~Capitolo 3~
Il sole si stava inabissando sul pelo dell’acqua
quando Mira, ammantata di nero, giunse alla maestosa nave di Feng. Il pirata
aveva ragione, non avrebbe potuto sbagliare: massiccio e imponente, il veliero
sembrava osservare il mare piatto con aria di sfida.
-Finalmente sei arrivata- disse una
voce.
-Ti diverti ad accogliere i tuoi ospiti sempre
così all’improvviso, capitano?- chiese Mira. Non sembrava proprio che solo
qualche minuto prima avesse immaginato di...
-Solo qualche volta- rispose quello, guardandola
negli occhi, per poi gridare marinai sulla nave -Levate le ancore, mollate le
cime, issate le vele, salpiamo per il porto di Tortuga!-
Quelli si prodigarono ad eseguire gli ordini,
lanciando sguardi diffidenti verso Mira mentre lei e Feng salivano sul ponte
della nave.
Da lì il panorama di cui si poteva godere era
meraviglioso e Mira si sorprese a pensare quanto fosse bello quello spettacolo:
il sole rosso, il cielo che in alto aveva già assunto un colore scuro, e più in
basso sul pelo dell’acqua il tenue tono rosato, effetto dell’azzurro limpido del
giorno e del vermiglio del sole, era uno spettacolo per gli
occhi.
Feng la osservava, guardando il suo profilo
stagliato contro l’ultima luce del giorno, i capelli al vento. Sembrava delicata
e leggera, non un’assassina, una ladra e una prostituta impudica, che aveva
provato a sedurlo così lascivamente già due volte…Lontano da quel bordello, in
un batter d'occhio, gli sembrò essere un’altra persona.
-È molto bello il panorama, al tramonto- notò Feng
quasi noncurante, per attirare la sua attenzione.
Mira sembrò risvegliarsi da una trance -Già- disse
solo.
Feng le fece cenno di seguirlo ed entrarono nel
cuore della nave.
Nel buio soffuso Mira riuscì ad intravedere della
scale a chiocciola abbastanza larghe che scendevano ulteriormente, per terminare
davanti ad una elegante porta scorrevole rossa, piena di simboli
cinesi.
Feng bussò una sola volta e le porte si aprirono
-così sembrò a Mira- da sole.
Quando però furono entrati, la ragazza vide che,
dietro le ante scorrevoli della porta, c’erano due donne: una piuttosto anziana
e un’altra molto molto giovane, più di Mira, entrambe dai tratti
orientali
-Benvenuta sulla Luna Rossa- disse Feng
chiudendosi la porta alle spalle.
-I tuoi uomini non sono molto contenti di avere
una donna a bordo- notò Mira con leggerezza, ricordando gli sguardi sospettosi
dei marinai e guardandosi intorno. La cabina era molto grande, molto ordinata.
Un tavolo ampio, cosparso di carte era fissato al pavimento. Al soffitto un
elegante lampadario a più celle, con all'interno tre candele ognuno, emanava una
forte luce dorata, ad aggiungersi a quella del sole che arrivava attraverso il
vetro smerigliato delle finestre. Di fronte alla porta d’ingresso ce n’era un’
altra, in legno scuro. Mira immaginò che conducesse alla stanza da letto di
Feng.
-Oh, i miei uomini non amano le novità…Ma sapranno
farlo, non temere- assicurò, versando del rum in due bicchieri. Ne porse uno a
Mira.
-Dunque, capitano- cominciò la ragazza, bevendo un
sorso -Cosa devo rubare?-
-Desiderosa di agire vedo…Ebbene, si tratta di una
mappa-
-Una mappa?- chiese Mira
accigliata.
-Esattamente- confermò Feng
-A chi appartiene?-
-A Mongkut- rispose il pirata, attento alla
reazione della sua interlocutrice.
-L’uomo che ho ucciso? Come sarebbe?- chiese Mira
dubbiosa.
-Dopo il tuo brillante omicidio, la mappa è stata
intercettata da un gruppo di pirati buoni a nulla, che…- cominciò
Feng.
