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Unsustainable
"Leave
me alone, it's
nothing serious
I'll do it myself
It's got nothing to do with
you
And there's nothing that you could do"
[Cave – The Muse]
3
Aprile, 11:20, Tribunale di L.A.
Kyle
picchiettava ritmicamente con una matita sul bancone della difesa,
sotto lo sguardo di Knight che se la stava ridendo sotto i
baffi. Pepper si passò una mano sul volto, esausta,
mentre
Ian era rigidamente immobile come una mummia sulla sua sedia.
Hammer
si era defilato da almeno mezz'ora, e non avevano fatto altro che
parlare del comportamento inadeguato di Tony nel corso del
periodo di "degenza" tra i due processi. Le foto a conti fatti non
erano poi così scandalose, esclusa
quella della
cucina devastata. Kyle era infine riuscito a far valere la sua
obiezione
riguardo alla violazione della privacy, sostenendo inoltre che
potevano benissimo essere state ritoccate e contraffatte, visto che
Knight non era stato disposto a rivelarne la fonte.
In tutto ciò il diretto interessato era rimasto muto, con lo
sguardo fisso sul banco dei testimoni e un pallore malsano sul volto,
seguendo ciò che accadeva attorno a lui con movimenti rapidi
dell'occhio, senza mai intromettersi e rispondendo a
monosillabi. Aveva tirato un sospiro di sollievo solo
quando il discorso si era finalmente allontanato dalle foto.
Knight
aveva masticato veleno quando Stern si era mostrato incline
ad accettare l'ipotesi della contraffazione, soprattutto considerando
la loro provenienza incerta, ma non
sembrava particolarmente turbato da quel fatto. Era evidente che
avesse raggiunto il suo scopo primario, ovvero minare ancor di
più la
credibilità di Tony e gettare fango sulla sua immagine
già non
immacolata. Era poi tornato alla carica
con l'aiuto di Hammer per mettere in luce altri dettagli
"potenzialmente pericolosi" riguardanti le
protesi.
Naturalmente Tony non ne era stato affatto
felice, già sufficientemente irritato dal suo precedente
contrasto
con Hammer, e aveva fatto sfoggio del suo sarcasmo più
pungente;
poco ci era mancato che il giudice gli lanciasse il suo tanto odioso
martelletto per zittirlo, accettando senza ulteriori esitazioni le
accuse di Knight.
Quest'ultimo, dopo la mossa fallita delle foto
sulle quali Kyle ancora si lambiccava il cervello, aveva appena
riassunto saccentemente alla giuria i punti salienti dello scorso
processo, cambiando apparentemente linea d'attacco: ancora una volta
addentrarsi nei dettagli tecnici della faccenda non avrebbe fatto
altro che metterlo in difficoltà, visto lo scarso aiuto che
gli stava fornendo Hammer. Si soffermò naturalmente sui modi
e sulle risposte
spregiudicate di Stark e sulla sua evidente riluttanza a collaborare
e adottare un comportamento civile. La cosa aveva stuzzicato ancora di
più Tony, che si
mordeva a stento la
lingua per non intervenire. O almeno, per non farlo troppo
spesso.
Kyle prevedeva dove voleva andare a parare quel subdolo sciacallo della
legge
– doveva ammettere che apprezzava quel temine coniato da
Stark –
e ne ebbe la conferma dopo poche altre, estenuanti frasi del
suddetto.
«Signor Stark, vuole confermare ancora alla giuria che
è mentalmente abile a mantenere il controllo delle Stark
Industries?»
L'interpellato fece scorrere pigramente lo sguardo
per tutta la sala, come se pensasse che la risposta si trovasse
là
attorno, ma non avesse davvero voglia di cercarla. Appoggiò
il
mento sulla mano destra, esponendo in bella vista la protesi e
sollevando infine l'occhio su Knight, che aspettava con impazienza
repressa che lui parlasse.
«Come, scusi?» disse infine, in
tono disincantato e con un sorrisetto sfrontato.
Per un momento
sembrò che Knight stesse per scaraventargli contro l'intero
banco
dell'accusa, ma, Kyle dovette riconoscerlo, mantenne un notevole sangue
freddo e ripeté la domanda con assoluta calma e un tono
completamente piatto, tanto da suonare innaturale. Probabilmente
immagini di morte e distruzione scorrevano nella sua mente, ma fece del
suo meglio per contenerle.
Tony deglutì. Il numero di
persone ansiose di stringere la mani attorno al suo collo aumentava a
vista d'occhio.
«Non mi sembra sia insorto alcun problema
riguardo le mie industrie, e non mi sembra nemmeno che interessi
questo processo,» svicolò, monocorde.
«Non è stato molto
in grado di gestire il suo impero finanziario, ultimamente.»
«Oh,
sono molto ben organizzato in proposito: sa, tra un'operazione e
l'altra, quando magari sono in stato un po' meno comatoso del solito,
mi ritaglio del tempo libero e penso anche ai miei affari. Liquidata
questa domanda, cos'altro vuole da me?» espose Tony,
tamburellando ostentamente sul bancone con la protesi e causando un
irritante, discontinuo ticchettio metallico.
«Quante
operazioni,
per l'esattezza?»
«Pardon?»
«Signor Knight,» intervenne
Kyle, per troncare sul nascere quello che sembrava l'inizio di una
discussione tanto inutile quanto infinita. «Il dottor
Mitchell le ha
fornito tutta la documentazione necessaria.»
