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Autore: siemdrew    02/11/2012    5 recensioni
Si dice che alcune persone siano degli angeli scesi in terra e che abbiano dimenticato come si vola. Si dice che non si può tornare in vita dalla morte. Si dice che l'amore è più forte dell'odio. Ma sarà vero?
"Fino a ventiquattro ore prima, il mio idolo ed io eravamo vicini, parlavamo nello stesso momento e respiravamo allo stesso tempo. Ora ero rimasta solo io. Io, a dover supportare le altre Beliebers, e loro a dover supportare me, per evitare che l'equilibrio si spezzasse."
Se volete una storia coinvolgente, leggete la mia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 Il mio primo istinto fu quello di scappare, e in effetti corsi verso... verso cosa? La salvezza? Ma come? Ero intrappolata sulla cima di un palazzo altissimo e l’unica salvezza trovabile era buttarsi da lì pur di risparmiarmi la morte da parte di Selena. Fermai la mia breve corsa quando raggiunsi la fine del tetto. Sotto di me si stagliavano le strade e le persone. Sentii Selena – con quel suo bellissimo abito che avevo sempre desiderato – affiancarmi. Rise.
«Preferiresti buttarti?», mi derise. «Io sono più pesante di te e se tu cadessi riuscirei a prenderti. Non hai via di fuga, Flame Persephone Patrickson»
Misi le mani dietro la schiena e piegai il disegno di Justin. Poi lo strinsi, sperando che potesse darmi forza. Infine lo misi nella tasca del pigiama.
«Uhm, sì, puoi tenerlo», acconsentì Selena pensierosa. «Quello è soltanto uno stupido, inutile disegnino»
«Per me è importante», ribattei.
Lei fece un sorriso infastidito. «Facciamo così. Hai un sacco di spazio. Tu corri, io ti inseguo. E giuro che se arrivi alla fine del palazzo e riesci a buttarti, io lascerò che tu muoia spiaccicata a terra»
Bastarda. Brutta bastarda!
«Comincio a contare. Guarda quanti vantaggi ti do!»
Oddio, ma stava parlando sul serio. Non me lo feci ripetere due volte e subito presi a correre in linea retta per raggiungere l’estremità del palazzo. Magari se mi fossi buttata sarei riuscita ad appendermi ad un balcone e sarei sopravvissuta.
Selena gridò: «TRE!» e la sentii dietro di me.
Non mancava molto alla fine del palazzo, correvo così veloce che le gambe non le sentivo più. Andavano da sole, guidate dall’istinto di sopravvivenza. Lo stesso istinto che mi aveva impedito di buttarmi dal palazzo pochi istanti prima. L’istinto di sopravvivenza a volte è più forte della disperazione.
Ce la sto facendo!
Ancora un paio di metri e mi sarei buttata, e vaffanculo all’istinto di sopravvivenza. Qui Selena Gomez voleva scuoiarmi viva, e se permettete non ci tenevo a morire in quella maniera.
Feci per buttarmi, ma Selena mi fermò prendendomi per le gambe e finii a testa in giù a penzolare da un palazzo. Fu davvero inquietante. Selena, con la sua possente forza, con una mano sola riuscì a rimettermi in piedi sul tetto del palazzo. Lacrime di rabbia già mi uscivano dagli occhi.
«Oh, povera piccola», disse lei fingendosi triste. «Sta  piangendo, lei»
Scoppiò a ridere e mi abbracciò. Poi si piegò su di me e il dolore fu tale che secondo me mi aveva spezzato la schiena. Non riuscivo più a respirare. Mi aveva totalmente curvata. Mi rimise dritta e lanciai un fortissimo grido di sofferenza. Mi accasciai a terra, piangente, e strinsi una mano sulla tasca in cui si trovava il disegno. Invocavo come un mantra il nome di Justin, che però era in Canada a un’ora e mezza da qui a farsela con la mia migliore amica. Mi sdraiai a terra, la schiena faceva così male che il dolore si era trasformato in formicolio. Avevo il respiro mozzato.
«Ha fatto male?», chiese Selena.