-Aspetta un momento- interruppe Mira indignata
-Hai detto che apparteneva a Mongkut, perché non mi hai detto di prenderla
quando l’ho ucciso?-
-Quella mappa vale più della mia vita...Non sapevo
se potessi fidarmi di te oppure no- disse Feng calmo, come se quel punto fosse
chiaro.
-E ora lo sai?- chiese Mira
arrabbiata.
-Si- rispose Feng deciso, guardandola
intensamente. A quella risposta, la rabbia di Mira sembrò quietarsi, ma squadrò
il pirata con occhi fiammeggianti.
-Il lato positivo è che ora non avrai difficoltà a
prenderla. Sarà ancora più facile che con il loro capitano- disse Feng.
-Sarebbe stato facile anche tre giorni fa- ribatté
Mira irata.
-Non lo metto in dubbio- rispose il pirata con un
ghigno ambiguo.
-La cosa che invece stai mettendo in dubbio di me
è la mia abilità di seduttrice- gli fece notare Mira infastidita. E in effetti
il fatto che lui non la trovasse attraente, o almeno il fatto che non l’avesse
dimostrato, la seccava persino più della mancata fiducia che il pirata aveva
riposto in lei.
-Oh, l’ho sperimentata…- rispose serafico Feng -È
davvero molto, molto efficace. Ma temo non sia sufficientemente valida con
me-
-È ancora tutto da vedere- rispose Mira in tono di
sfida.
-Allora aspetterò- rispose quello con un sorriso
di scherno -Per il momento penserò alla mappa. Mettiti pure comoda…arriveremo
tra tre giorni-
*
*
Le poche lampade accese sul ponte della nave
proiettavano sul legno del pavimento una luce
chiaroscurale.
Feng uscì dalla sua cabina per ammirare la notte
stellata e la luna piena. I suoi marinai dormivano nei loro alloggi e il solo
rumore udibile, oltre le gentili onde del mare sulla parete legnosa della nave,
erano i sibili di una spada.
Feng si avvicinò e vide Mira, sul ponte, muoversi
con eleganza e rapidità, la sciabola lucente in mano, che disegnava ampi archi
nell’aria serena della notte.
C’era un che di affascinante nei suoi movimenti
energici ma silenziosi, nel modo in cui faceva volteggiare la lama nell’
oscurità, i capelli al vento quando si voltava di scatto.
Si scoprì a desiderare di conoscere il suo
passato, chi fosse veramente, e com’era possibile che, ancora così giovane, si
vantasse di aver compiaciuto innumerevoli uomini…
Non voleva disturbarla, e così restò a guardarla
da lontano, mentre prillava la sciabola.
-Non trovi che sia una notte bellissima,
capitano?- chiese lei all’improvviso, fermandosi di
scatto.
-Già, merita davvero- rispose Feng, nascondendo la
sorpresa -Come hai fatto a sentirmi?-
-Sono esercitata a percepire ogni minimo rumore.
Altrimenti non sarei una ladra e un’assassina- rispose Mira riprendendo a
muovere la spada senza guardarlo.
-Sei abile con la lama- notò il pirata dopo un
attimo di silenzio, gli occhi che brillavano.
-Ho dovuto imparare molto tempo fa, o sarei morta
su di essa- rispose asciutta Mira.
-Perché l’hai fatto?- chiese Feng. Il suo tono era
quasi…accusatorio?
-Cosa?- Mira s’immobilizzò, la sciabola sopra la
sua spalla, e si voltò a guardarlo.
-Dare il tuo corpo a chiunque voglia- rispose
Feng, appoggiandosi all’albero della nave.
-Era questo il mio destino- disse solo Mira -Sin
da quando avevo 17 anni-
-Da dove vieni? Dal tuo aspetto sembri indiana-
chiese Feng, piegando la testa di lato.
