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Autore: rosa_bianca    05/11/2012    3 recensioni
"Suo padre voleva che si sposasse. Nulla di più normale. Se fosse stata cresciuta come una ragazza, ovviamente.
Ma lei era speciale. Lei. Oscar François de Jarjayes, il “figlio” del Generale, il futuro erede di tutti i suoi possedimenti. Un soldato abile, determinato e capace."
Il Generale decide che Oscar si sposerà con Girodelle...ma, attenzione, la storia non è quella dell'anime! come vedrete, prenderà pieghe diverse...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno =)
Abbiamo lasciato Oscar sul cancello della caserma, davanti a Girodelle che la vuole portare a Versailles e con la mente ad andré, ferito in una rissa tra soldati.
Cosa succederà? 
Ricordate che recensioni e pareri(positivi e negativi) sono ben accetti =)


La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all'occhio li ingrandisce al pensiero.

-cit. Schopenahuer.

Oscar strinse i denti.

Non si trovava certo in una situazione in cui poteva ribellarsi, non poteva fare nulla.
Non posso scappare! Non sono così codarda!
Così, salì nella spaziosa carrozza con lo stemma dei Girodelle, sedendosi di fronte al Conte.
-Françoise, vi prego, sedetevi vicino a me- le disse gentilmente.
Françoise?!, pensò la donna, spalancando gli occhi dalla sorpresa.
-Françoise, avete detto?- domandò cercando di mostrarsi il più spigliata possibile, come se l’avessero sempre chiamata così e lei avesse semplicemente udito male. Non voleva apparire troppo sgarbata davanti al Conte, avrebbe trovato altri modi per fargli notare la “sgradevolezza” della sua presenza, più in là.
Credono di potermi avere in pugno…illusi!
-Ma certo, mia cara.- rispose il Conte sorridendo –Vostro padre mi ha detto anche che gli farebbe piacere che ora voi abbiate un nome più consono alla vostra nuova vita- spiegò amabilmente, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Oscar ebbe l’improvviso desiderio che nella carrozza fosse presente anche il padre, per mozzare la testa con la spada a quei due uomini che pensavano di poter decidere per lei.
-Temo che non mi abituerò mai a questo nome, Conte- rispose tagliente.
L’uomo tentennò un attimo, indeciso su ciò che dire, minuscole goccioline di sudore gli imperlavano la fronte.
Non era certo facile discutere con Oscar!
-Questo è un ordine del Generale, e sapete meglio di me che non è abituato negoziare sulle decisioni che prende.- e cercò di cambiare argomento –Vorreste cortesemente spostarvi qui, accanto a me, Françoise?
Per Oscar era troppo.
Al diavolo l’educazione!
-Preferirei che mi fosse tagliata la testa!-sbottò acida.
-Sentite attentamente,Conte Girodelle: io sono qui con voi perché non posso fare diversamente. Ora gradirei che mi lasciaste un po’ in pace! –  chiarì,e si voltò a guardare dal finestrino la pioggia che scrosciava.
Girodelle preferì non dire nulla, si limitò a pensare.
Voglio proprio vedere come farete con vostro padre, Oscar, ragionò mentre vedeva le gocce fare a gara per scendere prima.
Ed un imbarazzato silenzio occupò la carrozza, sulla via per Versailles, in quella giornata di fine inverno.
                             ***************************
Arrivarono a Palazzo Jarjayes, dopo ben quaranta minuti di interminabile silenzio.
Era buio, e trovarono la grande tavolata nella sala da pranzo apparecchiata elegantemente.
Oscar la osservò e non potè fare a meno di ricordare dei lunghissimi(e per lei noiosissimi) pranzi nelle rare occasioni in cui tutta la famiglia era presente: quella stanza si riempiva immediatamente di sorelle, cognati e nipoti,  che creavano insieme un caos memorabile. Era una delle cose che rovinavano il giorno del suo compleanno, che coincideva con quello di Natale: i troppi parenti di cui non ricordava neanche tutti i nomi, i noiosi ed incomprensibili discorsi degli adulti a tavola, le ore passate sedute su una sedia,l’assenza di André alla ‘tavola dei padroni’.
Perché riesco a pensare solo a lui?
Ma una voce la riportò al presente: -Mademoiselle, andate di sopra a vestirvi: ho messo sul vostro letto un elegantissimo abito cucito apposta per voi!
Era Marron, che , gaia come non mai di vederla con il fidanzato, la esortava a cambiarsi.
-Grazie, Nanny,ma non ne vedo il motivo- rispose decisa la giovane, evitando veloce l’argomento e, senza darle il tempo per ribattere, si diresse verso il salotto da ricevimento, dove il Conte e il Generale si erano accomodati.
-Françoise!- esclamò il padre vedendola-Vai immediatamente a vestirti come si conviene ad una dama! Non vorrai certo presentarti così alla cena?!- la redarguì severamente.
Nella sala si udì un solo, impercettibile rumore: quello del cuore di Oscar che andava in mille pezzi.
