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Autore: Tinkerbell92    01/11/2012    6 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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 Era un po’ di tempo che non mi capitava di sognare cose strane.
A partire dai tre anni, spesso mi succedeva, soprattutto durante le diverse fasi lunari, di svegliarmi nel cuore nella notte in preda a sogni orribili.
Tuttavia, durante quelle settimane passate al Campo, avevo passato solo notti senza sogni. 
Mi ritrovai all’interno di una stanza  illuminata, con le pareti bianche ed il pavimento di marmo.
Ero nascosta dietro ad un paravento, non so perché, e stavo osservando tre persone che discutevano tra loro.
Una di queste era mia madre, solo che era leggermente diversa da come l’avevo conosciuta: dimostrava appena dodici anni, i suoi capelli rossi erano raccolti in una strettissima coda ed il suo abbigliamento era composto da un semplice tunica argentata.
La seconda persona era un ragazzo sui vent’anni, abbastanza alto, dal fisico asciutto ma muscoloso. Aveva i capelli castani, il sorriso scaltro e le sopracciglia arcuate. Indossava un chitone greco bianco, teneva in mano un caduceo e, ai suoi piedi, portava dei sandali alati.
Non mi ci volle molto ad identificarlo come Ermes, messaggero degli dèi e padre di Luke.
Accanto a lui, c’era una ragazza sui sedici anni, che non riuscii ad identificare.
Aveva i capelli color castano ramato, l’espressione timida e vestiva con una lunga tunica viola chiaro, che metteva in risalto un evidente rigonfiamento a livello dell’addome.
Stava in silenzio ed un pochino in disparte, osservando mia madre ed Ermes che “parlavano”, o meglio, Ermes parlava normalmente, mia madre, invece, sembrava volerlo sbranare da un momento all’altro.
Mi fece uno strano effetto vederla così.
- Siamo alle solite, vero Ermes?- diceva mamma, con tono decisamente poco amichevole.
Il padre di Luke alzò gli occhi al cielo: - Se volevi litigare, Artemide, non potevi almeno scegliere un momento migliore? O, al massimo, avvisarmi in tempo? Non voglio che Daeira si agiti…-
Fece una carezza affettuosa alla ragazzina al suo fianco, mentre mia madre sbuffava annoiata.
- Io e te parleremo adesso. Non è necessario che lei ascolti.
Ermes sospirò e si rivolse con dolcezza alla giovane: - Tesoro, ti dispiacerebbe aspettarmi fuori?
Lei annuì, arrossendo un po’ quando lui la baciò sulla guancia.
Fece un inchino ad Artemide e si avviò rapidamente verso la porta.
Passò davanti al paravento dov’ero nascosta, gettandomi uno sguardo distratto.
I suoi occhi nocciola, leggermente a mandorla, si socchiusero con fare interrogativo e, per un istante, credetti che potesse vedermi. Ma poi, alzò le spalle ed uscì.
Artemide scosse la testa: - Ma guarda te se dovevi mettere incinta un’altra dea minore… tra te e mio fratello non so chi sia più pervertito!
- Hey! Questa volta è diverso!- protestò Ermes, ma mia madre lo interruppe: - Ogni volta dici così.
Il messaggero degli dèi sbuffò scocciato: - Non sarai mica venuta per parlare di questo?
- Ovviamente no.
Artemide si scostò un ciuffo di capelli dal viso e continuò: - In realtà, volevo discutere con te riguardo ad uno dei tuoi figli.
Ebbi una stretta allo stomaco: forse pensava che io e Luke fossimo una coppia e l’avevo delusa!
Mi sporsi un po’ di più dal mio nascondiglio, tendendo l’orecchio al massimo.
Mia madre sembrava piuttosto arrabbiata: - Sto parlando di Luke Castellan, il tuo prediletto.
- Luke?- l’espressione di Ermes diventò confusa – Che ha fatto di male per farti innervosire così?
Mamma lo fulminò, con una faccia così spaventosa che, se l’avessi avuta di fronte, credo sarei scappata via a gambe levate.
- Lo sai benissimo, Ermes - sibilò, con una voce terribilmente perfida – non ho mai contestato il suo comportamento riprovevole  nei confronti delle ragazze, perché non sono affari miei.
Ma non posso assolutamente tollerare che ci provi in continuazione con mia figlia!-
La stretta allo stomaco aumentò.
