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Autore: jomarch    04/11/2012    5 recensioni
1976, sesto anno dei Malandrini. L'amicizia tra James, Sirius, Remus e Peter, il cambiamento di James, la storia di Lily e del suo litigio con Severus sullo sfondo di una guerra che sta per scoppiare. Una guerra in cui saranno chiamati a prendere posizione.
Genere: Romantico, Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTAREESIMO

 

 

And it really doesn't matter
If I'm wrong I'm right
Where I belong I'm right
Where I belong
Silly people run around
They worry me and never ask me *

 

-Fixing a Hole, The Beatles-

*E davvero non importa
Se ho torto, ho ragione
A casa mia
Ho ragione, a casa mia
Vedo là quelle persone
Che litigano e non vincono mai

 

 

 

DICEMBRE 1977, prima delle vacanze di Natale

 

Natale stava arrivando e, proprio come Sirius aveva suggerito, non si era vista ancora una nevicata degna di quel nome in Scozia.

In compenso il freddo stava arrivando per altra via. Una via, se possibile, ancora più gelida del solito.

Era un freddo secco, che penetrava nelle ossa. Che congelava i prati e le foglie sugli alberi. Che ghiacciava i vetri alle finestre.

Che congelava chi si avventurava fuori dalle accoglienti mura di Hogwarts.

Sirius pensava che ci fosse qualcosa di sinistro in quel freddo. Che celasse qualcosa di inquietante, che sibilasse qualche parola ancora incomprensibile.

Non ebbe il coraggio di confessare a nessun altro se non a Remus quella fastidiosa impressione.

Remus sapeva cogliere le sfumature: le sfumature nelle parole, le sfumature in quel gelo. E sapeva interpretarle con razionalità.

Se avesse osato farne parola con James, sapeva che l'avrebbe riempito di angoscia: Sirius sentiva che spesso l'amico ripensava con ossessione a quanto Fiorenzo aveva detto loro l'estate precedente.

Peter invece, forse, si sarebbe spaventato o forse l'avrebbe preso per visionario. Raramente credeva alle sue sensazioni, preferiva rimuginare continuamente, per essere sicuro di non prendere cantonate.

Forse il tempo non è realmente cambiato, quest'anno. Forse siamo noi a voler leggere qualcosa di diverso in questo gelido inverno.”

Le parole di Remus avevano letto nella sua mente: Sirius era stato educato alla lettura della volta celeste. Non si trattava di Divinazione. Nessuno nella famiglia Black credeva alla possibilità di conoscere il futuro. Tuttavia per i Black le stelle erano importanti. Ed ogni famigliare aveva la sua a cui votarsi. Per questo i segni andavano letti: bisognava essere in grado di ravvisare la propria stella nel firmamento, bisognava sapere dove stava andando, affinchè essa non avesse segreti.

Sirius.

Così sua madre l'aveva chiamato. Come la stella più luminosa, più brillante, più ardente.

Mio figlio darà gloria e lustro alla Nobile ed Antichissima Casa Black. Per questo sarà Sirius.”

Splendente, luminoso, brillante. Quello voleva significare Sirius.

Lugubre, scuro, nero. Quello significava Black.

E Sirius, in quel momento, si sentiva addosso l'ossimoro insito nel suo nome, mentre il freddo gli pervadeva le ossa. C'era qualcosa nell'aria. Lo sentiva. Riusciva a sentirlo come Felpato percepiva e distingueva gli odori nella terra.

Qualche strano movimento c'era da qualche giorno al tavolo di Serpeverde, se n'erano accorti i suoi occhi.

Niente guai. L'aveva promesso allo zio ed alla mamma di James. Niente guai.

Sospirò e si mise le mani in tasca stringendosi nelle spalle prima di affrontare la prima rampa di scale per il dormitorio, dove sapeva di trovare Peter che senza dubbio era riuscito a sgraffignare dalle cucine cinque tazze di cioccolata calda per quando gli amici fossero rientrati: Sirius era in punizione con Lyons- Ruth mentre Lily, James e Remus erano ad una riunione.

