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Autore: Remedios la Bella    01/11/2012    2 recensioni
Julie. Occhi curiosi e un morboso attaccamento per i casi di serial killer e omicidi.
Adam. Uomo della porta accanto, mite e bizzarro.
I due si conosceranno, in una tranquilla giornata estiva.
Ma dietro l'apparenza si può celare la più cruda delle verità. Una verità che solo il sangue può nascondere agli occhi degli altri.
Enjoy.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Sono nella merda. Ci sguazzo dentro ormai.” Questo fu l’unico pensiero logico che Julie, in preda al panico, riuscì a formulare.
Adam era fuori controllo, aveva attaccato l’agente e ora sarebbe toccato a lei, molto probabilmente. Lo sentiva, dentro di lei. Un pazzo non ha il controllo di sé, poco ma sicuro.
Rimase nella posizione in cui era per chissà quanto, respirando profondamente nel tentativo di calmare la tremarella che le scuoteva le membra dalla testa ai piedi, che iniziarono a picchiettare nervosi.
Adam non si muoveva, fissava il corpo senza sensi dell’uomo con sguardo languido, quasi innocente, piegando la testa in un modo che altri, oltre Julie, avrebbero definito inquietante.
Lei continuava a restare ferma, e intanto cercava di decifrare il volto del suo amico: sguardo perso, viso teso in una smorfia di resistenza, mani quasi strette a pugno e leggero oscillamento del corpo. Era in fase delirante, lo poteva notare bene.
Azzardò, una sola parola riuscì a farsi strada dalle sue labbra:” Adam?” lo chiamò.
Lui alzò lentamente gli occhi verso di lei, fissandola in una maniera quasi sconvolta, supplicante. Occhi quasi taglienti, che dilaniavano il cuore, che lasciavano scorrere sangue. Gli occhi di uno che all’apparenza dimostra calma, ma dentro sa di aver sbagliato. E tanto.
La stava supplicando in silenzio, lei se ne accorse quasi subito.
“ Sei così impulsivo …” la voce di Julie traspariva una falsa calma, quel tipo di sentimento che le persone cercano di imporsi quando sanno che tutto è perduto, che non c’è via di scampo, ma non demordono e cercano di arrivare fino alla fine del tunnel, per uscirne, sia che le cose vadano bene sia che vadano terribilmente male:” Quando imparerai?”
Lui non rispose, ma stirò le labbra in un sorriso quasi rassegnato, e poi andò a sedersi sul letto, tremante:” Controlla.”
“ Cosa?”
“ Che non sia morto …” fece lui, continuando a fissarla ossessivamente. Lei deglutì e eseguì i suoi ordini, chinandosi piano e senza staccare gli occhi dal trentenne. Aveva paura che, girando la testa da qualche altra parte, lui la potesse attaccare di soppiatto, vinto dallo stato della malattia, e spaccarle la testa in men che non si dica.
Sempre fissandolo, mise due dita sulla giugulare dell’agente. Sentì il cuore battere, debolmente.
Tirò dentro di sé un enorme sospiro di sollievo:”Non c’è niente di cui preoccuparsi per lui.” Sussurrò, rivolta verso Adam, che non proferì parola alcuna e si limitò a sbattere le ciglia come stanco.
“ Sei un disastro.” Fece poi, con voce roca. Tirò su con il naso, sentiva il naso pizzicarle, stava per mettersi a piangere. Per l’ennesima volta. Serrò le labbra in modo che non le sfuggisse alcun gemito di tristezza, e poi andò verso il comodino di Adam, cautamente e sempre all’erta.
Notò solo allora che le pastiglie non erano sul comodino.
“ Le pastiglie?”
“ Non lo so … CHE NE POSSO SAPERE IO?” urlò lui, in preda a un improvviso momento di rabbia. La pazzia stava facendo effetto, e Julie se ne stava rendendo conto.
Indietreggiò mettendo le mani davanti:” Calmati, ti ho chiesto dove sono le …”
“ NON LE VOGLIO QUELLE DANNATE PASTICCHE!” sbraitò l’altro, alzandosi di scatto dal letto e andandole contro.
“Quindi è così che funziona: prima lo smarrimento, poi la furia.” Pensò Julie, scappando in tempo per non essere buttata a terra da Adam. Negli occhi dell’uomo, e lei poteva notarlo benissimo ormai, si leggeva il mare in tempesta, preda dei venti e dell’uragano. Era fuori controllo, e tutto perché non aveva preso una stupida medicina. Julie non riusciva a capire perché la sveglia non avesse suonato all’orario giusto, e solo allora si ricordò che la batteria del cellulare era scarica.
“ Fanculo!” pensò, tentando di restare calma mentre l’altro la fissava a occhi sbarrati e pieni di propositi omicidi.
Non poteva calmarlo in quello stato, per niente. Avrebbe dovuto bloccarlo e fargli ingurgitare la medicina, oppure sarebbe stata violentata e poi uccisa, come lui faceva con le sue vittime.
“Non ho calcolato questo tipo di situazione! Sono davvero nei guai!” pensò, ora in preda al panico totale. La lucidità che le rimaneva, quel briciolo vitale che le serviva per non buttarsi tra le braccia della morte troppo presto, le suggerì di fiondarsi in cucina e armarsi, di qualsiasi cosa fosse fornita quella piccola cucina.