Io mi limitai a guardarla malissimo, ma lei rise e basta.
«Selena», le dissi. Facevo fatica anche a parlare. «Perché hai ucciso... Justin se ora sei gelosa... di chi gli è amica?»
«Intendi dire perché l’ho ucciso se ora lo voglio?», disse lei. «Era tutto nei piani. Sapevo che insultando le Beliebers un giorno o l’altro avremmo litigato molto e quando sarebbe successo lo avrei ucciso usando l’ira come scusa. E saremmo tornati insieme. Insieme per sempre»
«Sei... Sei pazza». Lei mi diede un calcio su un fianco e gridai dal dolore. «VAFFANCULO!»
«Cosa? Come hai osa...?»
Qualcosa la prese per i capelli e la fece voltare.
«Chi cazzo ti ha detto che puoi farle del male, eh?!», gridò Justin furibondo sbattendola a terra bruscamente.
«Justin! È stata lei!», si difese. «Ha minacciato di mandarmi contro i cacciatori di taglie!»
Justin rise. «E dovrei crederti? Ma ti prego! Cosa hai detto cinque minuti fa? “Era tutto nei piani”? “Insieme per sempre”?»
Selena guardava Justin con un misto di terrore e rabbia.
«Sì»
Selena strinse le labbra, si alzò e si lanciò addosso a Justin. I due cominciarono a lottare e fu davvero inquietante vederli picchiarsi. Ma ora non mi importava. Il dolore era troppo atroce. Con quel calcio Selena mi aveva minimo spappolato la milza o che altro. Ed ero a pochi metri dal limite del palazzo. In fretta tirai fuori dalla tasca il disegno e lo guardai un attimo. Poi lo rimisi in tasca e strisciai per raggiungere la fine del tetto. Dovevo farcela, non ne potevo più. Ma non appena avanzai il dolore alla schiena si intensificò e tossii. Tossii sangue. Il che non era un bene.
Fanculo il dolore.
Decisa, mi avvicinai al bordo del tetto e guardai giù. Ero ancora sdraiata a pancia in giù. Avanzai un altro po’ e...
     ...Poi mi lasciai cadere nel vuoto.
La lotta tra i due smise e sentii, mentre cadevo, Justin gridare il mio nome. Era come quell’attrazione ai luna park, dove tu ti sedevi e quella ti sparava in aria e ti faceva cadere giù. Mentre volavo giù dal palazzo sentivo nel cuore lo stesso formicolio che provavo facendo quell’attrazione.
«FLAME!», gridò Justin e subito dopo le sue mani mi circondarono e si aggrappò alla ringhiera di un balcone. Ci si aggrappò con i piedi, come i pipistrelli. Mi ritrovai di nuovo a testa in giù, ma questa volta non ero da sola a cercare la morte. Ero tra le braccia di Justin, e piangevo. Si arrampicò sulla ringhiera e mi sdraiò per terra su un balcone.
«Aspetta qui», mi sussurrò.
Non sarei sopravvissuta, lo sapevo già. Lo osservai mentre scalava il palazzo per raggiungere Selena e finire la lotta. Speravo con tutto il mio cuore che l’avrebbe fatta soffrire come una dannata, come lei stava facendo soffrire me. Cercai di mettermi a sedere, ma non ci riuscii e tutto quel che accadde fu che lanciai un urlo pazzesco di dolore. Mi accasciai a terra, sentivo le mie lacrime scivolarmi lungo il naso e poi le sentivo cadere a terra. Il cielo era blu scuro, ma intravidi ugualmente le macchie nerastre che prendevano il posto della realtà nella mia mente. Mi chiesi se avrei mai riaperto gli occhi.
 
Vi fu risposta alla mia domanda: riaprii gli occhi e ciò che vidi mi sconvolse. Era qualcosa che non mi era mai successa. Ero su un lettino d’ospedale, con miliardi di tubicini che mi bucavano la pelle e passavano dal naso. La stanza era bianca e sapeva di disinfettante.
«Sheila», la chiamai.