“Cinque piani a piedi. Non male per scaldarsi in una sera di dicembre!” pensò

Ne aveva appena percorsi due, quando, proprio all'altezza del quadro del Visconte Ignotus, nome che gli studenti avevano dato al ritratto di un giovane mago che nessuno era in grado di identificare né tanto meno la cui presenza ad Hogwarts era qualcuno stato mai in grado di giustificare, gli sembrò di vedere un'ombra.

Un'ombra e un mantello.

Istintivamente Sirius affrettò il passo per inseguire quell'ombra. Sentì il suo olfatto acuirsi, quasi che Felpato fosse solo un'altra faccia di sé.

Inizialmente l'idea che, di tanto in tanto, in situazioni di bisogno, i sensi di Felpato acuissero i suoi o ne prendessero il posto l'aveva turbato.

Ora non più, anzi, era particolarmente lieto del fatto che talvolta Felpato venisse in suo soccorso. Come, ad esempio, quando lui e James stavano facendo qualche sciocchezza ed i sensi di Felpato gli consentivano di cogliere i passi della McGranitt prima che le sue orecchie li sentissero.

L'ombra era corsa via, ma Sirius riuscì a percepirne la traccia.

Non seppe per quale motivo scelse di seguirla, a posteriori si disse che, forse, aveva agito qualche meccanismo inconscio, forse Felpato aveva capito prima di lui. Dopotutto, razionalmente, non c'era nessun motivo che giustificasse il suo desiderio di seguire un'ombra che aveva notato davanti ad uno dei quadri di Hogwarts: poteva essere uno studente qualsiasi uscito a fare una delle cose qualsiasi che fanno solitamente gli studenti.

Come ad esempio cercare passaggi segreti che portano fuori Hogwarts: premendo sul naso del Visconte Ignotus si sarebbe aperto un passaggio che sbucava sul retro dell'ufficio postale di Hogsmeade. Sirius però sapeva bene che quel passaggio era rischioso: Gazza ne conosceva l'esistenza e non era il caso di rischiare di farsi scoprire da uno di quei suoi gattacci che pattugliavano per lui i corridoi.

L'ombra poteva appartenere ad uno studente che non sapeva di Gazza.

Razionalmente era tutto giustificato, ma Sirius si affrettò a seguire la traccia fiutata da Felpato.

Il corridoio proseguiva nel buio, forse qualche torcia si era rotta.

La persona cui apparteneva l'ombra non c'era più, forse sparita in qualche anfratto o in uno dei passaggi segreti che portavano dall'altra parte del castello.

Sirius riusciva tuttavia a percepirne l'odore: gli sembrava famigliare, gli richiamava una sensazione conosciuta, senza riuscire tuttavia a capire dove lo avesse già sentito.

Sirius rimase fermo nel corridoio un attimo. Poi scosse la testa.

Era stato sciocco mettersi a seguire quell'odore. Non aveva alcun senso. Probabilmente si trattava solo di un altro studente alla ricerca di un modo per uscire dal castello e fare una gitarella ad Hogsmeade. Idea sciocca, in quei tempi in cui non era permesso. Se anche solo uno dei negozianti del villaggio avesse incrociato uno studente fuori dal castello, il rapporto al Preside sarebbe stato immediato, così come i guai.

Persino loro avevano rinunciato ad andarci.

Scosse nuovamente la testa, dicendosi di non pensarci più, perchè non era il caso.

Molto meglio tornare in Sala Comune, dove sperava che Peter avesse portato cinque tazza di cioccolata calda.

 

 

 

RIUNIONE COI PREFETTI

 

 

L'ultima riunione prima Natale con i Prefetti si era conclusa e Lily allineò i fogli e li rimise nella sua cartelletta, mentre James appuntava la sua firma sul verbale da consegnare alla McGranitt: avrebbe dovuto farglielo avere quanto prima

“James, Lily... posso parlarvi?” mentre gli altri Prefetti, ad eccezione di Remus, avevano già lasciato l'aula, Tracy Rosier e la sua amica Tiffany Hossas erano rimaste sedute al loro posto, borbottandosi qualcosa all'orecchio.