«Stavolta,» precisò
Knight, pignolo.
Ian emise un sospiro, mettendosi a braccia
conserte nel chiaro sforzo di non intervenire. Pepper lo
rassicurò posandogli una mano sulla spalla: la
situazione era già abbastanza disastrata e non c'era alcun
bisogno di
peggiorarla ulteriormente.
«La invito comunque ad esporre alla
giuria l'esatta natura delle sue protesi e lo svolgimento delle
operazioni; abbiamo bisogno di tutte le informazioni possibili per
emettere un verdetto...» lasciò la frase
in sospeso, come se
stesse per aggiungere di che tipo di verdetto si trattasse, poi
continuò, in tono altrettanto viscido: «...
inoltre abbiamo qui
anche il giudizio del dottor Raven, che ha visitato il signor Stark
due giorni fa e ...»
«Obiezione,» lo interruppe in tono
rigido Kyle, lanciandogli un'occhiata penetrante da dietro gli
occhiali.
Knight si interruppe seccato, poi assunse un'espressione
falsamente cordiale e fece un cenno per invitarlo a
parlare:
«Prego.»
L'altro represse una smorfia infastidita
dal tono saccente dell'avversario e mantenne un contegno
impeccabile.
«Vorrei far notare alla giuria il fatto che il mio
cliente, quando la visita è stata effettuata, era
pressoché
moribondo.»
«E con ciò?» proferì
Knight,
incrociando le braccia con fare impaziente, rimediandosi
così
un'occhiata astiosa da parte del diretto interessato.
«Gli sono
stati concessi solo due giorni supplementari per ristabilirsi e
francamente ritengo un miracolo il fatto che il signor Stark non sia
ancora collassato a causa del...»
«Sta criticando la scelta del dottor Raven, approvata dalla
giuria stessa?» lo
stuzzicò
pericolosamente Knight.
«Sì,» intervenne Tony,
prevedendo
la difficoltà della risposta per Kyle e sollevando
all'istante un
mormorio di voci nell'aula. «Verifichi anche questo
sulle
cartelle mediche del dottor Mitchell. Credo seriamente di sfiorare i
quaranta di febbre in questo momento e un morto in tribunale
è
proprio ciò che ci serve
adesso,» aggiunse, e il velo lucido
sul suo occhio sembrava corroborare quell'affermazione.
Kyle si
sforzò di rimanere calmo, non potendo negare che la risposta
di Tony fosse quello che effettivamente pensava anche lui... ma non
doveva
dirlo così. Doveva controllarsi
o a lui sarebbero uscite
le saette dagli occhi e un cliente – nonché unico
testimone – in
cenere non sarebbe stato molto d'aiuto.
Il sorrisino sadico che si
delineò sul volto di Knight non feceva sperare nulla di
buono,
mentre spostava lo sguardo da Kyle a Tony e infine a Pepper e
Ian. Era pronto ad annientarli.
«Signor Stark, con quale
facoltà lei afferma l'incompetenza del Dottor Raven e
perché...» continuò a
blaterare incontrastato Knight, mentre
Tony sembrava sul punto di svenire e faticava a mantenere
l'attenzione, distratto anche dalle fitte ai
moncherini, risvegliatesi con lo scemare degli antidolorifici.
A sua volta, Stern non era esattamente attento a ciò
che avveniva nella sua aula. Pepper scambiò un'occhiata
eloquente
con Kyle: “fermalo”, interpretò lui, a
colpo
sicuro. Effettivamente, se non avesse tappato la bocca a Stark
–
che, per l'amor del cielo, aveva appena spedito a quel paese Knight
– il processo sarebbe finito nel giro di pochi minuti. La
fissò
di rimando, annuendo appena in segno affermativo. Ora doveva solo
trovare un miracolo a
poco prezzo per tirarli fuori da quel guaio. Fece per obiettare,
sperando che le parole da pronunciare si presentassero nella sua
testa al più presto, ma rimase congelato a metà
del gesto:
«Vostro
Onore, mi offro come testimone.»
Kyle non osò muovere un
muscolo, e tutti i presenti si girarono come un sol uomo verso Pepper,
che
si era alzata in piedi e fissava determinata la giuria.
“Ma che
cazzo,” pensò Kyle, esasperato.
«Ma che cazzo?!» esplose
Tony.
***
«Se
Knight fa una
sola osservazione
fuori luogo su me e Pepper
durante la testimonanianza io...» cominciò a
sbraitare Tony non appena furono usciti
dall'aula.
Era stata indetta una pausa di pochi minuti dopo le prime due ore di
processo, che si erano concluse, naturalmente, in un disastro
completo dopo che la donna si era offerta di testimoniare.
«La
prego, così non aiuta nessuno, tanto meno
me,» mormorò
Pepper, stremata.
Tony la ignorò.
«Sono disposto a
denudarmi in pubblico per mostrare che le protesi sono innocue! Non
c'è bisogno che lei testimoni!»
«Capisco il tuo nervosismo e i
tuoi istinti violenti, ma ci sfogheremo in separata sede, da soli e
in altro modo e... ricevo solo su appuntamento, se non ti
dispiace,» si espresse Kyle con la massima
tranquillità, in un
debole tentativo di sdrammatizzare e tranquillizzare Tony.
Ian
si coprì la bocca con una mano, emettendo una specie di
grugnito
strozzato; Tony neanche se ne accorse e rimase interdetto per qualche
secondo, poi assunse un'espressione neutra un po' forzata:
«Mi hai terrorizzato. E mi sento già
più calmo
così, grazie
mille.»
