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Autore: Kwassakwassasisa    01/11/2012    1 recensioni
Una ragazza, la sua grande fantasia e un ragazzo misterioso.
Sotto c'è qualcosa di losco, che Isabel non riesce a scoprire.
Una trama semplice, che rivela davvero poco.
I hope you enjoy.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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             What a big mess!



Premetto che, è la prima volta che scrivo una storia del genere, e non ho idea di come verrà. Spero di non fallire, in ogni caso, voi supportatemi ed io farò del mio meglio.
Dietro a questa storia si celano grandi seghe mentali (ha-ha) perciò, abbiate fede(?).
Buona lettura,
_Sisachan_





Mille parole




<< Devi smetterla di stare sempre attaccata ad un computer! Non è la vita reale, fattene una ragione e vivi la tua vita di adolescente finché puoi! >> Urla mia madre cercando di spegnere il pc.
<< Smettila! Tu non puoi capire! Lasciami in pace! >>
<< No, adesso spegni questo cazzo di computer ed esci con le tue amiche! >>
<< Ma mamma…! Devo salvare almeno quella storia! >> Esclamo un attimo prima che lei pigi il pulsante di spegnimento. Qualcosa si sgretola dentro di me. Erano più di 1000 parole, non salvate. La rabbia mi corrode.
<< Che cazzo hai fatto!?!? Ti rendi conto che hai appena cancellato tutto il mio lavoroo!?!? >>  Mamma mi stringe un polso con tutta la forza e mi divora con gli occhi inniettati di sangue.
<< Cos’è che hai detto? >>
<< Che sei una stronza! >> Esclamo io liberandomi dalla sua stretta per poi alzarmi dalla sedia con l’intenzione di scappare, ma lei mi afferra la maglietta che per poco non mi strappa e tirandomi a sé mi da uno schiaffo così forte da farmi cadere a terra.
<< Prova a ripeterlo >> dice lei con sguardo assassino. Io deglutisco e taccio. Mi alzo in piedi e prendo la giacca dirigendomi con strafottenza verso la porta d’ingresso.
<< E adesso dove scappi?! >> urla di nuovo venendomi incontro.
<< Dalle mie amiche! >> e sbatto la porta.
Con una guancia rossa per lo schiaffo e la rabbia alle stelle, scendo le scale velocemente, per poi uscire di casa e dare un calcio al cassone della spazzatura. Quando rialzo lo sguardo qualcuno mi sta guardando.  Figura di merda. D’un tratto tutta la rabbia svanisce, facendo spazio al mio imbarazzo. Mi metto una mano nei capelli e tossisco appena. Abbasso il capo e filo dritta, nascondendomi nel cappuccio della giacca.
<< Dovresti imparare a controllare la tua rabbia >> dice il tizio che mi ha visto calciare il cassone.
<< Dovresti imparare a farti i fatti tuoi >> mormoro continuando a camminare, ma il tizio mi segue. Che diavolo vuole? In questa città non puoi neanche fare una cazzata che se qualche malintenzionato ti vede sei fottuta. Bisogna cercare di non attirare mai l’attenzione, mai. Aumento il passo senza girarmi neanche un attimo e l’altro mi fa: << Non scappare, non mordo >> . Io mi giro e lo guardo meglio. E’ giovane. Gli occhi chiari, capelli scuri, neri e ricci. Mi fermo.
<< Perché sei arrabbiata? >>
<< Perché mia madre ha cancellato il mio lavoro di 1000 parole >>
<< Vuoi sfogarti? >>
<< E come? >>  dico alzando un sopracciglio e lui si avvicina a me.
<< Picchiami, come fossi un saccone da box >>
<< Non voglio. Non ti conosco nemmeno.. >>
<< A maggior ragione >>
<< No, non fa niente. Mi sono già sfogata. Davvero >> lo guardo negli occhi e mi giro riprendendo a camminare. << Grazie lo stesso >>. Lui tace per qualche secondo e poi dice << Alla prossima >>
e io << Si >> ma in mente penso –A mai più-.
Continuo a camminare e il bus mi passa davanti, che fortuna. Lo prendo, senza neanche girarmi a vedere se è ancora lì. Mi siedo. C’è un odore sgradevole, come sempre.  Mi giro velocemente verso la strada, il tizio non c’è più. E’ come sparito, dissolto.
Mi faccio lasciare in Via Mazzini, casa di Eleonore. Le racconto tutto e lei non sa se ridere o darmi una pacca sulla spalla, alla fine fa spallucce.
<< Mi dispiace per la storia.. Ma almeno hai incontrato questo tizio, eheh >>
Io alzo un sopracciglio.
<< Stiamo parlando di uno che forse non rivedrò mai più >>
<< Io non ne dubiterei così tanto, si trovava pur sempre sotto casa tua.. >>

Già, si trovava sotto casa mia. E adesso che ci penso, era come se mi stesse aspettando sin dall’inizio. Cosa voleva da me?
Sarà stata solo una mia impressione, sicuro.
   
 
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