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Autore: Nicolessa    04/11/2012    1 recensioni
[«Ti conosciamo, Dean. Tutti. Io, Bobby, mia madre, Sam.. penso che anche Rufus abbia capito il tuo caratteraccio. Sapevamo che se fosse capitata una cosa come la morte di tuo fratello, tu avresti fatto un patto anche con Satana in persona per riportarlo indietro. Quindi questa novità non avrebbe dovuto farmi alterare così, no?» motivò con un intercalare di voce tormentato, come se avesse una lista infinita di motivi per non detestarlo. «Pensi che sia per il fatto che tu non abbia voluto dirmelo? Non erano affari miei. Allora perchè sono stata l'ultima a saperlo, o meglio, a scoprirlo? Non erano affari miei. Saperlo o non saperlo, ora, non cambia niente.» si fermò non potendo più dare fiducia alle sue mani e al suo auto-controllo di ferro. «Come non sarebbe cambiato nulla se fossi stata lì con te mentre partorivi quella geniale idea suicida. L'avresti fatto comunque.» scosse la testa senza aspettarsi una risposta, non ne aveva bisogno.]
Momento struggente nel quale Jo viene a conoscenza del patto di Dean e del suo ultimo anno di vita.
AVVISO: questa storia è il seguito di Dangerous Hunt e Dangerous Feelings (che potete trovare sul mio profilo).
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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4
  • Capitolo 4 - Sul filo di un rasoio.
  • Se poteva occuparsene lei?? Oh certo, non vedeva l'ora di farlo!
    Ma per cortesia.
    Bere quella birra, vederne il fondo e maledire la velocità con la quale aveva svuotato la bottiglia: quello non vedeva l'ora di fare.
    Evidentemente qualcuno nei piani alti non era molto propenso a farla incamminare verso il buon cammino della confusione da sbornia.

    Lanciò un'occhiata alla madre, pronta a rifiutare ma, colta da una specie di doppio senso di colpa, sia per la madre stranamente gentile sia per Dean dal naso ormai violaceo, sospirò lasciandole la bottiglia di birra sotto il naso, come ad invitarla a finirla: ormai aveva capito che non era destino sentire l'alcol scorrerle nella gola, proprio no.
    Raggiunse l'altra stanza trascinando quasi i piedi e strofinandosi gli occhi con un sentore di stanchezza: quanto stress avrebbe dovuto sopportare ancora?
    Se solo il vampiro avesse avuto ancora la testa attaccata al collo, le sarebbe piaciuto molto dargli un altro pugno sul naso: l'aveva trovato molto liberatorio durante la loro amichevole conversazione mascherata da tragica rivelazione emotivamente traumatica.
    Ecco, forse in quella circostanza un pugno soltanto non sarebbe bastato.
    Guidata dallo stridio che come un lamento produceva la sedia di Dean, gli si avvicinò paziente, scostando poi la mano dagli occhi.
    Solo un rapido scambi di sguardi e successivamente Jo si voltò verso Bobby, come ad aspettare una sua risposta ad una domanda mai pronunciata ma che era comunque presente nell'aria.
    «È di sopra, accanto al vecchio armadio di legno.» le diede le indicazioni il padrone di casa, staccando gli occhi severi dalla figura di Dean solo per pochi secondi.
    Dean aveva ormai capito le sue intenzioni e, risoluto e testardo come al solito, era pronto ad aprire bocca per ribattere.
    «Se provi anche solo a pensare le parole "sto bene", giuro che l'altro pugno te lo do io.» confessò a cuore aperto ma senza alcuna espressione eccessivamente minacciosa.
    Forse il ruolo del vampiro poteva essere rimpiazzato infondo.
    Ecco una frase che fece ridere Ellen nell'altra stanza, orgogliosa del "caratteraccio" della figlia, di tanto in tanto. «E sai bene quanto facciano male, i miei.» si lasciò scappare un sorrisetto, non riuscendo la rabbia a non farle filtrare quel gesto socievole attraverso i movimenti del volto. 
    Sperava solo che se lo ricordasse a questo punto. Il pugno, ovviamente.
    Continuavano a fissarsi, quasi come se non riuscissero a capirsi con il solo linguaggio che avevano a disposizione. 
    Come se lo sguardo fosse fondamentale per riuscire a carpire alcune informazioni vitali per una buona comunicazione: si stavano studiando in sintesi. E il loro non riuscire a trovare una risposta, anche solo una, li faceva sembrare degli stupidi. 
    «Cosa devo fare, prenderti di peso, per caso?» lo punzecchiò inarcando le sopracciglia e scuotendo la testa per poi avviarsi verso le scale.
  • Non aveva chance: Dean era piuttosto testardo - lo era eccome - ma quando Jo ci si metteva riusciva ad essere più testarda del sottoscritto.
    Avrebbe tanto voluto dire la frase ''sto bene'', dirla e ripeterla più e più volte se fosse stato necessario, ma a cosa sarebbe servito se poi si sarebbe dovuto sottomettere comunque comando/consiglio di Jo? Il problema non era soltanto lei, a dire il vero. Non si trattava soltanto della ragazza bionda, no. Si trattava di tutti i presenti: se non fosse stata lei ad insistere sarebbe stata Ellen, o Sam - forse non in quel momento visto che lo stava odiando con tutto se stesso - o Bobby o... no, forse Rufus no; aveva come la sensazione non stargli proprio simpatico. 