Lei era alla finestra – da cui entrava la luce del giorno – e si girò subito. Aveva gli occhi rossi e gonfi come quando piangi ore e ore. Corse verso di me e mi abbracciò, ma un’infermiera la bloccò.
«Potresti farle male»
In effetti sentivo già qualcosa alla schiena. Mi toccai la pancia e sentii una fascia che mi circondava tutta la vita. Non sentivo dolore alla schiena perché era sopraffatta dagli anestetici. Annotai mentalmente che una volta morta, in un futuro lontano, in qualità di spirito sarei andata in cerca di chi inventò gli anestetici e l’avrei ringraziato in eterno. Ecco, vedete l’effetto dell’anestetico? Mi faceva pensare troppe cose stupide.
«Non si preoccupi», dissi con voce roca e ricordai di aver tossito sangue. Ma non chiesi nulla. Ma mi venne in mente una cosa importante.
«ODDIO!», esclamai facendo trasalire sia l’infermiera che Sheila. «Dov’è il foglietto? Quello con su il disegno?»
Mi guardarono perplesse. No. No... avevo perso il disegno? Cominciai a piangere. E Sheila pianse con me, ma non so per quale motivo.
«Dov’è Justin?», chiesi tra le lacrime, ma lei si limitò a fare spallucce.
«L’ho chiamato», disse poi. «Ma non risponde al cellulare. Eravamo da me quando a un certo punto è scappato senza dirmi niente e mi ha chiamata da una cabina telefonica dicendomi che dovevo venire a trovarti in ospedale»
«E i miei?»
«Ho detto ai dottori che li ho avvisati, ma non l’ho fatto»
Continuai a piangere. Justin... dov’era? Avevo così bisogno di lui.
 
Probabilmente mi ero addormentata, perché quando aprii di nuovo gli occhi era notte. Sheila dormiva accanto a me nel lettino e ogni tanto un’infermiera passava a controllarci. Rimasi sveglia per ore e capii gli orari dell’infermiera. Passava ogni tre quarti d’ora, poi ogni mezzora, poi di nuovo ogni tre quarti d’ora e così via. Avevo bisogno del disegno, era l’unica cosa che poteva rimandarmi a Justin. Mezzora dopo vidi una figura nera china sul davanzale della finestra. Riconobbi quella figura immediatamente. Rimase immobile, poi l’infermiera si avvicinò e gli aprì la finestra. Justin entrò nella stanza ringraziando la donna, che richiuse la finestra e andò via.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio su una guancia.
«Scusa se oggi non mi sono fatto vedere», bisbigliò. «Come stai?»
Mi venne da piangere. «Uno schifo», risposi con la voce rotta dal pianto. «Ogni ora devono farmi circolare l’anestetico perché ho... perché quella bastarda mi ha rotto la schiena!»
Iniziò una lunga serie di bestemmie, tutte in favore di Selena Gomez.
«Non so se possa farti sentire meglio ma... l’ho uccisa»
Eccome se mi faceva sentire meglio!
«Per così dire», si corresse. «L’ho rinchiusa. In una bara, in Nord Africa. Per questo sono stato via tutto il giorno. In questo momento si trova sotto ventitré metri di terra, nel deserto»
Justin mi fece sorridere.
«Devo dirti una cosa, Flame», aggiunse in tono molto serio. «Sveglia Sheila»
Alzai gli occhi al cielo e scossi le spalle della mia migliore amica.
«Che succede? Tutto okay?», disse velocemente.
«Sì, Justin ci deve dire una cosa», le riferii.
Si mise a sedere per guardare meglio Justin.
«Ho avvisato i tuoi genitori», disse lui. «Per questo oggi sono venuti a trovarti, Flame. Loro credono che tu abbia avuto un incidente stradale mentre andavi la mattina presto al bar»
«Mi hanno parlato di questa cosa», mormorai.
«Ma c’è una cosa che non ti hanno detto». Justin aveva le lacrime agli occhi. Lacrime che scesero lungo le sue guance. «Anche se ora sei viva, non lo sarai ancora per molto»
Ci fu qualche minuto di silenzio.
