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Autore: Calipso__    03/11/2012    4 recensioni
L'Oltretomba è irraggiungibile: gli dei non riescono ad accedervi e Ade sembra essere sparito nel nulla. Robby è una nuova mezzosangue, ma il suo ritrovamento non è stato casuale: due profezie la obbligano a partire per un'impresa alla ricerca della verità. Insieme a Nico, figlio di Ade e Paul, figlio di Apollo, Robby partirà per la volta di Los Angeles, ma durante questo viaggio qualcuno tenta di ostacolarli in tutti i modi possibili: sembra proprio che Ade sia prigioniero del suo stesso regno. Riusciranno i tre mezzosangue a intervenire prima che per Ade e per tutto l'Oltretomba sia troppo tardi?
Alla mia migliore amica Chiara,
che ha veramente consacrato
la sua vita per quello in cui crede.
E ai miei amici
che per me ci sono sempre,
pure in questo racconto.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Robby e gli dei dell'Olimpo'
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Vado incontro alla morte con un sorriso

 

 

 

 

 

 

 

 

12

Vado incontro alla morte

con un sorriso

 

M

 

i sono spesso chiesta come fosse morire e il solo pensiero mi toglieva il fiato: mi faceva terrore non essere più in grado di respirare, essere solo un’entità in decomposizione e, con un po’ di fortuna, un ricordo per una generazione di persone amate. La morte mi spaventava a tal punto che, qualsiasi cosa stessi facendo, il tempo sembrava fermarsi, che io fossi sdraiata sul letto a fissare il soffitto o in macchina a guidare.

Un giorno cara, smetterai di respirare diceva il mio cervello. Il tuo corpo si decomporrà e diventerà cenere. Non potrai più agire, non proverai più alcuna sensazione e non conserverai nemmeno i tuoi ricordi, perderai tutto. Ho sempre creduto nell’esistenza di un’anima, ma ero certa che fosse ben distante dall’idea che ne ha ogni essere umano. Anche dopo aver visto le anime dell’Ade, ero certa che provare ad essere come loro fosse tutt’altra cosa che vederli.

Credi di essere abbandonata dalle persone che ami, ogni tanto durante la tua vita? Pensa alla Morte: allora sì che sarai veramente sola, ci sarai solo tu a fare i conti con la tua coscienza terrena.

Immaginavo spesso me stessa da vecchia, la pelle raggrinzita e i capelli bianchi, sola in un letto a notte fonda: immaginavo di svegliarmi all’improvviso per un dolore al petto; tentavo di prendere un respiro per calmarmi, ma quel respiro proprio non riuscivo a farlo: era come se all’improvviso l’aria tentasse in tutti i modi di allontanarsi da me. Annaspavo nel letto senza forze, la vista iniziava a svanire e il color panna della mia stanza sarebbe stata l’ultima cosa che avrei visto… poi per un’ultima volta avrei espirato, e l’ultima cosa della mia vita che avrei sentito sarebbe stato il calore delle mie lacrime lungo le guance. Sola.

Quando sprofondai nel Tartaro tutti quei pensieri presero il sopravvento persino sul dolore fisico; mi sentivo come se mi stessero bruciando viva e allo stesso tempo stessero tentando di tirarmi per le braccia e le gambe in quattro direzioni differenti, ma il pensiero della morte era ancora più doloroso: ero sola nel buio, annaspavo nel vuoto e l’aria si faceva sempre più pesante…

Ricordati chi sei… diceva nella mia mente una voce maschile. Chi stava parlando? Io non ero nessuno, io non avevo una vita. Se non fossi stata così in preda al dolore, mi sarei sorpresa a sentire una voce nella mia testa: non avevo la benché minima idea di cosa fosse una voce. Non avevo idea di cosa fosse il passato, quello che contava realmente era il presente, quello che contava realmente era la morte. Ed era una cosa straziante.

Voglio morire pensai disperata tentando di respirare invano: i miei polmoni urlavano chiedendo ossigeno. Voglio morire ora e subito

Ricordati di me… ricordati della tua vita… continuava a ribadire quella voce, e all’improvviso mi sentii travolta da un altro genere di calore: era qualcosa di dolce, che non avevo mai provato in vita mia ma allo stesso tempo così famigliare. No, forse in realtà l’avevo già provato… forse avevo un passato, forse avevo avuto una vita.