Ermes restò un attimo in silenzio, poi cercò di trattenere una risata: - Oh, ma dai! E’ un ragazzo, è normale! Non te la sarai mica presa per lo scherzo del reggiseno? A proposito, che coppa porta?-
Mi sentii avvampare, mentre mia madre sembrava sul punto di esplodere.
- Già quello è stato un insulto gravissimo! Vogliamo parlare delle avances durante la Caccia alla Bandiera? Oppure ai falò? O, peggio, di quando quel maniaco si è strusciato su di lei, nel letto?
Udendo ciò, credetti di svenire per la vergogna.
Ermes assunse un’aria maliziosa, probabilmente compiaciuto della perversione del figlio: - E tua figlia, allora? Che cosa ci faceva nella Casa Undici? Nel letto di mio figlio? Non mi è sembrato che le dispiacesse quello “strusciamento”…-
A quel punto, stavo per uscire dal mio nascondiglio, saltare addosso ad Ermes e picchiarlo con il suo stesso caduceo, ammesso che in sogno fosse stato possibile, ma la voce ferma di Artemide mi bloccò: - Stava cercando di recuperare il suo indumento rubato! E credo che, se lei fosse bendisposta nei confronti di quel pervertito, non gliele avrebbe di certo suonate durante la Caccia alla Bandiera. Né avrebbe pagato il piccolo Stoll per mettergli lo smalto ed umiliarlo! Mia figlia si sta difendendo, sta opponendo resistenza. Ma quella sottospecie di arrapato non le dà un attimo di tregua! Io ti avverto Ermes- gli occhi di mia madre divennero due sottilissime fessure – Dì a quell’idiota di starle alla larga, altrimenti ne pagherete entrambi le conseguenze!
Ermes fece per replicare, quando la porta della stanza si aprì di scatto, ed entrò a passo svelto una bella donna sulla trentina, con i capelli lunghi e neri ed indossante un’elegante armatura greca.
Il suo volto era autorevole, anche se un po’ troppo serio, ed i suoi severi occhi grigi erano molto simili a quelli della piccola Annabeth.
Capii all’istante che doveva essere la dea Atena.
Si intromise tra i due con fare imperioso, parlando con tono autoritario: - Ora basta discutere! Zeus mi manda a chiamarvi per discutere di una cosa importante!
- Di che si tratta?- domandò mia madre, leggermente turbata – E’ successo qualcosa di grave?
- Riguarda un vecchio nemico- rispose spiccia Atena – Ma questo non è il luogo adatto per parlarne. Andiamo alla Sala del Consiglio. Gli altri dèi si sono già radunati…
Le tre divinità si diressero verso l’uscita e, per non farmi vedere, cercai di nascondermi meglio dietro al paravento. Ma, all’improvviso, i disegni greci impressi sulla tela, iniziarono a muoversi lentamente e, prima ancora che potessi fare qualcosa, una mano gigante uscì dalla sua prigione di seta, stringendomi in una morsa d’acciaio. Mi venne spontaneo gridare una sola parola.
- MADREEE!!!
 
Aprii di colpo gli occhi, ritrovandomi al buio della mia stanza.
Qualcuno accese la lampada sul comodino, abbagliandomi in modo decisamente fastidioso.
- Leila!
Maggie era in ginocchio sul proprio materasso, con la mano ancora serrata attorno all’interruttore. – Ma-Maggie?- balbettai ancora sconvolta, con il cuore che mi martellava nel petto.
Lei si sedette sul mio letto, fissandomi ironica: - Chi pensavi che fossi? Un satiro? Dèi, hai una faccia allucinata come poche! Si può sapere cosa ti succede? Stai male, per caso?-
- Io… credo di no…- mormorai tra i brividi – E’ solo che… ho fatto un sogno… un sogno strano che poi è diventato un incubo…
Raccontai brevemente quello che avevo visto.
Maggie strinse le labbra con aria assorta: - Immagino tu sappia che i semidèi, spesso, hanno dei sogni premonitori… il fatto che gli dèi organizzino riunioni straordinarie non è un buon segno…
- Intendi che… potrebbe essere pericoloso anche per noi?
Maggie sembrò pensierosa: - Quello che minaccia gli dèi, purtroppo, minaccia anche noi. Ma non è il caso di vivere nell’angoscia. Mia madre dice sempre: “Mai fasciarsi la testa prima di romperla”.