Lily, incuriosita, si avvicinò a loro mentre James tornò indietro, richiudendo la porta alle spalle di Remus che in un'occhiata gli aveva fatto capire che li avrebbe aspettati fuori.

James guardò Tracy aveva gli occhi arrossati ed i bei capelli biondi che acconciava sempre in maniera originale, erano quella volta tenuti fermi in malo modo da un elastico sulla nuca.

Tiffany, invece, aveva l'espressione di chi deve confessare qualcosa di importante. Lily ne notò gli occhi titubanti.

“Tiffany vuoi sederti?” propose James.

“No, no. Non voglio sedermi.” rifiutò con decisione.

“Tiffany, cosa succede? Stai bene?” domandò Lily, con apprensione.

“Scusatemi, ho detto che non volevo sedermi perchè se lo facessi, tutto sarebbe ancora più difficile.” Tiffany accennò un sorriso, mentre la sua amica restava in piedi in silenzio accanto a lei.

Lily e James si erano fatti più vicini. James era rimasto in piedi, gli occhi carichi di apprensione fissavano Tracy.

Lily, invece, aveva preso una sedia e si era seduta accanto a Tracy e a Tiffany, istintivamente strinse la mano di Tiffany tra le sue.

La ragazza ricacciò indietro qualche lacrima, imbarazzata ed a disagio sentendo gli sguardi di Lily, James e della sua amica puntati su di lei.

Si asciugò con un gomito le gote bagnate, ricacciò i pugni nei lembi della manica della divisa.

“Probabilmente e gennaio non ci sarò più. I miei genitori hanno paura e non vogliono farmi tornare.”

 

 

SALA COMUNE DI GRIFONDORO

 

Un silenzio grave, rotto solo da qualche parola di Lily alla ricerca di una motivazione, li accompagnò tutti e tre in Sala Comune.

Remus disse la parola d'ordine ed in un baleno furono invasi dal calore che arrivava dal caminetto.

Sirius e Peter li stavano aspettando seduti sul tappeto con in mano due tazze fumanti.

“Cioccolata! Grazie Coda!” esclamò James, aprendosi in un sorriso mentre l'amico gli porgeva la sua tazza rossa.

“Tutto bene oggi?” domandò Peter, quando tutti ebbero in mano la loro tazza.

Lily era seduta a gambe incrociate, in una posa che sua madre avrebbe giudicato disdicevole per una signorina; aveva la tazza in mano e due baffetti marroni sopra le labbra che si pulì prima di parlare.

“Mi ha messo addosso un po' di inquietudine quello che ci ha detto Tiffany. Temo che molti dopo Natale non torneranno: ho sentito che anche Rose diceva che suo padre non era molto tranquillo nel lasciarla a scuola...”

“E' possibile.” annuì Remus. “Alcuni genitori pensano che portandosi i figli a casa, non possa succedere loro niente. Cosa non del tutto vera, come dimostrano gli ultimi eventi. I figli del Ministro rapiti, l'attentato a Belfast, le sparizioni...”

“Diagon Alley.” aggiunse James lasciando calare un silenzio ancora più grave.

Lily ebbe voglia di prendergli la mano, ma si trattenne. Non era quello che lui desiderava in quel momento.

“Però posso comprendere che le famiglie li vogliano a casa... ti concede di stare più tranquillo. L'idea che tuo figlio dorme nella stanza accanto...”provò ad intervenire Peter, nervoso. A volte anche lui aveva pensato che i suoi lo rivolessero a casa, soprattutto dopo i fatti dell'ultima estate, prima che partisse per il campeggio coi suoi amici. Sua madre era molto apprensiva ed aveva dovuto insistere parecchio per farsi dare il permesso di andare.

