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Autore: Mosylu    17/05/2007    11 recensioni
C'è qualcuno di speciale nella vita di Tonks, ma chi? Ron ed Harry, stanchi di ascoltare Ginny ed Hermione che cercano di indovinare, le sfidano a chiedere. Ma alla fine potrebbero scoprire qualcosa in più di quello che volevano sapere.

Tradotta per il compleanno di Lupetta
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The Dare

 

Bene... Spero Coccia, che mi perdonerai per il ritardo con cui posto questo piccolo regalino, ma lo studio per una volta ha avuto la precedenza...

Goditi questa shot, che è tutta per te!

TANTI AUGURI!!

 

A Lupetta,

per i suoi magnifici 18 anni!

Tvb Coccia!

The Dare

 

Si sentivano voci uscire dalla porta socchiusa, giungere nel corridoio, portando l’evidente testimonianza di due ragazze che stanno discutendo un problema di primaria importanza.

 

“Beh, quello che intendo dire è, guarda all’evidenza.”

 

“Penso che ce lo direbbe.”

 

“Pensi.”

 

“Va bene, d’accordo. Kingsley Shacklebolt?”

 

“No, in qualche modo sento che non è lui. non la tratta in modo diverso.”

 

“Nessuno lo sta facendo, per quello che ho visto. Dev’essere qualcuno fuori dalla casa. Deve esserlo per forza.”

 

“Chi è fuori dalla casa?” domandò Ron, infilando la testa nella stanza di Ginny ed Hermione.

 

“E’ una lunga storia.” Spiegò Ginny.

 

“Siamo venuti a cercarvi perché ci stiamo annoiando,” commentò Harry, entrando e sedendosi ai piedi del letto di Ginny. “Abbiamo tempo per una lunga storia.”

 

Le ragazze si scambiarono un’occhiata.

“D’accordo,” concesse Hermione. “Stavamo solo parlando di Tonks.”

 

“Cosa in particolare riguardo lei?”

 

“Non ve ne siete accorti?”

 

Cosa pretendevano che fossero, adesso, Legilimens?

“… accorti…” mormorò Harry.

 

Hermione li guardò come se fossero eccessivamente tardi.

“E’ molto felice ultimamente, Tonks.”

 

“Beh, è un tipo dal carattere allegro.” Fu la spiegazione di Ron.

 

“No, è diverso adesso. Prima era solo – beh – predisposizione. Adesso è come…” si bloccò Hermione, battendo le mani cercando di trovare le parole giuste.

 

Ginny le venne in aiuto.

“Come se fosse felice per un motivo preciso.” Concluse, studiando attentamente Harry ed il fratello. “Non ditemi che non ve ne siete accorti.”

 

“Ok. Non ce ne siamo accorti.” Si arrese Harry.

 

Hermione sbuffò.

“Sembra abbia ingoiato una stella, tanto è radiosa, e voi non l’avete notato?”

 

“Ci sono altre cose in ballo in questo momento, nel caso te ne fossi dimenticata.”

 

“E inoltre, noi non siamo ragazze.”

 

Ginny gli lanciò un cuscino.

“Nessuno ha mai detto che essere maschi significhi non avere due occhi per vedere!”

 

Harry non voleva che le ragazze si montassero la testa sentendoglielo dire, ma fra sé, Harry pensò che avessero ragione. Nonostante tutto quello che stava accadendo, nonostante ciò con cui lui doveva vedersela, Tonks praticamente svolazzava a due metri da terra ultimamente. La semplice predisposizione a vedere il lato positivo delle cose non poteva essere l’unica spiegazione.

 

“E adesso stiamo cercando di capire chi è.” Continuò Hermione.

 

“Chi è? È Tonks!” Ron lanciò il cuscino indietro a sua sorella.

 

“No, scemo,” disse Ginny seccata, afferrandolo. “Di chi è innamorata.”

 

“Aspetta,” la interruppe Harry. “Innamorata? Chi ha mai parlato di amore?”

 

Ginny sbuffò, ed Hermione alzò gli occhi al cielo.

 

“Ginny pensa che sia qualcuno dell’Ordine, ma io propendo di più verso qualcuno al lavoro. Ci sono così tante possibilità!”