Ti consiglio di darti il pensiero solo se questo nemico uscirà allo scoperto. Non hai bisogno di avere altro per la testa, in questo momento. Domani parlerò con Chirone. Torna pure a dormire. -
Non mi sentii per nulla rassicurata, ma non potei nemmeno darle torto.
Chiusi gli occhi, sperando di non venire di nuovo ghermita dalla mano gigante del paravento.
Non sognai più nulla.
 
La mattina seguente, cercai in tutti i modi di distrarmi, anche se continuavo a sentirmi a disagio.
Evitai Chirone il più possibile, temendo che mi facesse qualche domanda dopo aver parlato con Maggie, e mi allenai al Poligono di Tiro con l’Arco finchè le braccia non mi fecero male.
Tuttavia, non sarei riuscita ad evitare i problemi ancora per molto.
Era stato indetto un Torneo di Scherma per quella sera, così, verso il tardo pomeriggio, tornai alla Casa Otto per indossare la mia armatura.
Maggie era alla Casa Grande, per discutere di chissà cosa con Chirone, così cercai di arrangiarmi il più in fretta possibile.
Mi specchiai a lungo, provando un piccolo senso di vanità: l’armatura mi dava una regalità tale che, se fossi vissuta al tempo dell’Antica Grecia, sarei, di sicuro, passata per una principessa amazzone.
Per completare l’opera, mi legai al collo una catenina, alla quale avevo appeso il Pegno della Luna così che fungesse da medaglione.
Mi sentivo riconoscente nei confronti di mia madre, soprattutto dopo aver visto come mi difendeva nel sogno.
Lei si fidava di me ed io non volevo deluderla per nulla al mondo.
Uscii dalla casa sistemandomi lo scudo sul braccio, quando qualcuno mi posò una mano sulla spalla, facendomi sobbalzare.
Mi girai di scatto, ritrovandomi davanti Luke e la sua solita faccia da schiaffi.
- Castellan – sbuffai – Che diamine ci fai qui?
Lui mi posò un dito sulle labbra: - Sssht, non fare domande e seguimi.
- Sì, certo – borbottai ironica – Come se mi fidassi a venire con te…
In tutta risposta, lui mi gettò uno sguardo interessato: - Ma lo sai che sei davvero sexy con questa armatura? Mi piace il modo in cui ti mette in risalto le tette…
- Adesso basta!- sbottai arrossendo, e lui, in tutta risposta, mi fece la linguaccia ed iniziò a correre  in direzione della foresta del campo.
Da perfetta idiota, gli corsi dietro imprecando, senza rendermi conto che era quello che voleva.
- Castellan, torna qui!
- Haha! Prova a prendermi! - mi rispose, senza fermarsi – Il tuo corsetto push-up è meglio di qualunque reggiseno!
- Dèi, se ti prendo!
- Amore, non aspetto altro!
- Castellan!
Eravamo ormai giunti nei pressi del bosco, quando Luke iniziò a rallentare.
Mi fermai stupita, non appena vidi un gruppetto di persone che parlavano tra loro vicino agli alberi.
Annabeth Chase corse subito incontro a Luke, non appena lo vide, mentre gli altri ragazzi continuarono a discutere come se niente fosse.
Erano quattro in tutto.
C’erano: Grover, un satiro dai capelli castani, che Maggie mi aveva presentato una volta; i fratelli Stoll ed una ragazza Indeterminata che, prima di allora, avevo visto solo di sfuggita, ma che mi aveva comunque impressionata molto.
Dimostrava più o meno la mia età, aveva i capelli neri e mossi, lunghi fino alla vita, e penetranti occhi di un chiarissimo verde acquamarina. 
Vestiva con un’armatura nera e viola e, non appena incontrai il suo sguardo, un brivido mi corse lungo la schiena.
Il suo nome era Morgan Fay.
Connor mi salutò con un sorriso, mentre Grover si avvicinò timidamente a Luke: - Allora?
Castellan assunse un’espressione furba: - Allora, ho la Profezia!
Tutti assunsero un’espressione curiosa, mentre io fissai stupita Luke: - Profezia? Di che accidenti stai parlando?
Annabeth mi gettò un’occhiataccia, ma lui si limitò a sogghignare: - Hai presente quando ti ho accennato all’opportunità di dimostrare quello che valiamo? Bene, ho trovato il modo per ottenerla!
