E con questo si
conclude la seconda parte della storia.
Spero che vi piaccia e mi scuso per non aver aggiornato prima il
racconto, ma la vita di un’universitaria sotto esame è molto incasinata e
proprio non ho avuto tempo di terminare prima il capitolo.
Buona lettura.
Fine di un sogno
Ci sono momenti nella vita in cui si ha la netta sensazione che qualcuno là in alto ti stia prendendo per i fondelli.
Ci sono poi delle volte in cui ne hai la certezza assoluta.
Essersi svegliate a meno di venti centimetri dall’oggetto del proprio malumore delle ultime settimane può lasciare interdetto chiunque.
Ritrovarsi e meno di venti centimetri, sull’erba umida di rugiada NUDI! lascia un po’ più che stupiti.
Sentire poi che lui ti cinge la tua vita con un braccio e l’altro è proteso lungo la tua schiena mentre la mano ti sta spremendo le natiche come mandarini, è un altro indizio per catalogare quella come una giornata cominciata non benissimo.
In seguito si protende per un cattivo inizio, se si conta che non ci si ricorda un’emerita mazza di quanto accaduta la sera precedente, a parte la certezza assoluta che la propria virtù è letteralmente andata a farsi fottere.
Il cattivo inizio diventa orribile non appena se si scopre che i propri poteri si sono presi una giornata libera.
Per concludere in bellezza (perché se no non erano contenti), si prende in considerazione di tornare a casa e restare sotto le coperte fino al giorno dopo, se non fosse ché i tuoi vestiti sono misteriosamente finiti…
- …sull’albero più alto della foresta!!!! Dei, perché!? Perché tutte a me!!
…e solo un orgoglio di dimensioni ciclopiche ti impediscono di metterti a saltare come una cretina.
Tanto non ci sarebbe arrivata lo stesso a quel dannato ramo.
E a questo punto non resta altro che puntare con qualcosa alla portata di mano anche se il dormiente non ne sarà tanto contento.
Ma lei di restare non aveva alcuna intenzione di restare ad aspettare il suo risveglio per andarsene da lì.
Temeva, anzi, era assolutamente certa che il fulmine con cui aveva quasi colpito lo Shikigami non fosse passato inosservato.
Se mai l’avessero trovata, quello di farsi beccare svestita era l’ultimo suo desiderio.
Era troppo orgogliosa per permettersi un’umiliazione simile e senza troppi complimenti si prese i vestiti di Kuryo fregandosene altamente del fatto che lo lasciava lì con le vergogne al vento e senza nulla con cui coprirsi.
L’ultimo pensiero prima di svignarsela era rivolto non al bell’addormentato ma ai suoi vestiti.
Come avevano fatto ad arrivare fin lì.
Sul quinto ramo della pianta, a venti metri da terra.
Quella
mattina Sayaka non era l’unica di pessimo umore.
Era
dall’alba che Ren sopportava KillKenny
che tirava giù dei e santi a suon di insulti.
Per
qualche strana ragione su tutto il villaggio e le foreste per un raggio di
diverse miglia era stata posta una strana cupola in cui i poteri di tutti
coloro che si trovavano al suo interno erano inutilizzabili.
Per gli Yoko questo non era poi un gran problema
poiché la loro capacità di usare la magia era limitata ai capi, ma per
un mazoku e per due divinità, non era normale per
loro ritrovarsi totalmente incapaci di usare i propri poteri, a causa di altri per
di più.
Non ci
voleva un genio per capire quanto accaduto: l’avevano trovata e ora si stavano
preparando per venire a riprendersela.
Chika era visibilmente nervosa e
non faceva nulla per nasconderlo.
- Siamo
nei guai. Cosa facciamo.
- Non lo
so tesoro, ma vedrai, troveremo una soluzione.
Anche
lui era irrequieto ma cercava di non darlo a vedere
per cercare di rassicurare almeno un poco la sua compagna.
Chiunque
fosse l’autore della cupola era molto potente, oppure
erano in tanti ad averla creata, o entrambe le cose.
Sayaka
se ne stava in un angolo in quegli abiti troppo grandi per lei e con i piedi
sporchi di fango.
Aveva
smesso di farsi tutti quei problemi quando arrivata al
villaggio aveva scoperto che non era l’unica coi poteri fuori uso.
