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Autore: adg    04/11/2012    3 recensioni
Completamente POV Edward. La storia di un'attrazione inaspettata fra un Edward ed una Bella umani. Tutto si svolge in maniera repentina, forse troppo ... la loro attrazione supererà la prova del tempo?!?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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19 – Immobile

 

Immobile. Una statua di cera.

Lei ancora su di me con entrambe le mani sulla bocca a coprire quella “O” muta ed incredula sul suo volto, dovuta alla subdola intrusione di un nome nel momento meno opportuno.

I suoi occhi sono velati di lacrime, non riesco a connettere. In un altro momento avrei tentato in tutti i modi di far scomparire quelle lacrime che offendono i suoi occhi, ma non ora. Il mio cervello non è in grado di produrre alcuna sinapsi.

Com'è possibile che in un momento come quello lei avesse in mente il suo ex. Non ero io al centro dei suoi pensieri, ma il suo ex.

Lei viene giù dalle mie gambe e si abbandona inerme sul divano. Io seguo con lo sguardo il suo movimento ma in realtà non collego alcun pensiero al gesto.

Nebbia. Mi sento come se fossi stato avvolto da una nebbia in grado di narcotizzare. Non riesco a comprendere neanche cosa provo.

Dolore?

Sdegno?

Peggio … il nulla. Non ero preparato ad una cosa del genere, non ero preparato a fare i conti con il suo passato tra noi, ok con il mondo che ci circonda, ok con lui, con la sua famiglia ma tra noi no. Ho dato per scontato che tra di noi non potesse insinuarsi niente, nulla. Ma questo evidentemente valeva per me, non per lei.

“Edward?”

Meccanicamente rispondo “Si?”

“Scusami ti prego”

“Scusa?”

“Non so come possa esser successo”

“Lo so io” l'accuso “è molto semplice Bella, stavi pensando a lui!!! Eri con me, eri in intimità con me e pensavi a lui” sta affiorando qualcosa in me, la sento montare, crescere. La rabbia. Sussurro appena “e questo mi manda in bestia!” Devo allontanarmi immediatamente da lei, non so per quanto ancora sarò in grado di trattenermi.

Lei ancora “Scusami non so davvero ...”

“Smettila!!!” biascico “Piuttosto ricomponiti e preparati ti riaccompagno a casa”

“Ma Edward!”

“Edward niente, non crederai che io sia disposto a riprendere da dove abbiamo interrotto” sottolineo le mie parole con nervosi gesti delle mani “così come se nulla fosse accaduto”

“No, ma io ...”

“Non voglio ascoltare le tue ridicole scuse. Non credo di essermi mai sentito tanto umiliato in vita mia”

Non ci posso credere, è come se solo ora mi fossi svegliato da un sogno. Finalmente il mio cervello si rianima e con lui il mio inconscio <Ho fatto tutto io in realtà, sin dal principio. Sono stato io a mettere in piedi tutta questa storia fra me e lei, lei si è semplicemente lasciata trascinare come un'alga dalla corrente. Non mi hai mai desiderato come la desideravo io, è rimasta affascinata dal fatto che io la desiderassi così ardentemente>. Basta. Non ho più alcuna intenzione di inseguirla, non credo neanche di aver più intenzione di portare avanti la cosa.

La vedo che sta facendo ordine tra le nostre cose e anche questo mi innervosisce, come se si potesse fare ordine, come se bastasse rassettare per sistemare le cose tra noi.

“Lascia stare ci penserà qualcuno domani, adesso andiamo” inveisco e così dicendo le strappo letteralmente di mano il cesto da pic-nic di mia madre.

La vedo sussultare e fissarmi. Cosa c'è nei suoi occhi paura? Ha paura che possa farle del male? Sta compiendo uno sforzo evidente per non piangere.

Realizzo un altro pensiero.

Lei non sa che io non alzerei mai le mani su di una donna, può davvero credermi capace di un gesto così vile? Non ci conosciamo, non ci conosciamo affatto e lei si ritrova in una casa isolata con un uomo che di fatto non conosce, per di più ai suoi occhi devo apparire fuori da ogni grazia divina.

Ecco il nostro problema, la conoscenza. Ci siamo fatti travolgere dal momento, ma in realtà non sappiamo nulla l'uno dell'altra.

La vedo cedere sotto ai miei occhi.

“Bella” non riesce più a trattenersi, si ripiega su stessa e crolla in un pianto disperato.

Non sono pronto ad una reazione così forte, metto a fuoco in quel momento che non mi sono fermato neanche un secondo a pensare ai suoi sentimenti.

Come tutti gli uomini non riesco a resistere alle lacrime di una donna e le sue hanno il potere di dilaniarmi.

Mi avvicino, incrocio le mie gambe e la raggiungo sul pavimento, la chiamo nuovamente e quando lei mi punta addosso quei due fari tristi quasi dimentico il motivo della mia collera e l'unica cosa che riesco a fare è avvolgerla con le mie braccia e stringerla al mio petto. La lascio sfogare senza proferire parola. Ogni tanto le poggio un delicato bacio sulla nuca tra una carezza ed un'altra.

Dopo molto tempo sembra finalmente essersi calmata. Ha preso posto sulle mie gambe, tra le mie braccia proprio come una bambina, ed è così che la vedo in questo momento, fragile come una bambina.

“Edward perdonami ti prego se puoi, non so perchè mi sia venuto fuori il suo nome, probabilmente perchè mi sento in colpa” solleva i suoi occhi rossi e gonfi e li allaccia ai miei in una muta preghiera “mi sento tremendamente in colpa Edward credimi, non è da me tradire così la fiducia delle persone care. Ma non ho potuto fare a meno di agire come ho agito e fatto soffrire molte persone. Non è dipeso da me, ma dalla maniera folle in cui ti desidero e da questo strano senso di appartenenza che ho nei tuoi confronti. E' come se sentissi di appartenerti e sento che tu mi appartieni, non riesco neanche ad immaginare la situazione al contrario, a come reagirei se nell'intimità pronunciassi un altro nome. Impazzirei credo”

Io resto in silenzio in attesa che finisca il suo sfogo, poi sinceramente non ho la più pallida idea di cosa fare e cosa voglio in questo momento da lei, da noi.

 

 

 

A domani per … l'epilogo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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