Caffè, collaborazioni e
sospetti
Solo. Pikappa correva nella
notte di quel dedalo di vicoli che qualche buontempone aveva deciso di chiamare
Anderville, nel freddo gelido che gli passava sotto le piume, nel silenzio
rotto solo dal suo respiro affannoso. Era inseguito, lo sapeva. Ed era
disarmato e solo. Uno si trovava a chilometri di distanza, così come Lyla, Urk o chiunque altro. Persino di Xadhoom non aveva notizie.
Sarebbe stato felice di vedere anche il Razziatore o un paio di evroniani in
quel momento. E invece era inseguito da qualcun altro. Un
qualcuno dalla testa pelata e tatuata, con una familiare pistola in mano.
Una parete bloccò improvvisamente
la sua corsa. Era saltata fuori dal nulla come se si fosse trovato nella sala
IIT della Ducklair Tower. Eh sì, stavolta era davvero con le spalle al muro,
altro che le sue solite battute di spirito!
Si voltò terrorizzato. Lui
era lì, con quella evrogun in mano, pronto a
sparargli, a renderlo un coolflame, uno schiavo senza
emozioni né volontà. Vide il suo ghigno, mentre si avvicinava un passo per
volta. E finalmente il papero poté osservarlo in volto, chiaramente, stupendosi
del fatto che non fosse chi aveva pensato fino a quel momento, mentre
l’avversario lo fissava con un espressione feroce di
cui Paperinik a malapena riusciva a capacitarsi.
« T…
Topolino? »
« NO!!! »
Il
papero si drizzò a sedere, tutto sudato.
Era
un incubo, uno schifoso e spaventoso incubo. Anche
abbastanza comprensibile, vista la notte che aveva appena passato. Mentre
riprendeva fiato, lamentandosi del dolore alla nuca, Paperinik si rese conto
essere stato steso su un divanetto vecchio e consunto in quello che aveva tutta
l’aria di essere un ufficio. Ancora un po’ assonnato e confuso, Pikappa s’alzò titubante e si guardò intorno: due poltrone della
stessa foggia ed età del divanetto su cui aveva dormito fino a quel momento,
una scrivania su cui era poggiato un altrettanto vecchio computer, una sedia da
ufficio dotata di rotelle dietro di essa, un ficus affianco all’unica porta e,
soprattutto, un gigantesco schedario, abbastanza grande da occupare l’intera
parete.
« Dove sono? E come ci sono arrivato? »
L’eroe
cercò di spremersi le meningi. Cosa ricordava? Ah,
già, era nel giardino di Sharkfish, stava combattendo
con l’energumeno con l’evrogun, aveva cercato di difendere Topolino da alcuni
aggressori e poi…
Un
rumore lo mise in allerta. Con la coda dell’occhio vide l’Extransformer
appoggiato su una delle poltrone, lo afferrò facendo volare in aria il suo
berretto che era stato posto sopra di esso e l’impugnò,
pronto a colpire qualsiasi cosa volesse aggredirlo.
Avrebbe
venduto care le piume, poco ma sicuro.
Le
chiavi, le chiavi, le chiavi… ah, eccole!
Topolino
riuscì ad afferrare il mazzo di chiavi faticosamente, destreggiandosi con
inaspettata abilità fra un sacchetto di carta che teneva con i denti e due
bicchieri bollenti e sigillati che in qualche modo era riuscito a tenere in
equilibrio. Aprì la porta praticamente con un mignolo
ed entrò nel suo ufficio, sennonché si trovò un papero mascherato accucciato
fra le sue poltrone, con quel suo strano scudo puntato proprio verso di lui,
pronto a colpire.
Avrebbe
alzato le mani, se le avesse avute libere, ma il massimo che riuscì a fare fu
alzare entrambi i bicchieri di carta e mugugnare dei versi indefiniti con il
sacchetto in bocca, mentre dal suo mignolo destro continuavano a tintinnare le
chiavi, tenute solo con l’anello portachiavi.
Pikappa
arrossì completamente e abbassò l’arma. Non sapeva se era più imbarazzato dalla figuraccia che
aveva appena fatto o divertito dall’assurda posizione assunta dall’amico.
« Scusami, non sapevo dov’ero né chi mi avesse portato qui…
potevi essere un nemico! »
Topolino
annuì e posò faticosamente sulla scrivania tutto quello che aveva portato con
sé.
« Se accogli tutte le persone così, chissà quant’è avventurosa
la tua giornata tipo! Non pensavo che ti saresti svegliato così presto dopo la
botta che hai ricevuto… »
« Dove siamo? E quanto tempo ho dormito? »
« Solo poche ore, tranquillo, sono a malapena le otto del mattino.
