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Autore: oby86    05/07/2003    2 recensioni
un paradiso sperduto all'ombra delle acacie africane...una ragazza che deve ritrovare se stessa...un ragazzo che non sa cosa vuole in realtà dalla propria vita...la scoperta di sentirsi amati...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una nuova Patricia Gastby

Kenya

Capitolo Quinto

"Una Nuova Patricia Gastby"

 

 

I pensieri della bella fotografa correvano veloci, impossibili da fermare. La verità che premeva per uscire, ma che veniva trattenuta dalle solide basi delle sue labbra. Sapeva che se rivelava quella parte della sua vita in cui era scomparsa avrebbe creato una situazione alquanto assurda e, probabilmente, i compagni di Oliver avrebbero potuto ucciderlo.

Già si chiedeva come avesse fatto Brad a trattenersi dall’alzare le mani contro di lui e contro Benji. Era semplicemente assurdo che nessuno di loro non si fosse mai accorto di quanto aveva sofferto, prima di partire, e ora si comportavano come se quella parte di tempo non fosse mai esistita. Assurdo, semplicemente assurdo.

Sentì la rabbia montarle dentro. Non le accadeva da tanto. Solitamente se la rabbia le prendeva in quella maniera, non riusciva a controllarsi e, spesso, volavano parole pesanti. Non era sicura che avrebbe potuto lasciarsi andare in quella maniera con loro, con quelli che un tempo considerava i suoi unici, migliori amici.

Ma in Africa aveva imparato che il mondo era molto più vasto di quanto uno non si possa mai immaginare, la realtà era proprio questa. Riuscire a scoprire che tu facevi parte di quella vastità del mondo, era proprio la cosa più difficile che aveva fatto per poter tornare a vivere pienamente ogni giornata.

Come comportarsi adesso? Aveva capito che dire quello che si pensava era la cosa migliore, ma poteva fare anche molto male. Questo era il problema. Lei aveva già sofferto per parole che le erano state rivolte troppo tardi, ora non voleva ripetere la stessa cosa.

Fondamentalmente lei era sempre stata una ragazza dolce che si preoccupava di tutto e tutti ma tralasciava sempre quella persona che, probabilmente avrebbe tratto un maggiore beneficio. Lei. Si era annullata per tanti anni, diventando ciò che in realtà non era, sperando che una qualunque cosa accadesse, per poter entrare a far parte della vita di qualcuno.

Questa era stata la cosa più difficile da fare: recuperare la sua vera personalità che, col passare del tempo, si era sempre più relegata in un angolino della sua anima. Brad, in questo frangente, era stato davvero prezioso. L’amico più sincero che avesse mai avuto.

Un rapporto strano, all’inizio remissivo da parte sua, ma, coll’andare del tempo, lui aveva capito la costante azione della ragazza di annullarsi. Il farle estraniare ciò che pensava, i propri sentimenti, era stata un’impresa non da poco. Ma lentamente, si erano trovati, capiti, rassicurati a vicenda, confidati. Avevano curato le loro ferite insieme.

Parlavano tantissimo durante i lunghi safari che facevano per esplorare i nuovi territori del loro protetto. Ogni giorno, settimana, mese, che passava si sentivano sempre più vicini, privi di quelle barriere che l’avevano sempre ostacolata nel comportarsi nella stessa maniera con i giocatori della Newteam, in particolare modo uno di loro.

Lei e Brad erano complementari, dove c’era l’uno, sicuramente si trovava anche l’altra. Un rapporto che molti avrebbero frainteso, giudicato e, forse, anche odiato. Non voleva che riaccadesse tutto quello che aveva così faticosamente sconfitto. Voleva restare così com’era adesso, sicura di sé, qualunque cosa decidesse di fare. Sapeva che con lei ci sarebbe sempre stato Brad.

Poteva sembrare che per lei fosse necessaria la presenza del ragazzo ma, in realtà, era più un fattore psicologico e di abitudine. Avevano vissuto così tante esperienze insieme in quei pochi mesi in cui si erano conosciuti, che valevano quanto e più di ogni singolo giorno che lei aveva passato al campo da calcio. Vedeva i ragazzi impegnarsi in qualcosa che li appassionava, mentre lei non sapeva ancora che fare nella vita.