Anche se
la forza era rimasta non sarebbero stati in grado di
difendersi da un attacco di massa.
Era
inutile vedere i suoi amici ipotizzare piani impossibili per salvarla.
La resa
era l’unica soluzione, perché di altre proprio non ne vedeva.
Avevano perso ma loro continuavano a
Negare
uno stato di fatto non aveva senso.
- Chika… mi daresti una mano a prepararmi!?
- Ma Sayaka…
La dea vide muta
rassegnazione nel volto dell’amica.
- Va bene… andiamo
di là. Sarà meglio che prima tu ti faccia un bagno.
- Hai ragione. Credo
che mi farà bene. Anche voi dovete riposarvi. Sarete stanchi.
- Come puoi fare
così.
La dea si voltò
verso il kitsune che stringeva i pugni fino a farseli
sanguinare.
- Come puoi essere
così impassibile. Non è da te essere remissiva.
- Non sono
remissiva, solo realista. Abbiamo perso. Continuavano
a negare lo stato di fatto non ha senso.
- MA NON HA SENSO!!! TU NON SEI FATTA PER STARE TRA LE MURA DI UN PALAZZO.
NON È DA TE FARE IL CANE LEGATO AD UNA CATENA AD
COSTRETTO AD OBBEDIRE AL PROPRIO PADRONE. Non è per te avercelo un
padrone che decida cosa tu debba fare della tua vita.
La dea era
ovviamente andata su tutte le furie.
- E CREDI CHE ANCHE
A ME PIACCIA L’IDEA DI RITORNARE IN QUELLA GABBIA DORATA!?!?
CREDI CHE MI PIACCIA DOVER SPOSARE QUELL’IMBECILLE,
EH!? LO CREDI DAVVERO?!
- No ma…
- E CREDI CHE SENZA
POTERCI DIFENDERE CON I NOSTRI POTERI POTREMO ANCHE SOLO COMBINARE QUALCOSA?!
- Combatteremo.
- VOI NON
COMBATTERETE, VI FARETE AMMAZZARE. Non sei mai riuscito a sconfiggermi prima
d’ora. Credi che ora possa cambiare qualcosa? Lo credi davvero?
Ora fissava l’amico
con dolcezza sforzandosi di sorridere.
- Non voglio che vi
facciano del male. Siete troppo importanti perché vi accada qualcosa per colpa
mia.
Ren fissò l’amica con un’espressione di infinita
tristezza.
- Tu sei come il
vento. Devi vivere libera. Non puoi farti imbrigliare. Nessuno può rinchiudere
il vento.
- Non questa volta.
Si allontanò a capo
chino.
Fu allora che dopo
essersene stato zitto KillKenny parlò.
- Fa con
calma.
Tutti ne restarono
stupiti per l’uscita del mazoku.
- Forse non potrò
più usare la magia, ma riesco ancora a capire quando
una barriera è ancora incompleta. Saranno anche divinità, ma sono troppo
codardi per attaccare senza la certezza assoluta di non correre rischi. Se non
gli daremo l’occasione noi non alzeranno un dito su di noi, o dovranno
vedersela con il resto del mio Clan. E fidati se lo dico io, se ciò dovesse
accadere non ne uscirebbero vivi.
Fu sufficiente
sentirselo dire per far tornare il sorriso a Sayaka
che accompagnata da Chika andò a farsi il suo
agognato bagno.
Kuryo intanto se ne stava a disteso nella sua stanza.
Ritrovatosi privato dei suoi vestiti aveva riassunto le sue sembianze di drago ed era tornato nel Gensoukai (il mondo degli Shikigami) per riprendersene di nuovi.
A dirla tutta non era poi così grande se confrontato tutti gli Shikigami che come lui erano in grado di assumere sembianze draghiformi, però aveva comunque un aspetto imponente con le sue scaglie nere dai riflessi bluastri, con quegli occhi rossi screziati di viola e le ali maestose più ampie del normale che gli davano una velocità senza pari.
Sarebbe poi tornareto al villaggio degli Yoko dopo essersi ripulito per bene e aver recuperato le forze.
