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Autore: Lady Moonlight    04/11/2012    1 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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02
≈*≈*≈*≈*≈
Antiquarian: Il tempo scorre, la ruota gira

 Possiamo chiudere con il passato,
ma il passato non chiude con noi.
{W.Shakespeare}

 

 

La luce artificiale di New York era fastidiosa per un vampiro che possedeva al buio la stessa visione notturna dei felini. Era un elemento che stonava.
Sebastian si assicurò di non avere nessun umano intorno prima di spiccare un balzo sul cornicione di un palazzo d'epoca ottocentesco.
Atterrò senza far rumore e si preparò a spiccare un nuovo salto verso l'edificio vicino, un vecchio palazzo popolare degli anni '30.
Il vento gelido di inizio novembre gli strappò un gemito infastidito, ma quando l'odore del sangue si fece più intenso si accertò di fare il maggior silenzio possibile.
Gemiti strozzati.
Qualcuno era ancora vivo. Si sporse oltre la balaustra di una scala antincendio dall'undicesimo piano della costruzione.
C'erano bidoni della spazzatura divelti sul terreno e c'era sangue che imbrattava le pareti degli edifici. Bottiglie di vetro e pezzi di plastica erano sparpagliati ovunque. All'angolo della via, poco distante da quella scena, c'era un locale notturno con l'insegna luminosa che recava scritto in viola la parola: "Aperto."
La musica di una band sconosciuta doveva aver aiutato l'assassino a celare l'aggressione, perchè nessun umano era uscito dal night club.
Sebastian tornò con l'attenzione sulla strada sottostante. Due figure erano accasciate al suolo. Erano vampiri ed uno di loro si stava rimettendo in piedi a fatica. Aveva uno squarcio nell'addome e la ferita faticava a rigenerarsi.
"Sta morendo." fu il pacato commento di Sebastian osservando l'altro vampiro, appoggiato malamente ad una parete.
Astaroth.
Il grande generale dei vampiri stava morendo. La ferita aveva raggiunto il cuore ed il suo corpo mostrava i primi segni di cedimento. Lentamente, centimetro dopo centimetro, stava diventando polvere.
Osservò meglio, prendendosi tutto il tempo per poter analizzare la situazione. Qualcuno o qualcosa gli aveva strappato il cuore dal petto. Era uno scenario inconcepibile. Aveva mirato volutamente a quell'organo, quasi avesse avuto un piano ben preciso.
Fremendo di rabbia studiò la creatura che era stata in grado di compiere quello scempio. Stava in posizione eretta, leggermente china in avanti. Le braccia erano sporche di sangue fino al gomito e le mani erano ricurve come artigli.
Aveva sembianze umanoidi. Il viso era coperto da un cappuccio ed anche l'abbigliamento sembrava indicare che l'aspetto fosse simile a quello di un umano o di un vampiro. Indossava un paio di jeans ed una maglietta da pochi dollari.
E puzzava. Aveva su di sé un odore disgustoso.
Guardando atentamente gli sembrava il fisico di una ragazzina malnutrita.
La creatura sollevò il volto nella sua direzione e lui si ritrovò a fare un passo indietro. Le prime gocce di pioggia caddero sul terreno mentre lui distoglieva veloce lo sguardo da quelle orribili iridi giallastre.
Il mostro spalancò la bocca ringhiando nella sua direzione e si preparò a piegare le ginocchia per spiccare un salto.
Voleva raggiungerlo, comprese, e all'improvviso Sebastian non si sentì più così sicuro sull'esito dello scontro. Era stanco, affamato e quella cosa era stata in grado di sconfiggere il potente Astaroth.
Il sangue versato sul terreno aveva creato una superficie scivolosa e la creatura cadde più volte mentre tentava di rimettersi in piedi. Un urlo carico di frustrazione - unito al guaito di una bestia ferita - tuonò tra le abitazioni del quartiere.
Qualcuno, un ragazzo, uscì dal locale notturno per dirigersi verso il luogo del massacro e, prima che potesse urlare, il braccio del mostro gli trafisse il corpo più volte. Sebastian sentì distintamente le costole venire spezzate ed i polmoni essere asportati con la forza dalle loro cavità.
Nel frattempo, il vampiro sopravvissuto era riuscito a trascinarsi per qualche metro, lasciandosi alle spalle l'umano agonizzante e i cassonetti della spazzatura.
Stringendo i pugni e liberando i canini Sebastian saltò in direzione del ferito. Spalancò la bocca per lo stupore quando s'accorse delle lacrime rosate che rigavano il suo volto. Il motivo per cui stava piangendo non gli era chiaro.
Era terrorizzato all'idea di una morte definitiva o disperato per la morte del compagno?
Il corpo di Astaroth ormai era solo un mucchio di cenere in balia del vento e della pioggia.
La creatura stava ancora infierendo sul corpo inerme dell'umano e le sirene di una pattuglia di polizia si stavano avvicinando. Qualcuno del locale doveva aver visto qualcosa e aver chiamato gli agenti, oppure era stato qualche abitante della zona. La bestia infilò la mano nel torace
dell'umano ed afferrò con forza il cuore ancora pulsante, portandoselo alle labbra.