Loro sapevano di voler giocare a calcio, qualunque cosa accadesse. Ma lei? Che cosa avrebbe mai potuto fare? Frequentare la facoltà di veterinaria era sempre ciò che le sarebbe piaciuto fare. Lentamente si distanziò dai ragazzi e, cosa più importante, da Oliver.

Scoprire di essere avanti di un anno coi corsi la portò a decidere più velocemente del suo domani. Poi quella frase del suo tutor, la possibilità di master all’estero, potersi laurearsi con una specialità preclusa ai molti. Allettante, forse troppo.

Prese la decisione più importante della sua vita in un fresco pomeriggio di Aprile. Passarono sei anni da allora. Aveva girato quasi tutto il mondo, alle dipendenze di molti e prestigiosi istituti di biologia veterinaria. Poi scoprì il Kenya. Il paese più bello che avesse mai conosciuto. Misterioso e affascinate allo stesso tempo.

L’amicizia con Brad fu la cosa più bella che le fosse mai capitata. Poteva nascere qualcosa di più ma quello che già avevano era troppo bello per rischiare di rovinarlo con qualcosa che poteva anche portare all’odio. Fu una decisione che non ebbe neanche bisogno di essere espressa con le parole. Si capivano con un’occhiata.

Si sentiva libera e vera. La tranquillità interiore che aveva raggiunto era qualcosa di leggero e incomprensibile per molti. Ma Brad le leggeva l’anima con un solo sguardo. Nessuna parola o gesto. Solo un’occhiata, l’attimo fuggente in cui si soffermavano a guardarsi negli occhi. Leggevano entrambi nella propria anima, come due fratelli.

*************

Fragile. Bella e fragile. Ecco come la vedeva in quel momento.

La sua anima era attraversata da pensieri veloci, come lampi in un pomeriggio estivo. Combattuta nel decidere cosa era meglio per sé, per lui, per loro. Stava lì ferma; spostava solamente lo sguardo da lui a loro, indecisa.

Dopo tanto tempo passato a ricucire i brandelli sparsi della sua anima, ritrovarsi improvvisamente in un vortice di emozioni, dalle quali aveva cercato di fuggire per sei lunghi anni e che solo negli ultimi tempi era riuscita a sconfiggere, doveva essere difficile da affrontare.

Durante i mesi che avevano passato insieme aveva imparato a conoscerla, a capirla e, cosa più importante, a rispettarla. Loro non avevano mai compreso che ciò che lei desiderava era solamente un po’ di comprensione e un’amicizia vera, sulla quale poter contare in qualunque momento.

Non solo in prossimità di una partita importante, ma anche quando tanti piccoli segnali ti dicevano che, per lei, non era un bel periodo. Cogliere quelle piccole sfumature proprie del suo carattere ribelle.

Già. Ribelle. La piccola Ziggie aveva ritrovato in Africa il suo vero carattere. Un carattere estremamente ribelle e coraggioso. Se ne infischiava di ciò che pensava la gente, non le importava se non approvavano le sue scelte. Lei le faceva e basta.

L’ammirava per questo. L’ammirava per tante piccole cose. Come il fatto di aver cambiato la sua vita dall’oggi al domani. Come aver accettato un lavoro ai confini del mondo. Come ritornare nella sua patria sapendo che avrebbe ritrovato i suoi vecchi compagni. Come affrontare tutti i ricordi dolorosi che si affacciavano nei suoi pensieri e ostentare una sicurezza che faceva intimorire chiunque.

Cosa stava pensando in quel momento? Era la prima volta che la vedeva così combattuta. Cosa avrebbe deciso? Avrebbe rivelato a quei ragazzi cosa aveva fatto in Africa durante quel lungo periodo che era mancata da casa? Accidenti.