 

Harry le fissò. L’amore non gli interessava molto. Sembrava essere fatto solo di profondo imbarazzo, cose che le persone non dicevano e che comunque tu avresti dovuto comunque sapere, e spaventosa sconsideratezza. Non riusciva a capire perché le ragazze sembravano esserne ossessionate. Anche ragazze come Ginny ed Hermione, che di solito erano più che razionali, ne parlavano come se fosse l’alfa e l’omega dell’universo. Harry non ci arrivava. Dov’era la bellezza di quel sentimento di cui si parlava così tanto?

 

Ron rivolse una faccia incredula ad Harry e chiese alle ragazze, “Dov’è il problema? Basta chiedere.” Mise su un’espressione maliziosa, “Tonks, ragazza cattiva, con chi stai pomiciando ultimamente, eh?”

 

Questa volta, Ginny gli diede un colpo talmente forte col cuscino che avrebbe potuto stendere uno yak. Ron, essendo un Weasley, si limitò a grugnire e ad allontanarsi.

“Avanti,” disse. “Vai e chiedi.”

 

“Buon Dio, Ron, non puoi semplicemente chiedere una cosa del genere.”

 

Lui fece un sorrisino maligno alla sorella.

“Ti sfido.”

 

Ginny lo squadrò, gli occhi ridotti a due fessure.

“Non hai appena detto quello che ho sentito.”

 

“Doppia sfida,” rettificò.

 

“Ronnnnnnnnnnnn… se dici anche la terza, giuro che io…”

 

“Tripla dannatissima sfida.” Terminò trionfante. “Ha. Non puoi fare niente contro una tripla. Vai.”

 

Rimise il cuscino al suo posto e ci urlò dentro. Poi se lo lasciò cadere in grembo e sospirò.

“Forza, andiamo.” Disse rassegnata ad Hermione.

 

“Cosa? Ginny!”

 

“Tripla sfida,” spiegò, “Ci tocca andare, ora.”

 

“Ginny,” cercò di farla ragionare Hermione, “E’ solo una stupida sfida. Non devi andare.”

 

Ron quasi si soffocò.

Solo una-”

 

Ginny alzò una mano ad interromperlo.

“Ron. Per quanto ti possa essere difficile crederlo, ci sono persone al mondo che non sono state cresciute come Weasley.” Si voltò verso Hermione. “Ti ricordi quando ti ho raccontato di quella volta che ho messo lo sciroppo al cioccolato nelle scarpe dei gemelli?”

 

Hermione si accigliò.

“Credevo fosse una vendetta.”

 

“Lo era. Me era anche una sfida di Bill.”

 

“Singola però,” puntualizzò Ron. “La volta invece che ho rubato la scopa di Charlie e un aereoplanino mi ha quasi ucciso…”

 

“Già, quella era una doppia sfida da parte di Fred.” Concluse Ginny per lui. “E poi quella volta quando Percy scambiò tutte le etichette sui vasetti delle spezie di mamma, proprio la sera in cui i gemelli dovevano preparare lo stufato per la prozia Mavis tutto da soli…”

 

Hermione e Harry spalancarono la bocca.

“Percy?”

 

“Tieni a mente il potere di una tripla sfida,” disse Ron solennemente. “Naturalmente era più giovane allora, non noioso come adesso. Eppure.”

 

“E questa,” intervenne Ginny, “E’ una tripla maledettissima sfida.”

 

“Non avete proprio scelta,” Harry disse ad Hermione.

 

Hermione sospirò.

“Ho capito cosa intendi,” si massaggiò lievemente il mento. “Devo ammettere che mi piacerebbe saperlo.”

 

“Forza allora,” la spinse Ron, soddisfatto.

 

Scesero di sotto, controllando nelle stanze. Trovarono Bill, una rivista di Quidditch aperta mentre sonnecchiava. Non aveva visto Tonks, riferì con uno sbadiglio.

 

“Torna a dormire, Bill,” disse Ginny, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Hermione inarcò un sopracciglio in direzione di Ginny.

 

Questa, alzò gli occhi al cielo.

“No, lui no. È tutto preso da Fleur. E comunque, l’avrei saputo.”

 

Bussarono ad un’altra porta.

“E’ qui in giro da qualche parte,” riferì Marvo Banks vagamente. Era una nuova recluta dell’Ordine, pescato in chissà quale dipartimento al Ministero. In quel momento, era immerso in una pila di pergamene. “Forse di sotto?”

 

“Scusa il disturbo,” disse Hermione, e chiuse la porta.