Si era pertanto trascinato fino alla sua stanza e buttandosi a peso morto sul letto si era addormentato
ignorando a priori una vocina che da dentro la sua testa gli urlava di alzarsi e correre nel Nigenkai.
Sayaka prima d’allora non si era mai sentita veramente in trappola.
Non c’era voluto tanto prima che venissero a riprenderla e la scortassero dai suoi famigliari.
Quando i soldati furono abbastanza lontani suo padre la prese in disparte facendogli una lavata di capo memorabile per chiunque.
Padre…
Un perfetto sconosciuto con cui lei tra l’altro non aveva legami di sangue, e che pretendeva di essere obbedito, perché a) lei era una donna b) lui aveva soltanto un secolo in più di lei.
Che poi avessero avuto entrambi origine dalla stessa entità era un fattore insignificante.
Lui l’aveva adottata, cresciuta, e solo per questo minuscolo dettaglio lei per gli ultimi duecento anni lo aveva dovuto chiamare “papà”.
Un’autentica assurdità chiamare padre, quello lo avrebbe dovuto essere un fratello troppo assente per curarsi di lei.
Ormai era totalmente insofferente alle parole dure che le venivano rivolte, tanto che entrava da un orecchio per uscire dall’altro.
Senza che se ne accorgesse le domestiche l’avevano circondata e portandola via di peso l’avevano trascinata in una saletta a prova di scasso.
Un’autentica mossa strategica degna di un Generale dell’esercito celeste.
Per sanare l’onta subita dalla sua fuga era stato deciso di anticipare la cerimonia.
Volente e nolente sarebbe diventata la moglie del Comandante Anzai, suo promesso sposo.
Lei ovviamente non era d’accordo.
Né sul matrimonio anticipato, né sulla veste nuziale porpora, che su lei tra l’atro stava da cani.
Ma questo lo avrebbe capito chiunque dai solchi lasciati nel pavimento.
Era calata la notte quando Kuryo si era ripresentato a casa di Ren
Li aveva
trovati tutti occupati a prepararsi per qualcosa che doveva essere un
combattimento.
Ren era
seduto sotto il porticato della casa intento a molare pugnali,
coltelli da lancio e tre katane di cui una corta da
donna.
Chika
poco più lontano si allenava a lanciare dei blast di
energia che andavano sì a segno, ma non tutti i pali di legno predisposti in
fila come bersagli erano saltati in aria.
KillKenny infine continuava a spostarsi nello spazio scomparendo e ricomparendo a distanza di pochi metri, borbottando come una pentola di fagioli.
Sembravano molto più deboli del solito.
Qualcosa non andava.
Kuryo accolto la terribile notizia con una rabbia furiosa, tanto che non riuscendo gli altri due a trattenerlo Chika aveva dovuto intervenire per bloccarlo con un incantesimo per impedirgli di andare al massacro.
Era costretto a stare disteso sul pavimento mentre i tre compagni di sventura riprendevano là dove erano stati interrotti. Man mano che si quietava l’energia dorata che inizialmente lo avvolgeva come il filo sottile del bozzolo di una crisalide immobilizzandolo totalmente si era ritirava lasciandogli più libertà di movimento.
- Così non và proprio. Di questo passo non faremo mai in tempo.
- Lo so benissimo anch’io testone. Ma non è facendosi prendere dal panico che risolveremo la situazione. Lo capisci stupida volpe!?
- Ovvio che sì. Ma li ha sentiti anche tu, vero? La cerimonia verrà celebrata domani mattina all’alba e se per allora non avremo recuperato tutti i nostri poteri col cavolo che la portiamo via di lì.
- *E così si sposa…* Perché non mi avete detto nulla.
- Del matrimonio combinato intendi? Beh, perché non erano affari tuoi. Ovvio, no?
- Lo sono eccome.
- Pensala pure come vuoi, tanto non avresti potuto sposarla lo stesso. Ren e Chika l’hanno dovuto fare di nascosto e fidati, è stato un miracolo. Ma con Sayaka e tutt’altro paio di maniche. Non ci saresti riuscito neppure tra mille anni.
- E saresti anche gentile da spiegarmi perché?
- Punto primo, nelle ultime settimane hai fatto la figura del dongiovanni incallito.
- Grazie per la fiducia, davvero.
