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Autore: PaleMagnolia    06/11/2012    5 recensioni
Alternative Universe. Belle non ha mai capito veramente la natura dell'amicizia fra suo padre Moe, gioviale e alla mano, e l'elegante, ambiguo, tagliente Mr. Gold. Mr. Gold, che indossa completi inglesi su misura e cammina con un bastone, Mr. Gold che ha tre volte la sua età e nasconde più di un segreto in quel suo bizzarro, affascinante negozio. Belle ne è stranamente attratta - ma chi è, lui, veramente? Perché tutti - da Leroy al dottor Hopper - cercano di metterla in guardia da lui, e perché lei stessa ha l'impressione che le nasconda qualcosa? E poi, cosa diavolo sta succedendo a Storybrooke, ultimamente?
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hide it in the hiding place where no one ever goes
Put it in your pantry with your cupcakes

Simon And Garfunkel, Mrs. Robinson

 
Belle stava leggendo un romanzo nella sua camera da letto, quando sentì una serie di tonfi soffocati provenire dal giardino. Guardò fuori dalla finestra e vide Leroy - un paio di guanti spessi da giardiniere alle mani e un berretto  di lana in testa - che scavava una buca profonda, proprio sotto la staccionata che divideva il suo prato da quello di Belle e Moe.
Leroy era il loro vicino di casa: Moe, come la maggior parte delle persone in Storybrooke, non andava precisamente in estasi per lui - sia perché era stato arrestato di recente (ubriachezza, pareva), sia perché era in effetti un tipo piuttosto ruvido, con un atteggiamento burbero e asociale che non lo rendeva esattamente il massimo della compagnia. A Belle piaceva, però – più o meno. Le ricordava il giardiniere in quel romanzo per bambini, Il giardino segreto. Le piaceva il suo cinico senso dell'umorismo, i suoi commenti taglienti sulle persone. E, comunque, era sempre stato abbastanza gentile con lei... O, per lo meno, non le aveva mai urlato contro.
 