Lo stava divorando, si rese conto Sebastian.
Agire in fretta, quello era il piano. Doveva andarsene e portare con lui il vampiro sopravvissuto al massacro per poter ottenere informazioni utili su quel nemico.
La creatura sembrò infastidita dal rumore delle sirene e si accasciò al suolo portandosi le mani alle orecchie.
Senza perdere altro tempo, Sebastian passò un braccio sotto le ginocchia del vampiro e con l'altro gli sostenne il torace. Dopo essersi assicurato che la creatura non lo seguisse balzò sulla casa più vicina e si allontanò dal luogo del disastro.
Astaroth era morto.
Quel fatto non era una cosa da poter dimenticare facilmente. Con la morte di uno dei Primi spettava a lui il compito di affrontare quella minaccia sconosciuta. Solo che non aveva la minima idea di come fare per farlo.
Che tipo di creatura poteva essere quella cosa, se era stata in grado di annientare in pochi minuti uno dei vampiri più antichi che si aggiravano ancora sul pianeta?
 

 

In pochi minuti la pioggia aveva creato piccoli rivoli d'acqua che scivolavano leggeri sulle strade asfaltate di New York. L'odore del sangue si era affievolito e Sebastian si concesse una breve pausa. Appoggiò il corpo del vampiro sotto il portico di una casa ed osservò lo stile degli edifici che aveva davanti.
Erano abitazioni di tipo coloniale. Ville e piccoli palazzoni di mattoni e colonne marmoree. Non c'erano grattacieli, solo costruzioni di un tempo dimenticato-quando l'America era stata solo un ammasso indistinto di colonie europee.
La luce di un lampione tremolò un po' prima di spegnersi completamente. Una coppia di giovani fidanzati stava correndo sotto il riparo di un ombrello ed una donna anziana stava riportando il cane a casa.
Un'automobile della polizia stava percorrendo la strada e Sebastian intuì immediatamente che il suo aspetto e quello del vampiro svenuto avrebbero attirato l'attenzione. Avrebbe potuto ipnotizzare i poliziotti, certo, ma non voleva rischiare di sprecare energie nel caso la creatura fosse tornata a cercarli.
Si guardò attorno in cerca di un riparo, ma l'unica cosa che trovò fu un vecchio negozio di antiquariato, stranamente aperto.
Sospirò, intuendo che avrebbe dovuto in ogni caso manipolare la mente del proprietario.
Si caricò il vampiro sulle spalle ed attraversò velocemente la strada. Entrambi avevano i vestiti inzuppati d'acqua e di sangue. Riusciva già ad immaginare gli urli isterici dell'umano che li avrebbe visti.
La porta era inserita tra due grosse colonne di marmo ai cui lati partivano delle ampie vetrine. In mostra, c'erano una serie di orologi all'ultima moda tra gli adolescenti, affiancati da modelli in voga negli anni '50. Appoggiati ad alcuni mobili, invece, stavano delle clessidre e dei pendoli.
L'insegna di metallo recava la scritta "Antiquarian". Era stata incisa in uno stile delicato, con un fiore che si intrecciava alla lettera iniziale ed una mezzaluna stilizzata posta alla fine della parola. Più sotto, invece, era stato impresso: "Il tempo scorre, la ruota gira."
