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Autore: Tinkerbell92    05/11/2012    6 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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 Mi guardai attorno ad occhi sbarrati, ancora incredula per quanto successo.
Qualcuno, accanto a me, emise un fischio, ma lo stupore era così forte, che non mi resi conto di quello che stava succedendo finchè una voce familiare non iniziò a strillare, perforandomi i timpani.
- GROVEEER!!!
Il satiro assunse un’espressione terrorizzata, mentre Maggie gli balzava addosso furiosa: - MI SPIEGHI COSA DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE? AVRESTI DOVUTO FERMARLI!
- Io… ecco, io non pensavo… aargh!- tentò di giustificarsi lui, immobilizzato a terra, mentre la mia Custode iniziava a strangolarlo.
- SEI UN CUSTODE, MALEDIZIONE, L’HAI GIA’ DIMENTICATO?
Stavo per dirle di evitare di farlo fuori, quando sentii qualcuno mormorare: - Che figata…
Mi voltai, vedendo Luke che, in piedi accanto a me, si guardava attorno soddisfatto.
Lo fulminai con lo sguardo: - Tu!
Lui si girò, con faccia da sberle: - Sì?
- Sei tu il colpevole di tutto! Altro che Grover!- sibilai minacciosa, osservando, con la coda dell’occhio, il malcapitato satiro che si rialzava da terra ansimando.
Maggie ringhiò tra sé, lisciandosi nervosamente la canotta nera, e passò in mezzo ai fratelli Stoll che osservavano il panorama ad occhi spalancati.
- Ma guarda te… tra tutti i posti, proprio San Francisco, poi…
Morgan rimise il ciondolo magico a posto: - Io suggerirei di iniziare a fare un giro di perlustrazione. In questo luogo, la Foschia che appanna gli occhi dei mortali è molto forte, a volte inganna perfino i semidèi… dovremmo fare attenzione.
- Oppure- mi intromisi – Potremmo tornare indietro e fare finta che questa cazzata non sia mai successa…
- Ormai siamo qui- tagliò corto Annabeth, guardandosi in tono con aria leggermente turbata.
 – E non voglio sovraccaricare troppo il mio amuleto- intervenne Morgan, accarezzando la pietra viola.  
- Voi siete pazzi – sbottò Maggie – E tu, Luke Castellan, sei l’idiota più irresponsabile che abbia mai visto! Ti sei cacciato in guai seri e, come se non bastasse, hai trascinato anche i tuoi compagni!
Luke sbuffò: - Vi sto dando un’occasione per dimostrare quello che valete. E poi, hai sentito Morgan: tornare indietro, per il momento, è impossibile, tanto vale finire quello per cui siamo venuti.
Maggie emise il suo solito ringhio di disapprovazione, e si incamminò verso il centro abitato, sibilando bestemmie rivolte a Zeus.
Grover la seguì, stando ad una certa distanza, imitato dagli altri nostri compagni.
Guardai Luke, che per una qualche misteriosa ragione stava fermo, e gli domandai sarcastica:- Beh? Hai intenzione di restare qui tutto il giorno? Muoviti!
Lui sogghignò: - Con piacere… pensavo solo che, prima, magari, volessi lasciarmi la mano… certo, a meno che non ti faccia piacere camminare per mano con me…
- Ma che cavolo stai…- Gettai un rapido sguardo verso il basso e trasalii.
Ci stavamo ancora tenendo per mano!
Arrossii di brutto, sfilando rapidamente le mie dita dalle sue: - Ehm… no, non ci tengo ad attraversare San Francisco per manina con te…
Luke sorrise malizioso e, con finta aria galante, mi invitò a sorpassarlo: - Dopo di Lei, Madame.
 
Annabeth ci condusse fino alla spiaggia, popolata da una marea di gente in bermuda, nonostante fossimo in Primavera.
Maggie era ancora troppo imbronciata per parlare, così mi limitai ad affiancare Morgan, cercando di intrattenere con lei una conversazione che contenesse più di due monosillabi.
Tuttavia, le mie scarse capacità di socializzare fecero in modo che, prima che mi venisse una domanda decente, passassero almeno una decina di minuti di silenzio, con lei che mi lanciava, di tanto in tanto, delle occhiate sospettose.
Infine, sparai la prima cosa che mi venne in mente: - Ehm… allora, Morgan… com’è che hai accettato di suicid… ehm, di seguire Luke in questa missione?
