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Autore: fedamon88    02/11/2012    8 recensioni
[Dal testo: Pov Nina "Improvvisamente mi scontro con due occhi color ghiaccio spettacolari.
Il mio cuore prende a battere veloce e la schiena viene attraversata da milioni di brividi.
Rimango stupita da quello sguardo magnetico, che ancora non ha abbandonato il contatto con il mio. Le pupille dello sconosciuto sono impalpabilmente dilatate e un luccichio le attraversa.
Dischiudo le labbra in cerca d’aria e uno strano formicolio mi attraversa il corpo. Le gambe si fanno improvvisamente molli, tanto che quasi non riescono più a sorreggere il mio peso.
Così mi appoggio al distributore dell’acqua per evitare di cadere rovinosamente a terra.
Il suo tono è caldo e terribilmente sensuale e per un attimo mi perdo nella profondità dei suoi occhi, che sembrano vogliano cercare nei miei, uno spiraglio che li conduca alla mia anima." ]
E' una storia sul cast di Vampire Diaries, più precisamente è incentrata su un amore che nascerà.
Parte dalla creazione della serie, e arriva fino ad oggi.
Ripercorrerò dal punto di vista di Nina e, qualche volta, di Ian la loro storia in questa loro seconda, grande famiglia: TVD.
Spero vi piacerà!.
STORIA IN FASE DI REVISIONE.REVISIONATA FINO AL QUINTO CAPITOLO
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ian’s pov



