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Autore: _Mirtilla_    06/11/2012    3 recensioni
Attimi della vita di quel grand'uomo che fu Remus J. Lupin.
"Trattengo il nodo che mi si sta formando in gola, e penso a tutto quello che le vorrei chiedere...se le cicatrici si vedono ancora, se i miei compagni noteranno quando sparirò, se faranno dei collegamenti...ma non riesco a parlare, quindi resto in silenzio e l'abbraccio.
Va bene così."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 3_Risveglio


Apro gli occhi di scatto e tiro un respiro agonizzante. È tutto confuso, i bordi, i colori, le figure...non distinguo nulla, solo macchie gialle e nere. E nebbia. Sento un suono angoscioso, un rombo, irregolare e spaventoso. Cerco di capire.  Esploro il mio corpo con la mente, tutto quel che trovo è una mano. Tutto quel che sono, quel che riesco a capire di me, è che ho una mano. Mi concentro sul pollice e provo a muoverlo. Un movimento impercettibile di un lenzuolo risponde al mio tocco. Bene, sono in un letto, e posso muovere un dito. È già qualcosa.
 
Un odore aspro e penetrante si fa strada bruciante nelle mie narici. Cos'è? forse alcool. No, sembra più cloroformio. Me lo sento scendere in gola, raschia come granelli di sale. Il panico comincia a ronzarmi nelle orecchie. Dove sono, cos'è successo? Giro la testa bruscamente per sottrarmi a quell'odore, e mi ritrovo a fissare della tela morbida, bianca, pulita. Un cuscino. Sto guardando un cuscino. Quand'è che ho aperto gli occhi? Anche il mio udito si risveglia; forse sarebbe stato meglio lasciarlo addormentato. Tutto ciò che sento è un rumore assordante, mi risuona nelle orecchie, irregolare, non mi dà pace. L'ho già sentito.
A un tratto un lampo di consapevolezza: mi sono già risvegliato, vero? Dio solo sa quanto tempo fa. Ho già sentito questo rumore. È il mio respiro terrorizzato e agonizzante.
 
Una mano stringe il mio braccio: in uno scatto d'ira, o di paura, o dolore, non lo so...lo ritraggo e mi scosto. Non avrei mai dovuto farlo: appena mi muovo il mio corpo è attraversato da scaglie di fuoco ed elettricità, e sento che brucia, brucia, brucia. Poi, d'un tratto, qualcosa che somiglia alla pace: il fuoco si attenua, l'elettricità diminuisce, pur  senza spegnersi del tutto. Ed io riacquisto padronanza della mia mente. Mi accorgo di aver ancora una volta aperto gli occhi, percepisco il sapore del sangue in bocca, ascolto nuovamente il mio respiro. D'un tratto ricordo la stretta al braccio: cautamente mi volto e scorgo un lampo d'azzurro: due occhi. Due occhi in un mare di bianco, una barba lunghissima. Nei due occhi leggo tranquillità, ma scorgo una ruga di preoccupazione sopra gli occhiali.
Silente.
«Va tutto bene, Remus. Solo un piccolo bagliore di luna piena»
 
 
Chiara consapevolezza. Fulgida, terribile, straziante, accecante consapevolezza: mi sono trasformato. Ovvio, come ho fatto a non pensarci prima? Ho già vissuto quest'esperienza. Già avuti questi sintomi. Già ascoltato il suono del mio respiro al risveglio. Già pianto di dolore e disperazione.
Ma mai qui. Non riesco a ricordare nulla: mi avranno visto? Il mio cuore picchia frenetico contro il petto lacerato, mentre una nuova paura si fa strada: già vedo le tende del letto a baldacchino stracciate, le pagine del manuale di trasfgurazione che tenevo sul comodino sparse per tutto il dormitorio, i quadri in frantumi, scheggie di legno conficcate nei materassi. E un grido, straziato, di quel ragazzino grassoccio. Vedo Sirius e James sfoderare le bacchette per difendersi da me, il mostro, mentre getto a terra il cadavere sanguinolento di Peter.
Non voglio sapere. Non voglio sapere se è un ricordo o solo la mia immaginazione. Voglio rimanere qui, rivoglio il dolore, il rumore del mio respiro e la gola graffiata e il fuoco che mi impedisce di capire. Ti prego, ti prego, non dire nulla.
Ma il dolore non torna. E io devo sapere.
Fisso i miei occhi in quelli del preside e con un singhiozzo strozzato cerco di articolare la domanda che deciderà di me. Quella che mi dirà se sono un mostro o se, alla fine, posso avere una vita, degli amici, una casa.« Loro...?» La voce si spezza in uno schiocco rauco, e gli occhi di Silente si addolciscono.Mi punta la bacchetta verso il collo e sussurra una formula, mentre sento scendere lungo la gola un liquido simile al miele. Ma non mi importa. Andiamo, vecchio pazzo! Come puoi perdere tempo così? Perché non vuoi dirmi cos'è successo? Quanti ne ho uccisi? Parla, vecchio, parla!
 
 
«Ti sei trasformato nella Stramberga Strillante. Nessuno era presente, e nessuno sa cos'è accaduto. Abbiamo detto a tutti che una fattura Orcovolante scagliata da uno studente del sesto anno ti è rimbalzata addosso mentre camminavi in corridoio. A nessuno è permesso di vederti, non ancora, ma i tuoi amici ti hanno mandato questi.»
 
Indica il mobile bianco di fianco a lui, e io faccio correre lo sguardo sulla montagna di dolci, di cioccolato, sulle carte dai colori sgargianti e sulle lucide confezioni di praline mentre la felicità sgorga dalla mia mente e le lacrime dai miei occhi. Non ho ucciso nessuno. Nessuno sa nulla.
Poi scaglio di nuovo lo sguardo su Silente, e poi sui dolci, e ancora su di lui, non riesco a fermarmi perché c'è una cosa, una cosa che ha detto e che non posso dimenticare. Come li ha chiamati?

I miei amici.





Angolo mirtilloso_
Chi mi seguiva (ormai saranno tutti estinti) lo sa: sono incostante e la mia vena creativa è capace di sparire anche per mesi e mesi, come in questo caso. Ma oggi girellavo su facebook e ad un tratto qualcuno pubblica un racconto di EFP. Così la curiosità mi assale, "vediamo cosa scrivevo". "Perché non continuare"? Si è chiesta la mia vena creativa, annusando speranzosa l'aria di libertà.
E così vi ho raccontato il primo risveglio di Remus ad Hogwarts, la sua angoscia ed infine il suo lampo di speranza e gioia.
Sentivo il bisogno di raccontarvelo, perché ci ho pensato spesso ma non sono mai riuscita a metterlo su carta -o meglio, su desktop.- 
Sperando che vi piaccia e che riusciate anche solo per un momento ad immedesimarvi con Remus (ed allora mi considererò felice)
di nuovo vostra, 
Mirtilla
   
 
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