«In che... senso»
«Non possono aggiustarti la schiena, per un motivo che sanno i medici», spiegò Justin asciugandosi le lacrime coi lembi della maglietta. «E hanno detto che avresti effetti collaterali pesanti se vivessi sempre con un anestetico ogni ora»
Sheila aveva gli occhi chiusi, le lacrime le solcavano il viso.
«Non voglio che tu muoia, Lay», sussurrò, poi si strinse a me. «Ti prego, non morire»
Guardai Justin impotente. Ora sarebbe venuta la parte più dolorosa.
«Ma c’è una speranza», sospirò Justin. «È possibile che diventare come me ti salvi»
«Un vampiro?», squittì Sheila.
Da quando conoscevamo Justin era la prima volta che usavamo quella parola per descriverlo.
«Sì», rispose Justin secco. «Ma dovresti essere disposta a lasciare la tua vita, i tuoi amici, i tuoi parenti, i tuoi sogni per il futuro»
«No, Justin...», mugugnai.
«Riflettici bene, Lay», singhiozzò Sheila. «Se tu morissi tutto ciò lo perderesti ugualmente»
Sheila Mitchell non aveva poi tutti i torti. Ma se fossi divenuta come Justin da qualche i parte i miei mi avrebbero cercata, avrebbero sperato in etero in un mio ritorno. Se fossi morta avrebbero sofferto e basta, ma se fossi scappata si sarebbero disperati maggiormente. Non sapevo cosa fare.
«Justin, fallo, ti prego», lo supplicò Sheila.
«Deve scegliere lei, Sheila», replicò lui.
«Ma lei ti dirà di no», ribatté Sheila. «Non voglio perderla, Justin, capiscimi. Sapere che comunque è come te mi renderebbe più forte. Lo sopporterei»
Non potevo fare questo a Sheila. Ma non potevo neanche illudere per sempre la mia famiglia che un giorno sarei tornata.
«Facciamo testa o croce»
«Flame!», mi riprese Justin. «Non puoi scegliere il tuo destino con una moneta!»
«Ma lo sto facendo»
Dalla borsa di Lay presi una moneta.
«Se esce testa, diverrò come Justin», dissi ponendo la monta sul mio palmo destro. «Ma se esce croce dovrò morire»
Sheila e Justin si guardarono terrificati mentre lanciavo in aria la moneta... che volteggiò e quando cadde a terra girò più volte su se stessa. Finché non si fermò con un tintinnio. Croce. Dovevo morire.
«Justin fai qualcosa», tentò di nuovo Sheila. «Riproviamo, Flame, magari c’è speranza!»
«No, si vede che non è mio destino stare con Justin»
Sospirai e tornai a sdraiarmi comodamente sul letto. Sarebbe finita così. L’indomani i dottori mi avrebbero ficcato nelle vene un qualche veleno mortale e l’inutile vita di Flame Persephone Patrickson sarebbe terminata tristemente.
«Flame», mi disse Justin serio. «Hai ancora una possibilità di scelta. Scegli il continuo. Scegli la vita, seppur io debba ucciderti per dartela. Non scegliere di dormire in eterno»
Avevo il vuoto nella mente. Non sapevo cosa fare. Ma lo sguardo di Lay era così implorante che... che annuii. Justin diede qualche ordine a Sheila, che uscì dalla stanza. Poi mi liberò da tutti quei tubi e mi prese in braccio.
«Adesso usciamo dalla finestra, okay?», mi disse.
Aprì la finestra e, con me aggrappata alla sua schiena, si buttò nel vuoto. Atterrò in piedi come un gatto, quasi con dolcezza toccò il suolo. Subito dopo ci ritrovammo in un parco. Era abbandonato da anni. C’era un vecchio tunnel giallo e rosso e Justin mi sdraiò lì dentro.
«Com’è?», chiesi puntellandomi sui gomiti.
