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Autore: Winry977    02/11/2012    1 recensioni
Essere condotti alla roulotte di una band da un cane per non vedenti non è una cosa che capita a tutti. Cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davanti a me si ergeva una stanza vuota, gelida e senza Noah. Il suo letto aveva le coperte messe in disordine e alla fine del materasso, e la federa del suo giaciglio era tutta coperta di sangue. Sul cuscino c'era poggiato solo un oggettino triangolare con delle cuffie. Mi avvicinai a grandi passi al letto sporco, ma tremante come una foglia, mentre gli altri fecero solo un passo per entrare nella camera. Presi con mano tremula l'iPod in mano e infilai gli auricolari nelle orecchie. Sentii un assolo a me molto familiare, una batteria e la mia voce. “Rise up! And celebrate your life...” il respiro mi si mozzò, e sperai che quello che mi aveva appena trapassato le tempie non fosse reale. Alle mie spalle sentii i ragazzi agitarsi silenziosamente, poi una voce femminile estranea.

-Scusate, lei non è qui, e non credo sia il caso che stiate qua dentro.- mi girai verso la voce dell'infermiera e la squadrai da capo a piedi. Era la ginecologa di Noah.

-Dov'è?- mormorai io, ma lei rimase in silenzio. -Dov'è?!- ripetei alzando il tono, sentendo gli occhi bruciare.

Lei era seria ed impassibile. -Seguitemi.- si girò e noi ci fiondammo alle sue spalle, seguendola, mentre io stringevo con forza l'iPod della donna che amavo.

Scendemmo una rampa di scale che mi sembrò infinita, poi davanti a noi si notò un cartello. “Camera Mortuaria”. Un groppo mi salì in gola, ma cercai di farlo riscendere, mentre gli occhi mi si inumidivano e me mani cominciavano a sudare freddo.

Attraversammo un corridoio dalle luci bianche come la neve e tanto glaciali quanto essa, e giungemmo in una stanza oscurata a vetri e con una sola lampadina posta su un tavolino e con un solo letto dentro. Il medico non disse nulla, ci aprì la porta e se ne andò. Nessuno di noi volle metterci piede per primo, ma alla fine Ashley fece il primo passo ed entrò. Lo osservai attentamente. Lui era serissimo mentre la osservava, poi chiamò il suo nome. Ma non successe nulla. Abbassò lo sguardo e io vedi una gocciolina cadere da sotto i suoi capelli.

No...” pensai. Entrai io, con passo indeciso e mi avvicinai al letto. La vidi immersa in un sonno inespressivo. Era pallidissima, e il suo ciuffo copriva leggermente il suo sopracciglio sinistro. Non aveva alcuna espressione in viso: la sua bocca era seria, le palpebre degli occhi abbassati come sempre e le sopracciglia rilassate. Le spostai il ciuffo dalla fronte, e le mie dita calde entrarono a contatto con la sua pelle fredda. No, fredda non avrebbe descritto pienamente il suo stato, lei era glaciale. Le sue mani si stendevano lungo i fianchi, e posti sul ventre, dove si sarebbe dovuto sviluppare il nostro embrione. Il suo corpo era coperto da un semplice pigiama bianco ospedaliero, ma al suo collo scorsi qualcosa brillare alla debole luce della lampadina. Lo alzai, e da una catenina, scivolò fino alle mie dita un ciondolo con il nostro stemma a forma di stella.

Non resistetti. Le lacrime mi rigarono il viso in modo quasi assurdo.

-Noah... Noah, rispondi. Noah. Dai, alzati. Dì qualcosa...- le toccai una guancia.

Una mano mi si posò sulla spalla destra, ma io la ignorai, continuando a parlarle. -Noah... ti prego.-

piansi io.

Un sospiro, ma non era il suo. Proveniva da dietro di me. -Andy...lei...- cominciò Christian.

-NO!- esclamai io. -Noah!- piansi con tutto me stesso, appoggiando la testa al suo ventre piatto.

-Andy, smettila.- mormorò la voce tremante di Jake. -Piantala! Non lo vedi? Lei... si è spenta.- mi voltai a guardarlo. Le lacrime rigavano il suo viso come quelle di tutti.

 

Restammo in quella stanza per ore, finché l'aria non si fece satura delle nostre lacrime e della nostra tristezza. Io non potevo fare a meno di starle accanto, ricordando tutti i momenti vissuti insieme. Ricordai la mia infatuazione per lei. Il suo tocco sul mio cuore quando mi descrisse cosa le aveva fatto provare Ritual, ricordai i suoi morbidi capelli tra le mie dita, il suo volto tranquillo sulle mie gambe mentre accarezzava i capelli di Ash, i nostri compleanni così vicini tra loro, le lotte di solletico che avevamo vissuto tutti insieme, la prima volta che era giunta alla nostra roulotte...