Se solo non fosse stato così stupido da dire quella frase. Non poteva lasciare che pensassero quello che volevano. Dopotutto non erano affari suoi. No. Quello che la riguardavano erano anche problemi suoi. Per lei avrebbe fatto di tutto, l’avrebbe protetta anche dalla sua ombra, se fosse stato necessario. Era troppo impulsivo. Lei glielo aveva sempre detto. Ma aveva anche aggiunto che era una cosa che le piaceva moltissimo, dato che ti permetteva di sapere cosa pensava di te la gente. Una qualità rara che pochi possiedono e che sanno usare nel modo giusto.

Avrebbe capito pechè aveva detto quello che aveva detto? Avrebbe fatto finta di niente e avrebbe detto a Tom di continuare a leggere? No, non era da lei. Forse un tempo l’imbarazzo e la vergogna l’avrebbero costretta ad abbassare gli occhi e balbettare una qualsiasi scusa. Ma era troppo cambiata. O almeno sperava che il suo vero carattere non l’abbandonasse come aveva fatto per tanto tempo e che, solo a contatto coi grandi felini della savana, aveva ritrovato la forza di uscire allo scoperto e mostrarsi per quello che era.

Bella. Testona. Coraggiosa. Orgogliosa. Determinata. E fragile. Bisognosa di una spalla su cui appoggiarsi nei momenti difficili. Di qualcuno che la sapesse ascoltare e che la sapesse consigliare. Voleva proteggerla da tutto e da tutti, come all’inizio del loro rapporto, ma sapeva che questa era una cosa che lei doveva affrontare e superare da sola.

**************

Il primo a sciogliere quel silenzio carico di tanti e diversi interrogativi fu proprio il portiere che, da sotto la visiera del cappellino si rivolse direttamente alla ragazza:

-Anche tu la pensi come lui?- la sua voce era distaccata, atona, priva di qualunque emozione. Proprio quello che lui voleva fare.

Patricia cercò inutilmente il suo sguardo, avvicinandosi di qualche passo al ragazzo, ma la visiera glielo impediva. Si risolse a prendere un respiro profondo e con voce chiara, priva di qualsiasi cenno di timidezza rispose a Benjamin e, indirettamente, a tutta la squadra.

-Non voglio negare quello che ha detto Brad, dato che corrisponde alla verità. E voi lo sapete anche meglio di me. Quindi evita di fare quella faccia. Le cose sei anni fa erano esattamente così. Stetti via più di tre mesi prima che qualcuno di voi si facesse vivo con me, o meglio mi cercasse all’università, vero? L’unica con cui mantenevo i contatti era Amy, ma come lei vi avrà sicuramente fatto sapere, tanto tempo fa, io smisi di scriverle dopo un annetto circa. Non volevo essere rintracciata né dai miei genitori né da voi. Brad, Danny e i ragazzi del villaggio sono stati la mia vera e unica famiglia, i migliori amici che potessi desiderare. Loro sanno come sono io in realtà, voi no.-

- Non è vero, questo. Anche noi ti conosciamo bene. Sappiamo tantissime cose che loro neanche se le immaginano.-

- Ma davvero, Oliver? E dimmi…quali sono, perché la mia curiosità comincia a crescere…-

- Hai sempre avuto un debole per gli animali… Adori passeggiare sotto i ciliegi in fiore… Ti piace veder nascere la prima stella nelle notti d’agosto…-

- Queste sono solo alcune delle cose che mi piacciono, ma anche loro le sanno. Voi, e tu in particolare, non sapete come sono io in realtà.-

- No!! Tu…tu sei…tu sei la migliore manager che abbiamo mai avuto…-

- E proprio qui sta l’errore Oliver. Per te, come per molti di voi del resto, ero solo la "manager" che vi porgeva gli asciugamani e vi portava le fettine di limone e zucchero. Tutto qui. Al di fuori del campo da calcio, non avete mai saputo che vita facevo.-

Un pesante silenzio cadde sulle ultime parole della ragazza. Come erano vere… Come aveva ragione… Loro non erano mai entrati nella sua vita, la conoscevano soltanto sui campi da calcio, sicuri che lei ci sarebbe stata sempre. Quando si seppe che lei era partita, credettero che fosse uno scherzo da parte di Amily e non ci dettero molto peso.