Il campanello emette un trillo conciso mentre io sono ancora affaccendato a sistemare il letto della camera degli ospiti di Paul, memore di un mio breve riposo angustiato e sbiadito.
Tiro un lembo della coperta e con le mani stendo la stoffa evitando così di creare pieghe o grinze  che possano rovinare il materasso.
Mi fermo un attimo e rilascio un sospiro esausto poi, con passo indolente, esco dalla stanza e mi ritrovo nel corridoio principale.
Improvvisamente un altro trillo spazientito mi arriva alle orecchie e io alzo gli occhi al cielo irritato.
<< Paul la porta! >> esclamo seccato,  attendendo una risposta.
Dopo pochi istanti la sua voce mi arriva smorzata e attenuata dall’interno del bagno.
<< Sono sotto la doccia. >> urla a titolo informativo.
Sbuffo esasperato e a lunghe e veloci falcate raggiungo il salone, prima che quel qualcuno possa andarsene.
<< Arrivo. >> grido accellerando il passo.
Giungo davanti al portone e afferro deciso la maniglia d’ottone abbassandola e spalacando poi il legno.
Non appena mi appare la persona che ha suonato, il mio cuore sobbalza nel petto e sprofonda, lasciandomi completamente senza fiato.
Rimango basito e attonito.
Percepisco i miei muscoli contrarsi e irrigidirsi davanti a quelle pupille dilatate che ora mi guardano sconvolte.
Schiudo le labbra e boccheggio in cerca d’ossigeno mentre un fiume di sensazioni mi travolge, soffocandomi totalmente.
Spalanco gli occhi e stringo tra le dita la maniglia della porta. Tendo talmente il muscolo che avverto le nocche sbiancarsi e il sangue smettere di fluire al mio arto, tanto la stretta è vigorosa.
Milioni di sensazioni mi riempiono l’anima.
Dallo sbalordito, al sofferente, all’incredulo.
Provo per pochi istanti a fare chiarezza nella mia mente, dove si accalcano pensieri sempre più ponderosi e soffocanti.
Scruto la figura di Nina che si trova di fronte a me e il mio battito accellera vertiginosamente.
I suoi respiri trafelati e affannosi mi giungono alle orecchie tuonanti ed eccheggianti.
Catturo con lo sguardo i tremolii e i brividi che l’attraversano e una stretta di puro dolore e angoscia mi occlude la bocca dello stomaco.
Risalgo fino al suo viso dove due occhi smarriti, terrorizzati e lucidi di lacrime debordanti mi accolgono, lasciandomi in balia di una stilettata rovente al cuore.
Le sue iridi color cioccolato immerse in quel mare di lacrime amare e dense, mi fissano cariche di una sofferenza sconvolgente, quasi mi stessero gridando di aiutarla.
Ma prima che possa anche solo muovere un muscolo, la vedo mordersi a sangue un labbro e precipitarsi giù per le scale.
L’istinto mi spinge a reagire e immediatamente scatto in avanti per afferrarla e la richiamo con voce quasi supplicante, tanto il peso gravoso del senso di colpa mi sta logorando l’anima.
<< Nina! Asp… >> pronuncio cercando, invano, di raggiungerla ma troppo presto la vedo percorrere con foga le scale.
Verso la fine della gradinata scivola e in quell’attimo il mio cuore perde un battito e trattengo il respiro terrorizzato. Stringo tra le dita la ringhiera delle scale e, combattuto se raggiungerla o no, continuo a guardarla dall’alto mentre si aggrappa al corrimano e con impeto si rialza, catapultandosi fuori dall’edificio.
I suoi singhiozzi e il suo respiro ansante risuonano ancora per la tromba delle scale e arriva dritto al mio cuore come un’incandescente lama di puro strazio.
Rimago alcuni minuti immobile, sconvolto, a fissare il portone principale ancora in parte socchiuso.
Il cuore mi batte talmente forte nel petto che le costole mi dolgono e ansimo in cerca d’aria.
A stento riesco a respirare perché mi sento soffocare a causa del senso di colpa e del terrore che mi hanno ostruito la gola e compresso lo sterno.
Il brusio oneroso e incessante dei miei pensieri non mi da tregua e mi costringe a prendermi la testa tra le mani e a stringere spasmodicamente le dita sulla cute, come a supplicare la mia mente di tacere.
Nel groviglio di parole sconnesse, nella mia testa, si fa strada lentamente l’idea che, ciò che ho appena vissuto, sia il punto di non ritorno.
Sono arrivato al limite.
Io e Nina siamo arrivati al limite.
Non possiamo più andare avanti così.
Lei con la sua inconsapevolezza e dolore per quello che sta succedendo a me e io con il mio senso di colpa logorante.
Devo risolvere una volta per tutte questa situazione.
Con una determinazione nascente nel petto e una forza interiore, che non credevo di possedere, celermente rientro in casa e a lunghe e ampie falcate raggiungo la camera degli ospiti.
In pochi minuti indosso qualcosa di più pesante e mi infilo le scarpe da ginnastica.
Afferro in un soffio le chiavi della macchina e esco dalla stanza, quasi con il fiatone.
Nell’uscire dal corridoio mi scontro con Paul, appena vestito e con i capelli ancora umidi per la doccia.
<< Scusami. >> mormoro trafelato.
Il mio amico mi scruta perplesso e con un cipiglio preoccupato.
<< Stai uscendo? >> chiede serio.
Annuisco concitatamente mentre percepisco i secondi passare veloci e il tempo scorrermi incessantemente sulla pelle.
<< E’ successo un casino Paul. Prima alla porta era Nina. Evidentemente cercava te. Era sconvolta e terrorizzata, ho provato a parlarle ma non mi ha neanche dato il tempo perche è corsa via. Non so cosa le sia successo e, sinceramente, sono molto preoccupato. Sono sicuro che è ancora qui sotto. Io devo fare una cosa importante. Promettimi che la tranquillizzerai e la farai dormire qui stanotte, non mi fido a lasciarla tornare a casa da sola. Era troppo distrutta. Cercala e prenditi cura di lei, per favore. >> pronuncio velocemente le parole e, persino io, riesco a captare una nota turbata e angosciata   nell’influsso della mia voce.
Per un istante fisso lo sguardo confuso di Paul poi, senza neanche dargli il tempo di rispondere, esco di casa senza indugio.
Appena varco la soglia del portone principale l’aria fredda di novembre mi pizzica il viso facendomi rabbrividire. Mi guardo intorno attentamente e, con mio grande sollievo, noto la macchina di Nina parcheggiata poco distante dal vialetto principale.
Rilascio un sospiro sollevato e il cuore rallenta i battiti, mentre io accellero il passo.
Raggiungo la mia auto, velocemente salgo e metto in moto con gesti meccanici e rigidi.
Devo sbrigarmi. Non voglio perdere altro tempo prezioso.
La situazione e diventata talmente ingestibile e logorante da corrodere lentamente le nostre anime.
Per mia grande fortuna trovo la maggior parte delle strade deserte, o almeno poco trafficate, in questo modo riesco ad arrivare prima.
In un attimo parcheggio la macchina in un piccolo spazio vuoto, tra un cassonetto e una fila di auto e scendo subito, correndo verso l’entrata principale del palazzo.
Percorro a due a due  i gradini, ignorando la fatica e il respiro spezzato e affannoso che ho e, senza remora, suono all’appartamento 1C.
Sento montare dentro di me un tumulto di sensazioni asfissianti e opprimenti.
D’un tratto la sicurezza lascia il posto al panico che mi stringe nella sua avvolgente e attanagliante morsa.
E le dita delle mani iniziano a tremarmi, mentre l’ansia prende il sopravvento sul mio essere.
Percepisco il rumore metallico del catenacchio scoccare e dopo poco la porta aprirsi.
Trattengo il respiro quando incrocio quegli occhi celesti che ho amato per mesi, ma che ora non mi lasciano niente se non un senso di fastidio e disagio.
Così provo a fare chiarezza e ad elaborare un discorso serio.
Vedo l’espressione del suo viso mutare. Da stupita ad irritata.
Serra la mascella e assottiglia lo sguardo, scrutandomi con disprezzo.
<< Che ci fai qui? >> mastica con stizza le parole tra i denti e la sua bocca si tende in una smorfia seccata.
La razionalità conquista l’istinto e finalmente la mia mente e il mio corpo collaborano.
Mi lascio andare ad un sospiro liberatorio e, puntando i miei occhi nel suoi, inizio a parlare.
<< Megan non sono qui per litigare. Voglio solamente chiarire alcune cose con te. >> calibro le parole e la guardo sicuro di me, mentre attendo un cenno d’assenso.
Ostenta un’espressione di malcelata perplessità e irritazione.
Dopo alcuni secondi i suoi muscoli contratti e rigidi si rilassano e la sua espressione si addolcisce.
Sospira pesantemente e con un cenno del capo mi invita ad entrare.
Il sollievo mi invade completamente e la speranza mi riempie talmente l’anima che la sento straripare e sprizzare da ogni singolo poro della mia pelle.