- Di nulla. Secondo, falla arrabbiare e sei morto.
- Fidati, me ne ero accorto.
- Buon per te.
- Terzo punto, è un frammento del Dio Re Drago.
- Un che cosa?
L’esclamazione provenne in sincronia sia dallo Shikigami che dal Kitsune ma KillKenny non ne fu assolutamente stupito.
Rivolto a Ren - Farò finta che tu non me lo abbia chiesto (per la cinquantesima volta). Ma visto che tu invece mi sembra che non lo sappia…
- Non è una tua impressione
- …te lo spiegherò in modo che anche la testa bacata di quello lì lo comprenda una volta per tutte.
A quell’uscita Ren gonfiò le guance offeso.
- Non so di preciso quanti secoli fa sia accaduto, sta di fatto che quasi subito dopo che Lord of Nightmare ha creato i quattro bastioni, o meglio i quattro mondi base da cui sono poi sorti tutti gli altri, ebbe inizio la guerra tra forze del bene e forze del male, tra Maho e Shinzoku. Qui ha avuto luogo il combattimento tra Chaotic Blue (che se proprio lo vuoi sapere ha creato la mia master) e un altro Dio Drago di cui è andato perso il nome.
La guerra si è conclusa in parità tra entrambe le due fazioni.
Ora, da un lato Chaotic Blue si è assopito per recuperare le forze e LoN sola sa quando si potrebbe ridestare, dall’altro il dio per qualche strana ragione è finito ridotto in centinaia di migliaia di frammenti che hanno ripreso vita come dei del tenkai.
Attualmente ne esiste uno per ogni cosa; unendosi poi tra di loro sono diventati uno sproposito anche se il potere è andato riducendosi di generazione in generazione.
- Quindi Chika e Sayaka…
- …siamo dei frammenti del dio. Il nostro potere dipende principalmente dalle dimensioni del frammento. Che poi alcuni di noi abbiano impiegato più tempo di altri per plasmarsi è un conto.
- In che senso plasmarvi… - domandò Kuryo incuriosito -
- Allora, forse non lo sai ma mazoku (come ad esempio Kikko) e shinzoku sono rispettivamente agglomerati di energia negativa e positiva. Per Maho e Dei Drago vale la stessa cosa, sono più potenti, ma restano comunque nubi vaganti di energia. Quando i frammenti dell’entità da cui noi abbiamo avuto origine si sono dispersi sono andati ad incarnarsi in oggetti, animali… di tutto insomma.
- Ora capisco perché esistono divinità anche per le cose più assurde.
- Esattamente. Ti sarà quindi chiaro perché non vogliano che si unisca con qualcuno di rango inferiore al tuo. Se poi le hanno già trovato un compagno degno del suo lignaggio a cosa si complica. Io sono riuscita a scampare il pericolo solo perché non avevano ancora organizzato un matrimoni combinato, altrimenti mi sarei trovata nella sua stessa situazione.
- Già, siete stati molto fortunati.
- Non c’è bisogno che ce lo venga a dire tu. Ora però dobbiamo riposarci. Ci aspetta una lunga notte.
L’equilibrio psichico di Sayaka non era più tanto equilibrato.
Nella mente della ryukami regnava il caos assoluto.
- Tu non stai affatto bene.
- L’ho sempre detto che il rosso non mi dona. E guarda questo coso - mettendosi ad indicare il fermaglio in oro grosso come una noce di cocco che le domestiche le avevano messo in testa - Non è un lampadario solo perché mancano.
- NON stavo parlando di questo. Se poi mi fai scendere posso anche provare a darti una mano.
Alto come una pertica, occhi verdi, capelli rossastri, un paio di cosi sul naso (che lui continuava chiamare occhiali) che gli davano un’aria da intellettuale, ma soprattutto sospeso ad un metro da terra.
Secondo le badanti che l’avevano cresciuta era stato lui a trovarla e aveva convinto il padre (lo stesso che aveva adottato entrambi) a prenderla con loro.
Aveva pochi ricordi in proposito ma di quel poco che gli era rimasto rammentava di essere riuscito a scavarla seguendo una sorta di richiamo.
Da allora erano rimasti legati profondamente e nessuno poteva capire l’uno meglio dell’eltro.