La porta di legno e vetri colorati sembrava ricreare la figura di un albero di pesco in fiore. Sebastian afferrò la maniglia e tirò nella sua direzione. Un campanellino appeso alla porta annunciò il loro arrivo e immediatamente lui appoggiò il vampiro ad una cassapanca.
L'interno era più confortevole di quanto avesse immaginato. C'era una camino acceso nell'angolo a sud del locale che emanava un piacevole tepore. Nell'aria aleggiava un profumo di spezie orientali, forse cannella.
Il negozio era anche molto più grande di quanto l'esterno desse a vedere. Una scala a chiocciola di marmo rosa dava ad un secondo piano e tutta la superficie era ricoperta da oggetti antichi e ricercati.
Orologi che si perdevano all'albore dei secoli e che stonavano con quelli moderni esposti in vetrina.
"Si effettuano solo riparazioni." lesse ad alta voce sorpreso.
Quindi il proprietario era un collezionista? Che senso avrebbe avuto altrimenti tenere tutti quegli orologi se di fatto era impossibile acquistarli?
Quella cosa lo lasciò parecchio perplesso.
Il vampiro alle sue spalle gemette, ma non diede segno di volersi riprendere.
Sebastian sbuffò infastidito. Era un redivivo. Un umano diventato tale solo dopo essere stato trasformato da un vampiro. Un Mezzosangue, com'erano meglio noti. Dunque la sua capacità rigenerativa era estremamente lenta.
Il fruscio leggero di alcuni passi sul pavimento, lo fece voltare in direzione del caminetto. Le braci danzavano al ticchettare degli orologi, quasi in sintonia con le lancette degli oggetti.
Con un sorriso, pensò che a Jennifer sarebbe piaciuto girare la scena di un film in un locale simile a quello.
Lo specchio al suo fianco rifletté l'immagine di una ragazza che lo stava raggiungendo con aria quasi annoiata.
Gli occhi, di una tonalità che andava dall'oro al rame, non sembrarono realmente far caso ai due individui che si erano presentati da lei nel
cuore della notte.

Forse, si disse, era abituata a vedere di peggio considerato l'orario lavorativo dell'Antiquarian.
Se anche fosse rimasta sorpresa, di vedere del sangue macchiare il pavimento color panna del negozio, non lo diede a vedere.
Indossava dei jeans scuri, un paio di Nike ed una camicetta che raffigurava la torre di Pisa. Lui aveva visitato la Toscana diverse volte nei corsi dei secoli e poteva dirsi uno dei pochi esseri viventi che avevano avuto l'onore di vedere la costruzione in posizione eretta e non pendente verso il terreno.
Scosse la testa, consapevole che simili pensieri erano del tutto fuori luogo in quel momento.
I capelli, un colore indefinito tra il biondo e il castano, le arrivavano alle spalle ed erano più corti sul davanti. La pelle era pallida quasi quanto la sua, ma le guance erano tinte di una sfumatura rosata.
La ragazza gli concesse un'occhiata veloce, quasi avesse visto un amico di vecchia data, poi sbadigliando si spostò dietro l'ampio bancone di mogano scuro. Sulla parte in basso c'era in rilevo una fascia più chiara con stelle e lune intrecciate tra loro da una sorta di filo che le teneva
collegate. Sul ripiano invece era stata intagliata una stella a sei punte, bianca e nera.