    Dean guardava Jo intensamente, in un certo senso leggermente intimorito da tanta determinazione.
    Sospirò e roteò gli occhi non appena un sorrisetto convinto le spuntò su quel bel viso che si ritrovava. Si schiarì la voce e si alzò dalla sedia molto tranquillamente, come se avesse tutto il tempo del mondo. 

    «D'accordo, andiamo..» mormorò. 
    Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Jo era già su per le scale.
    I suoi passi erano così sonori che anche il vampiro nella panic-room l'avrebbe sentiti, ovviamente se avesse ancora la testa attaccata al collo. Se quei passi fossero stati parole, Dean ne era certo, sarebbero state imprecazioni contro di lui. 

    Dopo qualche secondo la seguì su per la lunga scalinata.
    Una volta arrivato in cima, si fermò al centro del corridoio e si guardò attorno; per un breve istante immaginò una scena straziante e distorta: Jo che spuntava da un angolo con in braccio una motosega e gli andava incontro minacciosamente. Forse era stata la scena di poche ore prima a condizionarlo a tal punto da immaginare certe cose, - aveva ucciso un sacco di vampiri la biondina con quell'affare - o forse era stata la tensione che si era creata tra i due. 

    Avanzò verso la fine del corridoio, dove ad aspettarlo c'era Jo che rovistava in un piccolo armadio di legno, dal quale poi tirò fuori il kit d'emergenza con dentro tutto l'occorrente. Gli gettò un'occhiata e gli indicò la stanza da letto di Bobby. 
    Oh certo! Non poteva medicarlo in un posto più popolato? Nah! In un'altra occasione avrebbe dato qualsiasi cosa per passare un po' di tempo da solo con Jo, ma adesso... beh, non riusciva nemmeno a guardarla senza sentirsi in colpa. 
    Di nuovo la seguì, entrò nella stanza dopo di lei.
    Si guardò nuovamente attorno, come per assicurarsi che il vecchio brontolone non avesse fatto nessun cambiamento oltre alle lenzuola, e poi si avvicinò al lettone sedendosi sul bordo sinistro del materasso. Per qualche secondo Dean osservò Jo - gli dava le spalle - sistemare il necessario e l'occorrente per la medicazione, poi, quando lei si voltò, abbassò lo sguardo sul tappeto disteso ai piedi del letto. 