Belle piegò l’angolo della pagina a cui era arrivata per tenere il segno e appoggiò il libro – Teoria e pratica di ogni cosa, di qualcuno chiamato Marisha Pessl – sul comodino, poi scese dabbasso, uscì in giardino e si avvicinò a Leroy. Lo fissò con intenzione attraverso la staccionata bianca; lui prese atto della sua presenza con uno sbuffo, ma a parte questo continuò a comportarsi come se lei non ci fosse affatto. Belle lo aveva sempre trovato un comportamento divertente, e sospettava che lui lo sapesse – e agisse in quel modo di proposito. Lo guardò lavorare con la pala per un po’, poi si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
Leroy smise di scavare per un attimo e alzò lo sguardo.
"Che c’è?", brontolò, bruscamente.
Belle alzò le spalle.
"Non hai niente di meglio da fare che guardare me scavare una buca, ragazzina?"
Belle sorrise maliziosamente. "No."
Lui grugnì, ma Belle avrebbe potuto giurare di averlo visto reprimere un sorriso.
"Che cosa stai facendo, 'Roy?"
"Già detto. Scavo una buca."
"Per farne che cosa?"
"Affari miei."
Leroy lavorò ancora per un paio di minuti, allargando la buca, poi andò borbottando nel capanno degli attrezzi dietro casa sua: ne uscì con un cespuglio di rose nel suo vasetto in una mano, e un annaffiatoio di latta nell'altra. Tolse con cura la rosa dal suo vaso, allentò le radici togliendo la terra in eccesso con le dita e potò i rami più sottili, il tutto in un modo insieme preciso e disinvolto che lasciava supporre una lunga esperienza. Mise la rosa al centro del foro, quindi lo riempì di nuovo di terra e innaffiò abbondantemente tutt’intorno.
"È una 'L.D. Braithwaite'." Borbottò, riluttante, nonostante Belle non gli avesse chiesto nulla.
"Una rosa inglese. Antica. Molto profumata." Tirò su col naso e se lo sfregò con il dorso della mano.
Belle rimaneva sempre affascinata dalla natura duplice di quell'uomo. Da un lato, il cinico, il misantropo, il critico impietoso con una parola aspra per tutti; dall'altro, il naturalista sensibile, l'artista che amava e aveva cura di tutto ciò che era bello e delicato. Il suo giardino era semplicemente  meraviglioso: rose ibride, calle e clematidi dalla fioritura tardiva, tulipani Rembrandt - un fiore per ogni stagione. Il negozio di Moe quasi impallidiva al confronto.
Quando ebbe finito, Leroy piantò profondamente la pala nel terreno con un movimento secco, e si appoggiò al manico.
"Beh?", disse.
Belle trasalì. "Beh, cosa?"
"E tu? Ancora nessuno di speciale nella tua vita, ragazzina?"
"No... Perché me lo chiedi?"
"Perché, ragazzina, se tu avessi un fidanzato, non staresti qui a dare fastidio a me."
"Oh." Belle annuì lentamente, la fronte aggrottata, fingendo di riflettere. "Sì. Giusto. Effettivamente, non fa una piega.”
Leroy si mise una mano sul fianco e le rivolse uno sguardo torvo. " Di’ un po’, non è che hai ancora una cotta per quel vecchio uccellaccio del malaugurio, vero?" chiese, guardandola con disapprovazione.
Belle arrossì violentemente. "Ma – si può sapere di cosa stai parlando?” disse, troppo in fretta. “Chi sarebbe l’“uccellaccio del malaugurio”?" Scosse la testa e sorrise, cercando di apparire disinvolta, ma non si può dire che le riuscisse molto bene.
"Quel tizio del negozio di antiquariato. Ti eri presa una bella sbandata per lui, se ben ricordo."
Belle quasi fece un salto. "Cosa?" Le orecchie le bruciavano per l'imbarazzo, ed era improvvisamente irritatissima con Leroy. "Ma! Ma no! Assolutamente no, voglio dire – proprio per niente!"
Si guardarono. Lei era rossa di rabbia e di umiliazione.
"Uh-uh. Non ti sarai arrabbiata, ragazzina?" Leroy rise.
"Oh, piantala, 'Roy." Belle cercò di calmarsi. Non voleva che lui vedesse quanto l’aveva messa a disagio, perché avrebbe significato dargli ragione. "Non ho una cotta per lui. È solo un vecchio amico di famiglia" L’espressione di Leroy rimase scettica. "Mi sedevo sulle sue ginocchia quando ero una bambina, sai, cose di questo genere. Gli sono affezionata, questo sì – molto." Agitò le mani in aria. "Ma questo è tutto. Ok? Io non so davvero da dove tu abbia preso questa sciocchezza che io avrei" Belle mimò il gesto di aprire e chiudere le virgolette “una cotta per lui. Davvero, non lo so proprio."
"Ah, non lo sai proprio, eh? Certo." Leroy sogghignò, ma poi lentamente la sua espressione si fece seria. Tirò un gran sospiro. "Senti, ragazzina. Io non sono esattamente la persona giusta per parlare di faccende d’amore, non lo sono davvero. Ma ti dirò una cosa - quel tipo" e puntò un dito verso il centro del paese ad indicare il negozio di Mr. Gold. "non va bene per te. Non va bene per nessuno, se vuoi la mia opinione. "
"Cosa stai cercando di ...?"
"Non è chi tu credi che sia, Belle. Dammi retta. Non lo è."
"Come fai a dire una cosa del genere?" Belle era indignata. Le sue orecchie erano rosse di nuovo, questa volta dalla rabbia. Ma chi diavolo si credeva di...?
"Tu… Sei tu che non lo conosci, tu, no, ascoltami -" Alzò un dito ammonitore, dato che Leroy aveva aperto la bocca per interromperla. "Ascoltami: tu non lo conosci affatto. Proprio per niente. Non lo conosci. Tu – non…"
Leroy sollevò un sopracciglio derisorio. "E poi mi vieni a dire che  non hai una cotta per lui."
Belle lo guardò, allibita, poi alzò gli occhi al cielo. "No, ehi, io. .."
Ma Leroy si era gettato la pala sulle spalle e si stava allontanando, senza nemmeno salutare. Lo vide buttare la pala nel capanno degli attrezzi e poi dirigersi verso casa sua.
"Leroy ...!" Belle allargò le braccia, esasperata.
"Fidati, ragazzina." Le gridò lui in distanza, aprendo la porta di casa sua, senza neanche girarsi a guardarla. "Quel tizio è una minaccia."
"Ma ti ho detto che non sono ..." La porta si chiuse alle spalle di Leroy con un tonfo "... innamorata di lui."
Belle fece uno sbuffo rassegnato e si strofinò le tempie. "Sì, d’accordo" mormorò, “come ti pare.”
Poi tornò in casa, sbattendo a sua volta la porta dietro di sé.
  
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