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Autore: Domino_Tabby_    03/11/2012    3 recensioni
Una semplice ragazza compare alla magione Phantomhive, salvata dal maggiordomo Sebastian.
Questo nuovo membro della servitù cambierà la vita ai personaggi?
Rieccomi (purtroppo) con una nuova fic...ora potete disperarvi.
"Non piansi, era inutile.Avevo sprecato le mie lacrime troppe volte.
Le preghiere non bastavano per sopravvivere."
***
"Nessuno mi può capire perché nessuno ha mai provato.
Io sono un rifiuto lasciato sul ciglio della strada, calpestato da tutti e ignorato.
Una cartina che aspetta il giorno in cui il vento la spazzerà via."
***
Spero di avervi incuriosito,
Adieu Chers Lecteurs!
-Tappy
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fortunatamente, dopo un paio di giorni mi ripresi.

Non completamente, ma almeno ero in grado di fare le pulizie e le faccende domestiche.

 

-Charlotte, credo sia opportuno fare conoscenza della servitù.- mi disse il maggiordomo Sebastian il primo giorno.

 

Avevo già fatto amicizia con il vecchio servitore Tanaka, che avvolte veniva a farmi compagnia bevendo il té insieme a me.

 

A dirla tutta la magione era un posto molto tranquillo, a differenza del modo e stile di vita che avevo in precedenza.

Mi sembrava di essere in paradiso.

 

Cibo e alloggio gratuiti, non contando che Sebastian aveva cominciato a darmi lezioni.

 

La prima volta lo guardai a bocca aperta, strabuzzando gli occhi.

-Io...apprendere?- avevo ripetuto incredula.

 

-Se un servitore del casato Phantomhive non sapesse almeno leggere non sarebbe degno di tale nome.- rispose il moro ,in compenso.

 

Io avevo annuito e basta, scoprendo poco dopo che egli era un insegnate a dir poco spartano.

 

Il giorno dopo mi svegliai da sola, e non con il solito aiuto del maggiordomo.

 

A pensarci bene veniva spesso in camera mia, quasi come se...gli piacesse.

 

Misi fuori dalle coperte un piede scalzo, rabbrividendo al contatto con il legno del pavimento freddo.

 

Cercai di tirarmi su a sedere, ma una fitta lancinante mi colpì al petto, in mezzo ai seni.

 

Con un gemito mi abbandonai sul letto, premendomi una mano sul cuore mentre ero percossa da scosse in tutto il corpo.

 

La stanza sembrò vorticare tutto intorno, mentre una goccia di sudore mi bagnava la fronte.

 

Come era venuto, il dolore scomparve piano, lasciandomi quasi senza fiato, a fissare la stufetta.

 

Mi appoggiai cautamente sul bordo del letto, avendo paura che da un momento all'altro le fitte potessero ricominciare.

 

Ripresi a respirare regolarmente, togliendomi la camicia da notte e chiudendo la porta a chiave.

 

Dal petto fino al fianco destro mi scendeva una lunga cicatrice, ancora un po' arrossata.

 

Non ricordai come me l'ero procurata, ma in compenso quando la fissavo sembrava farmi ancora più male.

 

Non ci badai molto, e mi vestii con gli abiti da cameriera, mentre mi facevo una coda alta.

 

Uscii dalla stanza, scoprendo che la villa era immersa nel silenzio più totale.

 

Balzai indietro quando sentii una forte esplosione provenire da quella che doveva essere la cucina.

 

Ma che diavolo succede?” pensai correndo nella direzione da cui avevo sentito il suono.

 

-Vedo che ti sei svegliata, gradirei accompagnarti in cucina a conoscere i servitori.-

 

-S-signor Sebastian! H-ha sentito anche lei quella esplosione? Cos'è stato?- esclamai trovandomi di fianco all'uomo.

 

Egli si limitò a sorridere, inclinando di lato il capo.

-No preoccuparti, dev'essere stato il cuoco, Bardroy.-

 

Ancora un po' confusa lo seguii, tenendo gli occhi sbarrati fissi su di lui.

Quasi arrivati a destinazione mi fermai di colpo.

 

-Charlotte, ti senti male?- le parole del moro mi arrivarono come lontanissime mentre mi accasciavo a terra senza respiro.

 

La fitta al petto era ricominciata.

La sensazione fu più forte e dolorosa di prima, come se qualcuno dapprima mi avesse strappato il cuore poi mi avesse gettato un secchio di ghiaccio sulla testa.