- Seriamente, tu non stai bene. Non puoi andare avanti così. Qualunque sia il tuo problema lo devi risolvere. Si tratta di un uomo, vero?
- Taichi. Tu dice sempre che è un uomo la causa dei miei problemi.
- Stai negando. Allora ho ragione. Bene, non voglio restare qui in eterno, quindi cominciamo ad analizzare gli ultimi avvenimenti e vediamo di tirare le conclusioni una buona volta. Cominciamo dal principio. Come lo hai conosciuto. Che impressioni hai avuto su di lui.
- E va bene. L’impressione iniziale? Vediamo… Un bell’uomo
- Questo era innegabile.
- Terribilmente orgoglioso
- E su una cosa vi siete erano trovati
- Donnaiolo incallito, un buffone con la mania della primadonna.
- già me lo vedo. E poi? Che è successo?
- Abbiamo viaggiato per un po’ assieme. Da soli… e non fare quella faccia. Sei tu che mi hai chiesto di raccontarti tutto. Comunque, si è rivelato un abile cacciatore, saggio, dolce, tenero. Un buon amico capace di ascoltare pazientemente tutte le mie lamentele
- Ho capito. Hai trovato un martire.
- Zitto tu. O non continuo e tu te ne resti lì per i prossimi mille anni.
- Va beene.
- Dicevamo che nonostante tutto restava un donnaiolo. Avresti dovuto vedere quanto mi sono arrabbiata quando ha nominato quelle altre nel sonno. A pensarci adesso mi vien da ridere. O… o quando ho scoperto da Ren che era uno Shikigami. Doto tutto quello che mi ha detto per avergli nascosto la mia identità di dea ero veramente furiosa. Però resta comunque un’incognita vivente per me. Più ci passo tempo assieme e più scopro di non conoscerlo affatto. Pensa che è bastata la presenza di Ren e Kikko perché alzasse una barricata e un pezzo di ghiaccio vivente… e che rispuntata la mania da primadonna.
Per Taichi era raro vedere la sorella sorridere mentre parlava di un uomo che non fosse Ren. Gli era estremamente chiaro che lei fosse cotta di lui, ma sembrava ancora confusa..
Neppure a lui piaceva il comandante Anzai, ma se davvero non aveva scelta, almeno voleva che non arrivasse all’altare con un minimo di serenità.
Gli dette l’ultima spinta.
- Tempo fa mi è stato detto “Chiudere gli occhi. Rinunciare a vedere ciò che ci accade attorno equivale a rinunciare a vivere, ad essere già morti. Ma è solo affrontando gli eventi che affermiamo il nostro vivere.” - Le sue labbra si incresparono in un sorriso malizioso. - Dimmi. Tu che decisione hai preso!?
Chiuse gli occhi.
Possibile che senza rendersene conto si era innamorata di quello Shiki così borioso, testardo, pieno di sé e irritante?
Dello stesso Shiki che riusciva a farla stare bene, capirla come pochi ed essere rassicurante
come una soffice coperta che ti scalda nelle fredde notti invernali?
Il volto del fratello si era addolcito - Lo ami davvero?
Per un attimo sayaka tacque poi rispose con fermezza assoluta.
- Sì.
- Quindi è vero. Non ci credo. La mia sorellina innamorata. Oddio. Non mi diventerai una frignona isterica di quelle che si fanno delle enormi seghe mentali per un uomo che magari non era veramente interessata a lei. O che nel frattempo prende a testate il muro in attesa che il loro bello si accorga di loro?
- Con calma e per favore. Va bene tutto ma non sono ancora caduta così in basso.
- Lo hai detto tu. Ora mi fai scendere?
E alla fine era giunto il momento.
Lei e il generale Anzai sfilarono davanti a tutti gli dei riuniti.
Lei, come voleva la tradizione nuziale indossava un abito purpureo riportava il ricamo della fenice, lo stesso simbolo del fermaglio,
Lui, in quei capelli di un bizzarro blu elettrico e iridi gialle portava mentre l’abito nuziale maschile che oltre ad essere blu riportava il simbolo del drago.
La cerimonia fu molto breve.
Il sacerdote legò i loro polsi con un nastro rosso decretandoli così marito e moglie.
Era sposata.
