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Autore: _Dolphin_    04/11/2012    2 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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uyo Appena si accorge di cosa sta succedendo, Michelangelo si alza in piedi con un balzo e afferra la pistola.
-Mi hai mentito!- urla. Non c'è rabbia nel suo volto, ma c'è solo delusione. Si stava fidando di me e capisco che la decisione che aveva preso era quella di scappare e lasciarmi libera. Se solo fossero arrivati cinque minuti dopo. Ma come hanno fatto a trovarmi? Non ho lasciato tracce per strada e loro non sapevano niente. Come hanno fatto?
Sento Luca che gli urla di gettare la pistola, ma Michelangelo continua a tenerla ben salda nella mano destra nonostante tremi leggermente.
-No, io..io non lo sapevo. Non gli ho detto niente te lo giuro!-
Le lacrime iniziano a scorrere lungo le guance e cerco disperatamente una soluzione, anche se mi rendo conto che non esiste una via d'uscita e non c'è alcuna possibilità di far ritornare le cose come prima. Provo un odio talmente profondo nei confronti dei poliziotti che per un attimo ho intenzione di schierarmi dalla parte di Michelangelo, fino a quando il mio subconscio non mi sussurra di smetterla di pensare certe cazzate.
Michelangelo continua a guardarmi nonostante i poliziotti stiano urlando contemporaneamente un sacco di cose. I nostri sguardi rimangono fissi uno sull'altro per diversi istanti, nei suoi occhi c'è soltanto la profonda delusione di chi è stato tradito e nei miei c'è tanta paura e dispiacere.
Lui alza la mano destra dove impugna la pistola e la punta contro di me e ho giusto il tempo di chiudere gli occhi e sussurrare un “mi dispiace” che si sente lo sparo forte e deciso.
Aspetto qualche istante prima di riaprire gli occhi e mi accorgo di non sentire dolore, così mi rendo conto di essere perfettamente viva, ma Michelangelo non è più davanti a me e con la coda dell'occhio vedo Luca che abbassa il braccio dove tiene la pistola.
Mi costringo ad abbassare lo sguardo e vedo Michelangelo disteso per terra in una pozza di sangue con un buco proprio all'altezza del cuore. Mi getto per terra e cerco di mettergli una mano nel petto mentre i miei pantaloni si inzuppano di sangue.
-Nooo!- urlo disperata mentre la mia testa si appoggia sul suo petto. -No, no, no! Perchè l'hai fatto?- continuo ad urlare mentre mi volto per guardare Luca. Non c'è risentimento o compassione sul suo viso. Non c'è niente, i suoi occhi sono vuoti e spenti.
Distolgo subito lo sguardo e lo poggio di nuovo sul volto di Michelangelo che sembra così sereno.
-Non puoi morire. Non puoi morire. Ti prego, ti prego resisti!-
Il mio corpo sussulta ad ogni singhiozzo che faccio e nessuno dice niente, mi sento solo io che urlo e piango per la morte del mio assassino.
Si sente un cellulare che squilla e dopo qualche minuto sento Luca che dice qualcosa a Matteo, ma sono troppo sconvolta per cercare di capire quello che gli dice, vedo soltanto che se ne va dopo avermi lanciato un ultimo sguardo questa volta carico d'odio.
Non ci do troppo peso e torno a concentrarmi su Michelangelo mentre gli accarezzo i capelli.
-Non eri una persona cattiva. Io lo so, non lo eri. Non ti ho tradito. Mi dispiace così tanto, spero solo che tu e tua madre possiate stare di nuovo insieme. Scusami.- continuo a singhiozzare.
Probabilmente i poliziotti qui intorno si chiedono se non sono andata fuori di testa, ma loro non sapevano la sua storia, loro non lo avevano visto piangere, loro non sapevano niente!
Matteo, molto lentamente, si avvicina e mi circonda le spalle con un braccio.
-Giada, dobbiamo andare. Non c'è più niente da fare, è morto.-dice dolcemente.
Scuoto la testa.
-Non mi avrebbe sparato, non mi avrebbe sparato-ripeto come un'automa.
Allora, lui capisce che non me ne vado se non vengo presa di peso e così, con molta delicatezza, mi prende in braccio e mi porta verso l'uscita mentre io continuo a piangere sul suo petto.
-Andrà tutto bene- dice e sono le ultime parole che riesco a sentire prima di svenire.