Fece un respiro profondo e un po' rantolante
che
culminò in un accesso di tosse secca: era decisamente
arrivato al suo
limite fisico.
«Piuttosto, Stark, da dove diavolo saltavano fuori
quelle foto?» sbottò Kyle, ancora
evidentemente seccato per
l'inconveniente.
A quella domanda Tony raggiunse un nuovo livello
di pallore.
«Non saprei,» rispose, muovendo appena le
labbra secche.
Sperò che la febbre fosse una scusa sufficiente
per la sua scarsa loquacità.
«Beh, è un problema. Ho fatto
dichiarare le prove contraffatte, ma sappiamo che non lo sono, visto
che quei danni esistono. E
hanno comunque contribuito a influenzare la giuria in
negativo.»
«Già. Dovrò
indagare meglio,» rispose seccamente
lui.
Percepiva lo sguardo di Pepper che lo fissava con insistenza,
e ciò aumentò la sensazione di bruciore sulla sua
pelle. Doveva
essere così, andare in autocombustione.
«Tony?» scandì
lei, e dal suo tono era lampante che avesse intuito come lui non
fosse totalmente ignaro riguardo alla faccenda.
Si ritrovò
trafitto da tre paia d'occhi inquisitori, mentre lui si limitava a
starsene sulla sua sedia a rotelle con una mano spalmata sul volto e
la testa reclinata all'indietro, come se tutto ciò che
accadeva
attorno a lui gli fosse completamente estraneo e indifferente. Si
raddrizzò un poco
e si schiarì la gola.
«Ho detto che indagherò. Cos'altro
devo...»
«Lei mi sembra stranamente poco preoccupato,
considerando che è sempre stato un maniaco della sicurezza
per
quanto riguarda Villa Stark e che normalmente dà di matto
persino
quando qualcuno passa a farle visita senza preavviso. Quindi mi
chiedo come lei possa rimanere così calmo nel sapere che
qualcuno è
entrato in casa sua, aggirando i suoi sistemi di sicurezza, per
spiarla,» enunciò in tono pacato Pepper.
«Il fatto
che io non sia preoccupato
al riguardo dovrebbe sollevare
anche voi da qualsiasi
preoccupazione,» rispose
lui a tono, lasciando cadere la farsa.
«Oddio, Stark, che diavolo
hai combinato?» sospirò Kyle, affranto.
«Io,
niente!» sbottò lui, con la testa che gli
pulsava e ribolliva
come un vulcano sul punto di eruttare.
Non era decisamente in
grado di reggere quell'interrogatorio ancora per molto e loro non
sembravano avere intenzione di demordere.
«Stark, sapere come
quelle foto sono state ottenute potrebbe aiutarci a...»
«Non ci
aiuterà, credetemi,» rispose lui,
precipitosamente.
Imprecò
tra sé per aver ceduto e maledì il proprio stato
alterato per non
riuscire a districarsi da quella situazione con la consueta
sfacciataggine. Si costrinse a inspirare profondamente, notando che
la poca pazienza rimasta al suo "team di supporto" stava
per esaurirsi, e che non era sicuro di quanto ancora potessero
sopportare, prima di abbandonarlo al suo vortice distruttivo per se
stesso e gli altri.
«Le ha scattate Christine
Everhart,» esalò
infine. «È una
giornalista.» aggiunse, a beneficio Kyle e
Ian.
«Quella Everhart?» chiese
conferma Pepper,
basita.
«Sì, quella,»
rispose
secco Tony.
Lo
sguardo di Pepper si fece ancor più bruciante e Ian e Kyle
parvero farsi da
parte per sottrarsi a una discussione che si prospettava decisamente
poco piacevole.
«E cosa ci faceva la Everhart a casa sua? E soprattutto,
quando?»
«Mentre lei era a Seattle ho
acconsentito a un'intervista.»
«Di sua volontà?»
«Folle,
eh?» ribatté lui in modo irritante.
«Direi geniale,
vista la situazione. Non la si può lasciar solo un
momento.»
«Concordo, ma ormai è fatta,
quindi...»
Tony stava giusto per tirare un sospiro di sollievo
per aver evitato la questione in scioltezza quando le successive,
perplesse parole di Ian infransero quella convinzione:
«E ha lasciato che la Everhart scattasse foto a destra e a
manca
mentre la
intervistava?»
Scoccò un'occhiata velenosa al medico
intimandogli il silenzio, ma era troppo tardi, perché adesso
Pepper
aveva di nuovo appuntato i suoi occhi acuti su di lui, stavolta
illuminati da un barlume di comprensione.
«Tony, la prego, non mi
dica che lei ha veramente...»
«Diciamo che non è
stata solo un'intervista,»
capitolò
lui,
interrompendola ed evitandole il fastidio di esprimere ciò
che
pensava.
Il volto di Pepper non mostrò nessuna evidente reazione,
se non un freddo sconcerto.
«Stark...» fu l'unico commento
avvilito di Kyle; si udì il sospiro di Ian fargli eco.
«Signor
Stark...» cominciò Pepper, stranamente
pacata, ma Tony non la
fece neanche cominciare:
«Lo so cosa sta per dirmi e non ho
intenzione di ascoltarla. Ho avuto un singolo istante di
debolezza, e
credo sia comprensibile, dopo tre mesi di totale...»