-Lo sono. Ma ho lasciato quelle terre moltissimo
tempo fa- continuò ad esercitarsi, muovendo il polso e facendo roteare la spada
-Perché vuoi sapere queste cose su di me?- chiese dura -Solo perché ho provato a
sedurti?-
-No- rispose calmo Feng -Sei un’assassina molto
abile…Perché fare anche la prostituta?-
Mira rise sarcastica -Non capisci, vero? Io sono
una donna. Una donna, che come tante altre, ha dovuto trovare un modo per
sopravvivere da sola. Ho imparato ad essere una prostituta prima ancora che una
ladra e un’ assassina. Ero giovane a quel tempo…Questa era la scelta
più…vantaggiosa-
-Ogni bordello avrebbe pagato fior di monete per
avere una vergine…e tu sei andata lì di tua spontanea volontà…- sussurrò Feng
senza staccarle gli occhi di dosso.
Mira sentì tutto il suo passato piombarle addosso.
Quando era entrata al bordello, la prima volta che un uomo l’aveva...chiuse
rabbiosamente gli occhi, scacciando quelle immagini. Ma non doveva mostrarsi
debole. Non davanti a lui. Lui. Uno sconosciuto, dopotutto, che s’intrometteva
nel suo passato, tirando fuori così prepotentemente i suoi
ricordi.
-Chi sei tu per giudicarmi?- sibilò Mira furente,
lasciando cadere la sciabola e avventandosi su di lui -Per voler conoscere il
mio passato e pretendere che io ti racconti chi sono? Chi sei? Cosa vuoi davvero
da me? Perchè sei venuto a cercarmi se non vuoi neanche prendermi?- furibonda,
il tono della sua voce che cresceva d’intensità, si scagliò su di lui, cercando
di schiaffeggiarlo. Ma il pirata le afferrò la mano a mezz’aria, quasi si
aspettasse una reazione tanto esagerata, bloccandole poi entrambe dietro la
schiena. Si ritrovarono viso a viso, i loro respiri che s’intrecciavano, quello
affannoso di Mira e quello calmo di Feng.
-Hai detto che sarei stato il primo uomo a farti
compiacere davvero…perché?- chiese il pirata, stringendole forte i
polsi.
-Perché sei diverso- rispose Mira ancora
irata.
-Cosa vuol dire diverso?- domandò subito
Feng.
-Quando ti ho detto quelle parole sapevo che se
avessi voluto venire a letto con me sarebbe stato non solo per il mio corpo, ma
anche per la mia abilità di ladra e assassina e per ciò che avevo fatto per te…
- rispose Mira -L’ho capito quando mi hai rifiutata per la seconda
volta…-
-Ragazza intelligente…- commentò Feng con un
sorriso altero -Troppo per fare la prostituta, troppo per concedere il tuo corpo
al primo ubriacone di turno…Quel bordello ti ha fatto diventare lasciva e
svergognata…E tu non sei così, Mira. È un mondo dissoluto che ti ha snaturata-
-Tutti gli uomini che vengono da me mi desiderano-
ribatté Mira decisa. Ma tutto ciò che diceva quel pirata, tutto quello che
insinuava…era vero. Lei non era così audace e seducente quando era entrata al
bordello. Aveva imparato ad indossare la maschera dell’ ammaliatrice, pronta a
soddisfare i desideri più osceni degli uomini...maschera che era poi diventata
parte del suo stesso essere, e che non era più riuscita a togliersi. Che non
voleva togliersi. Sentirsi audace, sensuale e desiderata era qualcosa a cui ora
sentiva di non poter rinunciare. Altrimenti, cosa sarebbe stata
lei?
-Oh, no. Non desiderano te, ma il tuo corpo..-
rispose duro Feng -Vengono da te per godere un po’ dopo una bevuta e non
ricordano neanche più il tuo nome dopo averti fatto fare ciò che vogliono...E tu
questo lo sai...lo sai, ma non vai via da quel luogo vergognoso, non vuoi
smettere...-
-No, non voglio, è vero!- alzò la voce Mira,
cercando di liberarsi invano.