Sarebbe bastato anche un coltello.
Gettò uno sguardo di sottecchi al tavolo, dove riluceva la lama del coltello che stava usando prima. Non era proprio eccellente come arma, ma sarebbe stata sufficiente per tenerlo a bada sotto minaccia.
Fece uno scatto repentino verso la cucina, ma fu come se Adam avesse letto nella sua mente. L’altro fece un balzo scavalcando il letto con un salto,allungò il passo in maniera felina e arrivò a afferrare il coltello in contemporanea con Julie, urlando come un ossesso.
La paura prese il controllo della ragazza, che serrò la mano sul manico del coltello nel tentativo di non mollarlo per lasciarlo in mano a Adam.
Cercò addirittura di spingerlo via, ma non ci riuscì, e si beccò una gomitata sul fianco che la fece boccheggiare per qualche secondo.
Per contrattacco, gli mollò uno schiaffo in pieno viso, facendolo indietreggiare abbastanza per prendere il coltello e andare dall’altra parte del tavolo.
Lui, con la mano davanti al viso, si asciugò il filo di saliva che gli usciva dalla bocca e sogghignò:” Sei in trappola.” Prese il tavolo ai due lati e fece per spingerlo contro di lei, per bloccarla del tutto.
Lei oppose resistenza puntellandosi addirittura sui piedi, stringendo i denti per non urlare.
“Riprenditi cazzo!” gli sibilò, spingendo le mani sul tavolo per evitare di venir schiacciata. L’altro continuava a spingere, e stava avendo la meglio sulla situazione.
Fu allora che Julie si fece prendere dalla disperazione: afferrò bene il coltello che aveva in mano e attaccò Adam, ferendolo sul dorso della mano sinistra. Quello cacciò un urlò lasciando il tavolo e lei si defilò dal luogo stretto in cui era stata rinchiusa, passandogli accanto velocemente, ma non tanto da scappargli del tutto.
L’uomo la afferrò per il braccio saldamente:” Mi hai fatto male, puttanella!”
“ Lasciami Adam … ADAM MI FAI MALE CAZZO!” urlò, graffiando la mano all’uomo nel tentativo di liberarsi. Lacrime calde le segnarono le guance, la sola speranza di potersi liberare e scappare prima di venir uccisa dal suo migliore amico nonché amato alimentava il suo animo.
L’altro strinse la presa e poi, all’improvviso la spinse via, facendola sbattere contro il muro della stanza. Poi successe l’inaspettato: si sentì un rantolo provenire dal pavimento e entrambi, Julie dolorante per il colpo subito e Adam eccitato dal suo gesto, si voltarono verso l’agente che si stava alzando e toccando la testa stordito.
Fu un attimo: Adam riuscì a rubare il coltello di mano a Julie, e deciso, andò verso l’agente, in piedi ormai e inconsapevole di quello che gli sarebbe successo.
La lama penetrò la sua carne tenera all’altezza dello stomaco, in modo secco. Non emise urlo, solo l’ultimo sospiro vitale rubato dalla posata. Gli occhi del giovane divennero bianchi e spettrali, e il suo corpo si accasciò a quello di Adam, che tremante lo posò a terrà sfilando il coltello pregno di sangue.
Julie inorridì come non mai. Le labbra le tremarono, anzi tutto il suo corpo era un solo ramo scosso dal vento.
“ Oh mio dio ..” i suoi occhi divennero lucidi di pianto, e si mise la mano davanti alla bocca per non urlare e farsi sentire ulteriormente. Adam stava ancora con il coltello in mano, e stavolta la fissò, ma senza la furia omicida che aveva prima negli occhi.
Julie sembrò interpretare quello svanimento di intenti omicidi come il fatto che, uccidendo quell’uomo, finalmente l’altro si fosse calmato e avesse sfogato le sue paure.
Fece per avanzare, timorosa di farlo in verità, ma l’altro sembrò indietreggiare.
“Adam … perché?” Julie si fece vicina al cadavere, il cui sangue ormai aveva creato una chiazza nerastra in contrasto con il parquet chiaro della stanza.
Le forze la abbandonarono, cadde in ginocchio davanti all’uomo senza vita e prese a piangere come non aveva mai fatto prima.
Adam le arrivò dietro, e inginocchiandosi  inzuppò la sua mano nel sangue della sua vittima.
Afferrò poi da dietro la testa della sua amica e le passò il pollice bagnato di sangue sulle labbra, sussurrandole a poca distanza dall’orecchio:” Vedi cosa succede a fidarsi di me?”.
In un gesto di totale delirio si leccò poi le dita, e lei dovette reprimere il conato di disgusto che le si fece strada in gola.
“ Tu sei un pazzo.” Disse lei, cercando di allontanarlo.
Lui si strinse ancora di più:” E tu ami questo pazzo. Peggio per te.”


Angolo di Remedios:
Lo so, mi state odiando a morte. Lo posso immaginare e accetto il vostro odio *sogghigna*.
La coppia felice ha appena avuto una rissa e sembra che il peggio stia per arrivare no? 
AL PROSSIMO EPIDOSIO! E sappiate ... CHE NON HO RIMPIANTI! *sparisce in una nuvola di fumo*

   
 
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