Lui però non voleva tornare a casa. Era sicuro del fatto che nessun posto fosse più sicuro di Hogwarts, edificio fortificato e ben difeso.

Fuori invece poteva accadere qualsiasi cosa.

“A volte ringrazio di essere una Nata Babbana.” disse Lily. “Così posso riuscire a non far preoccupare troppo i miei genitori. Scelgo io cosa dire e come dirlo.” si morse un labbro, pensando che talvolta aveva mentito ai suoi genitori, rassicurandoli quando invece di notizie rassicuranti ce n'erano ben poche.

Questa volta fu James a prenderle la mano e ad accarezzargliela dolcemente.

“Il Profeta ormai credo non dica tutta la verità... per non allarmare la gente.” disse Sirius. Pensò a Margaret Glover. L'anno prima i Mangiamorte avevano ucciso i suoi genitori. Il padre dirigeva l'ufficio del Ministero che si occupava di gestire i rapporti col Primo Ministro Babbano.

Quella ragazzina era tornata a scuola dopo qualche settimana ed una volta Sirius l'aveva trovata in Biblioteca che distruggeva diverse copie della Gazzetta del Profeta. Si chiese cosa ci fosse scritto in quelle pagine da renderle insopportabile la sola vista. Dopo aver capito chi fosse quella ragazzina sconvolta, non ebbe bisogno di altre spiegazioni.

“Forza! Tra poco è Natale! Non roviniamoci del tutto l'umore!” esclamò James, dandosi una scompigliata ai capelli.

Bisognava trovare qualcosa per sorridere, altrimenti si sarebbero persi a poco a poco.

Era Natale. Forse era solo quello l'importante.

Il Natale. Suonava bene.

“Sì! E' Natale! Non vedo l'ora di tornare a casa a preparare i biscotti! Siete tutti invitati a casa mia per la Vigilia, così ve li farò assaggiare!” Lily amava il Natale e ringraziò James di averla distratta da quei pensieri tristi per lasciarla tornare a concentrarsi su qualcosa di gioioso.

Amava il Natale e i biscotti alla cannella e l'albero illuminato e le calze sul caminetto.

“Oh Lils....” Sirius scosse la testa, bonariamente. Il Natale sarebbe stato l'ambiente di vita ideale di Lily.

“Fa' un po' come ti pare, Felpato, io a mangiare i biscotti di Lily ci vado!” Peter sorrise, pregustandoli.

“Però per me senza mandorle e nocciole. Sai che sono allergico. Grazie. Mi raccomando, ricordatelo. Ti manderò un gufo il 23. Così da essere sicuro.” precisò Remus, che, per precauzione, si fece spuntare qualche macchia rossa in fronte, così da dimostrare cosa gli poteva accadere al solo udire la parole mandorla e nocciola.

“Ahah, Lunastorta! Sei sempre il solito! Io mangio tutto, Lily.” la rassicurò James, vista l'espressione sorpresa che aveva assunto dopo aver saputo della nuova allergia di Remus.

“Uff... che complicati che siete tra tutti! Vorrà dire che vi incanterò gli Omini Pan di Zenzero!” sorrise Lily, sorniona.

“Gli Omini Pandiche?” domandò Sirius, sbarrando gli occhi da quello strano nome Babbano.

“Lo vedrai, Sirius, lo vedrai...” fu l'unica cosa che riuscirono ad estrapolare a Lily quella sera.

 

 

 

 

 

 

 

 

So che è passato molto tempo e che forse alle mie scuse non crederete più. In ogni caso ve le porgo ugualmente ed aggiungo anche che ero seriamente convinta che sarei riuscita a fare prima.

Pertanto, basta promesse!

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto: preciso che, se vi pare slegato dal precedente, forse è vero. Tuttavia come avevo già spiegato, la storia non sempre segue un assetto lineare, a volte i capitoli sono collegati, a volte non lo sono. Dopotutto il titolo è proprio “Pezzi di noi”.

Grazie ancora a tutti voi. Per aver letto, recensito, continuato a seguire la storia.

Grazie.

  
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