E siamo nel mio ufficio. »
« Tuo… ufficio? »
« Non ti avevo detto di essere un investigatore privato? »
« Bè, sì, ma… »
Paperino
si costrinse a zittirsi. A Topolinia il suo amico
faceva il detective solo per hobby, non aveva un vero e proprio ufficio! Perché
lì ad Anderville ne aveva dovuto aprire uno? Decisamente
non era stato aggiornato sulle ultime novità.
Il
topo prese il sacchetto:« Hai fame? Ero uscito a
prendere la colazione… purtroppo qui non c’è la cucina e non ho potuto
prepararti delle frittelle, ma spero che un croissant al cioccolato mi faccia
perdonare per questo! Li fa un mio amico che ha un bar qui vicino, insieme a un
ottimo caffè… »
« Certo… »
Pikappa
afferrò la brioche e il bicchiere con il caffè d’asporto marchiato “Little Caesar”.
Si ricordò che in effetti lì aveva già intravvisto
Topolino, quando aveva fatto quel giro ad Anderville in abiti civili.
A
proposito…
…
perché diavolo, con tutte le possibili colazioni esistenti, aveva nominato
proprio le frittelle che lui, come
Paperino, cucinava sempre?
Possibile che…
Topolino
sorseggiò lentamente il suo caffè, non distogliendo mai lo sguardo dal suo
ospite.
Quando
si era presentato da Little Caesar a chiedergli
quella colazione d’asporto per due, l’amico barista gli aveva consigliato di
fare molta attenzione. Chissà quanto aveva capito, in realtà? Chissà quanto
aveva capito lui stesso della verità… di quella verità
che ora gli sembrava di sfiorare, ma non ancora di afferrare appieno…
Ho bisogno di risposte. E
forse Pikappa o… no, non ho ancora vere e proprie prove su cui basarmi per fare
certe affermazioni! Solo fondati sospetti, molto fondati… quasi certezze, ma la
prima regola di un buon detective è quella di trovare
delle vere prove prima di accusare qualcuno! E di quelle, per ora, non ne ho…
Comunque sia, forse lui potrà
darmi almeno qualche informazione su Sharkfish!
Prima
di addentare il croissant, Pikappa ebbe uno scatto improvviso, portandosi una
mano al volto.
« Tranquillo, non ti ho tolto la maschera mentre dormivi… non che
la tentazione non ci fosse, sia chiaro… »
Il
papero sembrò leggermente rilassarsi, anche se non del tutto, e finalmente si
decise a mettere quella brioche sotto il becco.
« Grazie… »
Il
detective annuì:« M’incuriosisci molto, ma penso anche
che come investigatore debba intuire chi ci sia sotto quella maschera prima di togliertela… anche se questa
non è la mia priorità, al momento. Non ho nulla contro di te, Pikappa, anzi… ti
assicuro che la mia attenzione su di te è causata solo da una deformazione
professionale difficile da correggere! »
« Lo so… »
« Ma ti prometto che terrò a bada la mia curiosità il più
possibile. »
Il
papero finì di bere il suo caffè.
« Senti, Topolino, vorrei proprio chiederti una cosa… »
« Spara. »
« Sei venuto ad Anderville per Sharkfish?
»
« Chi, io? Assolutamente no! È solo per caso che mi sono messo a
indagare su di lui! Ma quando ho letto sui giornali della
suo strano… stravolgimento caratteriale,
mi trovavo già ad Anderville da un po’! »
Topolino
lesse negli occhi del suo interlocutore la curiosità sulla sua storia e, con un
sospiro, si decise a vuotare completamente il sacco, forse nella segreta
speranza che anche lui facesse lo stesso.
« Qui ad Anderville vive, anzi, viveva un mio vecchio amico dei
tempi dell’università, un certo Sonny… anni fa mi
aveva promesso che come risarcimento per molti favori che gli avevo fatto,
soprattutto economici, quando avrebbe aperto un’agenzia d’investigazione mi
avrebbe nominato socio alla pari. Pensavo scherzasse, anche perché poi non l’ho
più sentito per anni… ma poi ho ricevuto la comunicazione della sua scomparsa.