Mi apro in un sorriso felice e varco la soglia di quella casa, in cui ho vissuto per mesi e la raggiungo in salone, dove si è seduta.
La vedo rimanere ancora un po’ rigida e quasi in difficoltà.
Mi accomodo accanto a lei e la osservo, corrucciando la fronte e increspando le labbra.
Il silenzio cala su di noi come un pesante macigno che grava sulle nostre teste, avvolgendo l’ambiente in un’amosfera quasi raccapricciante.
<< Allora di cosa vuoi parlarmi? >> Megan rompe la quiete con un tono tagliente e frettoloso, tanto che sussulto sorpreso della sua improvvisa domanda.
Mi schiarisco la voce e deglutisco, cercando di riassumere il più possibile il discorso e di limitarmi a pronunciare solo le cose più importanti.
<< Innanzittutto voglio chiederti scusa per come è finita la nostra storia e come ti ho lasciata. Il chiudere il nostro rapporto al telefono non è stato un gesto molto galante e di questo mi dispiace. >> inizio provando ad incanalare nel tono le mie scuse sentite.
Mi dispiace davvero.
Non sono un tipo così superficiale e meschino, perciò la mia azione ha bisogno di una giustificazione.
Per un attimo nei suoi occhi vedo passare un luccichio di sorpresa e stupore e le sue labbra si schiudono colpite.
Prendo un altro respiro e continuo, notando che pian piano sto riuscendo a spianare il terreno con attenzione e cura.
<< Poi vorrei chiarire anche il motivo per cui ci siamo lasciati. >> continuo, vedendo però, i suoi occhi chiudersi impercettibilmente in una smorfia stralunata.
Un brivido mi percorre, quando avverto l’argomento farsi più spinoso.
Devo andarci con i piedi di piombo. Lei potrebbe, in un attimo, rovinare la carriera di Nina.
<< Megan, tu mi conosci. Sai che sono un uomo fedele. Non ti ho mai tradita, te lo posso assicurare. Quella sera, in cui i paparazzi mi hanno fotografato, sono andato a casa di Nina, è vero, lo ammetto. Ci sono andato perché aveva la febbre e stava molto male. Mi sono sentito in dovere di aiutare un’amica. Non ho forse sempre aiutato anche Paul quand’era in difficoltà? Dovevo forse non starle vicino solo perché è una donna? Ti ho mentito su dove ero andato proprio perché sapevo che ti saresti ingelosita. Credimi se ti dico che l’ho fatto solo per non farti stare male e invece ho combinato l’esatto opposto di quello che mi ero prefissato di evitare. >> abbasso lo sguardo e la testa e attendo.
So che il mio discorso ha avuto un certo effetto.
Glielo leggevo negli occhi ad ogni parola pronunciata.
D’un tratto due dita sottili si posano sotto il mio mento e mi costringono delicatamente ad alzare il volto.
Seguo il movimento e mi ritrovo lo sguardo carico di compassione di Megan che mi scruta quasi addolorata.
<< Mi dispiace Ian. Non avrei dovuto comportarmi in quel modo così avventato e spietato. Ho sbagliato a minacciarti, d’altronde Nina non centra nulla, hai ragione. La cosa riguarda me e te. O meglio… riguardava. >> mormora pentita, torturandosi nervosamente le dita delle mani.
Un fiotto caldo di felicità e sollievo invade il mio cuore e illanguidisce le mie membra fredde e rigide.
Sento i miei occhi scintillare di speranza e gioia mentre ringrazio la buona sorte che sta dalla mia parte.
<< C’è una cosa che devo dirti però. >> il mio sogno idilliaco viene spezzato da quella frase che non promette nulla di buono e inizia a farmi pensare subito al peggio.
La gaiatezza se ne va e lascia il posto al dubbio e al pessimismo.
Incontro i suoi occhi e vi leggo una macchiata e turpe verità.
<< Non sono stata completamente onesta con te. >> sussurra flebilmente, mordendosi agitata un labbro.
Aggrotto la fronte e la scruto perplesso.
Che significa che non è stata completamente onesta con me?
Le trasferisco questa muta domanda con un occhiata e lei, sospirando, rigetta la verità.
<< Ti ho tradito con Mark, il mio insegnante di aerobica, va avanti già da due mesi. >> abbassa lo sguardo colpevole.
Quelle parole mi giungono ovattate e s’insinuano lentamente in ogni singolo poro della mia pelle come minuscoli spilli incandescenti, che perforano ogni fibra del mio essere.
La delusione, lo sbigottimento, il dolore, la rabbia e l’idea di essere stato tradito permeano nella mia anima lasciandomi completamente di stucco.
Sgrano gli occhi e apro la bocca senza parole mentre la mia mente assimila quella frase, terribilmente pungente e ustionante.
Il cuore viene avvolto in fitte spire nebulose di sconforto e il petto compresso sotto il peso elevato del dolore.
L’ira monta al centro del mio sterno, ma viene quasi subito assopita dal mio cuore.
Nonostante l’idea di essere stato tradito mi abbia procurato una certa sofferenza, non tanto per Megan quanto per il fatto che lei abbia spezzato la fiducia e la fedeltà che c’era nel nostro rapporto, non riesco ad arrabbiarmi.
Così com’è arrivata, la sofferenza svanisce e mi stupisco di quanto poco io ci sia rimasto male.
Il pensiero che forse il mio, nei suoi confronti, non è mai stato amore vero ma solo un grande e profondo affetto, mi sfiora la mente e mi chiarisce le idee.
Le mie elucubrazioni vengono improvvisamente interrotte da alcuni singhiozzi e singulti che provengono di fianco a me.
Mi risveglio dallo stato catatonico in cui sono precipitato e mi volto nella sua direzione, trovandola con il viso coperto dalle mani e il corpo scosso da tremiti e tremolii.
<< Mi di..spia-ce, io…. Sc..usa, mi disp… >> farfuglia addolorata tra le lacrime.
<< Megan, ti perdono. Non piangere. Io ti perdono. >> mormoro addolcito dalla vista di quella scena e, teneramente, scosto le mani dal suo viso, accogliendo con un sorriso rassicurante quegli occhi sgranati, arrossati e lucidi di lacrime umide che solcano le guance accaldate.
Con i pollici asciugo le lacrime sul sue gote e mi chino fino a raggiungere con il volto la sua altezza.
Mi guarda smarrita, intimorita e spaesata, tanto che quella vista mi fa stringere il cuore in una morsa di compassione.
<< Ti perdono, Megan. Evidentemente la nostra storia non funzionava più. E se hai trovato l’amore con un altro uomo sono contento per te ma tu, allora, devi lasciarmi vivere la mia vita con tranquillità. Con chi sarò amico, con chi passerò le mie serate o la mia esistenza non ti dovrà più interessare. Questa è veramente la fine della nostra storia. Spero che sia tutto chiarito, che tu abbia ritirato le tue minaccie >> mentre pronuncio le parole, le lacrime di Megan cessano.
Mi guarda sbalordita per la mia calma e annuisce concitatamente al mio discorso.
<< E, inoltre, ti auguro una vita serena e felice con chiunque sia il tuo fidanzato o futuro marito. Promettimi, però, che non ti immischierai più nella mia vita privata e non ti azzarderai più a minacciare nessuna delle persone a cui tengo di più, chiaro? >> finisco con una cipiglio autoritario, serio e quasi minaccioso, mentre mi alzo in piedi.
Megan si limita ad annuire e a mormorare con voce arrochita dal pianto.
<< Grazie. Anche a te auguro ogni bene. >> si alza lentamente e, incerta di una mia reazione negativa, si avvicina di un passo mostrandomi la sua intenzione.
Abbozzo un sorriso e circondo le sue spalle con le mie braccia attirandola a me.
Si stringe al mio petto e chiude gli occhi.
Un abbraccio che sancisce la pace. Un abbraccio che pone fine ad una storia. Un abbraccio di speranza per il futuro.
Un abbraccio che sa di libertà.
Dopo alcuni secondi sciolgo la stretta e, guardandola un’ultima volta, sorridente, le sussurro un “ ciao” carico di mille significati.
Lei ricambia il saluto e l’occhiata di perdono e sollievo, mentre varco l’uscio, ritrovandomi sul pianerottolo ma anche al centro della felicità più totale e pura.
Mi sento così sollevato, libero e raggiante che la mia anima sobbalza di beatitudine.
Scendo le scale quasi saltellando sui gradini, tanto mi sento invaso da un’allegria radiosa.
Esco dall’edificio e, incurante del freddo, inspiro a pieni polmoni l’aria gelida che rinfresca la mia gola e colma il mio petto.
Alzo gli occhi al cielo scuro e gremito di stelle e invio un pensiero di gratitudine.
Rilascio un sospiro lieto, che si trasforma in una nuvoletta di vapore e raggiungo la mia auto.
Una volta in macchina avverto lo stomaco richiamare prepotentemente la mia attenzione così, con pensieri di pura gaiatezza, mi dirigo verso il primo fast food che trovo.
 
