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Autore: _Dolphin_    06/11/2012    2 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jkkt Questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo!
Buona letturaaaa!

In cinque mesi che conosco Luca non l'ho mai visto così incazzato. Sembra un'altra persona, il volto scuro, la mano che passa più e più volte tra i capelli ricci, la camminata avanti e indietro per la stanza e gli occhi verdi che sembrano di ghiaccio.
Io sono seduta nel letto il più lontano possibile da lui quando improvvisamente si ferma e mi guarda con uno sguardo così fulminante che mi impedisce di abbassare lo sguardo per paura che mi mangi viva. Sono veramente spaventata; in questo momento sembra lui l'assassino e non sto scherzando.
Finalmente si decide a parlare o meglio, urlare.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere? Tu..-urla mentre mi punta un dito contro. Secondo me gli viene un infarto a momenti. -Sono talmente incazzato che non riesco nemmeno a parlare! Io mi fidavo di te!-
Chissà perchè ho l'impressione di aver già sentito queste parole.
-Pensavo che se ci fosse stato qualcosa tu saresti venuta a dirmelo e invece no, hai voluto fare a modo tuo come sempre e io per una settimana sono rimasto lì come un cretino a fare finta che non mi nascondessi niente. Pensavi davvero che non me ne fossi accorto? Eri così distratta e cercavi di fare tutto con naturalezza che era palese che nascondevi qualcosa, così mi sono sentito costretto a sentire quello che dicevi a Riccardo e per poco non mi viene un collasso quando capisco cos'hai intenzione di fare e sai, per un attimo ho pensato che fosse tutto uno scherzo fino a quando non sono tornato a casa e ho trovato veramente il biglietto e la foto nel libro. E più passavano i giorni, più mi illudevo che all'ultimo momento mi avresti detto tutto. Ti ho perfino portato in discoteca sperando che questo ti facesse crollare e invece niente. Così ho dovuto organizzare tutto alla cieca e nel fra tempo cercavo un modo per tenerti d'occhio mentre andavi all'appuntamento e stamattina ho pensato di metterti una specie di gps che mi segnalasse la tua posizione e sai che cazzo ho fatto per tutto il giorno? Mi sono aggrappato alla speranza che non ti togliessi quella felpa perchè altrimenti non avrei avuto un piano di riserva. Io, Luca, che si aggrappa alla speranza, ma quando mai? E poi arriviamo lì nel capannone e ci posizioniamo fuori in silenzio in attesa, ma da fuori non si sentiva niente e io non avevo idea di che cosa fare perchè più il tempo passava e più aumentava il rischio e così siamo entrati e grazie a Dio eri viva e poi lui ha perso la testa e..l'ho sparato un secondo prima che il suo proiettile ti perforasse la testa. Hai idea di come diavolo mi sia sentito per tutta la settimana?-
Ho come l'impressione che stia per mettersi a piangere dal nervoso e anche se la cosa più saggia per me sarebbe stare zitta non riesco a trattenermi dal dire:-Sei tu che l'hai costretto.-
Mai l'avessi detto! Luca si avvicina a me e avvicina il viso a cinque centimetri dal mio. I suoi occhi bruciano di rabbia.
-Che cosa?-sibila.
-Non mi avrebbe sparato, stavamo tranquillamente parlando fino a quando non siete arrivati voi.-anche la mia voce si sta alzando.
Lui si allontana un pochino per guardarmi meglio.
-Io ti ho salvato la vita.-sussurra.
Scuoto la testa.
-Non mi avrebbe sparato.-ripeto.
Luca stringe le mani a pugno e aspetta qualche istante prima di parlare con voce calma che lo fa sembrare ancora più incazzato.
-Dopo mesi e mesi passati a proteggerti, a cercare di prendere il bastardo e farlo fuori tu decidi di schierarti dalla sua parte? Dalla SUA? Se non fossi entrato in quel momento a quest'ora non staremo facendo questa conversazione e io mi sarei dovuto prendere la responsabilità di tutto. Avrei dovuto spiegare a Riccardo e ai tuoi genitori come mai fossi morta nonostante ti tenessimo sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro! Ti rendi conto di quanto sei stata egoista?-
Scuoto la testa decisa e ostinata a non tapparmi la bocca.
-Tu non capisci, tu..non hai sentito quello che mi ha detto.-
Lo schiaffo che ricevo è talmente inaspettato e veloce che la mia faccia si gira dall'altra parte e la guancia inizia a pizzicare immediatamente.
Luca si fissa un attimo la mano prima di puntare lo sguardo di nuovo su di me con un misto di incredulità e meraviglia.
Io rimango a bocca aperta per qualche istante. Mi ha mollato uno schiaffo. Luca. Ha mollato uno schiaffo a me.
Faccio un sorriso amaro.
-Deduco che la nostra conversazione sia finita.-commento io.
Lui riprende il controllo di se stesso e ignora il fatto che mi abbia mollato uno schiaffo.
-Non abbiamo concluso proprio niente.-
Sospiro mentre la stanchezza si fa sentire sempre più pesante e devo fare uno sforzo enorme per mantenere la lucidità.
