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Autore: Someonelikeme    04/11/2012    3 recensioni
Il cancro dovrebbe essere solo un segno zodiacale non anche una malattia
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Meno tagli, più amore.

Buongiorno mondo. Mi stiracchio. ''Cara giornata, oggi me lo fai un regalo? vorrei alzarmi dal letto e sapere che tutto andrà bene, magari per colazione trovare un enorme torta a cioccolato con la panna che tanto mi piace. Vorrei sapere che su i miei polsi quei tagli non abbiano più un motivo di comparire. Vorrei un abbraccio e qualcuno che mi dica che andrà tutto bene. Vorrei sentirmi felice, serena, tranquilla. Vorrei provare quell'emozioni che tutti gli adolescenti provano a 16 anni. Vorrei amare ed essere amata, ma ora come ora vorrei che qualcuno mi dicesse solo la verità.

"Buongiorno" sussurro a gli uccelli che canticchiano fuori dalla mia finestra. Il sole è già alto e in casa tutto tace. Mi infilo i calzini di un rosa che mi fa venir voglia di bruciarli. Odio il rosa. Esco dalla camera e scendo di sotto. Tutto tace. Sul bancone della cucina c'è un vassoio con una busta. La prendo.
"Buongiorno Funny. Purtroppo io a scuola ci devo andare e a mal in cuore ti devo lasciare, ma nel piatto mia signora una buona colazione l'aspetta. La cena, ieri, lei ha saltato che io con tanto amore le ho ripagato. Buon appetito mon cheri"
Sorrido. Non posso farne a meno. Il vassoio è pieno di cibo. Pancetta fritta, uova fritte, Toast con il burro e in fine una fetta di torta con la panna. Mi lecco i baffi e inizio a mangiare come se non lo facessi da una vita. Bevvi del latte fresco e non riusci a mangiare più nulla. 

"Buongiorno" dice Carl alle mie spalle. Mi giro per guardarlo "Oh, buongiorno..."
"hai trovato la colazione che Michael ti ha preparato. Ci ha messo un'ora" Ride, lo faccio anche io. "Dov'è..dov'è mia madre?" mi gratto la nuca nervosa "E' uscita. Ha detto che sarebbe tornata presto" faccio un sorriso sforzato e mi alzo per mettere in ordine. "Giada io devo fare un salto in ufficio per firmare delle carte, vuoi venire con me? poi magari ti porto a fare un giro per Londra" mi sorride "Se non è un disturbo per me va bene" 
"Allora ti aspetto qui" annuisco e corro su per le scale.
Mi faccio una doccia veloce senza bagnare i capelli. Mi infilo un pantalone di Jeans con una canotta. Pettino i capelli e li copro con il cappello della NY azzurro. Metto un po' di matita e mascara, prendo la borsa e scendo di sotto.

"Carl sono pronta" dico guardandomi allo specchio accanto alla pronta d'entrata. Mi sorride arrivando. "Se trovo le chiavi ce ne andiamo..." si palpa le tasche. 
"Sono queste?" dico prendendole dal vassoio sul mobiletto
ride e usciamo. Entriamo nella sua Mercedes
  e parte a tutta velocità. Passiamo per il centro di Londra. Tutto è diverso, l'Italia non è niente in confronto a questo. La gente si guarda, parla. La gente esce dai negozi, portano i bambini alle giostre. La gente ride, piange. La gente qui è felice, non ha paura dei pericoli. 
"Siamo arrivati!" spegne la macchina  e scendiamo. Entriamo nell'edificio. Preme il tasto 12 nell'ascensore. Al tin dell'ascensore usciamo e camminiamo sulla moquette marrone. 
"Buongiorno signor Dale" Lui le sorrise e entrò nel suo ufficio. Firmò alcune carte mentre io mi guardavo in torno. C'erano delle foto sullo scaffale. In una c'era lui con una donna dai capelli rossi e un bambino che somigliava a Michael.
"E'...era mi moglie." lo guardai "E' morta tre anni fa in un incidente stradale." abbassò la testa "Mi dispiace!"
"Non preoccuparti..." sospirò "Comunque io ho finito, andiamo?"
 gli sorrisi e mi voltai per posare la foto. Il mio occhio cadde accidentalmete sulla foto accanto. C'era lui con Michael e...e... Oh, è impossibile, non può essere lei. La presi tra le mani per guardarla meglio. Dio era lei, era Jan, era davvero lei.

"E' Jan, questa qui è Jan" dissi indicando la foto"...ed è in camera mia...cioè nella camera dove sto io, ma è impossibile!"
Ero scioccata è dire poco!
"No cioè, si...cioè..." si gratto la nuca nervosamente. Alzai nuovamente per vedere se c'erano altre, e c'erano! mi soffermai a guardarne una e, no non era possibile. No. No. No.
"Carl, ma questo è..." le posai sulla scrivania e lo guardai male "Carl, quello è Justin, cosa ci fai con lui? cosa significa?" avevo le lacrime a gli occhi.
"Giada, io non posso, non posso dirtelo" sospirò amaramente "Perchè? perchè non puoi dirmelo? cosa c'è di tanto segreto, io non capisco, io...." la mia voce iniziò a tremare e par paura di piangere mi stetti zitta.
"Non sono io che devo parlartene Giada, lo sai..." lo vidi avanzare verso di me "Adesso andiamo a casa e chiediamo a tua madre di tornare...lei ti dirà tutto, ok?" Annuì tirando su col naso.
Uscimmo dall'edificio e in silenzio tornammo a casa. Carl parcheggiò la macchina mentre io mi avviai in casa. Appena aprì la porta un odore di caffè invase le mie narici. La scia portava fino alla cucina. Mi fermai al centro della stanza. C'era mia madre accanto ai fornelli, mi sorrise appena mi vide. Poi una donna bionda era seduta sullo sgabello centrale. Si voltò. Mi sorrise.

