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Autore: weasleywalrus93    02/11/2012    5 recensioni
Cosa può succedere se la Liverpool del 1958 e la Liverpool a noi contemporanea venissero a contatto tramite due ragazzi? Di uno il mondo conosce il suo nome, la sua vita e i suoi ideali. Dell'altra invece il mondo non fa nemmeno caso, mettendola in disparte e oscurando ciò che potrebbe offrire al mondo. Ma dall'esterno non si può sapere quanto una persona, anche la più famosa, può venire influenzata da qualcuno che il mondo nemmeno vede.
(mia primissima FF... mi sono letteralmente buttata a scrivere)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Penny Lane is in my ears and in my eyes
There beneath the blue suburban skies
I sit, and meanwhile back
{Penny Lane}
 
Liverpool, 9 Novembre 1958.
 
-Ciao Lennon-
 
-Che ci fai tu qui?-
 
Ero felice di essere li. Ero felice di essere nel 1958. Ero felice perchè c'era lui.
 
-Non sei felice di vedermi?-
 
-No. Cioè si... Pensavo...-
 
-Hai saputo vero?-
 
-Si. Ma come hai fatto...?-
 
-A venire qui?-
 
Annuii con forza. Non ci capivo più nulla. Prima era in un letto d'ospedale in fin di vita nel futuro. Poi la ritrovavo che gironzolava per la Penny Lane del 1958.
 
-Un po' di discussione con i piani alti. Ma preferisco non parlarne ora-
 
Indicai con una mano un punto impreciso del limpido cielo sopra di noi. Non aveva cambiato espressione. Aveva gli occhi spalancati, come se avesse visto qualcosa che non si aspettava. Di colpo mi abbracciò forte. Dopo i primi momenti di stupore, ricambiai l'abbraccio, felice che non esistesse più quell'astio fra di noi. 
 
Non mi importava come avesse fatto. L'unica cosa davvero importante era che in quel momento era li.
 
-Come ti senti?-
 
-Un po' scossa ma tutto ok-
 
-TI va di fare due passi?-
 
-Certo-
 
Il sole era pallido, ma riscaldava lo stesso. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Lo stesso faceva lui. Sembrava irreale. Dopo tutti i mesi passati al chiuso, poter passeggiare liberamente all'aria aperta, senza stupide barriere temporali. Passammo davanti a un barbiere. Stupidamente mi fermai. Il proprietario era un uomo basso, tarchiato, con pochi capelli ma un'espressione gioviale dipinta sul volto paffuto. Ci osservava con aria paterna. Lo osservai un po' e dopo lo salutai, agitando la mano. Rispose entusiasta.
 
-Perchè l'hai salutato?-
 
-Mi andava di farlo-
 
Sorrise. Ecco cosa mi mancava di lei. Queste sue azioni senza un preciso perchè. Fatte solo perchè "le andava di farlo". Riprendemmo a camminare, in silenzio. Spesso mi giravo verso di lei. O guardava il cielo limpido, oppure guardava me. Sorridendo. Ci fermammo davanti un ristorante.
 
-Ti va un caffè?-
 
-Perchè no-
 
Mi aprì la porta e mi fece entrare. Sorrisi ripensando a quanto era cambiato da quando ci eravamo conosciuti. Ci sedemmo a un tavolo vicino una finestra, uno di fronte all'altra. Fece segno alla cameriera di portare due caffè. Posai lo zaino vicino a me e mi rannicchiai sul divanetto. 
 
Incrociai le braccia sul tavolino. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Lei continuava a fissare me, e la cosa non mi dispiaceva affatto. Fummo interrotti solo dalla cameriera, una signora alta, robusta, già un po' avanti con l'età, che dopo il nostro grazie borbottato, ci guardò come se avesse saputo come sarebbe andata a finire tra di noi, e ridendo se ne andò.
 
-Ti piacciono gli anni '50?-
 
-Molto meglio di quello che mi aspettavo-
 
Incrociai le gambe sul divanetto e afferrai la mia tazza. Era bollente. Era come vedersi allo specchio. Solo che invece del mio riflesso, vedevo John.
 