-Se tu ti fossi messo nei miei panni anche solo per un istante capiresti che cosa si prova a essere il bersaglio per mesi interi e quando vedi la persona che cerca di salvarti la vita finire in coma capisci che è il momento di chiudere la storia e se poi ti si presenta l'occasione con tanto di minaccia al seguito l'unica cosa che ti rimane da fare è accettare perchè non sopporteresti di vedere altre persone finire in quelle condizioni perchè cercano di salvarti la vita. E se poi ti fai un'idea dell'assassino, ma quando lo incontri trovi una persona diversa, una persona che ha sofferto talmente tanto che provi perfino compassione e riesci anche a perdonarlo per quello che ha fatto allora forse riusciresti a capirmi. Si, forse sono stata un'egoista, ma se non fossi andata a quell'appuntamento noi saremo ancora qui a cercare di rintracciarlo inutilmente. Ti assicuro Luca che non mi avrebbe sparato, ne sono sicura al cento per cento altrimenti non sarei qui a dirtelo e che tu ci creda o no mi dispiace terribilmente che sia morto perchè si fidava di me e io mi fidavo di lui. E con questo la nostra conversazione finisce qua, che ti stia bene o no. Vattene.-
Il mio mento trema impercettibilmente e volto la faccia dall'altra parte mentre sento il suo sguardo addosso.
Rimane in silenzio per un po' e quando riprende a parlare la sua voce trema.
-Sei riuscita a fidarti del tuo assassino e non sei riuscita a fidarti di me abbastanza da potermi dire cosa stava succedendo. Penso di non essere mai stato così deluso in vita mia.-
Il tono con cui lo dice e la voce spezzata mi fanno girare verso di lui e vedo che una lacrima gli scivola lungo la guancia.
Le parole che mi ha detto vanno ben oltre lo schiaffo che mi ha dato, questo vale come mille coltellate nel cuore, ma non so proprio cosa dirgli e per questo, dopo avermi lanciato un'ultima occhiata delusa si avvicina alla porta e abbassa la maniglia.
Capisco che se lui esce dalla stanza le cose tra noi non torneranno mai più come prima e io gli voglio troppo bene per permettere che questo accada. Non voglio perdere anche lui.
-Aspetta- gli dico e lui si ferma mentre torna a guardarmi e si appoggia allo stipite della porta. -Io avevo il dovere di dirtelo, ma ormai è successo e non credere che per me sia stata una settimana facile, a volte volevo davvero dirti tutto, ma il pensiero che lui vi avrebbe fatto del male mi tratteneva e così mi sono stata zitta. In fondo lo sapevo che conoscevi la verità, ma ho preferito ignorare gli indizi e sotto sotto speravo che venissi anche tu al capannone. So che ti aspetti un mi dispiace, ma se te lo dicessi non sarebbe vero perchè probabilmente se potessi tornare indietro lo farei di nuovo, però mettiamola in questo modo: è finita. Io sono viva, lui invece..-
Lascio la frase in sospeso mentre rivedo il suo corpo disteso per terra in una pozza di sangue e gli occhi si riempiono nuovamente di lacrime.
-Pensavo di morire oggi, e ho passato l'ultima settimana a pensare come tu, Riccardo e i miei avreste superato la mia morte. E allora quando pensavo che dirti tutto sarebbe stata la scelta migliore, mi ritornavano in mente le parole del bigliettino e sapere che qualcun altro di voi, che tu, saresti potuto morire..Io non ce l'ho fatta. Averti deluso è la cosa che più mi ferisce, ma non c'era altra soluzione, non in quel momento e..quello che mi detto Michelangelo è stato così..così..così..-
Non riesco più a parlare perchè i singhiozzi mi impediscono di dire qualunque cosa e mi ritorna in mente tutto il discorso che ho fatto con Michelangelo e mi rendo conto che è stata la giornata più brutta della mia vita, peggiore perfino del giorno in cui tutto è iniziato. Sono rimasta terribilmente scioccata per tutto quello che è successo nel giro di qualche ora e vorrei solo piangere senza smettere mai.
Luca si sposta dalla porta e si avvicina a me e si sdraia nel letto mentre io mi sposto per fargli un po' di spazio. Mi prende tra le sue braccia e poi con la voce dolce come il miele mi dice: -Non so che cosa sia effettivamente successo là dentro e immagino che tu non ne voglia parlare, ma ti assicuro che quando ti deciderai a farlo sarò qui pronto ad ascoltarti. Mi dispiace davvero vedere che ci stai così male e Riccardo aveva ragione, non è proprio questo il momento di discutere. Non avresti dovuto vedere quello che hai visto oggi, non avresti dovuto vederlo mai. Mi dispiace di averti mollato uno schiaffo e mi dispiace per tutta questa situazione del cazzo. E adesso piangi, piangi più che puoi. Andrà meglio e tu ti riprenderai perchè sei giovane e forte e noi saremo qui, con te.-
Io mi limito ad annuire e continuo a piangere per un tempo che mi sembra infinito. Restiamo abbracciati come fratello e sorella a consolarci l'uno con l'altra fino a quando, esausti, non ci addormentiamo tutti e due.
   
 
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