 

Ginny tentò, “Hermione?”

 

“Ne dubito,” rispose lei.

 

“E’ giovane,” puntualizzò Ginny, “E davvero carino.”

 

Harry sbuffò. Solo perché aveva luminosi occhi azzurri, capelli biondi ed un sacco di muscoli, non c’era nessuna ragione per andarsene in giro dicendo che era carino.

 

“Sì, ma se ha notato qualcosa più che un diagramma di incantesimi nella scorsa settimana, io sono uno schiodo Sparacoda.” Commentò Hermione.

 

Di sotto, trovarono solo Lupin in salotto, concentrato su un ritaglio di un giornale babbano. Diversi ritagli erano sparpagliati attorno a lui sulla tavola, insieme ad una tazza di tè mezza vuota.

“Hai visto Tonks?” gli domandò Ron.

 

Il loro ex insegnante alzò distrattamente lo sguardo.

“E’ in cucina,” rispose loro, tornando al suo lavoro.

 

“Eccellente, due piccioni con una fava.” Gongolò Ron.

 

Il tavolo della cucina dava l’impressione che vi fosse scoppiata sopra una libreria. Libri aperti, messi al rovescio, impilati o riposti in precario equilibrio sul bordo. Al centro c’erano una piuma tutta mangiucchiata, una bottiglia di inchiostro ed un rotolo di pergamena dove si scorgeva la scrittura disordinata di Tonks. Tonks invece aveva la testa infilata nella credenza.

“Chi è?” chiese iniziando a raddrizzarsi. Thud. “Ouch!”

 

“Oh!” esclamò Hermione, “Tutto bene, Tonks?”

 

Lei ritrasse la testa dalla credenza, massaggiandosela. Stava di nuovo facendo esperimenti coi capelli. Quel giorno erano corti e di un giallo non ben definito.

“E’ solo la mensola,” spiegò. “Tutto ok. So che vostra madre ha fatto i biscotti, stamattina, ma che io sia dannata se sono riuscita a trovarne anche solo una briciola.”

 

“Tenta sopra la credenza.” Suggerì Ginny. “Mamma li nasconde spesso là.”

 

Tonks alzò lo sguardo verso il punto indicato, ma per arrivarci doveva arrampicarsi sul bancone. Aveva già tentato una cosa del genere la settimana prima, e se Remus avesse avuto i riflessi un attimino più lenti, si sarebbe probabilmente rotta una gamba. O la gamba di qualcun altro, in ogni caso.

 

“Forse è meglio che la prenda io,” intervenne Ron.

 

“Grazie,” disse, prendendo il vassoio che lui le porgeva. “Biscotto?”

 

“Come se ci fosse bisogno di chiederlo.”

 

“A cosa stai lavorando, Tonks?” chiese Hermione, sbirciando i libri.

 

Ron alzò gli occhi al cielo.

 

“Stavo cercando informazioni sui giganti, ma ho finito. Stavo iniziando a dare di testa.” Spiegò, mettendosi a sedere sul bancone a guardandoli attentamente. “Beh, ho l’impressione che voi quattro abbiate in mente qualcosa. Cosa sta succedendo?”

 

“Avevamo una domanda,” biascicò Ron ficcandosi in bocca il quinto biscotto.

 

Hermione emise un suono che assomigliava ad un sibilo.

 

“Beh, è vero.” Protestò lui.

 

Ginny alzò gli occhi al cielo.

“Dammi quel vassoio, ingordo.” Tirò giù qualche biscotto per sé e poi lo passò avanti. “Ci avrai anche sfidato, ma lo facciamo a modo nostro, ok? Quindi tieni chiusa quella boccaccia!”

 

“D’accordo, d’accordo.”

 

Silenzio. Tonks li guardò uno ad uno negli occhi.

“Allora... volevate chiedermi...?”

 

“Giusto.” Disse Hermione mordicchiando il biscotto che Ginny le aveva passato, e continuando in tono casuale disse, “Allora, va tutto bene?”

 

Harry la fissò incredulo. Perchè fare un giro così largo per porre una semplicissima domanda?

 

Tonks parve confusa e divertita allo stesso tempo.

“Tutto bene.”

 

“Sembri davvero... molto felice ultimamente.”

 

“Beh, probabilmente perché lo sono.”