    «Alza il viso.» gli suggerì poco simpaticamente lei. 
    Dean sospirò e obbedì cercando di sopportare in tutti i modi possibili quella drastica situazione. In più si metteva a tamponare senza delicatezza! 
    «AH!» mugugnò lui allontanando la testa dalla sua presa. 
    «Oh andiamo, non fare il bambino!» 
    «Fa male!» si ribellò lui guardandola accigliato. 
    D'accordo, d'accordo. Dean era un po' stronzo e lei ce l'aveva con lui con tutte le ragioni di questo universo, ma non per questo le era permesso di contribuire alle sue sofferenze fisiche. 
    Jo alzò gli occhi in aria, come per cercare conforto sul soffitto, poi tornò a tamponare il gonfiore sul naso di Dean con un po' di ovatta inzuppata di qualche disinfettante, e questa volta in modo delicato.
  • Il povero Dean soffriva per colpa della cattiva Jo che aveva un'espressione abbastanza severa stampata in faccia. 
    La cattiva Jo avrebbe tanto voluto cambiare i connotati al povero Dean che si lamentava della sua poca delicatezza nel curarlo.
    Una scenetta fantastica.
    La voglia di conversare era praticamente inesistente mentre quella di litigare era alle stelle... almeno da parte di Jo. Anche se litigare senza l'ausilio delle parole sarebbe stato un vero dilemma.
    Lamentele a parte, nella stanza non si era ancora creato nessun clima di ostilità pericolosa, quel tipo di ostilità che avrebbe permesso a Jo di far avverare il suo desiderio di concludere l'operato di Sam. 
    Operato di cui si stava occupando proprio in quel momento, mentre tamponava il suo naso con aria pressoché assente.
    «Fa male, tze!» ironizzò Jo scuotendo la testa e lasciandosi trasportare da un sorrisetto sarcastico «Ma sentilo! Si lamenta per così poco!»
    Adesso anche lei iniziava a seguire le orme del Winchester: si lamentava.
    Oh quanto ne aveva bisogno.
    «Credo che ci sarà ben poco da fare.» mormorò poi lei attirando l'attenzione del cacciatore.
    No, non aveva ritrovato la voglia di conversare. 
    Non voleva parlare della sua situazione, del fatto che tra meno di un anno sarebbe dovuto andare all'inferno. Non voleva parlare della sua odiosa sconsideratezza che credeva potesse renderlo forte agli occhi degli altri, non voleva sbranarlo vivo perchè non l'aveva nemmeno avvertita del suo patto, non voleva dargli del suicida perchè non voleva trovare, o almeno cercare, una soluzione a quel casino, non voleva dimostrargli la sua delusione ora che aveva fin troppi problemi per la testa.
    Non in quel momento almeno, nonostante si chiedesse tra sé e sé se ce ne sarebbe stata più occasione nell'arco di quel maledettissimo anno rimanente.
    «Riguardo al naso, ovviamente.» aggiunse subito dopo accantonando l'argomento in quel reparto del cervello dove conservava tutta la sua collera verso l'intero universo. «Ti sei beccato un pugno, non ti hanno sparato. Non c'è niente da estrarre, niente da ricucire e niente per cui bere litri d'alcol per alleviare il dolore.» spiegò facendo spallucce e continuando a tamponare, visto che era l'unica cosa che potesse fare.
    «Niente per cui bere?» ripetè lui volendola correggere. 
    Lui lo voleva l'alcol, eccome. Sarebbe potuto tranquillamente annegarci dentro, a quel punto.
    «Sai cosa intendo...» rispose schiva tentando ad ogni costo di deviare l'argomento. 
    Eppure prima, in salotto, gli stava allegramente sbattendo in faccia il fatto di saperlo, nonostante lui glie lo avesse tenuto segreto? Nascosto? Nemmeno lei sapeva come pensarla. 
    Fatto stava che rimaneva una ragazza strana.
  • Aveva sbagliato, aveva sbagliato. Cosa doveva fare? Frustarsi? Andare in chiesa a confessarsi per i suoi peccati? Anche la chiesa gli avrebbe sbattuto il portone in faccia in quella situazione, ne era certo.
    Quello che aveva fatto di sicuro non era normale, era tutto tranne che normale. Strano, sbagliato, pericoloso, imprudente, innaturale e molte altre cose... ma nonostante questo l'avrebbe rifatto se gli avessero dato l'occasione di tornare indietro col tempo. Lui avrebbe rifatto la stessa identica azione, lo stesso identico patto. Probabilmente non era una persona sana di mente, ma chi lo era se aveva passato l'intera vita a salvare la gente dai mostri? Persino Jo, che era una specie di novellina nel campo, era un po' schizzata.
    Dean non poteva vivere senza Sam. Egoismo? Sì, molto e troppo. Era egoista, ma non se ne vergognava. 