Non era felice e non fece nulla per dimostrare il contrario, ma rimase impassibile a quanto accaduto raggelando dentro per quanto l’avrebbe attesa al fine del banchetto..
Se per un attimo pensò che ormai niente poteva più scalfirla ricacciò dentro quando venero mostrati i doni nuziali.
Su un vassoio in acciaio erano state appoggiate tre ampolle, al loro interno tre paia di bulbi oculari.
Iridi di ghiaccio, di rubino e di zaffiro.
Lanciò un partito dal profondo dell’anima.
Corse via.
L’istinto della fuga si era fatto più forte.
Ma se non vi nessun ordine di fermarla, il compito fu affidato a tre spauracchi posti all’uscita come monito per il futuro.
Legati a dei pali pochi metri dopo l’uscita del palazzo vi erano Ren, Chika e Kuryo coperti di ferite e con le orbite cave.
Il Chakra dell’amica era stato raschiato via a forza rendendola umana e decretando per lei come per tutti morte per dissanguamento.
Ma la loro ora non era ancora giunta.
Il loro cuore stava ancora battendo anche se non troppo vigoroso.
Con la coda dell’occhio vide Anzai guardava con scherno mentre alle sue spalle KillKenny galleggiava rinchiuso in una sfera di energia sacra che lo stava lentamente annientando.
Capì che se il suo futuro prevedeva vivere con un individuo del genere, allora la vita stessa non aveva più importanza se le persone a lei care dovevano pagare un prezzo tanto alto.
Era decisa al da farsi.
Lentamente si avvicinò a Kuryo e gli sussurrò all’orecchio in modo che solo lui e nessun’altro potesse sentirlo.
- Tu… tu mi ami?
Lo Shikigami increspò le labbra in un debole sorriso.
- Non… lo avevi… ancora capito.
Tutte le incertezze si sciolsero come neve al sole.
Lo abbraccio fregandosene altamente che si stava imbrattando tutta col sangue, e lo baciò delicatamente.
La folla inorridita si mise a schiamazzare ma la faccia dello sposo li batteva tutti.
- TU!! COME OSI… PREFESIRE UN ESSERE INFERIORE E ME!!! ME CHE SONO UN DIO!!
Alle spalle del dio Taichi rise canzonatorio.
- Comandante Anzai eppure dovrebbe saperlo. Mia sorella non vi ama. La sua scelta l’ha già fatta e come potete appurare non siete voi l’uomo della sua vita.
Lo sposo era fuori di sé dalla rabbia e prima che qualcuno potesse fermarlo rubò la satana ad una delle guardie.
- MALEDETTA!! PAGHERAI PER IL TUO OLTRAGGIO!!
Schiacciò Sayaka contro Kuryo e con un movimento rapido trapassò i corpi di entrambi.
La dea non aveva più paura di morire.
Non se ne sarebbe andata da sola.
Anche il suo “sposo” sarebbe venuto con loro, volente o nolente.
Tossendo riuscì a parlare a voce sufficientemente alta perché Kuryo e tutti i suoi amici morenti la sentissero.
- Un giorno noi ci rincontreremo… è una promessa.
Con un colpo KillKenny venne liberato dalla sua prigionia e afferrato prontamente da Taichi che teletrasportandosi mise entrambi in salvo.
Sentì il battito di Kuryo cessare.
In breve tempo concentrò tutte le sue energie fino all’ultima fino a che il su corpo cominciò ad irradiare luce dorata liberandola nell’attimo in cui la morte la raggiunse.
Quel giorno un decimo del Tenkai
andò distrutto.
Molte vite si spensero e per la prima volta gli dei videro nei propri simili una minaccia per la propria
esistenza.
Vennero promulgate due
leggi.
La prima vietava agli dei di uccidere i propri simili,
prevedendo la pena di morte per chiunque l’avesse infranta.
La seconda vietava agli dei l’unione con altre entità
estranee al Tenkai perché sarebbe calata la
maledizione dell’eresia sul frutto di tale peccato.
Di cosa ne fu delle anime di mia sorella Sayaka no Soryu,
del suo amato Koryu no Shikigami
e dei loro amici non si seppe più nulla.
Taichi no Soryo.
Tratto dalle cronache del Tenkai.