«Signor Stark, in
tutta franchezza, non mi sono mai minimamente interessata alla sua
vita sessuale, se non quando mi incaricava di "smaltire la
spazzatura",» lo freddò Pepper, e lui si
ritrasse a
quelle parole.
Vi fu qualche secondo di silenzio imbarazzante nei
quali tentò di elaborare una qualsiasi risposta sagace,
senza
successo.
«Il mio solo rimprovero è: di tutte le decine
di
donne che si era già portato a letto, doveva proprio
scegliere
l'unica che avesse un serio interesse a
danneggiarla?» gli occhi cerulei di Pepper mandavano
lampi
nella sua direzione.
Tony ammutolì di fronte a tanta schiettezza,
che lo trapassò come una pugnalata nell'accorgersi di come
Pepper
sembrasse totalmente indifferente al fatto in sé e piuttosto
preoccupata per le sue conseguenze. Come effettivamente ci si
doveva aspettare dalla sua assistente. Si
limitò a
chinare il capo, incassando il colpo e allo stesso tempo negando
quanto si sentisse intrinsecamente ferito da quello sfoggio di
distacco.
E poteva prendersela solo con se stesso, anche
stavolta.
«Pep, io...»
«Ormai è fatta, l'ha
detto lei,» lo troncò la donna, e quelle
parole suonarono
definitive alle sue orecchie, più del martelletto di un
giudice.
«Speriamo solo che quelle siano le uniche foto e che non
ne saltino fuori altre,» s'intromise Kyle, nel
tentativo di
riportare il diverbio nel contesto dei loro problemi più
urgenti.
«Spero di no,» si lasciò
sfuggire
Tony.
«Spera? Quante diavolo ne ha
scattate sotto al
suo naso?» stavolta fu Ian a
guardarlo storto.
Una
scintilla di rabbia rianimò Tony:
«Ehi, non ero esattamente
nelle condizioni di poterla tenere
d'occhio mentre
faceva il tour di casa mia. E avevo disattivato JARVIS, come sempre
per... in quei casi. Per avere un po' di
privacy,» aggiunse nervoso,
intuendo la
successiva domanda di Pepper, che fece solo un secco, irritato
movimento con la testa.
«Era evidentemente nelle condizioni per
causare altri problemi. Spero almeno che ne sia valsa la
pena,» commentò acidamente lei, senza
riuscire a
trattenersi.
«Lasciamo perdere...» bofonchiò
di rimando
Tony, appena udibile e stropicciandosi l'occhio gonfio.
«Vogliamo
stendere un velo pietoso, per favore?» intervenne a
quel punto
Kyle, e Tony gli rivolse un'occhiata grata: aveva
notato lo
sguardo perplesso di Pepper che doveva aver captato o intuito le sue
ultime parole.
«Sia come sia, ormai è andata e dobbiamo
cavarcela con ciò che
abbiamo,» proseguì l'avvocato in tono
ragionevole. «Virginia, mi è impossibile
prepararti
all'interrogatorio di Knight. Mi affido al tuo buonsenso, ma evita
altri colpi di testa,» concluse, esprimendo
finalmente la sua
contrarietà per la piega che aveva preso il processo.
Pepper
assunse un'aria contrita, forse rendendosi conto solo in quel momento
di ciò che si apprestava a fare.
«Giusto, quasi
dimenticavo...» riprese Tony, che era
riuscito in qualche modo
a riprendere una parvenza di contegno. «Lei. Da dove prende
tutta la
santità per immolarsi al posto mio sul
patibolo?» ironizzò,
rimanendo però mortalmente serio in volto; una ruga profonda
solcava
la sua fronte aggrottata.
Pepper si prese la radice del naso tra
le dita, dandosi del tempo per rispondere, per poi fare
spallucce:
«Rientriamo in aula.»
Ian si arrischiò a
parlare:
«Dovremmo almeno decidere cosa...» ma fu
sovrastato dalla voce di Tony, che si rivolse alterato a
Pepper:
«Rientrare in aula! È tutto quello che ha da
dire?»
Pepper evitò di guardarlo negli occhi e fece per seguire
Ian e Kyle che si stavano defilando il più in fretta
possibile per
scampare all'imminente tempesta, ma Tony la afferrò appena
in tempo
per un lembo del tailleur, costringendola a fronteggiarlo.
«Dobbiamo parlare.»
***
«Signorina
Potts, vorrebbe ripetere alla corte riguardo a cosa, esattamente,
vorrebbe testimoniare?»
Pepper sembrò realizzare
solo in quell'istante in che razza di situazione fosse andata a
cacciarsi. Cercò
gli occhi
di Tony e lui non seppe se interpretarlo come una ricerca di
rassicurazioni o
come una minaccia.
L'ultima ipotesi era più plausibile.
«Intendo
dimostrare tramite la mia testimonianza diretta che le protesi del
signor Stark sono innocue.»
Tony battè la palpebra: soltanto a
lui sembrava che si stesse sforzando enormemente per pronunciare
quelle parole?
Knight si concesse un sorrisetto di
condiscendenza.
«Quale ardire, signorina Potts. I referti del dottor Raven e
le analisi del signor Hammer lasciano intendere il
contrario.»
Knight afferrò un voluminoso fascicolo di
documenti – lo stesso che era stato aperto e richiuso una
buona
ventina di volte nel corso della prima parte del processo – e
iniziò a sfogliarli a colpo sicuro mentre Pepper riprendeva,
approfittando di quella pausa:
«Innocue perché, naturalmente, il
loro proprietario non è nelle condizioni né ha le
intenzioni di
nuocere a nessuno.»