    "Tuo padre ha dato la vita per te! Cosa pensi farebbe sapendo che tu l'hai gettata via in questo modo?" - "Almeno sono servito a qualcosa." 
    Furono quelle parole a mandare Bobby in bestia. Per questo non riusciva a non lanciargli inutili occhiatacce, per questo lo odiava e aveva voglia di torturarlo.
    Dean aveva sempre ritenuto inutile il sacrificio di suo padre. Per un lungo periodo aveva un chiodo fisso nella testa: come avrebbe fatto a vivere sapendo che John era morto a causa sua? Ma da un paio di mesi lo aveva capito, pensava di avere una missione, la stessa missione che suo padre gli aveva assegnato prima di lasciarlo. Doveva badare a Sam e doveva impedire che gli accadesse qualcosa. Infondo lui aveva soltanto fatto il suo lavoro. Ma quando sarebbe andato all'inferno, chi avrebbe salvato Sam dal misterioso 'capo dei demoni'? 

    «Jo, ahm...»
    Jo non rispose, sollevò soltanto gli occhi verso i suoi per brevi istanti. Dopo di ché tornò a guardare il suo naso gonfio e violaceo. Dean si schiarì la voce, tossicchiò.
    «... dobbiamo parlare.» 
    La ragazza inarcò le sopracciglia e sorrise visibilmente ironica.
    Sembrava gli stesse dicendo "parlare? Io non voglio avere più nulla a che fare con te!".
    Come poteva darle torto?

    «Per favore.» aggiunse poco dopo, non appena notò la sua espressione stizzita. 
    La guardò dritto negli occhi e quando tornò ad essere seria, Dean sospirò.
  •  «Esattamente quello che mia madre voleva.» disse perennemente ironica e facendo spallucce, accogliendo a braccia aperte quell'espressione dubbiosa di Dean. «Avanti, sul serio credi che mia madre fosse così preoccupata per un semplice pugno sul naso?» domandò retorica questa volta un po' più seria di prima, continuando a tamponare con la delicatezza richiesta dal "paziente-bambino". «Se n'è accorta. Beh, credo che un po' tutti si siano accorti del fatto che io... sono davvero incazzata nera con te. E tu vuoi parlare con me solo perchè, stranamente, anche tu ti sei reso conto di quanto io sia furiosa.» spiegò calma mentre dentro un esercito tentava di fermare una sanguinosa ribellione. 
    Dean non si azzardava a parlare. Riuscì perfettamente a capire da solo che Jo aveva così tante cose da sputargli amaramente in faccia che l'unica cosa che gli rimaneva da fare era stare zitto ad ascoltarla ed incassare i colpi che da una parte pensava di meritare mentre e da un'altra no.
    «E quindi? Di cosa vorresti parlare, Dean? Perchè davvero, non mi va di parlare della mia ira. Anche perchè, a dirla tutta, non so nemmeno il motivo che mi abbia spinta ad incazzarmi con te.» 
    Oh-oh. Quello sembrava quasi uno sfogo.
    «Ti conosciamo Dean. Tutti. Io, Bobby, mia madre, Sam.. penso che anche Rufus abbia capito il tuo caratteraccio. Sapevamo che se fosse capitata una cosa come la morte di tuo fratello, tu avresti fatto un patto anche con Satana in persona per riportarlo indietro. Quindi questa novità non avrebbe dovuto farmi alterare così, no?» motivò con un intercalare di voce tormentato, come se avesse una lista infinita di motivi per non detestarlo. «Pensi che sia per il fatto che tu non abbia voluto dirmelo? Non erano affari miei. Allora perchè sono stata l'ultima a saperlo, o meglio, a scoprirlo? Non erano affari miei. Saperlo o non saperlo, ora, non cambia niente.» si fermò non potendo più dare fiducia alle sue mani e al suo auto-controllo di ferro. «Come non sarebbe cambiato nulla se fossi stata lì con te mentre partorivi quella geniale idea suicida. L'avresti fatto comunque.» scosse la testa senza aspettarsi una risposta, non ne aveva bisogno.
    Era fin troppo convinta delle sue parole. «Renderti partecipe della mia insensata ira non porterebbe a nulla se non ad un tuo accrescimento di sensi di colpa... e non ne hai certo bisogno.» finì di dire con quella sua razionalità che aveva salvato Dean dalle urla. «Quindi... ecco, non parliamone.»
  • Silenzio.
    Dean aveva ascoltato ogni sua singola parola e queste erano come lame taglienti che gli perforavano il petto e centravano dritto il cuore. Il suo ne aveva di cicatrici, ma quella nuova ferita... non lo sapeva, era strano soffrire così tanto per delle parole.
    Non ebbe nemmeno il coraggio di aprire bocca, restò semplicemente a guardarla a denti stretti.
    Cosa avrebbe dovuto dirle? "Mi dispiace per non averti detto del mio patto col demone"? Sarebbe stato stravagante, inopportuno e sarebbe stata anche una bugia. Non si era pentito di non averle raccontato del suo breve incontro col demone dell'incrocio, ma odiava il fatto che lei l'avesse scoperto in quel modo. 