E del fatto di essere socio al cinquanta per cento di questa
agenzia. Sono venuto qui per capirci qualcosa e sono
rimasto… come posso dire… affascinato
da questa città! Nel senso che ho pestato i piedi a qualcuno di grosso e ora
sono legalmente impossibilitato ad andarmene da Anderville almeno per un po’,
giusto per specificare. E in qualche modo dovevo pur guadagnarmi da mangiare,
no? Così ho continuato a portare avanti l’agenzia di Sonny… »
« E questo… Sonny? »
« Oh, sta bene! Ma ora è in Messico, anche lui ha fatto
innervosire gente che sarebbe stato meglio lasciare tranquilla e sta aspettando
che sbolliscano un po’ le acque… »
« Capisco… »
No,
Pikappa, non sono sicuro che tu possa comprendere appieno la mia situazione… ma
forse nemmeno io posso farlo con la tua!
« Io invece sono qui proprio per Sharkfish.
»
Topolino
ne fu sorpreso.
« Davvero? Perché un politico di queste parti dovrebbe portarti
addirittura a lasciare Paperopoli per venire fin qui?
»
« Perché… »
Pikappa
non sapeva bene cosa rispondergli. Per essere sincero avrebbe dovuto tirare in
mezzo gli evroniani, e Topolino certamente non gli avrebbe creduto. Poteva
inventare una scusa… ma quale?
« Oh, insomma, ora basta! »
Pikappa
impallidì di colpo. Topolino s’alzò in piedi.
« Chi è? Chi ha parlato? »
« Io! »
« Io chi? Sono le otto del mattino e non sono
proprio dell’umore giusto per certi scherzi puerili! Questa è proprietà privata
e non è ancora orario d’apertura dell’ufficio, per cui visto
che non siete stato invitato siete pregato di andarvene, chiunque voi
siate! »
« Conosco benissimo il codice civile e penale di questo stato,
ce l’ho tutto in memoria… ma in questo caso il problema non si pone, visto che
siete stato voi a portarmi qui dentro! »
« Io avrei fatto cosa?
»
Paperinik
si alzò a sua volta, agitatissimo. Non sapeva come fare a salvare la
situazione. Cosa gli era saltato in mente, pardon, nel software?
« Bha, intelligenze biologiche… non sei molto diverso dal mio
socio, vero? Anche tu hai bisogno di un’interfaccia video…
e allora facciamo così! »
Dall’Extransformer
partì un raggio verde che proiettò una piccola immagine dell’ologramma di Uno.
Topolino
dalla sorpresa fece un balzo che per poco non lo portò ad aggrapparsi al
lampadario.
« EHI!!! CHI O COSA È QUELLO???
»
Paperinik
sospirò:« Uno!!!
Non potresti evitare certe entrate ad effetto??? »
« Ma voi biologici siete troppo lenti nello scambio di dati… e
poi a questo punto, secondo le mie simulazioni d’azione, c’era ben il 98,6% di
probabilità che tu non sapessi come spiegare la situazione! O sbaglio? »
« Bè, sì… ma c’è modo e modo! Gli hai fatto prendere un infarto!!! »
« Se non l’hai preso tu la prima volta che ci siamo incontrati…
»
Mentre
i due battibeccavano, Topolino si avvicinò prudentemente allo scudo e iniziò a
girare intorno all’immagine verdognola. Poi, con un po’ di titubanza, provò a
toccare la pallina verde. Il dito l’attraversò e il
detective ritirò immediatamente la mano.
« Scusatemi, signor Topolino, quella che avete davanti è solo
una simulazione olografica. Purtroppo non mi è possibile essere lì fisicamente.
A dirla tutta, mi è impossibile presentarmi fisicamente in qualsiasi luogo. »
« Ma allora… »
« Immagino la vostra sorpresa, permettetemi di presentarmi. Mi
chiamo Uno, è sono la più sofisticata Intelligenza
Artificiale attualmente presente su questo pianeta, creata dal più geniale
inventore esistente. »
Topolino
sbarrò gli occhi sorpreso. Pikappa gli diede una
gomitata.
« Che gli ha donato un sacco di doti, tranne quella della
modestia… comunque, attualmente siamo soci e collaboriamo per la salvaguardia
di Paperopoli… e ultimamente anche della Terra
intera! »
« Addirittura? E come mai questo salto di
qualità? »
Il
papero gli sorrise:« Da quando anch’io sono andato a
pestare i piedi a qualcuno che non avrei dovuto… solo che era qualcuno un po’ più in alto della gente che hai
incontrato tu. Letteralmente. »
« Non capisco… »
Fu
Uno a rispondere:« Parliamo di esseri provenienti da
un altro pianeta. Evroniani, per la precisione. »
Topolino
fece una faccia che definire perplessa sarebbe stato quantomeno riduttivo. Uno cercò
di riassumere in modo essenziale le ultime avventure extraterrestri del papero
mascherato. Mentre davanti ai suoi occhi scorrevano immagini olografiche di
grande impatto visivo, Topolino ascoltava e osservava tutto senza dire una
parola, a braccia incrociate.