Improvvisamente in tutto quel buio iniziai a vedere: vidi degli occhi scuri e profondi che mi scrutavano fino a leggermi dentro… e mi ricordai di quel sorriso stupido che una volta aveva avuto quel volto guardandomi. Poi mi ricordai che ci eravamo baciati: in pochi secondi rivissi tutta quella marea di emozioni che avevo provato baciandolo e il dolore del Tartaro sembrò nulla a confronto. Sì, mi trovavo nel Tartaro, e la voce maschile che mi aveva parlato era quella di Nico. Mi sembrò di salire, di alzarmi in volo. Dovevo farcela per lui, era lui la ragione che mi spingeva a lottare. Ma non era l’unica. C’era Chiara. Come avevo fatto a dimenticarmi di lei? Mi accorsi solo quando iniziai a riprendere la memoria che ancora ci tenevamo la mano: credevo di essere sola, ma in realtà non lo ero mai stata. Sorrisi, e sentii la sua presa farsi più forte e salda contro la mia: eravamo pronte.

Senza che nemmeno ci dicessimo qualcosa, iniziammo entrambe a trasmettere dal nostro corpo quante più scariche di energia potevamo. Mi sentivo bruciare quasi più di prima, ma questa volta sorridevo: avevo un motivo per non cedere. Grazie ai lampi iniziavo a vedere Chiara di fianco a me: anche lei sorrideva ed emanava scariche elettriche, e nel buio del tartaro illuminato solo dai nostri potenti sprazzi di elettricità, i suoi occhi sembravano essere diventati gialli. Abbassammo lo sguardo e vedemmo per la prima volta un fanciullo con i capelli ricci, con un arco e delle frecce, che teneva una caviglia mia e una di Chiara, come se qualcosa lo stesse tirando giù e noi fossimo la sua unica possibilità di salvarsi: quel putto era certamente Eros e ci sorrideva dal basso, fiducioso in noi. Io e Chiara ci guardammo e, continuando ad emanare scariche di elettricità, ci alzammo in verso l’alto.Era difficile: immaginate di essere in una piscina senza fondo, con una persona attaccata alle vostre caviglie. Questa persona ha dei pesi di almeno trenta chili su ognuna delle sue di caviglie, e immaginatevi se, nel frattempo, una forza invisibile spingesse la vostra testa sempre più sotto… strinsi più forte la mano di Chiara, e delle lacrime di disperazione sgorgarono dai miei occhi.

Puoi farcela! Diceva convinta la voce di Nico nella mia testa. Sono certo che ce la farai a tornare in superficie… tornerai da me, so che ne sei in grado.

Tornare da Nico. Sentire la sua voce calda e suadente con le mie orecchie, vedere il suo sguardo sincero e quelle simpatiche fossette che gli si formavano ogni qualvolta mi rivolgeva un sorriso… il pensiero sembrò darmi più forza, e sembrò veramente che sotto di noi fosse esploso un razzo. Fummo scaraventate letteralmente verso l’alto, e mi vennero i brividi di freddo quando attraversammo la barriera che divideva il Tartaro dal resto dell’Ade. Dopo il lancio, subimmo il pauroso atterraggio: mi misi ad urlare a squarciagola fino a quando non mi spiacciai letteralmente contro una fredda superficie di roccia, perdendo la mano di Chiara e rotolando un paio di volte su me stessa. Col senno di poi, pensai che avrei potuto rimanere sospesa a mezz'aria, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.

- Robby! – gridò la voce di Nico, e sentii qualcuno correre. Rimasi a terra, dolorante, con gli occhi chiusi e il corpo che si muoveva senza volerlo, come dopo essere stati colpiti da una forte scarica elettrica, solo che a me non era quella che faceva male.

- Z-z-z-z… zto bee-ee-eene… - balbettai battendo i denti ad occhi ancora chiusi: la mascella mi si muoveva su e giù involontariamente, e il mio corpo teso sulla roccia tremava rigido senza volerlo.

- Siete vive! – esclamò la voce di Paul entusiasta.

Ci volle un bel po’ prima che potessi essere in grado di aprire gli occhi. Eravamo dove prima stavamo combattendo contro Micah e Alexa, io e Chiara eravamo sdraiate per terra, Nico teneva la mia mano, Paul quella di Chiara. Quando incontrai lo sguardo di mia sorella, entrambe sorridemmo: ce l’avevamo fatta. Nessuno delle due avrebbe creduto di sopravvivere ad un salto nel Tartaro. Eppure c’eravamo. E il bruciore che ci perforava il corpo non era nulla di fronte alla gioia di essere ancora vive, di non essere morte. Alzai lo sguardo verso il soffitto, e vidi per un’ultima volta Eros: il piccolo ragazzino alato ci fece l’occhiolino, dopo di che volò via e si dissolse, emanando per tutto il Tartaro un piacevole odore di rose e fiordaliso.