-Ah, lo ammetti…- notò Feng divertito -Ammetti
quanto ti piaccia sentire gli uomini sfogare il loro piacere dentro di te,
quanto ti piaccia soddisfarli, anche quando non provi nient’ altro che
disgusto...-
Senza che se ne fosse resa conto, Mira aveva il
respiro affannoso e le lacrime agli occhi per la rabbia e l’umiliazione nel
sentirsi sbattere in faccia tutte quelle tremende verità. Quando rispose la sua
voce tremò -Lasciami andare- sussurrò.
Feng sfoderò il suo ghigno -Vuoi che ti lasci
andare? Dopo aver provato a sedurmi per due volte, vuoi che ti lasci andare? A
me sembra una contraddizione…A te no?-
-Lasciami!- gridò di nuovo lei,
divincolandosi.
-No, non credo che lo farò- rispose Feng in tono
falsamente dispiaciuto. Poi sorrise sprezzante, e, senza preavviso, si chinò su
di lei, premendo le sue labbra contro quelle della
ragazza.
Mira provò a dibattersi, ma così facendo schiuse
le labbra, permettendo a Feng di baciarla ancora più in profondità.
Senza rendersene conto, smise lentamente di
agitarsi e rispose al bacio, prima esitando, poi con più scioltezza. I suoi
muscoli si rilassarono e Mira sentì che la stretta sui suoi polsi allentava. Ma
il pirata non la liberò.
Quel bacio, all’inizio astioso e prepotente, stava
diventando dolce e coinvolgente. Mira sentiva le morbide labbra di Feng sulle
sue e piegò il capo di lato, per far diventare quel bacio ancora più
profondo.
Si scoprì a pensare che nessun uomo l’aveva mai
baciata così delicatamente, con un tale trasporto…quel bacio, completamente
puro, non prevedeva nient’altro e Mira stessa si scoprì a desiderare che fosse
così. Non voleva nient’altro che quel tepore che provava dentro, nel cuore,
baciando l’uomo che, da quando l’aveva conosciuto, era diventato una sorta di
oggetto del desiderio. Ed era molto più bello quel bacio, semplice ma completo
ed espressivo, che l’eccitazione provata quella mattina, con quel ragazzo,
quando nei suoi pensieri c’era il pirata. E quasi si vergognò di sé stessa, di
quello che aveva fatto quella mattina e che faceva ogni giorno: le sembrò vuoto,
senza sentimenti, senza emozioni se non il momentaneo appagamento del corpo, che
lei aveva subito bisogno di rinnovare e che, nel corso degli anni, aveva
imparato a raffinare. E di cui ora
non poteva più fare a meno.
D’improvviso, Feng si staccò da lei -Così va
meglio, credo- sussurrò, vagamente compiaciuto.
-Maledetto…Perché mi hai baciata? Cosa volevi
dimostrare?- chiese Mira velenosa.
-Se volessi sedurmi per divertirti oppure se
facessi sul serio- sussurrò Feng con leggerezza, a un centimetro dalla sua
bocca. -E credo che anche tu abbia capito molte cose…-
-Sei un…- cominciò Mira feroce, ricominciando a
dimenarsi.
-Ah, ah, ah…Stà ferma- ordinò Feng con tono
deciso, ristabilendo la presa solida sui polsi della giovane.
Mira gli obbedì, tanto era forte la stretta, ma lo
guardò con odio.
-Bene...Devi imparare a controllare il tuo
temperamento ardente, altrimenti non riuscirai mai a toglierti la tua maschera
di seduttrice dissoluta...- sibilò Feng
-Io non sono così- ribatté Mira feroce.
-Menti anche a te stessa, lo sai- rispose subito
Feng -Hai addirittura ammesso, poco fa, quanto ti piaccia sedurre gli uomini,
Mira…- aggiunse biasimandola, con un sorriso obliquo.