I suoi grandi occhi acquamarina mi scrutarono dubbiosi, come se stesse cercando di farmi una radiografia mentale. Infine, alzò le spalle: - Così.
- Così? – ripetei stupita.
Lei annuì: - Non avevo niente di meglio da fare. 
- Ah.
Dopo una conversazione emozionante come quella, stavo letteralmente perdendo le speranze di trovare qualcuno di lievemente assennato nel gruppo, quando, all’improvviso, Morgan alzò lo sguardo e si illuminò: Oh, guarda!- Indicò un ragazzo californiano biondo, leggermente abbronzato, che si avviava verso il mare con una tavola da surf in mano – Quello lì!
Guardai il tipo, poi lei, cercando di capirci qualcosa: - Sì?
Morgan abbassò la mano: - Ah, nulla. Mi sembrava che assomigliasse al figo che monta sempre la guardia al Campo…
Alzai un sopracciglio confusa: - Ma chi, Argo? Il tipo con cento occhi sparsi sul corpo?
Lei si strinse nelle spalle: - Cento occhi stupendi direi… mi hanno sempre affascinata gli uomini fuori dal normale… con qualcosa di mostruoso…- notò la mia espressione basita – Oh, andiamo, non puoi negare che abbia almeno un bel fisico.
Cercai di non fissarla in modo idiota: - Ehm… beh, non posso negarlo ma…- scelsi le parole con cura – diciamo che… non è esattamente il mio tipo.
- Oh- mormorò lei – Beh, il mio sì.
Iniziò a giocherellare distrattamente con il proprio ciondolo, probabilmente facendosi strane fantasie sul ragazzo dai cento occhi.
Improvvisamente, due ragazze del posto, una bionda e una mora, mi si avvicinarono con aria estasiata.
Mi bloccai, domandandomi che cosa avessi di tanto speciale, quando, con orrore, mi resi conto di avere ancora l’armatura addosso.
- Oh, che meraviglia!- trillò deliziata la bionda.
Cercai di farfugliare qualche scusa, ma la mora iniziò a toccarmi le spalline con insistenza.
- E’ divina! Dove hai preso questa tuta?-
Tuta?
Mi ricordai, all’improvviso, che gli occhi dei mortali erano sempre ingannati dalla cosiddetta Foschia, in modo che non venissero a conoscenza dell’esistenza di mostri, dèi e cose varie.
- Ehm… io… l’ho trovata a casa mia, ad Atlanta…- risposi un po’ incerta.
- Oh- esclamarono le due all’unisono, ma, prima che facessero altre domande, Luke mi raggiunse rapidamente e mi mise un braccio attorno alle spalle: - Andiamo, tesoro, o faremo tardi.
- Che cosa?
Lo fulminai con lo sguardo, mentre le due californiane si illuminavano di nuovo: - Oh, ma è il suo ragazzo!
 - No, veramente…- cercai di spiegare, ma mi bloccai completamente quando Luke mi posò un bacio sulla guancia, facendomi arrossire vivacemente.
Strizzò poi l’occhio alle due ragazze, facendole quasi svenire, e mi trascinò rapidamente verso gli altri.
- Sarà meglio che ti cambi, Sexy Love- osservò, mentre le due ragazze dietro di noi progettavano già un viaggio ad Atlanta. 
Lo fulminai con lo sguardo: - Primo: non chiamarmi Sexy Love. Secondo: non ti azzardare mai più a baciarmi!
La voce mi tremava un po’, dato che ero ancora scossa, ma cercai di mantenere un’aria da dura.
Annabeth ci raggiunse, mi gettò un’occhiataccia e mi spinse dentro la prima Cabina-Spogliatoio che trovammo.
- Muoviti!- intimò con veemenza, gettandomi in faccia degli indumenti trovati nello zaino che mi aveva preparato Connor.
Sospirai, sfilandomi l’armatura e domandandomi come avrei fatto a portarla in giro.
Neanche a dirlo, subito quella iniziò a rimpicciolirsi leggermente, in modo da entrare perfettamente nello zaino.
- Probabilmente, è perché una Cacciatrice ha bisogno di comodità e pochi ingombri – commentai tra me, iniziando un po’ ad entrare nella mentalità di una semidea.
Mi infilai un costume due pezzi (pensando che, una volta fuori, avrei ucciso Connor Stoll per avermi frugato nei cassetti), dei pantaloncini jeans, un paio di scarpe da tennis ed una canotta arancione del Campo Mezzosangue, che non sapevo nemmeno di avere.