 
<< Salve signore, cosa vuole ordinare? >> una voce gioviale e simpatica mi riscuote dalla contemplazione del menù.
Solitamente cerco di evitare cibi grassi o poco sani, perciò opto per una semplice insalata e un bicchiere d’acqua.
Sorrido alla giovane e solare  cameriera, che ha preso il mio ordine e le ridò la lista delle vivande.
Mentre aspetto il mio piatto, giocherello distrattamente con la saliera e m’immergo nei miei pensieri.
Un senso di profonda libertà mi ha invaso totalmente.
Mi sembra quasi di essere uscito di prigione. La situazione in cui mi trovavo era una vera galera di sofferenza e dolore.
Una posizione controversa e terribilmente soffocante e angosciante.
Ora il mio cuore e la mia anima sono stati prosciolti dal tormento.
Un nome e un viso si fanno improvvisamente spazio nei miei pensieri e, perdo un battito, quando il suo volto mi appare nella mente.
Nina.
Un’attanagliante morsa di emozioni contrastanti mi occlude la bocca dello stomaco e piccoli brividi roventi mi attraversano la schiena.
Ora che finalmente la situazione si è risolta posso spiegarle ogni cosa. Chiderle scusa per il modo iniquo e spietato con cui l’ho trattata.
Il senso di colpa torna, d’un tratto, ad erodere e graffiare il mio cuore, lasciandomi ansante e scosso.
Devo risolvere al più presto quest’ultima situazione.
Nina è la persona più importante che io abbia mai avuto, dopo la mia famiglia.
Chiudo per un secondo gli occhi, sospiro fiacco e provo con tutte le mie forze a cancellare ogni singolo pensiero e sensazione negativa.
Devo festeggiare, gioire per aver risolto una circostanza quasi indeperibile. Dischiudo le palpebre e abbozzo un sorriso mentre afferro il cellulare per controllare l’ora.
Non appena la schermata si illumina mostrandomi l’orario, le 21.37, il cuore sobbalza e il sorriso sparisce dal mio volto.
Il viso sorridente di Nina nella foto, che uso come sfondo, accanto al mio gioioso, mi da una scossa di puro sconquasso.
Inizio a scrutare la sua figura abbagliato dalla sua bellezza e dalla sua solarità.  
Gli occhi color nocciola così espressivi e luminosi, mi trafiggono il petto con una staffilata di adorazione. I capelli castani, lasciati sciolti in morbide onde, le incorniciano il viso ovale, quasi fosse un ritratto.
Le guance colorite sembrano fatte di porcellana, tanto la pelle del volto è liscia e  perfetta.
I denti bianchi risplendono in un sorriso gaio.
E, infine, le labbra carnose e rosse calamitano il mio sguardo e mi fanno palpitare il cuore.
Sento l’immaginazione e la mente prendere il sopravvendo e poco dopo mi ritrovo a fantasticare su che sapore abbiano quei due petali di rosa.
La consistenza così morbida e soffice, appena pregustata in qualche scena sul set, torna a farmi correre brividi di piacere lungo la schiena.
Il ricordo del calore del suo corpo, della sua pelle vellutata, del suo profumo così delicato e fresco, quasi dal sentore di fresia, mi manda in visibilio.
Mi ritrovo ad immaginare di saggiare con le dita la linea sinuosa della sua schiena, di scendere con i polpastrelli a lambire i suoi fianchi, risalendo con una mano a vezzeggiare la curva del suo…
<< Signore, ecco il suo ordine. >> una voce allegra mi strappa, improvvisamente, dal mio sogno ad occhi aperti.
Sgrano gli occhi sorpreso e guardo prima il piatto di insalata di fronte a me, poi la cameriera, che mi lancia un’occhiata ammiccante mentre se ne va.
Poso nuovamente lo sguardo sulla pietanza posta sul tavolo e rabbrividisco sconcertato.
Il pensiero su Nina mi ha lasciato completamente scombussolato, accaldato e particolarmente euforico.
Mi stupisco di come la mia mente abbia elaborato un simile pensiero e di come il mio corpo abbia reagito a questo.
I battiti esagitati del mio cuore mi procurano il respiro trafelato e ansante e le dita delle mani mi tremano per il turbamento.
Chiudo il telefono e lo poso sul ripiano, accanto a me.
Deglutisco impacciato, mi osservo intorno guardingo e mi sistemo meglio sulla sedia, aggiustandomi i pantaloni della tuta.
Avvampo per l’imbarazzo e chino il capo sul piatto, iniziando a mangiare silenziosamente.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Di solito riesco a controllare le emozioni e i pensieri di un certo tipo, questa volta invece, mi hanno trascinato con loro nel vortice del desiderio e non sono stato in grado di gestirli.
Inizio a pensare alle cose più banali, cercando di spegnere le fiamme calde di pura frenesia che hanno avviluppato le mie membra illanguidite.
Riesco nel mio intento e finisco di mangiare tutto, bevendo, poi, un sostanzioso bicchiere d’acqua fredda che sbollenta, una volta per tutte, le sensazioni contrastanti che hanno assediato il mio petto.
Mentre aspetto il conto, dò un’occhiata all’ora oramai tarda e decido di mandare un messaggio a Paul.
Con la fronte aggrottata, concentrato sulle parole, chiedo al mio amico se è riuscito a parlare con Nina, se lei è al sicuro e se io posso tornare a casa.
 