-Ancora sorpreso di vedermi qui?-
 
-Tanto...-
 
-Felice?-
 
-Non puoi nemmeno immaginare quanto-
 
Mi sorrise. Anzi. Sorridemmo quasi contemporaneamente. Rigiravo la tazza calda tra le mani. L'afferrai e l'avvicinai alle labbra. Il liquido bollente e amaro mi invase la bocca, per poi infiammarmi la gola. Cominciò a ridere.
 
-Che hai da ridere adesso?-
 
-Mi fai ridere tu-
 
-E perchè?-
 
-Perchè sei tanto stupido da bere il caffè bollente all'istante-
 
Soffiai leggermente sul mio prima di cominciare a sorseggiarlo. Fatica inutile. Sembrava di bere fuoco. Cominciai a tossire.
 
-Allora non sono l'unico stupido-
 
Cominciai a ridere di gusto e misi le braccia dietro la testa. Un acuto dolore allo stinco mi disse che mi aveva appena mollato un calcio. 
 
Fece una smorfia che mi fece ridere. Si girò per prendere una cosa dal tavolo dietro di sè. Era panna.
 
-Non ci provare-
 
Aveva un'espressione terrorizzata. Le riempii il naso.
 
-Dicevi?-
 
Chiusi gli occhi cercando di calmarmi. La sua risata sardonica mi riempì le orecchie. Quando riaprii gli occhi, stava già bevendo dalla sua tazza.
 
-Sbrigati o si raffredda-
 
Ci fu qualche momento di silenzio. Avevamo gli occhi di tutto il locale puntato addosso, e soffocammo le risate col caffè. 
 
-Quanto rimani?-
 
-Non lo so-
 
-Hai dove andare?-
 
-Ora che mi ci fai pensare... No-
 
Abbassai lo sguardo. Ero un'incosciente. Vagavo per la mia città, anche se non era davvero la mia città. Cioè, ero nata li ma l'anno non era il mio. E ancora non avevo pensato a dove andare. Guardai fuori dalla finestra come per aspettare che la risposta venisse dal cielo.
 
-Vieni a casa mia-
 
Le parole erano uscite troppo in fretta, ma non mi pentii di averle dette. Si voltò lentamente verso di me.
 
-Non vorrei essere di troppo-
 
-Scherzi vero? Devo sorbirmi gente con la puzza sotto al naso praticamente ogni giorno... Almeno tu non ti schifi di sederti per terra-
 
Non scherzava. Era allegro, ma negli occhi si poteva leggere la serietà con cui me l'aveva proposto. 
 
-Se non sono di troppo...-
 
-Tu non sei mai di troppo-
 
Lasciai una banconota sul tavolo, anticipandola, e mi alzai. Mi imitò dopo poco. Si avvicinò sempre la stessa donna di prima. Ci guardava sempre allo stesso modo, come se la sapesse lunga su di noi. Guardò Judy e scoppiò a ridere. Aveva ancora il naso sporco di panna. Ridendo, passai un dito sul suo naso, levandogliela tutta, e poi lo misi in bocca per assaporarla.
 
-Grazie-
 
-Di cosa?-
 
-Di esserci... Sempre-
 
Sorridemmo entrambi e uscimmo all'aria aperta. Gli strinsi forte un braccio, poggiai la testa sulla spalla e camminammo in mezza alla gente, noncurante degli sguardi che le donne snob mi rivolgevano perchè ero una ragazza, indossavo i jeans, portavo scarpe da ginnastica da maschio e giravo con uno zaino psichedelico sulle spalle. Penny Lane era un posto magico, che una volta che ti entrava dentro, sapevi non sarebbe uscito più.
 
 
 
 
 
Spazio autrice.
sera gente :D come promesso doppio aggiornamento in questo maxi weekend ^^ che dire? a questi capitoli ci tengo particolarmente visto che alcuni di questi più che capitoli sono stati parti trigemellari *si ma ora non esagerare* e chi esagera lennon? per alcuni capitoli c'ho messo giornate sane per scriverli. buh che dire? che ringrazio tutti quelli che seguono la mia ff, quelli che la commentano e chi non la commenta, chi ce l'ha tra le seguite o le preferite o chi la segue e basta ^^ non avrei mai pensato che una mia storia potesse avere tanto successo :) grazie davvero e alla prossima ^^
  
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