"Ciao Giada!" si alzò dalla sedia  "...sapevo saresti diventata così bella" le se illuminarono gli occhi. 
Non riuscivo a parlare o a fare qualsiasi altro movimento. Qualcuno mi mise una mano sulla spalla, mi voltai.

"Stai bene?" mi chiese Carl. Annuì.
"Marie, Carl. Vorrei parlare un po' con Giada, potete lasciarci soli?" i due annuirono e uscirono dalla stanza. Abbassai la testa imbarazzata, confusa, emozionata.
"Vieni, sediamoci.... " ci sedemmo sul divano "...mi fa strano vederti così grande accanto a me. Ricordo ancora quando eri nel passeggino e non stavi un attimo ferma, eri piccola piccola. " la sua voce iniziò a tremare. Le presi una mano. "Credevo ti fossi dimenticata di me..." le sorrisi "Oh, piccola mia..." mi accarezzò una guancia "non sai quanto ti ho pensata in questi anni..." le sorrisi "...ti manca l'italia?"
"No. devo essere sincera." sospirò  "Marisa...." abbassai lo sguardo "be' lei mi ha raccontato dei tuoi problemi a scuola. Del fatto che eri vittima di bullismo. E' vero?"
Fissai i suoi occhi chiari e annuì. Mi prese i polsi e spostò i bracciali che coprivano i tagli. Mi alzai
 "Scusami, non volevo-" "Non è niente." sospirò. Mi voltai e la fissai "Ho cercato di farli smettere, ma loro continuavano..." cercai di non piangere "Odio quando parlano male di lui. Quando lo insultano e non sanno niente di lui. Quando dicono che non vale niente, che è uno sfigato, che la sua voce fa schifo...Cavolo!" mi voltai camminando per la stanza "Come può una persona riuscire a farti cadere così in basso." mi asciugai una lacrima "Lui chi Giada" mi guardava con area confusa e curiosa "Justin" sussurrai "Mi dicevano che ero brutta e che non ero "adatta" a questo mondo, che era meglio se non fossi mai nata" le lacrime diventarono sempre di più "Jan, come possono dire quelle cose su di me? forse, forse sono davvero tutto quello che dicono" ormai ero crollata. Jan si alzò e provò ad abbracciarmi, ma ora non volevo nessuno. Volevo stare sola. Non so cosa mi prese, ma scappai via. Mia madre mi urlò qualcosa sulla soglia della porta, ma non l'ascoltai. Correvo, correvo in strada senza una meta. Le lacrime scendevano e non riuscivo a placarle. Adesso era il momento adatto per tagliarmi, ma non ne avevo il coraggio. Avevo promesso a me stessa che non l'avrei più fatto. Qualcuno urlò il mio nome, ma non mi fermai finchè non mi senti tirare da dietro.
"Calmati Giada, calmati!" Piangevo disperatamente. "Ci sono io, ok?" mi voltai e di scatto lo abbracciai. Mi accarezzò i capelli e li baciò "Piccola la mia Funny" ci sedemmo al parco e rimanemmo lì fino a pomeriggio. Gli raccontai dell'arrivo di Jan e delle foto con Justin, dei miei tagli e della mia voglia di andare via. 
"Non puoi scappare da tutto Giada, non è la cosa giusta" mi accarezzò la testa "Lo so" sospirai "Ti va di andare a casa? ora ci sono io con te..." gli sorrisi e annuì. Tornammo a casa. Con Michael mi sembrava tutto più facile. Stavo bene, mi sentivo al sicuro e non dovevo essere perfetta. Lui mi capiva. 
"Giada, Michael!" Carl ci venne incontro. "Ho ordinato cinese, vi va?" sorrisi, era sempre così buffo "Papà l'abbiamo mangiato l'altro ieri..." si lamentò "Ooooh, Mike! Giada non l'ha mai mangiato, vero?" mi fece l'occhiolino "Non l'ho davvero mai assaggiato" sorrisi. Entrammo nel salone. Jan e mia madre erano sedute sul divano con una tazza di thè in mano. Mi guardarono.  
"Giada, vuoi un pò di thè? c'è anche la cioccolata se vuoi..." disse mia madre "Un pò di cioccolata, grazie" mi sedetti accanto a Jan "Volevo chiederti una cosa" mi disse "...io non posso restare a Londra, domani devo già partire" la fissai confusa "Ti va di venire a Los Angeles con me?" 
"A...a Los Angeles?" mi stava prendendo in giro? cioè, io a L.A.? impossibile! "Si, be' ho da lavorare, ma tu puoi stare con me, no?" guardai mia madre che sorseggiava del thè "Tu verrai con noi?" le chiesi "No, resterò qui con Carl e Michael" mimai un OH! "Allora, ti va?"
"...Si!" Le sorrisi.
Assurdo! Impossibile! io che mi sento costantemente una sfigata non accettata sarei partita per L.A. Io che ho pianto come un'idiota perchè avevo paura della realtà in qui ero capitata. Io che mi sono fatta sempre del male. Io che mi sono sempre odiata.
Ora quella voglia di tagliarmi era sparita.




Oh my goodness!
Maaaaaadonna, perdonate il mio ritardo. 
Si, ho avuto parecchio sa studiare e in più avevo scritto un capitolo diverso, ma non mi convinceva.
Questo non è poi così bello, ma non vedo l'ora di andare al sodo...*tosse*
Buona lettura.
Ringrazio tutte\i coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite\seguite\ricordate e che hanno recensito

THANK YOU VERY MUTCH.


Merì




 

   
 
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