Assurdo,
totalmente assurdo e irreale…
Però…
…
però anche la presenza di questo Uno è incredibile, e
sono quasi certo che Pikappa non abbia le capacità e la creatività d’inventare
un così sofisticato artificio!
Che
faccio? Che penso? Sono davvero disposto a ripudiare le convinzioni di una vita
per così poco?
No.
Non così facilmente.
« Cosa volete da me? »
« Vi pregherei di aiutarci, signor Topolino. Voi conoscete
questa città molto meglio del mio qui presente socio,
e le vostre capacità deduttive potrebbero aiutarlo a frenare un po’ la sua…
impulsività, ecco! »
Pikappa
sbuffò:« Prego, cervelloni, fate pure come se io non ci
fossi… »
Topolino
ridacchiò.
Se
ho ragione e ho davvero indovinato chi si cela sotto quella maschera, non ho
dubbi che Pikappa creda davvero a quello che lui e il suo amico supercomputerone verde mi stanno raccontando… ma da qui a
dire che questa sia la verità… non è uno sprovveduto, ma forse qualcuno lo sta
ingannando… anche se…
« D’accordo. Vi aiuterò, dopotutto Sharkfish mi ha già inserito nella sua lista nera. »
Pikappa
lo guardò stupito.
« Però… »
« Ah, ecco, mi sembrava! »
Topolino
sorrise:« … però non chiedetemi di credere a tutta
questa storia degli alieni e compagnia bella! In questa storia c’è sicuramente
qualcosa di strano, ma continuo a essere profondamente
convinto che l’origine sia tutta terrestre! »
Paperinik
sorrise, rassicurato. Qualsiasi altra risposta avrebbe stonato sulle labbra del
suo razionale amico Topolino, ma era anche molto felice che avesse accettato di
aiutarli.
Topolino
riprese, indicando l’Extransformer:« Una cosa ve la
concedo! A giudicare da quella curiosa pistola di ieri sera, Sharkfish sembra in possesso di strani apparecchi
tecnologici… un po’ come i vostri! E che io sappia, dagli studi che ha fatto,
da solo non dovrebbe essere in grado né di crearsene né tantomeno di
procurarsene… »
L’ologramma
di Uno sorrise:« Credo che io e voi andremo
profondamente d’accordo, signor Topolino! Anch’io ero arrivato alla vostra
stessa conclusione, anche se per me ha avuto bisogno di collaborazione per
adattare parte della tecnologia evroniana… e so anche
chi può avergliela fornita! »
« Davvero? »
« C’è una persona ad Anderville specializzata in piccoli
brevetti tecnologici, con una preparazione informatica tale da poter accedere
alla banca dati evroniana… oppure, per rimanere in
linea con il vostro ragionamento, signor Topolino, per creare armi tanto
tecnologiche. Il suo nome è Richard, ed è originario proprio di Anderville. »
Topolino
sorrise furbescamente:« Anche qui ad Anderville
abbiamo il nostro Archimede Pitagorico e non ne sapevo niente? Interessante… »
Paperino
rabbrividì all’ulteriore frecciatina che lo
riguardava.
Uno
continuò:« La cosa più interessante, però, è il
cognome… »
Pikappa
lo interruppe:« Perché? »
« Si chiama Sharkfish. Richard Sharkfish. È il fratello maggiore del nostro avvocato. »
Pikappa
batté la mani soddisfatto:« Tombola! Tutto in
famiglia, eh? »
« Quindi John potrebbe aver chiesto aiuto al fratello Richard
per i suoi sporchi traffici… se quest’ultimo fosse anche un bravo hacker,
spiegherebbe anche i suoi improvvisi successi di Borsa! Potrebbe aver rubato le
informazioni a qualche magnate e averne copiato le
mosse battendolo sul tempo! »
« Magari proprio da Z… da Paperon de Paperoni, tanto per dirne una! »
Topolino
ridacchiò sotto i baffi. Il mini lapsus non gli era
sfuggito.
Ma
a chi la vuoi dare a bere, Topolino? Per quanto
assurda possa essere questa storia, tu in fondo credi già a questi due pazzi…
altrimenti perché saresti ancora qui ad ascoltarli? Chiunque altro fosse
arrivato con una storia del genere l’avresti già cacciato fuori a calci nel
sedere!