Feci un lungo gemito prima che tutto sfocasse dalla mia vista e sparisse.

Sapevo di essere cosciente, ma era come se un lungo velo nero mi avesse coperto gli occhi.

 

Gridai dalla paura.

Era come se fossi diventata cieca da un momento all'altro.

Non ricordo se svenni o no, ma riesco ancora adesso a precepire la sensazione di essere immersa completamente nel buio.

 

Poi tutto si schiarì, diventando prima una massa informe di colori, fino a formare bene tutto.

 

Mi accorsi di stare piangendo con gli occhi sbarrati, stringendo i pugni convulsamente.

 

Sebastian probabilmente mi aveva portato in cucina, siccome mi ero ritrovata su una sedia.

 

Oltre a lui c'erano una ragazza forse della mia età con degli occhiali rotondi e i lineamenti orientali, accanto a lei un ragazzino biondo con un cappellino di paglia mi fissava a bocca aperta, infine un uomo con una sigaretta in bocca si stava pulendo le mani sul grembiule, senza però distogliere gli occhi dalla mia figura.

 

-Charlotte?- era la voce soave del moro.

-Per caso hai delle gravi ferite sul corpo?-

 

-Eh?- balbettai. -Io ho una cicatrice sul petto...-

 

-Mi sai dire a quando risale?-

 

Corrucciai la fronte.

-I-io...non ne ho idea, mi dispiace.- dissi alzandomi in piedi.

 

-Piacere di conoscervi, io sono Charlotte.- mi presentai ai servitori facendo un breve inchino.

 

Cambiai discorso per togliere dalla mente il ricordo del dolore che avevo provato.

 

Loro sembrarono entusiasti di avere una nuova compagna.

Finny, il ragazzino che faceva il giardiniere, mi mostrò i fiori che preferiva di più mentre Bard, il cuoco, fu felice di presentarmi tutte le sue armi di quando era soldato.

 

In poco tempo cominciai ad apprezzarli tutti, nei loro difetti e pregi.

Io e il signor Tanaka, quando trovavamo del tempo libero ci sedevamo in cucina e sorseggiavamo del buon té.

 

Nei primi giorni conobbi il padroncino.

All'inizio rimasi un po' confusa: non si vedeva tutti i giorni un ragazzino di tredici anni che faceva il Conte.

 

Non lo vedevo spesso, a differenza di Sebastian, che sembrava essere la sua ombra nera come la cenere.

 

Quasi mi faceva pena, il piccolo Ciel.

Già ad una tenera età gli era stato affidato un compito pesante, per quelle piccole braccia.

 

Devo ammettere però che era un buon padrone, di quelli che apprezzano il tuo lavoro e ti pagano come dovuto.

 

Un giorno, il maggiordomo mi raggiunse in camera e mi porse un libro rilegato in pelle.

-Devi fare esercizio di lettura, Charlotte.- mi disse accennando un sorrisetto.

 

Io lo ricambiai.

-Grazie signor Sebastian. Spero di migliorare grazie ai libri.-

 

Lo posai sulla scrivania in legno.

-Oscar Wilde mi ha sempre appassionato.- mormoro l'uomo prendendomi le mani tra quelle sue, ricoperte dai guanti candidi.

Il cuore cominciò a battermi veloce.

 

Arrossii lievemente, rivolgendo lo sguardo in basso.

Erano piuttosto soliti quei suoi gesti...e ciò mi preoccupava.

 

Abbassandosi alla mia altezza e avvicinando il viso fece un ghigno.

-Spero sia di tuo gradimento.- bisbigliò.

 

Mi scostai e mi sedetti sul letto, sfregandomi le mani.

-Ah, che freddo! Si vede che sta arrivando l'inverno, non credi?- cambiai discorso.

 

Egli sembrò deluso.

-Certamente.- mormorò aprendo la porta. -Dopo aiuta Mei Rin con il servizio da tavola per il bocchan.-

 

Io annuii, mentre lo vedevo allontanarsi.

Chissà perché...si comporta così nei miei confronti...”



SPAZIO AUTORE:
Salve a tutti.
Se state leggendo questo significa che avete letto pure il capitolo, quindi vi ringrazio tantissimo, per me significa moltissimo!
Spero avete gradito anche questo capitolo, che io credo mi sia venuto male, contando che io odio sempre ciò che scrivo.
Spero ci potremo rivedere al prossimo capitolo!
(Toh, guardate, ho cominciato 4 frasi con la lettera "S"!!)

-Tappy

 

  
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