- Che cosa intendi dire?
Luke si sistemò meglio l’armatura ed annunciò trionfante: - Ho sentito Chirone che discuteva con Maggie e il Signor D. nei pressi della Casa Grande. Ci sono degli eventi strani che succedono alla Baia di San Francisco, probabilmente a causa di uno strano mostro antico.
Non ho capito bene cosa sia, ma mi sembra che la missione faccia a caso nostro.
- Che cosa?-
Scossi la testa con aria rassegnata: - Tu sei pazzo.
- Non è vero!- sbottò Annabeth, pestando il piede a terra – Luke può fare tutto! E ora ha anche la Profezia! E’ la prova!-
- La Profezia…- ripetei, per nulla impressionata – E, vediamo, quale sarebbe?
Luke mi mostrò due fogliettini. Ne diede uno ad Annabeth e si mise in tasca l’altro: - Ogni cosa a suo tempo. Per il momento dovete solo fidarvi di me. Non è necessario avvertire Chirone, torneremo molto prima di quanto pensiate.
- Aspetta un attimo, fidarci di te? Mi sembra un pochino difficile, Luke – borbottai sarcastica – Anche perché questa missione è un vero suicidio. Ogni giorno la tua stupidità mi sorprende sempre di più, Castellan.
Grover si schiarì la voce timidamente: - In realtà, non è una vera e propria missione… è più un’avventura che ci permetterà di aiutare altra gente… noi la vediamo sotto questo punto di vista…
Scossi la testa rassegnata: - Siete pazzi. Non abbiamo nemmeno l’equipaggiamento. E come pensate di arrivare a San Francisco in poco tempo?
Connor Stoll mi lanciò uno zainetto: - Qui ci sono alcune tue cose… mi sono preso il permesso di procuratele prima…- arrossì leggermente – Dovrebbe esserci tutto…
Restai in silenzio, indecisa se strangolarlo o picchiarlo a sangue, quando sentii Luke che parlava dolcemente ad Annabeth: - Sei sicura di volerlo fare?
La bambina annuì: - Io ti aiuterò. Promesso.
Morgan, la ragazza dai capelli neri, si sfilò dal collo uno strano ciondolo scuro, che aveva un’ametista incastonata al centro: - Io direi di partire. Riunitevi in cerchio attorno a me, prendetevi per mano e non lasciatevi per nessun motivo.
- Aspetta un attimo, che cosa?- mi allarmai, mentre Luke mi afferrava una mano con decisione
– Che cavolo avete intenzione di fare? Io non vengo in missione con voi, non ci tengo a farmi ammazzare!
- Troppo tardi – mi rispose Morgan, senza battere ciglio, alzando il ciondolo innanzi a sé.
Una voce che ben conoscevo mi fece voltare: - Hey voi! Che cosa pensate di fare?
- Maggie!- gridai, mentre Connor mi prendeva l’altra mano – Sono finita in un gruppo di pazzi!
- Morgan, muoviti!- le ordinò Luke e la ragazza mormorò una specie di cantilena.
- Mi̱téra to̱n fasmáto̱n , eisákouse ti̱n prosef̱chí̱ mou!
 Il ciondolo si illuminò di una strana luce viola.
Provai a divincolarmi, ma, per una qualche strana ragione, non riuscivo a staccare gli occhi dalla pietra viola che brillava.
Maggie corse verso di noi, mentre Morgan terminava la sua preghiera.
- Kólpos tou San Fransísko!
Un fascio di luce violetta ci colpì, costringendomi a chiudere gli occhi.
Sentii qualcuno che mi afferrava con forza un braccio e, in un attimo, il mio corpo venne risucchiato da un’energia misteriosa, facendomi venire i giramenti di testa.
Non vedevo nulla, sentivo solo una morsa sul braccio e la mano di Luke stretta nella mia.
Non so perché, percepivo solo il calore delle sue dita, nonostante sapessi che anche Connor mi stava tenendo.
Mentre stavo per svenire, percepii, di colpo, il suolo sotto i miei piedi, una piacevole brezza, tipica delle città marittime, lo stridio dei gabbiani ed il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
Aprii gli occhi, restando completamente sorpresa.
Ci trovavamo nei pressi della Baia di San Francisco.

Angolo dell'Autrice: Grazie a Eris_Malfoy per avermi suggerito di inserire un dialogo tra Ermes ed Artemide :)
  
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