 

“Oh. Beh, bello.” Hermione annuì ripetutamente, poi si fermò e guardò Ginny, che venne in suo soccorso.

 

“E… c’è qualche motivo particolare? Ti ho visto, Ron.” Aggiunse bruscamente.

 

“Ci state mettendo una vita!”

 

“Zitto.” Rivolse poi a Tonks un ampio sorriso. “Qualche ragione? Che ne so... qualcuno di nuovo nella tua vita.”

 

“Oh,” mormorò Tonks, afferrando il concetto. “Capisco.” Sorrise fra sé. “No, nessuno di nuovo.”

 

“Ma… c’è qualcuno?”

 

I suoi occhi scintillavano.

“Pensate che ci sia?”

 

“Beh, sì, ma sai com’è… probabilmente ci sbagliamo.”

 

“Oh, sì, completamente.”

 

“Cosa? Avete passato l’ultima mezzora a ripeterci quanto eravate sicure di aver ragione!”

 

Le ragazze ignorarono Ron.

“E’ solo che siamo curiose.”

 

Loro sono curiose,” puntualizzò Ron, “Noi siamo qui solo perché non la smettevano di parlare.”

 

Tonks si osservò le unghie, un’espressione concentrata in viso, e sorrise alla sfumatura di rosa che era riuscita a creare.

“Si dà il caso che,” disse, alzando lo sguardo, “Ci sia qualcuno.”

 

“C’è? Oh, è meraviglioso!”

 

“Buon per te, Tonks!”

 

“Sì, sì, fantastico, non era questa la sfida,” sbottò Ron, “Se non lo chiedete voi, lo faccio io.”

 

Tonks parve interessata.

“Sfida? Quale sfida?”

 

“Niente,” disse Hermione.

 

“E’ una dannatissima tripla sfida,” la corresse Ron.

 

Ginny lo fulminò con lo sguardo.

“Sei cattivo,”

 

“No, sono solo tuo fratello. Vi state tirando indietro?”

 

“No.”

 

“Allora?”

 

Ginny sospirò.

“Mi dispiace Tonks, ma è una tripla sfida. Chi è?”

 

Tonks sembrò reprimere un sorriso con grandissima difficoltà.

“Uhm… sarà difficile da spiegare.”

 

“E’ lo stesso se preferisci non dirlo.”

 

“Hey!” intervenne Harry. “Tripla sfida!”

 

“Ci avete sfidato a chiedere. Io ho chiesto. Non avete mai detto che doveva rispondere.”

 

“Beh, vogliamo che risponda. Non è vero, Ron?” chiese Harry.

 

“Già, ci abbiamo già perso un sacco di tem…”

La porta della cucina si aprì con uno scricchiolio e Ron si interruppe.

 

Lupin si fermò poco oltre la porta.

“Ho interrotto qualcosa?”

 

“Niente,” si affrettò a dire Ginny.

 

“Proprio niente,” aggiunse lesta Hermione.

 

“Sono solo terribilmente curiosi,” spiegò Tonks.

 

“Davvero?” chiese Remus, lanciandole uno sguardo, le striature di grigio fra i capelli che scintillavano appena. “Riguardo cosa?”

 

Tonks appoggiò la caviglia sul ginocchio opposto, muovendo un po’ il piede scalzo. Nei suoi occhi una scintilla maliziosa.

“Sono curiosi di sapere con chi vado a letto.”

 

Harry quasi si soffocò col suo biscotto.

 

Con assoluta indifferenza, come se Tonks avesse commentato il tempo, Lupin se ne andò ai fornelli e si versò dell’acqua calda nella tazza.

“Ragionevole,” commentò immergendo le bustine di tè nell’acqua bollente. “Non troppi dettagli, per favore. Mi piace illudermi dell’idea che abbiamo almeno un po’ di privacy.”

 

Harry spalancò la bocca, ed il biscotto che prima rischiava di soffocarlo, cadde per terra. Non se ne accorse nemmeno.

 

“Non dirò niente di imbarazzante!” protestò la ragazza.

 

Appoggiando la tazza vicino a lei, Lupin aggiunse un cucchiaino di zucchero e chiamò a sé il bricco del latte.

“Perdonami se la cosa non mi tranquillizza, dal momento che l’unica cosa che riesca ad imbarazzarti è…”

 

“Remus!”

 

“…il tuo nome.” Sfiorò la sua caviglia con appena la punta delle dita. “Ninfadora.”