 
La risposta arriva due minuti dopo, proprio mentre sto pagando la cena.
Lascio la mancia sul piattino e apro il messaggio.
 
“Stai tranquillo Som. Ci ho parlato, l’ho tranquillizzata ed è già andata a dormire nella mia stanza. Puoi tornare. Promettimi però che non le parlerai stasera. E’ ancora troppo provata per quello che le è successo, perciò stalle alla larga.
Io vado a dormire, sono distrutto.
Fai piano quando entri, potresti svegliarla.
P.S. ti ho preparato il letto sul divano. Dormirai lì stanotte.”
 
Sorrido divertito dell’ultima frase e scuoto la testa pensando alla punizione implicita che mi sta dando Paul. Quando però i miei occhi rileggono le frasi precendenti, il sorriso svanisce e l’angoscia e la preoccupazione invadono ogni singola cellula del mio corpo, lasciadomi quasi in balia del terrore.
Che vuol dire che Nina è ancora provata per quello che le è successo? Cosa le è accaduto? Qualcosa di grave? Qualcuno le ha fatto del male?.
Subito inizio a pensare al peggio, cominciando a costruire mille supposizioni.
Devo tornare al più presto. Non importa se Paul mi ha chiesto di non parlarle, devo sapere che cosa le è successo, devo sapere se sta bene.
Mentre mi infilo velocemente il giacchetto compongo un sms di risposta a Paul, consapevole di non poter mantere la promessa.
 
“Grazie per tutto amico. Le starò alla larga, promesso.
Certo farò pianissimo.
E… va bene papà dormirò sul divano, da bravo bambino.”
 