Per la seconda volta nel giro di qualche mese mi ritrovo in un letto d'ospedale. Lo capisco dall'odore che sento non appena mi sveglio e dal rumore che proviene dalle macchine che sono collegate ai tubi che si trovano dentro le mie braccia. Apro lentamente gli occhi e mi accorgo di essere sola in stanza e stranamente non sono delusa, ma anzi spero che i miei genitori vengano a trovarmi il più tardi possibile.
L'orologio segna le dieci e un quarto di sera perciò probabilmente nessuno verrà a farmi visita prima di domani.
Non mi sono affatto dimenticata di quello che è successo, ma mi sforzo di non pensarci altrimenti rischierei di svenire un'altra volta. Sono rimasta profondamente scossa da quello che è successo e mi accorgo di come tutto sia andato al contrario rispetto a come l'avevo immaginato io.
Mi sarei aspettata di incontrare una persona spietata e fredda pronta ad uccidermi e invece avevo trovato una persona triste e profondamente addolorata che aveva deciso di risparmiarmi alla morte e se non fosse stato per l'intervento di Luca tutto sarebbe andato per il meglio.
Sapevo che c'era qualcosa che non andava fin da quando avevo trovato il libro spostato, ma avevo ignorato tutti gli indizi che mi facevano capire che Luca sapeva tutto quanto. Era stato più furbo, non mi aveva detto niente però mi aveva seguito. Non riesco ancora a capire come abbia fatto a seguirmi visto che quando sono andata all'appuntamento non c'era nessuno, ma del resto è un poliziotto e sa come nascondersi.
Più ci penso e più mi sento in colpa per il fatto che Michelangelo sia morto. La vittima che si sente in colpa per la morte dell'assassino, assurdo eppure mi sento davvero così e l'unica cosa che riesce a consolarmi è pensare che adesso lui sia insieme alla madre.
Una lacrima solitaria scivola lungo la guancia e viene assorbita dal cuscino mentre ripenso a tutto quello che è capitato nel giro di un paio d'ore.
Qualcuno bussa alla porta, ma io non ho voglia di vedere nessuno, così non rispondo immaginando che la persona capisca che io sto dormendo, ma invece la porta si apre e una sedia carrozzella entra in camera un po' a fatica. Rimango a bocca spalancata nel vedere chi c'è seduto.
-Riccardo.-sussurro.
É proprio lui, sveglio, vivo e viene verso il mio letto. Sono sicura che sia un'allucinazione così mi do un pizzicotto nella mano. Il viso è un po' stanco, ma per il resto è il Riccardo di sempre e si spalanca in un largo sorriso appena mi vede.
Scendo dal letto un po' a fatica per colpa delle flebo e “corro” ad abbracciarlo.
-Principessa-dice mentre ricambia l'abbraccio e immerge il viso nei miei capelli.
-Mi sei mancato così tanto.-
Annuso a lungo il suo profumo e non posso credere che sia veramente qui.
-Ma quando ti sei svegliato? Come stai?-
Lui parla senza staccare l'abbraccio e dal tono di voce capisco che sorride.
-Mi sono svegliato qualche ora fa e anche se sono un po' rincoglionito sto bene. E tu?-
Questa volta stacca l'abbraccio e mi allontana un pochino per guardarmi bene in viso. Io mi siedo nel letto di fronte a lui. Immagino che si sia svegliato quando Luca ha ricevuto quella chiamata al capannone, perciò non so cosa rispondere perchè non so se è già stato informato delle ultime novità, anche se non sembra affatto arrabbiato.
-So quello che è successo.-dice lui leggendomi nel pensiero.
Lo guardo bene in volto e cerco di capire se sta trattenendo la rabbia, ma nel suo volto c'è solo calma.
-Non ne voglio parlare.- dico abbassando lo sguardo sulle mie mani.
-D'accordo, ne parleremo quando sarai pronta.- dice sorridendo.
Scendo dal letto e lo abbraccio di nuovo più forte di prima, anche lui mi stringe di nuovo senza esitazione e restiamo così per qualche minuto per recuperare il tempo perso negli ultimi giorni.
Dopo un po' che parliamo del più e del meno Riccardo sbadiglia e decide di andare in camera a dormire un po', mi augura la buonanotte ed esce dalla stanza.
Nel corridoio lo sento parlare con qualcuno e tendo l'orecchio per riuscire a sentire meglio.
-Non è il momento.-dice Riccardo.
-Non me ne frega.- Riconosco la voce di Luca.
-Non puoi parlarle domani? É stanca.-
-E io sono più stanco di lei!-
Mi sembra di sentire Riccardo sbuffare.
-Fai come ti pare, tanto non risolverai niente. A domani.-
Dalla conversazione capisco che Luca ha intenzione di venire in camera e infatti sento i suoi passi riecheggiare nel corridoio e farsi sempre più vicini.
Nonostante non abbia voglia di discutere con lui e nonostante mi sento stanchissima mi preparo a sentire la sfuriata di Luca. Non appena mette piede nella stanza sbatte la porta e capisco che la situazione è più grave del previsto.

Per la serie, al peggio non c'è mai fine. Non solo è morto Michelangelo e Giada è a pezzi, ma deve pure sentire la sfuriata di Luca, e che sfuriata!
   
 
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