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Autore: La Mutaforma    01/11/2012    1 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ezio, dove andremo ora?” singhiozzò Claudia, avvinghiata al fratello, le lacrime gli stavano imbrattando tutta la camicia figa di Giovanni.
Povera Maria, le sarebbe anche toccato lavarla oltre che percorrere un lungo viaggio, tutto questo senza proferire parola, era come portarsi in giro una donna in coma perfettamente in grado di camminare e pregare.

“Dobbiamo andarcene da qui, Firenze non è più casa nostra. Andremo a Monteriggioni, abbiamo un parente lì. Vi do il tempo di fare le valigie, poi partiremo” fece lui, lo sguardo cupo, le braccia che stringevano sempre di più la sorella.

Dopo il bel discorsetto Ezio e Morgana tornarono in cortile, dove videro Parcifal cercava in tutti i modi di arrampicarsi sui sovrastanti giardini pensili, ma invano, era caduta diverse volte, aveva le mani rosse per i numerosi appigli che aveva preso male.
Sarebbe stata dura per lei continuare se non avesse imparato a zompare sui tetti.

“Cos’è questa, una nuova forma di masochismo?” ridacchiò Morgana, vedendola aggrapparsi malamente sulla sporgenza.

Anche Ezio rimase leggermente divertito; si avvicinò alla ragazza cercando di darle qualche dritta.

“Non ha senso cercare di salire dove non ci sono muri che agevolano la scalata. Prova a sfruttare la colonna. Guarda, ti faccio vedere” con una piccola rincorsa camminò su detta colonna per pochi istanti, per poi aggrapparsi dolcemente alla cima.

“Lo fai sembrare così facile…io non so camminare sui muri”
Fortuna che entrambi avevano le braccia lunghe.

“Ti ci abituerai un giorno, per ora cercherò di aiutarti io” si inginocchiò e le tese le mani, che raggiungevano la sua testa, lei le prese con decisione, e facendo forza sulle gambe notò che stava camminando in verticale.

“Guarda Morgana!! Sto imparando a zompare sui tetti!”

“Non perdere mai la concentrazione quando ti arrampichi, anche la cosa più semplice potrebbe andar male se non fai attenzione”

Con tanta fatica riuscì ad arrivare in cima, felice ma stanca.

“I did it? I DID IT!!! Ultima, mettiti qua sotto, voglio provare a fare una cosa”

“Parlate inglese?”

“Per quel poco che sappiamo, sì”

Morgana fece quanto chiesto, rossa d’invidia.
“Cosa tipo dovrei fare ora?”

“Devo scendere, mi devi aiutare”

“Non dire cretinate, calati e non avrai bisogno del mio aiuto”

Parcifal si inginocchiò davanti al bordo, saldandosi con le mani, dopodiché con tanta ma tanta pazienza iniziò a sporgersi sempre di più, fino a restare a penzolare sopra il cortile.

“Muoviti, non abbiamo tempo per giocare agli assassini, dobbiamo togliere la diffamazione dal cognome di Ezio”

“Che intendi?” fece quest’ultimo, buttandosi direttamente piuttosto che restare aggrappato, anche Parcifal scese, finalmente.

“Non possiamo andarcene da qui senza far perdere le nostre tracce, prima o poi ci cercheranno altrove, quindi dobbiamo fare in modo che la città si dimentichi di noi”

“Come possiamo fare?”

Parcifal finalmente interloquì.
“Strappando i manifesti dove è segnata la tua taglia, corrompendo i banditori che parlano male di te o uccidendo dei funzionari corrotti. Ai manifesti ci pensiamo noi, tu occupati del resto”

Il viso del ragazzo si fece un po’ preoccupato.
“Sicure di poter andare in giro da sole? Anche voi siete ricercate”

“Tranquillo, sfrutteremo gli insegnamenti di Paola” Morgana ammiccò, e con l’amica si diresse verso i vicoletti.

“Sta bene, ci vediamo qui fra un’ora”

 

 

 

“Sbaglio o non riescono a fargli il naso giusto?” domandò ironicamente Morgana alla vista di uno dei manifesti, attaccato sul muretto di un tetto per di più.

“E che ne so, devo ancora salire”

La “cortigiana” si sporse dal bordo della casa, notando l’amica di sotto che cercava qualche appiglio che naturalmente non sarebbe riuscita a tener stretto prima di cadere.

“Genio, c’è una scala dall’altra parte”

Parcifal calò la testa, consapevole della brutta figura.

“Arrivo…”

Nel frattempo l’altra strappò il pezzo di carta, un quarto della città non avrebbe più riconosciuto Ezio anche se probabilmente era l’unico vestito in quel modo in tutta Firenze.

“Allora, che ne pensi?”

“Che diamine c’è scritto sopra?”

“E’ latino, se il viaggio nel tempo e nello spazio non mi ha fuso il cervello dovrebbe voler dire qualcosa come  morto o vivo o robe così”

“Non si smette mai di imparare”

“Non dirlo a me”

Naturalmente la conversazione non sarebbe potuta andare avanti senza il buon arciere di turno con l’arco teso.
“Scendete giù o vi colpisco!”

“Credo sia meglio fare come dice lui” osservò la ragazza con il cappuccio, vedendolo pronto a scoccare la freccia.