"Sei in ritardo." gli disse in inglese, ma l'accento gli rivelò le sue origini italiane.
"Come?" replicò, avvicinandosi alla sconosciuta. Ora capiva il motivo della torre di Pisa.
"Sei in ritardo." ripeté nuovamente, osservando i meccanismi di un orologio d'argento aperto sul bancone.
"Credo che tu ti confonda con qualcun altro." rispose lui, certo che non l'avesse visto bene in volto.
"Oh, so benissimo chi sei."
Sebastian rimase in silenzio. Quella ragazza di appena vent'anni doveva avere qualche problema. Poi, dandosi dello stupido, ricordò che era un attore famoso e che probabilmente la ragazza si riferiva a quello.
Tuttavia, non doveva essere una sua fan dato che non si era messa a strillare come una pazza.
"Stiamo facendo delle riprese qui a New York." esordì schiarendosi la voce. "Se mi dici il tuo nome potrei chiedere allo staff di riservarti un posto sul set." tentò, cercando di ottenere i suoi favori. Sperava di tenerla abbastanza occupata fino al momento in cui la polizia sarebbe sparita dalla circolazione.
Lei reclinò la testa all'indietro, scoppiando a ridere come un'isterica. Aveva gli occhi lucidi e un'espressione così divertita che fece infuriare Sebastian.
"È così divertente." annunciò, strofinandosi gli occhi con le dita. "Non pensavo potesse essere così divertente." proseguì appoggiandosi al balcone.
"Non riesco a capire." obiettò Sebastian, fremendo di collera.
"E come potresti?" commentò lei, torturandosi i capelli in un gesto nervoso.
A Sebastian quell'affermazione non piacque affatto. Gli stava, indirettamente, dando dello stupido?
Richiuse le mani su una delle clessidre esposte ed il vetro si sbriciolò in mille frammenti sotto il suo tocco. La sabbia cadde sul pavimento e il rumore sembrò destare la ragazza dal suo attacco di ilarità.
Un ghigno compiaciuto si fece strada tra i suoi lineamenti, mentre la commessa gli lanciava uno sguardo carico d''odio. Sembrava che quel gesto l'avesse irritata profondamente.
"Questo non avresti dovuto farlo, Semiael." Una risposta secca, precisa, amara quanto l'espressione sofferente sul suo volto.
Sebastian deglutì, mentre indietreggiava verso la luce scarlatta del fuoco. Era stato colto di sorpresa.
"Quel nome..." farfugliò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli corvini.
"È il tuo nome." constatò lei, porgendo le mani in direzione del suo viso, quasi volesse afferrarlo. Era stato un gesto sofferto, come se si rendesse conto del dolore insito in quel nome, come se lei sapesse.
Lui continuò a muoversi, finendo quasi per inciampare nei suoi stessi passi.
Era ridicolo. Temeva ciò che quel nome significava. Lo spaventava più della creatura che aveva visto nel vicolo della città.
Per la prima volta provò un sincero interesse per la ragazza che si trovava di fronte. I suoi occhi si specchiarono in quelli di lei, pronti a scovare la verità che le nascondeva ma l'unica cosa che trovò fu... il vuoto. Come se lei fosse morta, o priva di pensieri.
"I tuoi poteri non possono avere alcun effetto su di me." gli spiegò. "La mia essenza esula dal tempo e dallo spazio."
Lui mascherò il disagio, ponendole delle domande le cui risposte avrebbero potuto fornirgli qualche spiegazione. "Perché hai detto che ero in ritardo?" la interrogò mentre tentava di darsi una calmata.
"Ti stavo aspettando, Semiael."
"Non!" esclamò furibondo puntandole contro il dito. "Non pronunciare mai più quel nome!" ordinò autoritario.
"Continuerò a chiamarti così." replicò lei freddamente ed assolutamente tranquilla. "Ti nascondi sotto un falso nome, ma Sebastian non può cancellare ciò che ha fatto Semiael."
"Ragazzina umana." la appellò lui in tono gelido. "Parli come se mi conoscessi."
"Non sono umana, Semiael. Esattamente come non lo sei tu, lo sconosciuto a cui hai salvato la vita e la creatura che hai incontrato in questa notte senza luna." Sospirò, mentre spruzzava una sostanza nera e oleosa sul meccanismo dell'orologio al bancone.