 

Lei rispose con una smorfia. Lupin le sorrise. Senza nessun motivo particolare, Harry iniziò a sentirsi decisamente a disagio.

 

Ron tossì, molto più forte del necessario.

 

Remus si voltò e sorrise, un nuovo inaspettato bagliore malizioso negli occhi.

“Buona serata,” salutò, lasciando la cucina.

 

Hermione fu la prima ad essere nuovamente in grado di parlare.

“Tonks…”

 

La ragazza si limitò semplicemente a scuotere la testa.

“Accidenti a lui,” disse, “Riesce sempre a farmela.” Saltò giù dal bancone. “Beh, non c’è niente da aggiungere, direi, anche se ne sarei tentata. Ha lavorato su quei ritagli di giornale tutto il giorno, vero? Credo che andrò a distrarlo.”

 

Rimasero immobili in un silenzio scioccato per diversi secondi, prima che Harry trovasse il coraggio di parlare, “E’ successo davvero?”

 

“Io l’ho visto,” confermò Ginny.

 

“Io pure,” aggiunse Hermione.

 

“Tonks e…” balbettò Ron.

 

“Il professor Lupin,” concluse Harry incredulo.

 

“Giaaaaaaaaaaaaa…”

 

“Ha quasi l’età dei tuoi genitori. Non credevo si potesse ancora farlo quando si è così vecchi.” Harry alzò lo sguardo, “Hey, Ron, credi che i tuoi genitori facciano ancora…?”

 

“Grazie mille, sarò segnato a vita, ora.”

 

“Me lo stavo solo chiedendo.”

 

“Credo che ora mi strapperò gli occhi dalle orbite.”

 

“Sono così diversi,” osservò Ginny, “Voglio dire, sono l’uno l’opposto dell’altra.”

 

“E con questo? Persone che sono completamente differenti non possono stare insieme, ora?” chiese Ron.

 

“Non intendeva dire quello,” spiegò Hermione. “E’ solo che- loro due… insieme…” scosse lentamente il capo, meravigliata. “Come?”

 

Le labbra di Ron si dischiusero in un ampio sorriso e fu colpito da pezzetti di biscotti lanciati dagli altri tre.

 

 

Sbirciarono in soggiorno. Solo una tazza di tè e dei ritagli di giornale rispondevano all’appello. Harry non era sicuro se essere sollevato o turbato dall’assenza della coppia.

 

“Stanno…?”

 

“Credi che…?”

 

Si guardarono disorientati.

 

“Beh,” disse Ginny.

 

“Non è esattamente come ce lo eravamo immaginate.” Concluse Hermione.

 

“No.”

 

“Volevate sapere,” ricordò Harry, “Ora sapete.”

 

“Beh, sì. Ma noi pensavamo…” Ginny si interruppe, facendo una smorfia. “Non che il professor Lupin non sia una persona a posto…”

 

“E’ molto –ehm- dolce, immagino, ma…”

 

“Pensavamo fosse qualcuno di più, beh, interessante.”

 

Ron alzò gli occhi al cielo.

“Pensavate che fosse qualcuno a cui si potesse sbavare dietro, vuoi dire.”

 

Lo guardarono entrambe sdegnate, e se ne andarono.

 

I ragazzi fissarono la tazza ed i ritagli abbandonati ancora per qualche istante.

“Beh, amico,” sospirò Ron alla fine, “Almeno qui qualcuno qui riceve un po’ di amore.”

 

Harry rabbrividì.

“Il professor Lupin,” disse, “Credo mi strapperò gli occhi anch’io.”

 

Ron rise, ed andarono in cerca di qualcos’altro da fare. Ma per il resto della giornata, Harry ricordò il modo in cui Lupin aveva sfiorato la caviglia di Tonks, e quello sguardo… e si chiese se tutta questa storia dell’amore non fosse qualcosa di più che baci bagnati e penosi appuntamenti ad Hogsmeade, colmi di imbarazzanti silenzi.

 

Pensò al fatto di avere il permesso di toccare una donna in quel modo. Perché lei te lo lascia fare. Perché lei vuole che tu lo faccia.

 

Forse qualcosa di buono c’era, dopo tutto.

 

FINE

 

 

 

Non faccio promesse per futuri aggiornamenti, lo studio purtroppo chiama!

  
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