"Giusto?" sembrò domandarsi la sua testa.
Rivolse automaticamente un'occhiata a Tony, che celava a malapena
la sua insicurezza, agitandosi al banco della difesa.
«Ne abbiamo già discusso ampiamente poco
prima con il signor Hammer, signorina
Potts,» tagliò corto
Knight, «e il punto rimane lo stesso: la volontà o
meno del signor
Stark di usarle a scopo offensivo non annulla la loro
pericolosità. Non ha seguito il processo?»
aggiunse,
provocatorio.
Pepper non fu affatto turbata dalle parole pungenti
di Knight, che sembrava voler riversare su di lei tutta la
frustrazione per non essere riuscito a chiudere quella causa fin dal
principio. Mantenne un contegno e una sicurezza
invidiabili, sostenendo il suo sguardo. D'altronde, nel corso della sua
carriera lavorativa si era fin
troppo abituata a discutere e avere la meglio su uomini d'affari ben
più
importuni, testardi e irritanti di Knight. E questi, a conti fatti, non
possedeva la centesima parte dell'arroganza e della sfacciataggine
che caratterizzavano Tony nei suoi giorni migliori; per non parlare
di quando era di cattivo umore e riuscire a cogliere una sua frase
che non grondasse sarcasmo diventava un'impresa. No, non era affatto
intimorita da Knight.
Evitò comunque di soffermarsi su
cosa fossero stati per lei quegli ultimi mesi, e anche di collegarli al
fatto che tutti gli sforzi compiuti in quel periodo potevano
riversarsi in ogni sua mossa. Distruggendoli o compensandoli, questo
non era
ancora in grado di dirlo, ma doveva stare attenta ad ogni singola
parola che avrebbe lasciato le sue labbra. Non poteva rendersi
nuovamente responsabile di un disastro.
«Sì,» rispose
infine, con voce sottile ma ferma, per entrambe le domande di
Knight.
«Come scusi? Non la sento,» la
incalzò lui,
portandosi con fare derisorio due dita all'orecchio, col chiaro
intento di innervosirla.
A quel punto Tony, che aveva continuato a
muoversi inquieto sulla sedia come se fosse diventata
improvvisamente troppo stretta per lui, non riuscì
più a
contenersi e impedì a Kyle, che aveva appena aperto bocca
per
obiettare a tutela di Pepper, di intervenire:
«Faccia poco lo
stronzo, Knight. Tenga per sé i suoi commenti e si limiti a
controinterrogare la signorina
Potts,» sbottò, battendo d'istinto la
protesi sul bancone con
il palmo aperto; una sottile scalfittura intaccò la
superficie
lucida, attirando subito lo sguardo di Knight.
Kyle non ebbe nemmeno la
forza di arrabbiarsi o tirare una gomitata a Tony: si limitò
a
posarsi una mano sul volto e a sfregarsi lentamente gli occhi, come
sperando che un'illuminazione lo colpisse sul momento. O un
fulmine, magari: sarebbe stato altrettanto gradito. Pepper era
impietrita al banco dei testimoni.
«Signor
Stark, la richiamo all'ordine! Siamo in un
tribunale!» sbottò
Stern dopo un silenzio attonito, sbattendo il martelletto con quasi
altrettanta forza.
Quanto a Knight, il suo viso era ora teso in una
maschera ostile. Si avvicinò flemmatico al banco della
difesa e tracciò con un
dito il graffio che solcava il legno, per ora invisibile alla giuria. I
suoi occhi chiarissimi
incontrarono brevemente l'iride scura di Tony, in un misto di
sufficienza e trionfo. Lui sostenne lo sguardo, ma colse
chiaramente il messaggio che gli stava inviando, pungente: mancava
poco. E, più subdolo, celato nel sorrisetto minaccioso che
si era
allargato sul suo volto, un avvertimento che Tony non riuscì
pienamente a cogliere.
In quella frazione di secondo, un blocco
d'ansia ostruì la gola di Tony, mentre una terribile
consapevolezza
si faceva strada in lui: Knight aveva cambiato obiettivo, o meglio,
il modo per raggiungerlo. Non aveva più bisogno di
attaccarlo
direttamente quando poteva stuzzicarlo e portarlo al punto di rottura
semplicemente facendo pressione sul suo punto debole, ora
più che
mai: Pepper.
Pepper, che poco prima aveva sopportato il suo sfogo
e le sue parole aspre e irragionevolmente irritate con una calma
rassegnata che l'aveva turbato nel profondo, più che se
avesse
reagito con la sua solita fermezza e l'avesse affrontato ribattendo
metodicamente ad ogni sua affermazione. Si era limitata ad ascoltarlo
in modo passivo, poi all'improvviso l'aveva fermato con un semplice
gesto della mano, chiudendo gli occhi velati di un'estrema
stanchezza. E lui, semplicemente, aveva smesso di parlare, attonito,
perché mai aveva sentito la sua voce così esausta.
"So
quello che faccio. Lei non ha niente di
cui preoccuparsi," gli aveva detto, concludendo con un debole, finto
sorriso.
