata.”
“Oh, andiamo, non puoi essere interessata più a quei tomi ammuffiti che a me.”
Fece per avvicinarsi, ma lei prese l’iniziativa e gli piantò il tacco sullo stivale. Gaston emise un grido soffocato e si chinò a prendersi il piede.
“Puttana!”
Fece per gettarsi su di lei, ma inciampò su qualcosa di duro e rettilineo comparso all’improvviso davanti alle sue gambe.
“Dearie, dearie, non ci si comporta così con le donne.”
Rumpelstiltskin puntò il bastone sulla gola dell’uomo caduto a terra.
“Né con le donne sposate.”
Premette leggermente sul pomo d’Adamo.
“Ma soprattutto, non con la donna sposata con me. Sono stato chiaro?”
Belle gli posò una mano sul braccio, stringendolo piano. Rumpelstiltskin levò il bastone e guardò Gaston andarsene, tossicchiando e zoppicando, con un largo sorriso che gli scopriva i denti.
“Stai bene, Belle?”
Lei annuì, appoggiando la testa sul suo petto.
“Non dovevi spingerti a tanto. So cavarmela da sola.”
“Meglio che non sia successo.”
“Mio eroe.”
Lui fece un sorriso sghembo.
“Mi hai scambiato per Charming, tesoro.”
Belle gli gettò le braccia al collo e lo baciò, scompigliandogli i capelli con le mani. Rumpelstiltskin la strinse più vicino a sé con il braccio libero e lasciò da parte il bastone per affondare le dita tra i boccoli inanellati.
“Scusate, scusate!”
La porta si richiuse di colpo ed entrambi sussultarono.
“Oddio, era Henry?”
“Ho paura di sì, dearie.”
Belle corse fuori. Il bambino era seduto sui gradini ai lati della porta e aveva gli occhi chiusi. Trattenendo a stento una risatina nervosa, lei si sedette accanto a lui.
“Scusaci Henry, non ti avevamo sentito entrare. Volevi un libro?”
“No. Volevo sapere se sapevi qualcosa di questo.”
Belle prese in mano un grosso volume, intitolato Once Upon A Time.
“Non l’ho mai visto. È un libro di fiabe, vero?”
“Sì, ma non sono le solite fiabe.”
Facendole sfogliare le pagine, Henry parlava con le guance rosse per l’emozione.
“Storybrooke è una città maledetta. La Regina cattiva, la matrigna di Biancaneve, ha mandato qui tutti i personaggi delle favole, che non ricordano la loro vita precedente. Emma è la figlia di Biancaneve ed è la Salvatrice.”
Lei lo guardò, sgomenta. Come aveva fatto un bambino umano a capire la loro storia?
“Mary Margaret è Biancaneve. La mia mamma adottiva è la regina. Sidney Glass è lo specchio magico. Archie è il Grillo Parlante. Leroy è Brontolo.”
“Ed io? Chi sono?”
Henry esitò.
“Non so. Ho una teoria… potresti essere Belle della Bella e la Bestia.”
Belle rise.
“E mio marito sarebbe la Bestia?”
“Lui devo ancora capire chi possa essere.”
Si alzarono e lei prese la manina del bambino.
“Vieni, Gold saprà sicuramente qualcosa sul tuo libro. Sa tutto.”
Per la verità, Henry non sembrava molto contento. Belle sospirò. Rumpelstiltskin doveva fare qualcosa per la sua reputazione. Lo trovò appoggiato alla cassa, le mani sul bastone.
“Siete tornati! Pensavo ci fosse stata una fuga d’amore.”
Persino il bambino colse il luccichio divertito negli occhi castani di Gold e sorrise nervosamente.
“Senti, sai qualcosa di questo volume?”
Lui diede appena un’occhiata, poi rise. Belle lo adorava quando rideva, le rughe sottili sugli zigomi lo facevano assomigliare ad un gatto.
“Te l’ha dato la signorina Blanchard, vero?”
L’espressione sorpresa di Henry era molto comica, ma anche lei si sentiva scossa.
“Come fa a saperlo?”
“Semplice, l’ha comprato nel mio negozio.”
Gli occhi del bambino erano sgranati e tondi, la bocca dischiusa. All’improvviso, rimise il libro nello zaino.
“Ma certo! Allora questa è la chiave! Devo darlo a Mary Margaret.”
Belle lo seguì fuori dalla porta.
“Perché?”
“Se lo leggerà a John Doe…”
“Quel povero ragazzo in come?”
“Sì. Lui è il principe Charming. Se lei glielo leggerà, sono sicuro che accadrà qualcosa di bello, ora che mia madre è tornata da me. Ah, ringrazia il signor Gold da parte mia.”
Lei lo fissò correre via. Era piena di brividi d’aspettativa. Sentiva quasi elettricità nell’aria.
“Stai bene? Hai freddo?”
Rumpelstiltskin era uscito e le aveva appoggiato una mano sulla spalla. Belle lo riportò dentro e gli raccontò, incredula, tutto quello che le aveva detto Henry.
“Naturale che l’abbia capito. Lui doveva far tornare la Salvatrice, per questo ho fatto in modo che avesse il libro, per vie indirette. Dopotutto, sua nonna è Biancaneve. Ha degli ottimi geni, per quanto guastati in parte dall’idiozia del nonno. Piuttosto, com’è andata stamattina? Hai già spezzato molti cuori?”
Lei gli diede un colpo sul braccio, ma sorrideva.
 
 
Alle undici di sera, una gran confusione si sentiva per le strade. Rumpelstiltskin aveva imprecato e aveva cercato di trattenerla a letto, ma Belle si era messa la vestaglia ed era uscita sulla soglia di casa. Emma stava passando correndo davanti alla loro casa.
“Emma!”
Le fece un gesto e la giovane donna si avvicinò.
“Cos’è successo, Emma?”
“John Doe si è svegliato dal coma e ha deciso di fare una gita nel bosco.”
 
 
Angolo dell’autrice: Eccomi qui, dopo una lunga pausa. Spero che l’università mi permetta di aggiornare con più regolarità, soprattutto visti gli sviluppi della seconda stagione. Ringrazio jarmione, nari92, historygirl93 e Samirina per aver recensito, ANIMAPERSA, LenieRR, Samirina, TheAkaiBookFrog, Veggie12775 per aver messo la storia tra le preferite, AniaS, areon, Austen95, Boe_Boe, ChibiRoby, Chihiro, chimaira, Cris_98, Deademia, Gwendolyn Fabray, Jay W, LifeCristal,  LondonEye, Lupa Malandrina, mammaemoglie, MoonLove, MsBelle, jarmione, nari92, NevilleLuna, Silvie de la nuit, sosia, tykisgirl e Valby per aver messo la storia tra le seguite. Alla prossima!
 
 
 
  
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