Ribatto ironicamente, invio il messaggio e, velocemente raggiungo la mia auto.
Voglio arrivare il più presto possibile.
In una manciata di minuti, infatti giungo all’appartamento.
Estraggo le chiavi e, lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, giro la chiave nella toppa, abbasso la maniglia ed entro.
Accompagno il legno, evitando fragori fastidiosi e, silenziosamente, solo al chiarore della luna, mi tolgo il giaccone, posandolo delicatamente sul bracciolo del divano poi, senza più alcun indugio imbocco il corridoio e a lunghe e mute falcate giungo di fronte alla porta chiusa della camera di Paul.
Il cuore mi scalpita impazzito nel petto e quasi sono indeciso se aprire o no ma il timore che le sia successo qualcosa di grave mi incita ad afferrare la maniglia e ad abbassarla cautamente.
Con una veloce occhiata controllo che non vi sia nessuno e tendo le orecchie assicurandomi che il mio amico stia dormendo.
Dopo solo alcuni secondi, il suo russare mi giunge ovattato e biascicato.
Abbozzo un sorriso e torno al mio intento.
Lentamente schiudo la porta e controllo attraverso un sottile spiraglio se Nina sia sveglia o meno.
La camera è completamente immersa nella penombra e nella quiete più totale.
Con passo felpato m’intrufolo nella stanza e provo ad adattare la vista all’oscurità.
Rimango con le spalle alla parete e cerco di distinguere l’ammasso indistinto di coperte e cuscini che si trova sul materasso.
Il mio cuore sobbalza lieto quando riesco a scorgerla nel groviglio.
Le mie labbra si tendono in un sorriso carico di tenerezza e divertimento quando vedo la posizione buffa in cui si è addormentata.
Una gamba ripiegata e nuda spunta dall’ammasso di coperte intrecciate, che coprino l’altra stesa.
Una parte della schiena è celata dal lenzuolo bianco. Un braccio, scoperto, avvolge e stringe il cuscino come se fosse una persona e l’altro è nascosto sotto il pail disordinato.
Infine il capo è poggiato su un angolo del guanciale.
Il viso è contratto in una smorfia infantile.
La fronte è lievemente increspata in un’espressione perplessa e quasi turbata, le guance sono gonfie d’aria e la bocca schiusa di pochi millimetri, con il labbro inferiore sporgente, corrugato in un broncio puerile. 
Mi avvicino al letto completamente rapito da quella visione e mi fermo a pochi centimentri da lei, conteplando silenziosamente la sua figura, immaginando di poterla stringere dolcemente tra le braccia e scoprire i suoi pensieri e i suoi sogni.
D’un tratto un piccolo mugolio riporta la mia attenzione sul suo volto, dove le sopracciglia e le labbra si muovono quasi impalpabilmente in un cipiglio confuso e disturbato.
Sento montare dentro di me la preoccupazione e il desiderio di lenire il suo dolore.
Il mio cuore si stringe in una morsa di compassione e amore.
Lentamente avvicino le dita alla sua guancia e, con i polpastrelli, accarezzo la pelle liscia e vellutata della sua gota rosea, beandomi di quel contatto.
Vorrei poterle togliere tutta la sofferenza, i pensieri negativi che la tormentano e ciò che le è accaduto di brutto.
Scruto attentamente e meticolosamente il suo viso cercando una qualche prova o segno particolare dell’accaduto, ma non trovo nulla.
Esala un flebile sospiro e si umetta le labbra, ora con più serenità.
I miei occhi vengono calamitati sulla sua bocca carnosa e uno spasmo di pura brama mi attraversa lo stomaco, lasciandomi desideroso di assaporare e gustare appieno quei due petali di rosa.
Rimarrei ore a guardarla dormire.
E’ una cosa che mi affascina terribilmente.
D’un tratto il fruscio delle coperte, causato dal movimento delle sue gambe, mi ridesta dalla contemplazione e mi costringe a tornare sui miei passi.
Sollevato dal fatto di non aver riscontrato segni particolari sul suo corpo e deciso di non strapparla egoisticamente al sonno per sapere l’accaduto, esco dalla camera e richiudo silenziosamente la porta con il cuore e l’anima allietata da quella vista.
 