Non aveva saputo come ribattere, perché aveva percepito
una punta d'accusa in quelle parole che sentiva di meritare. In
quel momento aveva capito che qualcosa si era rotto già da
tempo, nel giorno in
cui le aveva posto una domanda della quale dava per scontata la
risposta, ma che lei non era stata capace dare subito, insinuando in
lui il
tarlo del dubbio. Era da allora che quel dolore sordo e pulsante
lo accompagnava, il dolore di una ferita che stenta a rimarginarsi e
che piano piano si impara ad ignorare, o si cerca di riempire con
altro, abbandonandosi a distrazioni inutili e superficiali. Solo
allora aveva percepito di nuovo la sua presenza, risvegliata dagli
occhi limpidi e stanchi di Pepper, e adesso non riusciva a scrollarsi
quel
dolore di dosso mentre la ferita riprendeva a sanguinare,
approfondita da tutti gli errori con cui aveva creduto di
sanarla.
Tony alzò lentamente lo sguardo verso la donna, convinto
di non aver mai visto i suoi occhi così spenti,
né di averla vista
così fragile ma allo stesso tempo così
concentrata; si scoprì a
pensare fuggevolmente a quanto fosse bella, nonostante la situazione.
Un sentimento indefinito si agitò in lui, ma fu prontamente
soffocato
dall'ansia.
La consapevolezza che stesse mentendo per lui,
rispondendo a quella stessa domanda che le aveva posto, e che non fosse
riuscita a guardarlo nel rispondervi di nuovo lo
distruggeva. Abbassò lo sguardo, momentaneamente smarrito, e
sperò che Knight non avesse intenzione di porgli altre
domande. Non
sarebbe più intervenuto: Pepper aveva bisogno della massima
concentrazione per mentire e risultare convincente nel dire alla giuria
che lui non era pericoloso. Una stoccata al
petto lo lasciò quasi senza fiato e dovette stringere
l'occhio e
abbassare il capo per non lasciarsi davvero sfuggire un lamento.
Kyle
lo guardò preoccupato, convinto che si stesse sentendo male,
poi
Tony
riprese quella che riteneva essere un'espressione serena, ma che
conservava ancora un residuo di tensione ben visibile.
«Diceva,
signorina Potts?» riprese Knight, scoccando
un'ultima occhiata
velenosa a Kyle, che fumava di rabbia, prima di
voltarsi di nuovo verso la giuria e la sua testimone.
Pepper
osservò per un momento il punto in cui Tony aveva sbattuto
la
protesi, con un chiaro tentennamento.
«Dicevo... che è innocuo.
Posso garantire che il lavoro del signor Stark e quindi delle Stark
Industries è più che sicuro per la nazione. Il
dottor Mitchell può
confermare che le protesi a cui sta lavorando il signor Stark,
testandole direttamente su se stesso assumendosi tutti i rischi del
caso, sono
un grande passo per la biomeccanica e la medicina mondiale.»
«Un
intento molto nobile,» riconobbe Knight con
apparente
sincerità, sorprendendo Pepper e Tony.
Kyle non era affatto
convinto dalla sua "ammirazione".
«Ma discutibile. Mi sembra di
capire che queste protesi siano palesemente pericolose e che le Stark
Industries avrebbero già ipotizzato di metterle sul mercato.
Senza
aggiungere che le forze belliche non ne sono attualmente al corrente
né sono tanto meno in possesso dell'arma Iron Man.»
«Obiezione.
Il signor Stark non ha mai parlato di mettere in commercio la
tecnologia delle sue protesi e ciò non ha nulla a che fare
con
l'esercito.»
«La famiglia Stark ha passato l'intera vita ad
arricchirsi vendendo armi; va da sé che il signor Stark
abbia preso
in considerazione l'ipotesi.»
«Il signor Stark ha interrotto da
tempo la manifattura di armi. Le Stark Industries sono ora
concentrate sul settore dell'energia pulita, come dimostrano i
registri,» dichiarò Pepper con sicurezza.
«Dubito che le protesi
facciano parte di progetti ambientalisti, considerando la loro
potenziale pericolosità. E ciò non esclude che le
Stark Industries
stiano contrabbandando armi sottobanco come faceva ai tempi il
defunto signor Stane.»
«Le protesi non
sono armi,»
ribatté lei, leggermente alterata per quelle
continue accuse infondate. «E le ho già
detto che la sezione
armamenti...» fu però sovrastata dalla
voce di Tony, venuto meno all'autoimposto obbligo di non intervenire
non appena aveva captato il nome dell'ex-collega:
«Queste
sono pure illazioni! Non ero a conoscenza dei traffici di Stane, e ho
un paio di arti in meno a dimostrarlo! Ho smesso di produrre armi
più
di un anno fa, in modo definitivo,»
concluse, con un leggero affanno dettato dalla stanchezza, dalla febbre
e
dall'angoscia che diventava sempre più difficile da
controllare.
«Ha
smesso di produrre armi per
l'esercito,» precisò
a sua volta Knight. «E da quel momento ha deciso di tenere
per
sé le
sue scoperte, belliche o meno. Per esempio questo
"unobtanium".»
«Quando avrò il tempo e la voglia di
impelagarmi nelle eterne procedure per brevettarlo, sarò
lieto di
condividere le mie scoperte coi buffoni della comunità
scientifica,»
ribatté tranquillamente lui.
«Il signor Stark ha pieno potere
decisionale sull'amministrazione delle proprie industrie e delle
proprie invenzioni, essendone rispettivamente il titolare e
l'ideatore materiale,» aggiunse Kyle, tentando di smorzare
l'arroganza del suo cliente.