All’improvviso sentimmo un forte rumore, come qualcosa che scoppiava in tutto l’Ade, e l’ambiente si fece un po’ più luminoso.

- C-cheeee è su-uu-cc-cezz--zo?! – balbettò Chiara preoccupata: la sua mascella continuava a fare su e giù, nonostante il corpo non fosse più rigido come prima.

- Quei due sono scappati! – esclamò Paul. – Micah e Alexa! Devono essersi ripresi e essersela data a gambe mentre noi eravamo occupati con Robby e Chiara! –

Mi misi a sedere per vedere con i miei occhi, ma ebbi appena il tempo di constatare che non c’era veramente nessuno oltre a noi quattro prima di lasciarmi andare ancora indietro, troppo debole per  rimanere seduta. Nico si affrettò a sostenermi la testa e mi chiese preoccupato: - Hey! Come stai, tutto bene? –

Oddio, mi sorrideva. Quel sorriso che avevo tanto pregato di rivedere era di fronte a me. Gli sorrisi, sentendo il cuore in gola e le lacrime agli occhi, e annuii stringendogli ancora più forte la mano che mi teneva.

- Sì, se ne sono andati. – disse una voce gelida dal tunnel dal quale eravamo arrivati. Piegai la testa, e vidi Ade in piedi di fronte a noi: le sue vesti di seta nere emanavano un potere che non avrei mai potuto immaginarmi, e sul suo volto pallido e sicuro, ora si poteva leggere un ghigno soddisfatto. – Ho ripreso i miei poteri nel momento in cui hanno oltrepassato le porte dell’Ade. -

Di fianco a lui c’era Persefone: era quasi irriconoscibile ora, i capelli neri, lucidi, raccolti in un’elegante treccia sulla sua spalla sinistra, gli occhi grandi, castani e accesi, e un vestito colorato che le lasciava scoperte le spalle, mostrando una carnagione olivastra. Dietro di lei e attorno all’orlo del suo vestito che toccava terra, spuntavano mille fiori colorati.

- Che è successo? - domandò Chiara. - Come abbiamo fatto ad uscirne vive? -

Ade alzò le spalle. - Potrei darvi mille ipotesi, ma ad essere sincero non ne ho la minima idea: non è mai successo che qualcuno si buttasse nel Tartaro e ne uscisse vivo. -

- Marito mio, credo sia l’ora di andare per questi ragazzi… - lo interruppe dolcemente Persefone, sfiorando con una mano il braccio del marito. Questo guardò la moglie e sul suo volto apparve un sorriso. Era stranissimo vedere Ade sorridere: nonostante nei suoi occhi si vedessero ancora morte e dolore, le sue labbra si alzarono verso l’alto, mostrando delle fossette identiche a quelle di Nico. Trattenni un sorriso di fronte a quella scena: Ade poteva essere un dio crudele, ma si vedeva che amava la sua sposa ed era contento che lei ora stesse bene.

- E credo che sia l’ora di andare pure per me… - aggiunse Persefone. Il sorriso di Ade s’inclinò, e il dio dei morti sospirò.

- La primavera è iniziata già da parecchio in superficie, mia madre starà dando di matto non vedendomi arrivare, avrà già fatto appassire tutti i campi del Paese… -

Ade annuì e disse mestamente: - Ci pensi tu ad accompagnare i ragazzi nella terra dei vivi? –

Persefone annuì con un sorriso dicendo: - Le due cacciatrici che ho trovato prive di sensi di là le ho già riportate da Artemide… -

Dopo di che si avvicinò a me, Nico, Chiara, Paul e Talia, che ancora era a terra priva di sensi, s’inginocchiò in mezzo a noi, poi si rivolse al marito e disse accigliata: - Caro… non dimentichi qualcosa? –

Ade corrugò la fronte, preso alla sprovvista.

- Non credo… vuoi il bacio d’arrivederci al prossimo autunno? – domandò. Vidi Nico ridacchiare.