Ma come?Come una dama?Mi parla così come se lo fossi sempre stata!Cos’ha in testa?!
Da quando era bambina aveva venerato il padre: così bravo nella scherma, così colto,così risoluto...c’erano stati periodi in cui si chiedeva il perché della sua scelta di farla crescere come un maschio; ma poi si era convinta che vivere la vita come le sue sorelle non l’avrebbe mai soddisfatta, che così avrebbe avuto molte più possibilità nella vita; e, in cuor suo, continuava a ringraziarlo.
Ma ora? Senza neanche parlarle del cambiamento del nome, senza chiederle il consenso per il matrimonio, senza domandarle se avrebbe gradito vivere come una donna; il Generale aveva deciso per lei.
E questo Oscar non poteva accettarlo; ma si sentiva come in balia delle onde in una giornata di tempesta, sentiva che la sua vita non apparteneva a lei, ma ad altri, certi di cosa avrebbero voluto farne.
Era la seconda volta che le succedeva, e la prima dopo aver indossato l’uniforme delle Guardie reali.
Così deglutì, strinse i denti e si avviò nei suoi appartamenti.
Per ora è meglio accontentarli, anche se non so fino a quanto reggerò…
Vi trovò Marron, intenta a sistemare il vestito sul manichino.
-Oh, vi siete decisa, finalmente!- esclamò felice.
L’ex-Comandante non disse nulla, si limitò a farsi aiutare ad indossare il corsetto e l’abito.
Oscar era sovrappensiero, e la mente le tornò alla prima ed ultima volta che aveva indossato un vestito.
 Era così abbagliata dal fascino di quel conte svedese che aveva ceduto al suo sciocco desiderio femminile di ballare con lui,in abito da sera.
Fersen non si era accorto che era lei la dama con cui aveva danzato, se non un paio di settimane dopo. Ed aveva avuto luogo una discussione tra i due.
“-L'amore può portare a due cose. Alla felicità completa, o ad una lenta e triste agonia.
-No! No, Oscar… per quanto ne so io, l'amore porta solo… ad una lenta e triste agonia!”
Ogni volta che le tornava in mente quella discussione le montava su una tristezza che difficilmente riusciva a scacciare.
Quando si erano detti addio Oscar era amareggiata a causa di quel rubacuori svedese. André non aveva più risposto delle sue azioni a vederla ridotta così per l’amore di quel conte da due soldi, e aveva cercato di violentarla.
“-Una rosa è una rosa che essa sia bianca o rossa. Una rosa non sarà mai un lillà.  Io ti amo, Oscar! Credo di averti sempre amato!”
Come le avevano fatto male quelle parole, e come era stata cieca! Come aveva potuto non notare il suo sguardo, quando si era preparata per il ballo…come aveva potuto non pensare a quanto male gli avrebbe fatto vederla vestita in quel modo per un altro uomo!
-Voilà, Mademoiselle. Siete semplicemente stupenda!
Interrotta dai suoi pensieri, Oscar fu portata alla realtà da Marron, che la guardava entusiasta.
Si avvicinò allo specchio, e si osservò, stupefatta.
Sono io quella? No, non può essere!
-Acc…Nanny, questo non è un corsetto, è uno strumento del demonio!- esclamò quasi senza riuscire a respirare.
-Ma cosa dite, Madamigella?! Tutte le dame ne portano uno!
La ragazza le riservò uno sguardo tagliente più della sua spada.
-E se io non volessi essere una dama? Non vi siete mai posti questo problema, tu, mio padre e quel conte da strapazzo?!
E uscì di scena platealmente, sbattendo la porta della sua camera per andare nella sala da pranzo, augurandosi che tutto sarebbe finito presto.
O magari lo potrei far finire io…ma no! Devo resistere!
 Così Oscar fece il suo ingresso nella sala, splendida. Peccato solo che la sua espressione stonasse con la sua bellezza angelica.
Da che era seduto, vedendola, Girodelle si alzò in piedi e la raggiunse, spinto da una molla invisibile. Dopo un galante baciamano( che fece disgustare non poco la ragazza), le sussurrò mielosamente - Siete stupenda, questa sera, Françoise-  ed aggiunse ad alta voce –Dovrò proprio abituarmi ad una tale bellezza nella mia casa!- suscitando le risa del Generale.
Oscar si sforzò a tenere un sorriso tirato, palesemente finto, ma tanto a nessuno sembrava importare come si sentiva lei.
Sicuramente non si trovava a suo agio in quella situazione.
 Non le apparteneva; così come il vestito, lo chignon, il trucco e il viscido baciamano di Girodelle.
Semplicemente si girò ed uscì dal salone.
 BASTA!
Corse(quanto velocemente le permettevano l’ingombrante vestito e le scarpe col tacco) fino alle scuderie, dove montò Cesar, cavalcando sotto la pioggia.
Le parve strano non trovarvi André, e pensare nuovamente a lui non fece che peggiorare il suo stato d’animo.
Quando Girodelle raggiunse, trafelato,  l’entrata dei giardini, Oscar non era che un puntino lontano, offuscato dall’alluvione.

   
 
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