Lui, steso su di me, mi guardò e sorrise. «Non fa male, te lo assicuro»

 
10 Novembre 2012
Ore 23:18

 
Un anno dopo la mia “morte” correvo per i boschi della Germania, saltando di ramo in ramo, passando da albero ad albero, quasi volando. Justin mi seguiva, mi stava dando la caccia. Per questo dovevo scappare da lui. L’adrenalina mi riempiva le vene, in cui scorreva lo stesso sangue di Justin. Non quello di Selena.
Arrivai in una radura. Justin era su qualche albero, mi teneva d’occhio di sicuro. Controllava ogni mio passo. Da un momento all’altro mi avrebbe aggredita. Mi guardai attorno, poi saltai su un albero. Era così bello sentirmi libera. Vedere nel buio. Sentire ogni rumore, dal ghiro che sonnecchiava in un buco in un albero là vicino alla voce di un uomo – a qualche chilometro di distanza di qui – che viveva in una casa vicino al bosco e stava litigando con sua moglie. Ma la libertà... Ero così felice di aver detto infine “sì” alla proposta di Justin, in ospedale.
«PRESA!»
Justin mi saltò addosso e rotolammo a terra, ridendo come cretini, nell’erba alta.
«Come cavolo ho fatto a non vederti?», mi lamentai tirandogli un pizzicotto sul culo.
Lui fece una smorfia, ma poi tornò a ridere.
«Sono il top dei top. Il felino più potente». Si mise a quattro zampe e mi ringhiò contro con fare sensuale. Così lo imitai e lottammo come farebbero due leoni. Alla fine finii a pancia in su e lui su di me per metà.
«Sai, dovresti disegnarci in stile “Re Leone 2”. Io faccio Kiara e tu Kovu», suggerii.
«Dici? Saremmo bellissimi, io soprattutto», rise.
«Tu? Ma se navighi nel lardo?», lo presi in giro.
«Io navigo nel lardo? Ma dove?»
Mi misi a sedere e ci guardammo.
«Mi dai un bacio?»
Il suo sguardo divertito si addolcì. «Solo se ti rimangi il fatto che navigo nel lardo»
«...E va bene, va bene!»
Si avvicinò a me e sfiorò le mie labbra con le sue. Intensificò il bacio aprendomi le labbra con la lingua. Gli posai le mani sul petto e lui posò le sue sui miei fianchi. Poi fece scendere le mani e le infilò nelle mie tasche posteriori.
«Chissà fra mille anni dove saremo...», dissi interrompendo il bacio.
Justin sorrise. «Ancora insieme»
«Tu dici?»
«Io dico. Abbiamo davanti tutta l’eternità»
Lo abbraccio e sprofondo tra le sue braccia.
«Grazie per tutto quello che stai facendo per me, Justin»
«Lo sai perché lo faccio»
«Voglio sentirtelo dire»
«...Non mettermi in imbarazzo»,  ridacchiò.
«Dillo!», esclamai.
«No»
«Allora ti mollo. Mi sa che vado da Josh Hutcherson...»
«No!», protestò fermandomi, visto che stavo alzandomi in piedi. Ridemmo e tornammo a stringerci l’un l’altra.
«Dillo», sussurrai.
Adoravo il suono di quella sua frase...
«Lo faccio perché ti amo, Flame»
Sorrisi.
 
Siamo giunti alla fine, bellezze. Questo è l’ultimo capitolo. C’era chi desiderava che i due stessero insieme e, be’, stanno insieme lol c: e si amano.
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito e letto la storia. Per me è davvero importante. Oddio è la prima storia in assoluto che segnalo come “completa” çç mi viene da piangere. Ed è tutto grazie a voi, Beliebers. Poi ringrazio la mia dolce amica Barbara
._. quest’estate avevo scritto il prologo della storia sul cellulare e glielo avevo letto, ma lei si era addormentata. Quindi GRAZIE Barbara, che mi hai cagato assai. Poi ringrazio Selena Gomez, per essere stata un’antagonista perfetta :’) non ho assolutamente voluto criticarla, con questa storia, sappiatelo u.u e per l’ultimo, ma non perché è meno importante, ringrazio il mio idolo, Justin. Ti amo. E VI AMO, Beliebers.
SheBecameBelieber (turning to
siemdrew)

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