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Autore: Angel_shanti    01/11/2012    8 recensioni
Arleen era sempre stata sola. Anche negli ultimi istanti della sua vita. Sola.
Si può morire di solitudine?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arleen camminava lentamente lungo il molo, il vento freddo le bruciava le guance ormai arrossate lasciandole un sapore salmastro sulle labbra, il gelo della notte la penetrava in profondità, giungendo fino alle ossa, scuotendole il corpo con sommessi brividi che le facevano tintinnare i denti. Non era la serata adatta per una passeggiata, lo sapeva. Proprio per quello aveva deciso di uscire. Il silenzio del molo deserto era rotto solo dall’infrangersi discontinuo delle onde, la luce fioca dei lampioni illuminava i suoi passi. Era sola. Come lo era da un po’, come lo era sempre stata. Riusciva a percepire il gelo dentro di se, ma non era colpa del freddo. Il vuoto che le riempiva il petto era parte di lei da troppo tempo. Volse lo sguardo verso le case in lontananza, anche da quella distanza ne riusciva a percepire il calore. Le luci soffusi, il fumo dai comignoli, le parole affettuose, le tenere carezze. Si strinse più forte in quel cappottino troppo grande, un lungo sospiro nella disperata ricerca di allontanare quei tristi pensieri dalla propria mente. Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare da quanto tempo non si sentisse parte di qualcosa, da quanto tempo non si svegliasse con quel senso di angoscia che le riempiva gli occhi di lacrime, da quanto tempo non si fosse sentita indispensabile per qualcuno, da quanto tempo qualcuno non fosse stato indispensabile per lei. Da quanto tempo non avesse più amato, non fosse stata amata. La solitudine diventa un’abitudine e non una scelta che tu fai. Arleen lo aveva imparato a sue spese ogni giorno un po’ in più. La solitudine non la spaventava più, si raccontava ogni giorno, per poi ritrovarsi ogni notte a piangere, finché Morfeo non arrivasse a rapirla da quella silenziosa sofferenza. Aveva imparato a mentire, a nascondersi dietro un va tutto bene alla solita superficiale domanda, a nessuno interessava davvero come va, a nessuno interessava davvero di cosa provasse Arleen. Un mesto sospiro, le mani sulla gelida balaustra, lo sguardo verso il fermento del mare. Al diavolo tutti. Forse meritava tutta quella solitudine, forse no. Forse era stata una strega in qualche vita passata, forse ogni tanto Dio chiude un occhio e si dimentica di una delle sue pecorelle, forse semplicemente non può esserci il lieto fine per tutti e, a sto giro, era toccato a lei il finale alternativo. Aveva asciugato le lacrime con la manica del cappotto. Non avrebbe voluto piangere. Non voleva mostrarsi debole, proprio quando aveva deciso di essere lei a scegliere il finale alla sua storia. Ancora un sospiro. Un lungo sguardo verso il mare nero di fronte a se. La mano stretta intorno a quel biglietto aereo. Mancavano poche ore ormai al viaggio che le avrebbe cambiato la vita, riusciva finalmente a intravedere la luce in fondo a quel tunnel che per troppo tempo aveva abitato. Le labbra si erano inarcate un timido sorriso quando un nuovo gelo si era impossessato del suo corpo. Un grido acuto aveva abbandonato la sua bocca, gli occhi sgranati per la paura. Aveva cercato di divincolarsi, ma era stato inutile, le strette braccia che le cingevano la vita avevano una forza sovrannaturale. La testa inclinata in maniera forzata, la bocca di un estraneo sul suo collo le stava risucchiando famelicamente la propria linfa vitale. Tutti i suoi sogni, le sue speranza, le sue illusioni, spazzati via in un solo istante. Nuovamente le tenebre. Nuovamente il buio.

Arleen era sempre stata sola. Anche negli ultimi istanti della sua vita. Sola.

Si può morire di solitudine?

Arleen direbbe di si.

   
 
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