“Se non ti vuoi ritrovare un pezzo di legno conficcato nella giugulare direi che dovremmo seguire il suo consiglio”

Tornate in strada, tra i borseggiatori, i contadini con le casse di frutta tra le mani -guai a farle cadere- e le guardie che osservavano Morgana con fare non raccomandabile le due presero in considerazione di iniziare a prender mano alle armi quando sarebbe stato necessario.
Il problema è che mancavano i big fiorini.

“Credi sia una buona idea convincere Ezio a comprarci una spada? O anche un pugnale potrebbe andare bene…” fece Parcifal, mentre cercava qualche fabbro che magari sarebbe stato disposto a fare uno sconticino per delle ragazze vogliose di andare a far stragi di templari.

“Se riuscissimo a racimolare un po’ di soldi da sole magari possiamo comprarcela noi una spada”

“Non credo che i fiorini presi dalla gente bastino per due spade…oh, guarda, un manifesto!” lo strappò come se niente fosse, attirando così una guardia di passaggio, fortunatamente non troppo corazzata o armata.

“Che intenzioni hai tu?” si avvicinò minacciosamente, prendendo poi Parcifal per il bavero della camicia.

“Pensavo che quel pezzo di carta attaccato al muro non fosse a norma…” improvvisò la ragazza, messa sulle punte perché il soldato la stava tirando su sempre di più.

“Quel pezzo di carta serve a informare la plebe come te che c’è un assassino in libertà”
Non si era nemmeno accorto di Morgana, che cosa strana.

“Credo che la mia amica abbia imparato la lezione, ora però lasciatela andare, buon uomo” fece quest’ultima, gli occhi languidi e la voce dolce.

L’uomo la scagliò via, facendola rovinare a terra, e per poco non andava a finire in mezzo a un gruppo di passanti.
Brutta cosa farsi calpestare.

“Ho fatto quanto chiesto buona donna, spero vivamente che non ci riprovi più, altrimenti la prossima volta finirà nelle acque del fiume con un mattone legato piuttosto che in mezzo alla polvere” sghignazzò la guardia, allontanandosi.

“Questa me la paghi!” Rialzandosi, Parcifal partì alla carica cercando vendetta, ribollendo di rabbia. Fortuna che il braccio di Morgana era abbastanza forte da tenerla ferma.

“Non ci pensare, un giorno morirà anche lui. Torniamo indietro, Ezio avrà già finito”

 

 

“Cosa sei riuscito a fare?”

“Ho ucciso un funzionario corrotto e…ho avuto il tempo di seppellire i miei cari”

“Fai scendere Maria e Claudia, possiamo andare”
Auditore fece quanto detto, non sapendo però come facesse Morgana a sapere che nessuno in città l’avrebbe più riconosciuto, né come fosse stata capace di rimanere impassibile davanti a quello che aveva detto.

In ogni caso, non fu un problema superare le porte principali.

“Ezio, torneremo mai a casa?” chiese rassegnata Claudia.

“Non lo so…”

“Ci metteremo tanto per arrivare?”

“Non lo so”

“Sopravvivremo a tutto questo?”

“Non lo so!”

“…hanno avuto una degna sepoltura?”

D’istinto stava per dire un altro “non lo so!”, ma comprese il messaggio in tempo.

“Sì…l’hanno avuta”

 

“Io non ci penso nemmeno ad andare a piedi” sbottò Parcifal, tornando indietro verso la stazione di posta.

“Che intenzioni hai?”

“Voglio un cavallo”

Prese le redini di un destriero a caso, salendo con fatica.

“Tu non vieni?”

“Dammi il tempo di salire, io devo sedermi con le gambe tutte da un lato”
Non si sa come, ma riuscì nell’intento, riuscendo pure a tenersi ai fianchi dell’amica grazie alla schiena da contorsionista che si ritrovava.

“Ma sai governare un cavallo?”

“…no, e non so nemmeno come sto facendo a farlo andare lento”

Ma si sa, i cavalli vengono continuamente punzecchiati dalle mosche, una delle quali si posò dal lato di Morgana, vicino alla coda del cavallo.

“Vai via maledetto insetto rompipalle” gli insetti la rendevano parecchio nervosa, per questo la scacciò con una manata, dando così un colpo anche al quadrupede.

Non l’avesse mai fatto.

All’improvviso partirono al galoppo, con Parcifal che cercava di spostare il peso del corpo per virare; non sapeva se il metodo giusto era quello, ma l’importante era il risultato.

“Ci vediamo a Monteriggioni, Ezio! La strada la conosciamo!”

 

 

 

…dovrei tipo chiedervi scusa_[blazthecat31]
Frustatemi, lapidatemi, affogatemi come voleva fare la guardia di prima, fatemi ciò che volete, ma sappiate che ci sono stati un po’ di casini, i quali mi hanno impedito di scrivere (molti dei quali legati alla non-voglia di stare chinata sulla tastiera)…ma meglio tardi che mai, no?
Se proprio volete nelle recensioni potete aggiungere qualche bestemmia rivolta a me anche se il regolamento lo vieta, ma io sono una masochista come ormai “molti” di voi avranno capito, quindi io e solo IO ve lo permetto (ammesso che le recensioni arrivino, ci sto perdendo le speranze…)

Che altro dire, scusatemi per il ritardo, e spero che Ros non faccia il mio stesso errore.

   
 
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