«Giusto. E in quanto tale solo lui è
autorizzato ad avallare e firmare documenti e disposizioni relative
alle sue industrie,» confermò Knight, con un po'
troppa
allegria.
Pepper ebbe un presentimento per nulla piacevole.
Si irrigidì sul banco dei testimoni, cercando di
intercettare
lo
sguardo del suo capo.
«Alcuni dei suddetti documenti sono invece
stati firmati dalla qui presente assistente, la signorina Potts, che
ha inoltre sostituito il signor Stark in tutte le riunioni tenutesi
ultimamente.»
«E dov'è il
problema?» sbottò Tony, un po'
troppo sfrontatamente. «È la mia amministratrice
delegata.»
Un
attonito silenzio calò nell'aula, mentre Pepper stringeva i
pugni
guardando davanti a sé senza realmente vedere. Tony sembrava
essere sceso dal palco lasciandole tutta la scena. Lei contrasse
appena le sopracciglia al pensiero che l'avesse lasciata sola sotto i
riflettori sempre riservati a lui solo perché aveva deciso di
farlo. Da quando
era diventata amministratore
delegato? Riconsiderò l'idea di picchiare gli invalidi.
«Infatti.
Non vedo dove sia il problema,» cercò comunque di
riprendersi, con
evidente fatica, sentendo il peso di ogni singolo sguardo puntato su
di lei dopo quella notizia scioccante.
Knight dopo il primo momento di sorpresa si rilassò,
come a concludere che quell'affondo fallito non fosse poi un problema
così grande, per lui che già aveva quasi la
vittoria in pugno.
Si
rivolse mellifluo a Tony:
«Ciò non risulta nei registri delle
Stark Industries... che svista disdicevole.»
«Gli errori
burocratici capitano,» ribatté Tony, con fermezza
del tutto
fasulla.
«Eppure il suo avvocato di solito
è così preciso.»
Kyle
gli rifilò un sorrisetto dolce che nascondeva una vena di
panico.
Intrecciò le mani sul banco e lo fissò
intensamente:
«Ha
ragione, signor Knight. Me ne assumo la responsabilità...
sono così distratto,» disse
in tono piatto, rivolgendo un'occhiata disinvolta di scuse al
giudice.
«Sì, sì... al solito,»
borbottò questi. «Cartelle
mediche imprecise, scarsa documentazione, esibizionismo da manuale e
interventi inopportuni. Sappiamo com'è fatta la difesa del
signor
Stark.»
«Oh, ma fortunatamente c'è il signor Knight
che prende
tutto con
estrema serietà. Ora, appurato il fatto che la signorina
Potts è
amministratore delegato... come influisce ciò sulle sue
conclusioni,
signor Knight?» continuò mellifluo Kyle,
non risparmiandosi
una frecciatina al procuratore, che illividì di
rabbia.
«Semplicemente, anche lei è responsabile delle
azioni
delle Stark Industries e quindi dell'occultamento di armi al governo.
Vostro Onore, abbiamo perso da qualche parte l'imputazione della
signorina Potts?»
A quelle parole l'aria composta di Tony sembrò
sgretolarsi all'improvviso sotto lo sguardo preoccupato di
Pepper. Kyle fu il primo a riprendersi dall'improvvisa svolta e
intervenne seccamente:
«Obiezione. La signorina Potts non ha
niente a che vedere con la progettazione, la realizzazione e
tantomeno la messa in commercio delle tecnologie Stark. Dovrebbe
rimanere coi piedi per terra, signor Knight.»
«Respinta.
L'osservazione dell'accusa è pertinente e inconfutabile.
Cos'ha da
dire a sua discolpa, signorina Potts?»
Lei esitò, presa in
contropiede da una domanda così diretta, e cercò
così di prendere
tempo:
«Non ho ancora partecipato così attivamente
all'amministrazione delle Stark Industries e...»
«Basta
così!» esclamò con veemenza
Tony, reprimendo l'istinto di
alzarsi in piedi.
La sua voce risuonò chiara e potente in aula e
tutti ammutolirono. Per un attimo, sembrò che indossasse
nuovamente l'armatura e che potesse ridurli in cenere con un semplice
sguardo. In quel momento emanava un'aura di pericolosa tensione e
furia, nonostante le sue condizioni tutt'altro che stabili e la sua
situazione disperata.
«La signorina Potts non è tenuta a
rispondere a nessuna
di queste domande.»
Cercò lo sguardo di
Pepper, che aveva già trovato il suo.
Il viso di Tony si
contrasse in un'espressione sofferente, quasi sentendo il peso del
senso di colpa che lo schiacciava inesorabile a terra, cercando di
farlo cadere di nuovo. Aveva sempre dato per scontato che fossero
insieme in quella faccenda, ma faceva male, troppo male, vedere che
ad ogni gesto che compiva poteva metterla in pericolo. Avrebbe dovuto
tagliarla fuori dal principio, prima che venisse messa al centro
dell'attenzione, prima che si sentisse in dovere di proteggerlo
perché lui non ne era più in grado. Quella presa
di coscienza fu
la più dolorosa, ma dovette ammetterlo: se lei non gli
avesse teso
la mano quando era quasi scivolato nell'oblio, non sarebbe mai
riuscito a rialzarsi da solo.
Adesso era in piedi. Doveva solo
rimanervi senza alcun aiuto.
Approfittò del silenzio vantaggioso
che si era creato e continuò a parlare, sentendo che la
rabbia
contro se stesso per aver posto Pepper in quella situazione aumentava
a poco a poco, tanto che dovette frenarsi per non far tremare la voce
e mantenere un volume accettabile.