-Qualcosa mi dice che stai analizzando la mia vita
perché nascondi qualcosa anche nella tua- dichiarò Mira sarcastica -Cosa c’è
dietro il famigerato pirata Sao Feng, il terrore dei mari d’Oriente? Cosa cela
il suo passato?-
-Non è meno intrigante del tuo, certo- rispose
Feng, quasi divertito -Ma ha un capitolo in più- d’improvviso, la lasciò andare
e la guardò di sotto in su, una sguardo ricco nel suo insieme di avversione e
soddisfazione -Conviene che tu vada a dormire…Anche se mancano ancora due giorni
di navigazione, suppongo che tu debba essere riposata quando arriveremo a
Tortuga- le raccomandò.
Mira alzò un sopracciglio, superba -Tu mi
sottovaluti-
-Non credo, invece- rispose Feng, lanciandole un
ultimo sguardo prima di voltarle le spalle per tornare nella sua
cabina.
*
*
I pensieri che Mira aveva avuto in mente durante
quel bacio la fecero riflettere a lungo.
Di solito, quando le capitava di avere qualche
pensiero fisso, si buttava su un cliente, più spesso su due contemporaneamente,
conducendo lei il gioco, in una sorta di perversione liberatoria, realizzando i
suoi desideri più eccessivi.
Ma ora non poteva farlo. Sospirò. Decisamente non
era abituata a rimanere sola con sé stessa, come le stava capitando in quel
momento.
La cosa che la turbava di più era che adesso
cominciava a guardare con occhi diversi il suo lavoro: prima uno svago, uno
sfogo a volte, un divertimento…ma ora non così tanto. Certo, era sempre la sua
fonte primaria di vita, ma si era sorpresa a pensare come sarebbe stato se tutto
ciò che faceva l’avesse fatto per…amore.
Scosse la testa. Aveva lasciato perdere da
tantissimo tempo l’amore, quelle erano fantasticherie per bambine che sognano il
principe azzurro…Lei aveva imparato fin troppo presto ad essere realista e
pragmatica. Viveva in un mondo in cui non c’era posto per l’amore.
Ma il bacio di Feng le aveva fatto porre un sacco
di domande. Non aveva mai provato con nessuno quelle sensazioni; aveva
sperimentato appagamento, si, desiderio, ma era come se li sentisse solo
esteriormente, nel corpo. Il calore che il contatto col pirata le aveva
provocato, invece, era stato impresso più profondamente, nel suo cuore. Aveva
percepito una forza positiva che l’aveva calmata subito, si era sentita quasi
protetta e al sicuro...Ed era la prima volta in vita sua che le capitava una
cosa del genere.
Aveva bisogno di distrarsi, di non pensare a
quelle sensazioni che la gettavano solo nello scompiglio più totale.
La stanza che Feng le aveva dato era comoda, ma
non molto spaziosa. Si guardò intorno e vide che c’era una tinozza di rame.
Si alzò e decise che avrebbe fatto un bagno. Versò
l’acqua, già calda, nel bacile e si spogliò davanti a uno specchio. Le capitava
spesso, dopo un amplesso, di passare ancora nuda davanti allo specchio, e
guardarsi. Si contemplò. Il viso liscio dalla pelle leggermente scura, il corpo
magro, su cui spiccavano i seni abbondanti e alti, le gambe lunghe e affusolate,
i muscoli che risaltavano grazie all’ allenamento quotidiano che seguiva, il
bacino un po’ largo, ma snello.
S’immerse nella vasca e appoggiò la testa sul
bordo duro, in una posizione volutamente scomoda, per costringersi a non
pensare. Ma i suoi dubbi non se ne andavano e, lo sapeva, non l’avrebbero fatto.
Si guardò intorno, impotente.
“Maledetto pirata” pensò con rabbia. Non vedeva
l’ora che quel lavoro finisse, così sarebbe tornata alla sua vita e non l’
avrebbe più rivisto.
Feng. Era tutta colpa sua se ora lei si ritrovava
con mille pensieri in testa e nessuna via d’uscita.
Decise che avrebbe fatto in modo di compiere
subito quel maledetto furto e poi tornare a casa.
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