 
Da ore continuo a fissare il soffitto, con la mente gremita e affollata di pensieri contrastanti.
Cosa sarà accaduto di così grave alla mia Nina? Perché non potrò parlarle? Quanto ancora dovrò attendera prima di stringerla nuovamente tra le braccia?.
Il sonno non accenna neanche lontamente ad avvicinarsi a me, consapevole dell’ansia e del turbamento che riempie ogni singola fibra del mio essere.
Scruto annoiato il soffitto bianco, immerso nella quiete surreale della notte e lascio scorrere il tempo sulla mia pelle.
D’un tratto uno scricchiolio e un cigolio, però, catturano il mio interesse e io, lentamente, mi porto a sedere guardano verso la fonte del rumore.
Il mio cuore sobbalza e perde un battito quando vedo il corpo di Nina in cucina, fasciato nel largo pigiama di Paul,  che mi da le spalle, intenta a posare un bicchiere nel lavabo.
Un brivido mi corre lungo la schiena e silenziosamente mi alzo, avvicinandomi cautamente a lei.
Disto pochi metri ormai ma lo strofinio dei miei pantaloni della tuta, scopre la mia presenza.
La guardo mentre si volta con calma e, non appena scorge la mia figura, sussulta sorpresa e spaventata.
Il mio petto inizia ad essere scosso da piccoli brividi e fitte evanescenti alla vista dei suoi occhi meravigliosamente profondi, che brillano al chiarore lunare.
Improvvisamente noto il suo corpo attraversato da tremolii intangibili e il mio cuore viene stretto in una morsa di compassione quando intravedo nella sua espressione contratta una sfumatura intimorita.
Abbassa lo sguardo e cerca di evitare i miei occhi, consapevole del fatto che continuerò a guardarla e a trasmetterle la muta richiesta di ricambiare.
Questa può finalmente essere l’occasione giusta per chiarire la situazione.
Continuo a scrutarla ammaliato e vedo il suo dissidio interiore.
E’ combattuta.
Lo riscontro dalla contrazione della mandibola e dai movimenti convulsi delle sue dita, che si vessano tra di loro.
L’attesa di un suo sguardo mi porta a formulare milioni di pensieri e soprattutto le indirizzo, con un’intensità sconvolgente, la supplica di guardarmi.
D’un tratto, come richiamata dalla mia preghiera silenziosa rialza lo sguardo e io in un attimo lo catturo mentre il mio cuore scalpita impaziente nel petto.
Schiude le labbra colpita dalla fierezza dei miei occhi e mi fissa avvinta.
Vedo il suo sguardo percorrere il mio corpo, analizzando i miei vestiti con un cipiglio stupito, per poi tornare ad indugiare sulla mia bocca.
Dentro di me mi apro in un sorriso a trentadue denti, quando avverto che anche lei desidera un nostro riavvicinamento.
Scrutandola con dolcezza e, lentamente, cercando di non spaventarla mi avvicino a piccoli passi, fin quando non mi ritrovo a pochi centimetri da lei e il suo odore particolarmente dolce e inebriante, mi circonda in una carezza agognata da giorni.
Non voglio più pensare a nulla, solo immergermi nei suoi occhi, porta della sua anima.
E così accade.
I nostri sguardi s’incatenano e il resto del mondo svanisce nel nulla, in un battito di ciglia.
Ci ritroviamo nella nostra bolla di intima riservatezza.
Non trovando la forza di parlare, tanto il tumulto interiore di emozioni mi sta bloccando il respiro, trasmetto i miei pensieri, le mie domande, le mie spiegazioni attraverso le iridi.
E la cosa che mi fa mancare un battito è quando comprendo che Nina mi capisce.
Lo riconosco dal suo sguardo dolce e, quasi materno, che mi rivolge.
Stringe impercettibilmente le labbra e gonfia lievemente le guance in un’espressione di pura compassione e rammarico.
Quel gesto mi da la forza di formulare una frase, contenente milioni di significati.
Tutto quello che le vorrei dire, spiegare, chiedere e mormorare si raccoglie in un semplice sussurro indelebile.
Una forza sconosciuta gorgoglia dentro il mio petto e spinge verso l’alto un nodo di emozioni che, in un colpo, esalo con due semplici parole.
<< Mi dispiace >> mormoro.
E lo sento.
L’amarezza, il pentimento, il dispiacere e il forte senso di colpa.
Lo percepisco profondamente in quelle poche sillabe cariche di questi sentimenti.
Le incanalo tutte in ogni lettera, sentendole provenire direttamente dal cuore.
Mi avvicino ancora di un passo a lei e il leggero frusciare dei nostri abiti mi fa capire che siamo davvero vicini.
Il calore del suo corpo si infrange sul mio come la spuma delle onde sulla battigia.
Io, spinto dall’irrefrenabile voglia di riaverla accanto, alzo lentamente una mano, facendole intendere il mio volere, come a darle il tempo di scostarsi o meno e la avvicino alla sua guancia rosea.
Mi guarda tra l’intimorito e lo sbalordito e schiude le labbra tremante.
Qualcosa però mi spinge a continuare, così, con delicatezza accarezzo la pelle olivastra della sua gota e passo poi a scostarle gentilmente una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti al volto.
D’un tratto mentre continuo a scrutarla meticolosamente noto il suo corpo essere scosso da impalpabili brividi e tremolii e il suo sguardo farsi vacuo e fissarmi assorta.
Per un attimo la confusione mi attraversa e una domanda mi sorge spontanea.
Ha paura del mio contatto oppure le fa piacere?
Non riesco a capire.
La analizzo per un secondo e muovo le labbra come a chiederle qualcosa.
Ciò la desta dalla sua trance e le fa puntare, nuovamente, i suoi occhi nei miei.
Nei suoi vi passano milioni di emozioni contrastanti che mi lasciano perplesso.
Improvvisamente vedo le sue pupille dilatarsi maggiormente, le sue labbra schiudersi e degli ansimi sconnessi uscire dalla sua gola. Il suo petto alzarsi e abbassarsi aritmicamente e le sue iridi riempirsi di lacrime.
Questo drastico e improvviso cambiamento mi fa sobbalzare il cuore nel petto e temere il peggio.
Qualcuno ha provato a molestarla e ora è scioccata dalla vicinanza di un uomo? Qualcuno le ha fatto del male? Chi?.
Terrorizzato e preoccupato per ciò che sta succendendo mi avvicino di più al suo volto, provando a tranquillizzarla con un’occhiata, ma la cosa che mi lascia scovolto è il suo sguardo brillante di gioia e felicità.
La sua bocca si allarga in un sorriso estatico che mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo convulso.
Poi tutto accade in un secondo.
Le sue esili braccia circondando il mio torace, colma la poca distanza tra i nostri corpi e appoggia il viso sul mio petto.
Il gesto improvviso e inaspettato mi fa irrigidire e contrarre i muscoli, mentre pensieri confusi e perplessi si accalcano spasmodicamente nella mia testa e il mio cuore parte in una corsa irrefrenabile.
Quando percepisco il suo calore e profumo permeare nella mia pelle, fluire nel mio sangue ed entrarmi dentro, rilascio un breve sospiro e mi rilasso.
Il mio petto e il mio cuore si sono gonfiati talmente tanto d’amore e di felicità che sento quasi che da un momento all’altro possano scoppiarmi, tanto mi impediscono il respiro.
Avverto le sue sottili dita premere sulla mia schiena e vezzeggiarne ogni centimetro, come ha chiedermi di stringerla forte tra le braccia.
Sento montare in me una bolla di sensazioni brulicanti che, in un attimo, esplodono in un fragore rovente che mi avviluppa la mente e il costato.
Spinto da ciò, finisco per circondare la schiena di Nina e abbassare il mio volto e il mio sguardo per guardare il suo volto rilassato e felice.
Gli occhi sono chiusi e le labbra schiuse mentre percepisco i battiti esagitati del suo cuore sul mio petto.
Ormai colmo dalla gioia più pura, lambisco con le dita la sua schiena e il suoi capelli lisci e mi lascio andare ad un mormorio del cuore.
<< Mi sei mancata Nina. >> il mio sussurro spezza la quiete apparente che veleggia nella casa e fortifica la nostra bolla di personale initimità.
<< Anche tu, Ian >> sospira completamente abbandonata.
Un abbraccio desiderato tanto intesamente da far male. Un abbracio tra due anime affini. E’ questo il nostro rapporto.
Un abbraccio che sa di amore puro.
 