Ero perso nei miei ricordi, e la mia depressione venne scossa da qualcuno che bussò alla porta. Ci girammo tutti a guardare, e trovammo la stessa dottoressa che ci aveva accompagnato lì. Ci fece cenno di avvicinarci, e si accinse a parlarci dell'accaduto, mentre io mi asciugavo le lacrime dagli occhi.

-La diagnosi è stata facile da stabilire. Lei è morta per emorragia interna, nella zona in cui si era sviluppato l'embrione. Ovviamente ha perso anche quello. Tutto è avvenuto stanotte. Credo abbia cercato di chiedere aiuto perché la abbiamo trovata sul bordo superiore del letto e con il braccio trafitto dalla flebo che pendeva verso il basso...- si interruppe per scrutarci in viso, ma poi riprese a parlare. -Immagino che voi siate i suoi responsabili, o parenti o amici...-

-La... sua famiglia...- mormorò Jinxx.

-Beh, dovete compilare un formulario su di lei.- gli mise in mano un foglio. -Contattare le pompe funebri e se necessario organizzare il funerale.- poi ci lasciò di nuovo soli. Io mi voltai a guardare Ashley, in cerca di un sostegno, e lo trovai a fissarmi col mio stesso sguardo sperduto.

 

Christian compilò il modulo, mentre noi ci riunimmo attorno al letto di Noah. Non riuscivo a smettere di fissarla. Le passai una mano tra i capelli, morbidi come sempre. La immaginai muoversi, portando una mano alla mia e riscaldandola più di quanto non lo fosse già, per poi avvicinarmi e baciarmi. Un'altra lacrima attraversò la mia gote, ma solo una, non ne caddero più.

 

Quella sera mi fu quasi impossibile staccarmi da lei, e per poco Ashley non mi trasportava con la forza. Arrivammo a casa e per poco Jake non inciampava addosso a Iyo. Era davanti alla porta, accucciato ad attendere il nostro ritorno... e la sua padrona.

-Oh, Iyo.- mormorò Christian.

-Lei... lei non tornerà, Iyo...- Jinxx si accucciò ad accarezzarlo, mentre lui gli annusava le dita. Poi guaì. Forse anche lui aveva intuito cosa era successo alla sua padrona. Gli preparai da mangiare, dato che lo avevamo lasciato a digiuno per tutto il giorno, e nessuno di noi spifferò una parola mentre mangiavamo.

La notte sembrò non passare mai, mentre la solitudine mi si accalcava addosso. Non riuscivo ad immaginare la mia esistenza senza di lei.

Il mattino dopo non mi volevo smuovere dal letto, e ci rimasi finché Christian non venne a bussare alla mia porta.

-Che c'è?- domandai seccato.

-Posso entrare?

-No, CC. Lasciami solo.

-Devo aggiornarti di alcune cose...

-Poi me le dici. Ora voglio stare da solo.

-Cavolo, se non ci fai entrare sfondo la porta!- si arrabbiò Jake, che evidentemente era con lui. Sbuffai e lentamente mi avviai verso la porta della mia camera e la aprii. Davanti mi trovai tutti i ragazzi intenti a fissarmi.

-Beh? Quindi?- domandai scocciato.

-Abbiamo chiamato l'assistente sociale e Suzanne.- cominciò Jinxx. -Non c'è niente da fare con loro, ed è escluso trasportare il suo corpo in Inghilterra. Suzanne resterà nella sua casa, sotto ordine dell'assistente sociale, almeno finché qualcuno non la compri. A noi è stato affidato Iyo, come era prevedibile. La domanda del giorno è... faremo un funerale?- mi fissò intensamente.

Io rivolsi l'ennesimo sguardo ad Ashley, che me ne rivolse uno di incoraggiamento.

-Sinceramente... non voglio organizzare nulla...- Jake si sorprese. -Se la vedessi in una chiesa con un prete da strapazzo che si mette a predicare cose inutili penso che lo potrei mettere al tappeto nel giro di pochi secondi...- sul viso dei ragazzi comparve un lieve sorriso, che mi contagiò. -Avrà la sua bara e il suo posto al cimitero. Punto.- tornai serio. -Beh, niente altro?- Ash fece spallucce. -Chiamo l'agenzia di pompe funebri. Tra oggi e domani tutto dovrebbe essere finito...- annuii con addosso una grande depressione.

  
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