Sebastian appoggiò la schiena al muro, poco distante dal camino, e lanciò fugaci occhiate in direzione dell'altro vampiro.
"Basta così."
La ragazza uscì dal bancone e prima che lui potesse fare o dire qualsiasi cosa si inginocchiò al fianco del redivivo. Le sue piccole mani corsero veloci lungo il taglio della ferita all'addome, esaminando lo squarcio.
Spinto dalla curiosità, Sebastian si spostò al suo fianco per poter osservare meglio ciò che stava facendo.
All'improvviso lei alzò il gomito e affondò le dita nella ferita con estrema violenza. Un fiotto di sangue cadde sul pavimento e il redivivo spalancò gli occhi, boccheggiando, quasi anche da morto avesse avuto ancora bisogno di aria.
"Che stai facendo?" domandò, afferrandole bruscamente il braccio insanguinato e tirandolo con forza lontano dalla ferita. Le gocce di sangue che gli scivolarono sul volto avevano il sapore disgustoso di quello della creatura.
Non poteva permetterle di uccidere l'unico sopravvissuto in grado di fornirgli delle risposte.
In tutta risposta, lei gli mostrò quello che a prima vista sembrava un artiglio.
Sebastian si passò il dorso della mano sulla guancia per pulirsi dal sangue, e dedusse che l'artiglio doveva essere appartenuto alla creatura dalla natura sconosciuta.
"Non riusciva a rigenerare i suoi tessuti a causa di questo." spiegò lei, indicando l'artiglio che fece prontamente scivolare sul pavimento.
"Ah." seguito da un paio di borbottii fu l'unica cosa che lui riuscì a dire.
"Cosa hai pensato, Semiael? Non è piacevole inserire le proprie mani nel corpo di un cadavere e ci sono modi meno disgustosi per uccidere un vampiro." volle sottolineare, lanciando occhiate schifate al suo braccio.
"Dammi il tuo giubbotto." ordinò.
"Come?" Sebastian era sempre più perplesso riguardo quella sconosciuta. Come faceva a conoscere il suo vero nome?
"Devo togliermi questo sangue. Tu sarai abituato, ma io non faccio cose di questo tipo ogni giorno."
Rassegnato si sfilò il giubbotto e glielo consegnò riluttante. Lo aveva comprato a Parigi il mese precedente e gli era costato una fortuna.
Il tessuto assorbì in pochi secondi il sangue sul braccio della giovane. Lui la studiò in silenzio.
I capelli sciolti sulle spalle, la postura rigida, i movimenti lenti e studiati... Era assolutamente certo di non averla mai vista prima di quella sera.
"Non sarai abituata, ma eri piuttosto certa di quanto stavi facendo."
"Deformazione professionale." commentò, come se lui avesse dovuto dedurre tutto da quell'affermazione. "Si riprenderà tra qualche minuto." annunciò. Infine, si alzò per raggiungere i resti della clessidra che lui aveva distrutto in precedenza.
"4 Novembre 2012, Allen Singh. Deceduto." decretò, esausta.
Di cosa stesse parlando lui non ne aveva davvero la minima idea. In una sola notte erano avvenute fin troppe cose inusuali per i suoi gusti e la sua sopportazione aveva raggiunto il limite.
"Posso sapere il tuo nome, considerato che tu sembri conoscere parecchie cose sul mio conto?" domandò, picchiettando il piede sulle piastrelle di granito. Ora che ci faceva caso il pavimento assomigliava ad una gigantesca scacchiera.
"Giusto. Le buone maniera prima di tutto." lo assecondò come se si fosse ricordata di qualcosa estremamente importante.
Fece una veloce giravolta su se stessa, poi gli offrì una mano da stringere.
"Clelia de Moonlight. È un onore poterti finalmente conoscere, Semiael."

 

 

 

 Capitolo gentilmente betato da: KumaCla
Mi trovate su Twitter: Qui

 

 

Note: E come promesso eccomi! Direi che in questo capitolo le cose cominciano a smuoversi ed entrano in scena altri personaggi.
Come già annunciato, il capitolo è dedicato a Clà, che in realtà adora (?) Jennifer e che oggi compie gli anni! *_* Auguri, di nuovo xD

  • Se vi va di farmi domande in merito alla storia o di altra natura potete farle in forma anonima, oppure registrandovi: Qui

Prossimo aggiornamento: tra il 20 e 24 novembre (salvo imprevisti)
By Cleo^.^


 
 

   
 
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