Uscii mettendomi lo zaino in spalla, sollevata per il fatto che non pesasse tanto, e raggiunsi i miei compagni, notando che anche Morgan si era cambiata.
Lo sguardo di Luke cadde subito sulla mia scollatura, ma io, dopo averlo fulminato, affiancai Maggie: - E adesso, che si fa?
- Chiediamo indicazioni in giro?- suggerì timidamente Grover.
Travis Stoll gettò un’occhiata interessata alle ragazze in bikini che ci passavano accanto: - Okay, io inizio da loro…
- Scordatelo!- gli intimò Morgan, afferrandolo per la collottola – Non siamo qui per gingillarci.
- Giusto – rispose Annabeth, tirando fuori il foglietto che le aveva dato Luke – Abbiamo delle indicazioni precise…-
Diede una rapida letta, poi se lo rimise in tasca: - Direi che avviarci verso il Porto sarebbe una buona cosa.
- Il Porto?- ripetè stupito Connor – E perché mai?
Annabeth drizzò le spalle con aria altezzosa: - Perché è un luogo in cui si trova sempre qualche informazione utile. I misteriosi fenomeni che accadono sono legati, in qualche modo, ad una delle isole della Baia. Di sicuro, i vecchi pescatori avranno notato qualcosa di strano.
Connor incrociò le braccia: - Invece che fare la saccente, perché non ci fai vedere cosa c’è scritto in quel foglietto? Mi sembra che sia del tutto lecito per noi sapere la Profezia…
La figlia di Atena lo fissò minacciosa: - Non è necessario che voi sappiate niente! E adesso muoviamoci! Avete intenzione di stare qua tutto il giorno?
 
Prendemmo un autobus e, quando smontammo, fummo investiti da una maleodorante ventata di acqua salata e pesce.
Storsi il naso, sentendo Maggie gemere disgustata, ma Annabeth ignorò le nostre proteste e ci trascinò verso i pontili, dove circolavano pescatori mezzi svicci e ricchi proprietari di enormi barche.
- Okay, qui direi di dividerci. Luke, io e te andremo da quella parte. Travis e Connor, voi andate per di là, dove ci sono quei grossi pescherecci ormeggiati. Grover e Maggie, chiedete informazioni in quel botteghino. Morgan e…- mi squadrò minacciosa- Leila… voi due vi occuperete della zona dei ricconi, quella con gli yacht. Ci ritroviamo qui tra un quarto d’ora.
Obbedii con un sospiro, tenendo d’occhio la mia compagna, che non pareva per nulla intenzionata ad intrattenere un’altra conversazione.
Certo che, tra tutti, Annabeth mi doveva mandare in giro proprio con Miss Entusiasmo?
Mi sentii incredibilmente a disagio, in mezzo a quella gente ben vestita, che si aggirava per il porto con aria schifata.
Morgan notò dei ragazzi intenti a parlottare tra loro davanti ad un gigantesco yacht bianco e blu, e mi diede un colpetto sulla spalla: - Io vado a parlare con loro. Tu aspettami qui, oppure domanda a qualcun altro.
- Mi pianti in asso?- le domandai un po’ risentita, ma lei si sistemo la scollatura della propria maglietta viola e nera e, con aria furba, si limitò a rispondere: - Fidati di me.
I suoi ricci neri, legati in una coda, le ricadevano elegantemente su una spalla, i suoi shorts neri mettevano in mostra le sue belle gambe e le sue mani erano coperte da mezziguanti neri.
Per calarsi meglio nella parte, si era addirittura comprata un berretto bianco e nero con su scritto: “California”. A detta sua, le sarebbe stato molto utile per attirarsi le simpatie della gente del posto.
I  ragazzi dello yacht bianco e blu, quattro bei giovani californiani, smisero all’istante di parlare, e si voltarono a fissarla curiosi.
Morgan sorrise dolcemente a tutti e quattro, rigirandosi tra le dita il suo amuleto magico.
Iniziò a parlare.
Non sentivo quello che diceva, ma, dalle facce idiote che avevano assunto i tipi, dovetti ammettere che ci sapeva davvero fare.
Sospirai amaramente, rendendomi conto che io non sarei mai stata capace di pormi in quel modo, quando una vocina mi fece sobbalzare.
- Piantata in asso?