Ma dopo due settimane che non avevano sue notizie incominciarono a sospettare che ci fosse qualcosa sotto. Scoprirono che lei era partita sul serio, senza lasciare un qualsiasi recapito. Erano passati sei anni da allora. E adesso che l’avevano di nuovo davanti, la trovavano cambiata, intimamente e profondamente cambiata. Non era solo il suo modo di vestire e camminare.

Era soprattutto quello di parlare, aveva una grinta spettacolare, avrebbe saputo tenere testa anche a Mark. E poi i suoi occhi…non avevano mai notato quanto fossero belli ed espressivi fino a quel momento. Carichi di un’antica rabbia repressa troppo a lungo e che adesso stava lentamente scivolando fuori.

Il suo sguardo vagò sulle facce dei ragazzi. Non voleva essere così dura e brutale, ma reprimeva da troppo tempo la sua rabbia e adesso aveva sentito il bisogno di buttarla fuori. Sembrava una valanga. Quando la vedi da lontano e la vedi avvicinarti a te non riesci a capire la gravità di quelle tonnellate di neve fresca che si stanno avvicinando a una velocità impressionante. Però quando la vedi a un soffio ti chiedi: perché non me ne sono accorto prima? Potevo fare qualcosa, tentare di togliermi dalla sua traiettoria. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta ma chi ha il coraggio di giudicare il tentativo di qualcuno? Magari sbaglierà ma l’ha fatto in buona fede.

Non li giudicava. Non poteva. Li sentiva ancora troppo legati a sè. Era come tagliare il burro con un coltello scaldato sul fuoco. Li avrebbe feriti troppo profondamente per poter ritornare amici come erano un tempo. La verità era che gli mancavano.

Nonostante tutto quello che le aveva fatto passare Oliver con la sua eterna indecisione, Benji con la sua arroganza e caparbietà, Bruce con le sue frecciatine, le mancavano terribilmente. Dopo che passi quasi dieci anni con le stesse persone finisci per affezionarti a loro. Ne hai bisogno. Hai bisogno di saperli vicini, anche solo fisicamente e per un misero momento.

Ma loro non se ne erano mai accorti. Questo l’aveva fatta soffrire tantissimo. E l’aveva costretta a fuggire lontano, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che potesse sopperire a questa sua mancanza di affetto incondizionato. Aveva trovato negli animali, e soprattutto nei felini, la sua ragione di vita. Curarli se feriti, amarli e coccolarli quando ancora cuccioli succhiano dal biberon che tieni tra le mani.

Poi aveva conosciuto i ragazzi dei villaggi Masai e l’ammirazione prese posto nel suo cuore. Li vedeva lottare ogni giorno contro la savana, i bracconieri, il governo keniota, l’aridità del terreno. E lo facevano contenti, solo per il fatto che con il loro lavoro costante permettevano alla propria gente di sopravvivere.

Il suo cuore aveva cominciato a guarire, ma la medicina migliore rimase Brad, compagno di così tante avventure nella savana che ormai faceva fatica a ricordarsi tutti i singoli spostamenti. Con lui aveva imparato a non fingere che tutto andava bene, a comportarsi normalmente, ad essere se stessa.

 

************

Capitolo un po’ diverso dal solito, non trovate? Che ne pensate? Su, coraggio ditemi!!!

Un sentitissimo ringraziamento alla mitica Ciack che trova sempre il tempo per lasciarmi un commentino, anche sugli errori ortografici!!! A proposito chiedo scusa per i madornali errori che ho fatto è solo che non me ne sono assolutamente accorta dato che il pc non me li ha segnalati!!! Sapete com’è…alle due di notte nessuno ha voglia di rileggere le pagine scritte…le carica e basta!!!

Ok, questo è quanto!! Alla prossima

Ciao a tutti i lettori!!!

Oby86

 

  
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