- No, tesoro… - ribatté Persefone pazientemente. – Dovresti ringraziare questi ragazzi per quello che hanno fatto… e anche se non mi piace avere a che fare con dei figli tuoi… - lanciò un’occhiata ostile a Nico. - …credo che tu debba ringraziare in particolare lui. E’ la seconda volta che ti aiuta, dovresti veramente dargli più credito: anche se non è figlio mio, è proprio un bravo ragazzo. –

Nico arrossì e abbassò la testa. Ade si guardò i piedi, scuro in volto.

- Non sono tanto un tipo da cerimonie… - borbottò il dio contrariato. – Beh… grazie a tutti. Ringraziate le cacciatrici da parte mia. Grazie a te, figlio di Apollo… e gra-grazie anche a voi figlie di Zeus. – si vedeva che gli costava molto ringraziare le figlie del fratello che odiava più di tutti. – Non vi farò fuori per essere entrati nel mio territorio perché mi siete stati molto utili… - aggiunse in un debole tentativo di elevare la propria autorità; dopo di che guardò Nico negli occhi e, lasciando da parte l’orgoglio e la testardaggine, disse sinceramente: - E grazie, figlio mio. Non ho mai abbastanza fiducia in te, eppure anche questa volta mi hai fatto ricredere. -

Nico sembrava imbarazzato come non mai, ma gli si leggeva in volto che i complimenti del padre gli facevano piacere.

- Ed ora è tempo di tornare a vedere la luce del sole! – disse allegramente Persefone; questa alzò lo sguardo, guardò il marito e sorridendogli dolcemente disse: - Ci vediamo in autunno, mio sposo… - dopo di che fummo tutti risucchiati in un vortice pieno di colori e forme che non si riuscivano a distinguere: sembrava di essere entrati in una dimensione psichedelica, tanto che dovetti chiudere gli occhi per non vomitare.

Finalmente sentii il vento sulla mia pelle e il caos della città attorno e capii che eravamo arrivati in superficie.

- Talia! – esclamò un mucchio di voci femminili. Aprii gli occhi e vidi che ci trovavamo il gruppo di cacciatrici correrci incontro, campeggiate da Artemide, che aveva il volto preoccupato. Eravamo su una spiaggia piccola e deserta, doveva essere tardo pomeriggio, e non sembravano esserci altre persone in zona.

- Dove sono Luna e Martha? – domandai ansiosa alla dea.

- Alcune mie cacciatrice si stanno prendendo cura di loro in questo momento… - rispose Artemide, inginocchiandosi e appoggiando il dorso della mano sulla fronte di Talia. Questa alzò il petto, come se fosse un riflesso involontario, dopo di che riaprì gli occhi.

- Mia signora… - balbettò lei.

- Sei stata molto coraggiosa, mia luogotenente. – le disse dolcemente Artemide. – Così come lo sono state anche Luna e Martha. Avete combattuto con tutte le vostre forze e mi avete reso onore. Ve ne sono grata. –

Sembrava di vedere una madre con la propria figlia, e sorrisi di fronte a quella scena.

Artemide poi guardò me e Chiara con uno sguardo a dir poco enigmatico, e ci domandò soltanto: - Riuscite ad alzarvi? –

Io e mia sorella annuimmo e, mentre Nico aiutò me ad alzarmi, Paul aiutò Chiara.

Artemide a questo punto alzò lo sguardo verso Persefone e disse: - Grazie, Persefone per aver riportato da me le mie cacciatrici. E grazie per aver accompagnato qui anche questi quattro ragazzi. –

Persefone scosse la testa con un sorriso.

- Nessun ringraziamento: mi fa sempre piacere avere a che fare con i vivi e aiutare degli eroi che si meritano di essere aiutati… - disse la regina dei morti.

- Figlia mia! – strillò una voce e, prima che potessimo prevederlo, s’iniziò ad intravedere una fortissima luce.

- Chiudete gli occhi, mezzosangue! – ci avvertì Artemide. Tutti quanti chiudemmo gli occhi, e quando sentimmo che la luce si era dissolta, li riaprimmo, e ritrovammo Persefone stretta in un abbraccio da una donna che le somigliava molto, solo più anziana: quella era sicuramente Demetra.