Mi voltai, ritrovandomi davanti il volto sorridente di una ragazza sui sedici anni, seduta su una panchina in legno, posta sul bordo del pontile e girata in modo da avere la vista sul mare.
I capelli castano-ramati della giovane erano raccolti in una coda, e spuntavano dalla parte posteriore del suo berretto da baseball bianco.
I suoi occhi nocciola erano leggermente a mandorla e, mentre sorrideva, le si formavano delle graziose fossette sulle guance.
Mi sembrava di averla già vista, da qualche parte, ma non ricordavo dove.
Lanciai un’occhiata a Morgan: - Beh, forse un pochino…
La ragazza rise e si alzò. Restai piuttosto perplessa.
Vestiva in modo sportivo, con una gonna da tennista bianca a balze e con una t-shirt attillata che metteva in mostra un pancione piuttosto evidente.
Sbarrai gli occhi, guardandola meglio in viso: forse mi ero sbagliata ed aveva qualche anno in più di quelli che le avevo dato.
Ma non c’era alcun dubbio: quella ragazza non poteva avere più di sedici anni.
Mi sorrise, intuendo i miei pensieri: - Ti stupisce la mia gravidanza, vero?
- Ehm…- cercai di trovare una scusa plausibile, ma lei mi rassicurò: - Non importa, lo capisco. Se la cosa ti rassicura, i miei genitori non mi hanno sbattuta fuori di casa, e il mio ragazzo è pronto ad accettare la responsabilità.
- Ah, bene… - borbottai, trattenendomi dal domandare se avesse, per caso, partecipato al programma “Sedici anni e incinta”- Mi… mi fa piacere…
Lei diede una rapida occhiata a Morgan: - La tua amica ci sa davvero fare… quei ragazzi sono completamente presi nelle sue reti. Dev’essere una seduttrice piuttosto abile…
- Già – mi affrettai a rispondere – Davvero abile.
- E come mai ti ha lasciata qui? Vuole farsi un giretto in yacht senza di te?
- Come? Ah, no…- risposi – Almeno, non credo… stiamo solo chiedendo in giro se, per caso, qualcuno ha notato avvenimenti strani nella zona delle isole.
La ragazza sembrò improvvisamente interessata alle mie parole: - Strani avvenimenti?
- Sì – continuai – Dicono che c’è qualcosa, là fuori, che non rientra, diciamo, nella norma. Tu, per caso, hai mai notato niente?
La ragazza volse lo sguardo al mare, con aria sospettosa, poi mi sorrise: - Notato no. Però ho sentito delle storie in giro… i vecchi marinai ne parlano spesso. Proprio ieri, dicevano qualcosa riguardo a delle sparizioni nei pressi dell’Isola di Alcatraz.
- Alcatraz?- ripetei stupita – L’ex carcere di massima sicurezza?
- Esatto- rispose lei – Adesso è diventato un parco turistico… anche se, di recente, l’hanno chiusa per lavori in corso. Devono fare delle ristrutturazioni, o qualcosa del genere. Anche se, finora, non si sono visti operai andare e tornare da di là… questa è una cosa strana…
Scrutai l’orizzonte, illuminandomi: - Ma certo! Di sicuro c’è qualcosa in quell’isola…
La ragazza alzò un sopracciglio, mentre le facevo una domanda abbastanza stupida: - Come si fa ad arrivarci?
Lei alzò le spalle: - L’isola è chiusa, quindi non ci sono traghetti che vi ci portino… il massimo che potete fare è noleggiare una barca…
- Credo si possa fare- risposi, compiaciuta di aver ottenuto un’informazione utile- Vado subito a dirlo agli altri.
- Beh- osservò la tipa, sorridendo – Credo che prima dovrai recuperare la tua amica.
- Ah, sì – mormorai, gettando a Morgan un’occhiata sarcastica – Mi sa che mi tocca proprio… comunque, grazie per l’aiuto, mi hai dato un’informazione utilissima.
- Non c’è di che- rispose lei, accarezzandosi il pancione – Mi piace essere d’aiuto.
Le sorrisi, poi mi voltai verso la mia compagna, che aveva iniziato a ridere insieme ai quattro allocchi californiani. Era evidente che Morgan li stava solo usando per ottenere quello che cercava, tuttavia, quelli sembravano quasi sotto un incantesimo.
Scossi la testa e mi girai per salutare la ragazza che mi aveva aiutata, ma, con sommo stupore, non vidi nessuno di fianco a me.
Era come sparita nel nulla.
  
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