    Abbassò lo sguardo - incapace di tenerlo fisso ancora per molto sul suo - si schiarì la voce e sospirò. 
    «Dobbiamo parlarne invece.» 
    Il suo tono di voce era roco, come se stesse trattenendo un nodo in gola. Il cuore gli batteva così forte che per un momento pensò che Jo avesse sentito le sue palpitazioni. Tornò a guardarla.
    «Non avresti dovuto saperlo.» 
    A quelle parole un sorriso - a Dean parve di disprezzo - si disegnò tra le labbra della ragazza. 
    «Non avrebbe dovuto saperlo nessuno, nemmeno Sam.» aggiunse poco dopo, annuendo. «Lo so, mi detesti. Tutti mi detestano in questa casa, ma sai cosa? Non mi importa.» fece una breve pausa e poi sorrise ironico. «Voi non capite, non potete capire. Io senza mio fratello sono perso, se l'avessi lasciato a marcire sarei durato meno di un anno.» 
    Ed era vero. Sam era la sua forza, la sua speranza, il sangue del suo sangue, la ragione per la quale era ancora in piedi, era suo fratello. Non poteva lasciarlo morire. 
    «E non pensi a lui?» domandò con rabbia Jo, guardandolo con un'espressione rabbiosa. «Non credi che anche lui provi le stesse cose nei tuoi confronti?» 
    «Meglio io che lui.» rispose il cacciatore prontamente, alzando debolmente le spalle. 
    «E non pensi a noi?» 
    «Voi ve la caverete benissimo anche senza di me.» 
    Dean abbassò di nuovo gli occhi deglutendo quantità esagerate di saliva. 
    «Non pensi a me?» 
    Quella domanda lo spiazzò, infatti alzò lo sguardo sorpreso e tacque per una bella manciata di secondi. 
    "Sì, forse anche troppo" pensò, ma non ebbe il coraggio di esprimere il suo pensiero a voce alta. Probabilmente perché continuava a sopprimere i propri sentimenti come uno stupido liceale. 
    «Sono stanco, Jo.» mormorò abbozzando un amaro sorriso. «Sono stanco della mia vita, del mio lavoro. Vorrei soltanto che tutto questo finisse.» 
    Calò di nuovo il silenzio e i due restarono a guardarsi mentre il cuore di Dean continuava a pulsare impazzito più di prima.




------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Posso darvi un consiglio che siete liberissimi di non seguire?
Provate a leggere il prossimo capitolo con "So Cold" di Chris Brown come sottofondo: io mi sono letteralmente sciolta.
Sono entrata nel loop, un bellissimo loop.
Mi diaspiace lasciarvi in questa situazione, con un Dean ed una Jo sul filo del rasoio ma...
cerchiamo di creare un po' di pathos, no?
A presto e vi inondo di baci :*
  
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