 
Angolo autrice
 
Cuccioleee!!! Sono tornata!
Come va? Come state? Come avete passato Halloween?
Ad intagliare zucche e a fare incantesimi travestite da vampiri e streghe o come una normale serata di fine ottobre?
Partendo  dal fatto che per scrivere questo capitolo mi ci è voluto davvero molto, ma soprattutto ci ho dedicato davvero tutta me stessa, passo all’analisi di alcune cose che possono risultare non molto chiare:
Innazitutto, come avete visto, il Pov Ian riguarda lo stesso episodio del capitolo precedente, solamente visto dalla parte del nostro bell’attore, ovviamente, con qualche novità! Altrimenti che nuovo capitolo sarebbe?
Come vediamo già dall’inizio Ian è al capolinea e la scena della corsa sconclusionata di Nina giù per le scale, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
E’ lui che chiede a Paul di portare al sicuro Nina, di proteggerla e tranquillizzarla =) visto che Paul era all’oscuro di quanto successo sulle scale!
Perciò una curiosità in più dal capitolo scorso. Inoltre chi avesse ipotizzato che c’era lo zampino di Ian, beh, ragazze non posso che farvi i complimenti per la vostra perspicacia! =)
Ian decide finalmente di andare dalla fonte di tutto questo trambusto e dolore e di chiarire una volta per tutte.
Megan, inizialmente restia e fredda, alla fine chiede umilmente scusa per ciò che ha fatto ed inoltre confessa il suo tradimento.
Sinceramente, e so che probabilmente molte di voi mi urleranno contro, Megan mi ha fatto una tenerezza assurda.
Si è resa conto di aver sbagliato, di aver recato dolore ad Ian e per questo chiede venia.
Ovviamente quel pianto e quell’abbraccio non significavano nulla di implicito. Era una abbraccio d’addio. Megan ama Mark e Ian… si vedrà.
Perciò, evitando fraintendimenti, ribadisco e sottolineo che Megan è definitivamente uscita dalla storia, che non farà più ritorno nella vita di Ian. ( per la gioia di tutte coloro che la odiavano ;) )
Passiamo a vedere un altro spaccato di quotidianità, come il magiare in un fast food.
Come quante di voi ben sanno, oltre a Nina, anche Ian è un salutista per questo non mi sembrava molto carino fargli mangiare un piatto grasso come hamburger e patatine fritte, perciò ha optato per un’insalata =)
Durante la cena pensa a Nina e, beh… sì, penso l’avrete capito cosa gli succede.
*una me che arrossisce fino alla punta delle orecchie.
Beh, ragazze mie anche lui è umano e, soprattutto, uomo, perciò non stupitevi se capitano cose del genere =) inoltre, siccome la storia è a rating arancione, ci saranno altre occasioni particolarmente “calde” hihihi.
Tornando a noi, Ian manda un sms a Paul chiedendo notizie di Nina e la risposta che riceve lo manda nel panico.
Povero cucciolo, inizia a pensare che qualcuno abbia molestato o fatto del male a Nina. D’altronde era talmente sconvolta e scioccata che il suo comportamento poteva dare adito a pensare ad un tentato abuso.
Questo è quello che passa nella mente di Ian dopo alcuni ragionamenti.
Alla fine la osserva mentre dorme placidamente e non ha il coraggio di svegliarla.
Quella è una delle scene che preferisco, dopo il pezzo alla tavola calda… =P
Infine l’abbraccio e la scena finale vista dal suo punto di vista.
Beh, che dire? Spero che sia stato abbastanza chiaro come capitolo, perché d’ora in poi entreremo  nel vivo della storia e del loro rapporto ;)
Va beh, ora vado, ringraziando di cuore chiunque abbia inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate e anche i lettori silenziosi.
Un ultima cosa poi vi lascio tranquille =).
In riferimento alle ultime recensioni ricevute, visto che si sono dimezzate drasticamente vorrei fare un appello. So che posso risultare monotona ma non riesco a capire se sono io che non scrivo più bene o sono altri fattori che influiscono.
Per favore fornitemi almeno una spiegazione.
Inoltre volevo chiedere a tutte voi, so che è novembre, siamo nel mezzo della scuola, del lavoro, degli impegni che spesso ostacolano il tempo per recensire ma volevo chiarirvi che noi scrittrici, per quanto mi riguarda, lavoriamo in continuazione, per scrivere e produrre un capitolo, quantomeno decente.
Mi impegno sempre moltissimo, cercando di scrivere al meglio e sperando di regalarvi qualcosa di bello, per questo vorrei che lasciaste una recensione.
Anche come gratificazione per il lavoro svolto, anche poche e semplici parole possono rendere felici noi scrittrici che cerchiamo sempre di impressionarvi.
Perciò, in poche parole, vorrei sentirvi in molte. Scrivete le vostre domande, perplessità, curiosità, sensazioni che avete provato, supposizioni…
Soprattutto qualche personcina nuova! Non siate timide, non vi mangiamo mica ;)
Un bacio.
A presto.
Fede Xoxo
 
P.S. * sbandierando bandiera bianca e supplicando di non uccidermi. Vi informo che mi manca davvero pochissimo per finire il capitolo di Love Bites e che in parte l’ispirazione è tornata.
So che ho detto che entro due settimane avrei pubblicato, ma ho avuto alcuni problemi perciò, adesso manterrò la promessa. Entro due settimane, neanche, avrete il nuovo capitolo  di LB.
Anche se premetto che penso sia venuto una schifezza…
Beh, uomo avvisato mezzo salvato! Ahahah
 
Ultimissima cosa. SE VORRETE CONTATTARMI SU FACEBOOK, QUESTO E' IL MIO INDIRIZZO: http://www.facebook.com/federica.pediconi
DI TANTO IN TANTO SPOILERERO’ QUALCOSINA E SCRIVERO’ ALTRO PERCIO’ SE SIETE INTERRESATE O CURIOSE, CONTATTATEMI
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intensa. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come beta, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” “Breathe me” e meravigliosa e nuova “50 sfumature di tenebra”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “Everything of Me” (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
    
   
 
  
  
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