- Figliola mia! Finalmente sei tornata! – gridò Demetra in lacrime, continuando ad accarezzare la testa della figlia. – Quello sciagurato di mio fratello e genero ti ha costretta a rimanere giù più del previsto! Questi non erano i patti! Oh, tesoro mio, quanto mi sei mancata! Non tornerai più in quell’orrido posto, mi appellerò a Zeus stesso se è necessario… -

Persefone sospirò con un sorriso e, allontanando Demetra da sé, disse: - Madre, non è colpa di mio marito se sono stata nell’Oltretomba fino ad ora… avrò modo di raccontarti tutto con calma, credimi… ora è meglio che ce ne andiamo: non vorrai sprecare il tempo della primavera e dell’estate a discutere con me, spero! –

- No, no, certo che no! – fece la donna, asciugandosi le lacrime. – Bene, andiamo! -

Chiudemmo di nuovo gli occhi, apparve di nuovo un lampo di luce, e quando li riaprimmo, Demetra e Persefone se n’erano andate, e al posto loro di fronte a noi c’era una Maserati.

Dalla macchina uscì una figura bionda, alta, dal fisico atletico e dal sorriso sicuro…

Oddio… pensai, e sbiancai immediatamente vedendo che quella figura era Apollo.

- Sorellina! – esclamò rivolto ad Artemide. – Visto? Mi hai chiamato per un passaggio e sono subito arrivato! -

Artemide sospirò e disse: - Grazie, Apollo… credo che per le mie ragazze e per questi quattro eroi non sia il caso di andare fino all'Olimpo a piedi... - dal suo tono di voce sembrava che chiedere un passaggio al fratello le fosse costato molto, e che ne avrebbe fatto a meno volentieri.

- P-padre…! – esclamò Paul immobilizzandosi. Apollo sembrò accorgersi di lui solo in quel momento, o forse l’aveva fatto apposta per creare un po’ di suspense. Fatto sta che non appena Apollo e Paul si guardarono negli occhi, Apollo sorrise e avvicinandosi spavaldo al figlio, lo abbracciò.

- Figlio mio! – esclamò il dio, e Paul sembrò diventare di tutti i colori. – So che non è stato facile aspettare così tanto tempo per avere l’opportunità di mostrare la tua audacia, ma credimi, io sono fiero di te. –

- Hem… Apollo? – lo richiamò Artemide.

- Sì, sorellina? – rispose Apollo, con un enorme sorriso, guardando Artemide.

- Il sole qui dovrebbe tramontare, dovresti darti una mossa… e smetterla al più presto di chiamarmi sorellina! – rispose la dea minacciosa.

Apollo ridacchiò e dirigendosi verso l’auto commentò: - Certo… sorellina! –

Il dio tolse dalle tasche le chiavi, premette un pulsante e la macchina s’illuminò, trasformandosi in un minibus.

- Vi avviso però che anche se sarà più breve che utilizzare altri mezzi di trasporto, dovremo fare il giro lungo. – ci avvisò Apollo. – Qui si viaggia solo da est verso ovest. -

Le cacciatrici si sedettero tutte indietro, il più lontano possibile da Apollo, ma questo sembrò non prendersela troppo. Tra queste notai Martha e Luna, la prima con ferite profonde sul volto, la seconda con le stampelle ed entrambe con l’aria affaticata. Quando incrociarono il nostro sguardo, ci sorrisero e ci salutarono con la mano.

Talia e Artemide si sedettero in prima fila, di fronte alla porta d’uscita. Dietro di loro si sedettero Chiara e Paul, mentre io e Nico dovemmo sederci dietro al conducente. Per tutto il tempo avevo cercato di evitare di incrociare lo sguardo di Apollo, ma ora che poteva tenermi d’occhio dallo specchietto retrovisore, sentivo il suo sguardo pesante su di me.

- Robby, stai bene? – mi chiese Nico, stringendomi la mano mentre l’autobus si alzava in volo. – Sei sbiancata all’improvviso… -

- Un po’ come Talia… - commentò Paul. Mi voltai a guardare Talia, e vidi che anche lei era pallida come un cecio, ma oltre a quello sembrava stare male anche fisicamente: si teneva la testa con le mani e guardava le sue gambe con la faccia di una persona che stava per vomitare.

- Guarda che questa volta non ti faccio mica guidare… - disse Apollo rivolgendosi a Talia e alzandosi ancora di più.

- Che ha, sta ancora male? – chiese Chiara.

- Certo, ha paura delle altezze! – rispose subito Apollo.

- Una figlia di Zeus che ha paura delle altezze?! – fece Paul, e scoppiò a ridere. Talia, sebbene stesse male, lanciò a Paul un’occhiata malefica. 

- Non avevi paura pure te delle altezze, Paul? - gli domandò Nico, ricordandosi di quando avevamo volato a causa mia per la prima volta.