«L'unico imputato in questo
processo sono io e
sono io che
ho costruito le protesi, e Iron Man, e qualunque arma l'accusa e il
governo
pensino che io nasconda sotto il letto. La signorina Potts si
è
limitata ad apporre qualche firma qua e là sotto mia supervisione,
seguendo le mie
direttive
e la esonero da qualsivoglia responsabilità. Non credo di
dovervi
ricordare chi è il proprietario delle Stark Industries:
c'è il mio
nome su quel marchio, ma mi sembra che la gente tenda a dimenticarlo
un po' troppo spesso,» aggiunse aspramente,
trapassando Knight
con la sua occhiata più feroce.
Dopo un primo momento di
spaesamento, questi si ricompose e assunse di nuovo il suo
atteggiamento saccente.
«Molto bene, signor Stark. Ha una dote
naturale nel fare sfoggio della sua instabilità. Non mi
stupisce
che, da quanto afferma, Obadiah abbia cercato di salvare le Stark
Industries dallo sfacelo che stava perpetrando, sebbene in modi
opinabili.»
Tony contrasse la mascella, ma prima che potesse
controbattere lo schiocco del martelletto risuonò nell'aula.
«Qui
si sta divagando. Signor Stark, i suoi capi d'accusa sono
così tanti
e così complessi da analizzare che potremmo tranquillamente
prevedere un'altra decina di processi da qui a due
mesi,» osservò
Stern, evidentemente scocciato.
«Vostro Onore, mi sembra che i
fatti siano abbastanza chiari per emettere un verdetto
definitivo,» propose Knight, noncurante.
«Concordo con lei
almeno in parte, signor Knight.»
Kyle fece per aprir bocca:
«Non
ascolterò nessuna sua obiezione, signor
Andrews,» lo anticipò
il giudice, scoccando un'occhiata esasperata al banco della
difesa. «È chiara a tutti la potenziale
pericolosità delle
protesi e lo scarso controllo che il loro proprietario vi esercita,
ma ci sono ancora molti punti da chiarire... tra i quali l'incidente
al settore 16, la gestione dell'armatura e il ruolo del dottor
Mitchell in tutto questo.»
Ian sollevò di scatto la testa,
chiedendosi perché diamine fosse stato chiamato in causa, ma
Kyle
gli fece cenno di non agitarsi, nonostante anche lui fosse
evidentemente sorpreso dalla cosa.
«Senza contare che siamo
ancora all'oscuro della reale portata degli interventi del signor
Stark in veste di Iron Man, e che ciò richiede un ulteriore
consulto
con le alte cariche militari.»
A quelle parole Knight si rabbuiò,
vedendo sfumare l'occasione di chiudere lì la faccenda, ma
si
illuminò dopo pochi secondi, probabilmente prospettando
l'immensa
quantità di prove che avrebbe potuto raccogliere
nell'intervallo tra
i due processi. Anche Kyle si rilassò. Tempo: era quello che
serviva per mettere in chiaro le cose e ricostruire una linea
d'azione, soprattutto senza che la sua principale fonte
d'informazioni e aiuto fosse febbricitante, moribonda o
intrattabile. Si concesse anche un sorrisetto d'incoraggiamento a
Pepper, che aveva recuperato un colorito un po' più
naturale, prima
che le successive parole di Stern gli facessero mancare un
battito.
«Presa visione degli ultimi fatti, delle prove
analizzate e delle testimonianze fornite, la corte ritiene necessaria
un'ulteriore udienza per confermare o confutare definitivamente le
conclusioni raggiunte. Preso atto di ciò, la corte dichiara
il qui
presente imputato Anthony Edward Stark colpevole di
aver occultato prove e fatti rilevanti ai fini del
caso. Inoltre
le protesi sono, ad effetto immediato, interdette all'utilizzo in
pubblico, e passabili di sequestro in caso violazioni senza
possibilità d'appello.»
Tony annaspò, voltandosi di scatto
verso Kyle con occhi increduli e spalancati, a bocca semiaperta
mentre cercava di articolare qualche parola di protesta. Kyle si
limitò a scuotere la testa e a lanciare un'occhiata di
sconforto a
Pepper, impalata al banco dei testimoni e di nuovo pallida come un
cencio. Lei strinse le labbra e accennò a Tony come se non
fosse neanche lì,
senza
nascondere il suo disappunto e la sua delusione.
«La corte si
aggiorna.»
Revisione effettuata il 01/03/2018
Note delle Autrici:
Avremo fatto di nuovo tardi, ma questa volta è bello lunghetto il capitolo! *tentano di giustificarsi* Avevamo detto che avremmo aggiornato prima e invece il capitolo è rimasto a fermentare nella cartella. *continuano a fustigarsi*
Cercheremo di essere più brave dal prossimo capitolo: in questi mesi abbiamo avuto l'impedimento "studio"; vedremo di rimediare...
Un arco di trionfo sarebbe il minimo per il nuovo album dei Muse che tenta di ispirarci (2nd Law ti amiamo *^*) SPAM! Il titolo deriva da quello e, giusto per rimanere in tema, anche la citazione è loro <3
Detto ciò, ringraziamo tantotantotantotantotantotanto Alley, DigiGaia, The_best_who_sing, Sherlock_Watson, julialicious, MissysP e Rogue92 per aver recensito lo scorso capitolo! :D <3
See ya,
Moon&Light
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