- Volare senza una protezione è un altro conto - specificò Paul. - Ma non ho paura dei grattacieli o degli aerei... -

Artemide sbatté furiosa una mano sul sedile dell’autobus e guardò furente suo fratello.

- Non hai il diritto di rivelare al mondo le debolezze delle mie cacciatrici! – sbottò la dea.

Apollo alzò le spalle e disse: - Scusami, dai! Per tutto questo tempo in cui l’Ade è stato inaccessibile, non sono riuscito a fare bene le mie profezie, non sai che disperazione… ora che non ho più la vista annebbiata lasciami parlare a ruota libera, per favore! –

- Sì, peccato che invece il cervello invece continui ad essere annebbiato… - borbottò Artemide tra i denti. Chiara e Nico ridacchiarono, io invece continuai a guardare le mie ginocchia, preoccupata. Ad un certo punto però commisi l’errore di alzare lo sguardo, e incrociai nello specchietto lo sguardo di Apollo, che mi fece subito l’occhiolino.

- Credevi che mi fossi dimenticato di te, Robby? Che dici, dall’ultima volta hai fatto un pensierino riguardo alla mia proposta? – mi domandò. Io tornai a guardare per terra, con il sangue che mi pulsava nelle orecchie, e lasciai andare la mano di Nico, senza avere il coraggio di guardare in faccia nemmeno lui.

- Ultima volta?! – ripeté Paul. – Voi due vi siete già incontrati?! –

Avrei voluto seppellirmi dalla vergogna. Mi coprì il volto con le mani pur di non vedere gli occhi di tutti su di me.

- Certo che ci siamo incontrati! – rispose Apollo allegro. – Anche se questa è la prima volta che ci incontriamo di persona… -

- Di cosa sta parlando? – chiese Nico rivolgendosi ad Apollo.

No! Pensai disperata. Ti prego, no, Nico non ne deve sapere nulla, ti prego, ti prego!

- Io… - iniziò Apollo, ma io presi il respiro e prima che dicesse altro lo interruppi e, guardandolo dallo specchietto gli dissi: - Che ne dice se ne parliamo dopo, divino Apollo? -

- Certo! – fece il dio allegramente. – Solo se inizi ad essere meno formale con me. –

Se fosse stato un ragazzo normale l’avrei fulminato con lo sguardo, ma in quel caso proprio non ci riuscivo.

- Come vuoi… Apollo… - borbottai tra i denti.

Apollo sorrise soddisfatto guardando il cielo, ed iniziò a canticchiare.

Con la coda nell’occhio, vidi Nico lanciare ad Apollo uno sguardo truce. No, non poteva aver capito quello che era successo…

- Vi conviene riposarvi, ragazzi… - disse Artemide. – Il viaggio è lungo, e avete faticato tanto oggi… -

Quasi come se le sue parole fossero sonnifero, i miei occhi iniziarono a chiudersi, e mi addormentai con uno sbadiglio, senza ulteriori pensieri.

Fulmini e saette, ecco lo spazio dell'autrice!

Beh, non c'è da sorprendersi che io non sia morta nella storia: figurati se faccio morire la protagonista, specialemente considerando che la protagonista sono io! xD
La risposta al perchè io e Chiara siamo sopravvissute la riceverete quando arriveremo all'Olimpo: dovrete pazientare ancora per poco.
Detto questo, forse una cosa vi risulterà chiara: Micah e Alexa se la sono data a gambe, quindi... ebbene sì, questa storia avrà un seguito! Non possiamo di certo lasciare quei due a ruota libera... E preparatevi perchè ci sarà l'entrata in scena di una nuova piccola ma potente mezzosangue... credo che mi divertirò a scrivere il seguito esattamente come mi sono divertita a scrivere questo racconto! Ma è ancora presto per parlarne visto che mancano ancora due capitoli alla conclusione di questa storia (un capitolo finale più uno a "sorpresa" se così vogliamo chiamarlo). Ormai ci siamo, è quasi finito!
Ne ho parlato con i miei amici e non vedono realmente l'ora di leggere questa storia! Mi vergognerò a morte, ma come ho già detto ad alcuni, credo che sarà il mio regalo di Natale per loro. Quindi per fine novembre al massimo questa storia sarà conclusa, e impiegherò i primi giorni di dicembre per dare le dovute correzioni (anche per una più facile comprensione visto che i miei amici non hanno letto Percy Jackson).
Alla prossima,
Calipso
  
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