Se
non lo ammetti apertamente, è solo per orgoglio…
Qualcuno
bussò alla porta.
« Oh, cavolo… presto, nasconditi! »
Pikappa
afferrò il suo cappello:« Non c’è tempo, userò il
comando morfosimbiotico! »
« Il che? »
« Tu fai finta di niente e ignorami! »
Il
papero armeggiò con la cintura e poco dopo al suo posto comparve una seconda
pianta di ficus. Topolino lo guardò sconvolto, ma recuperò il suo sangue freddo
quando la porta dell’ufficio si spalancò.
« Buongiorno, Topolino! »
« Ispettore Clayton, che sorpresa! Non
ditemi che avete bisogno dei miei servizi! »
« Questo mai… solo mi sono alquanto sorpreso del fatto che per
ben tre giorni consecutivi non vi siate presentato da me per chiedermi il
permesso di ritornare a Topolinia! Credevo vi foste ammalato… »
« Non credevo vi interessasse tanto la mia salute, ne sono
lusingato… »
L’uomo
lo guardò con aria rassegnata:« Se il motivo non era
la salute, allora significa che vi state cacciando nei guai. Di nuovo. »
« Sono solo stato un po’ occupato con le scartoffie… ho fatto
ordine nello schedario, ho aiutato una nonnina a ritrovare il suo gatto… »
« Questa scusa è vecchia. »
« E io questa l’ho già sentita, ma, per quanto possa sembrare
strano, è la verità. »
Chissà
perché ad Anderville cose più difficili da credere sono le più scontate… probabilmente
mi crederebbe di più se gli confessassi che c’è un eroe mascherato nascosto in questo ufficio perfettamente mimetizzato da pianta da
interni!
Clayton sospirò:« Facciamo
finta che vi creda, Topolino… però tenete sempre presente che siete già
impossibilitato ad allontanarvi da Anderville. Non vi conviene aggravare la
vostra posizione. »
Topolino
incrociò le braccia:« Come posso scordarmi della mia
prigionia? »
Non
bastava già Little Caesar a farmi da mammina, adesso
anche l’ispettore… forse qui ad Anderville mi vogliono più bene di quanto
credessi!
L’ispettore
fece quasi per andarsene, poi, improvvisamente, afferrò il bicchiere vuoto di
caffè d’asporto lasciato sulla scrivania:« Curioso… da
quando prendete ben due caffè alla volta? »
Lo
sguardo di Topolino cadde sul bicchiere semivuoto che ancora stringeva in mano.
Non aveva avuto il tempo di rimediare a quei dettagli.
« Ho passato la notte in bianco a sistemare l’archivio, ve l’ho
detto… »
Clayton sorrise divertito:« Attento,
Topolino, troppa caffeina fa male alla salute! »
E,
senza aggiungere altro, uscì dall’ufficio buttando il bicchiere nel cestino.
Quando
fu certo che l’uomo si fosse allontanato, Pikappa tornò normale:« Però! A quanto vedo anche tu sei riuscito ad attirarti le
antipatie delle forze dell’ordine… »
« A quanto pare… e tu come mai? Non li aiuti? »
« Oh sì, proprio come te… ma di solito non vedono di buon occhio
le persone che girano con il volto coperto! E neanche tu, o sbaglio? »
« In linea di principio sì, ma per stavolta farò un’eccezione…
direi di cominciare a metterci all’opera! Io andrò a recuperare qualche
informazione su questo Richard Sharkfish dai miei
informatori di fiducia. »
Topolino
ridacchiò fra sé e sé pensando alla definizione che aveva appena dato a Little Caesar e ai suoi abituali avventori.
Pikappa
s’alzò dalla sedia indossando il berretto:« Io andrò a
recuperare il materiale lasciato nella mia base segreta qui ad Anderville… »
Uno
aggiunse:« E io farò una ricerca in rete… sareste
d’accordo a incontrarci qui a per le dieci, signor Topolino? »
Topolino
indossò il suo impermeabile:« Andata! Oggi l’ufficio
resterà chiuso, così avremo tutto il tempo di organizzarci. A dopo, Pikappa! E,
Uno… dammi del tu, ti prego! Sono o non sono anch’io vostro socio, ora? »
Chiuse
la porta, allegro come non si sentiva da tanto tempo. Sì, si era cacciato
nuovamente in guai più grossi di lui, ma ora non sentiva più quella nostalgia
opprimente che lo tormentava da mesi.
Parlare
con Pikappa lo faceva sentire quasi a casa…
« Uno, quanto pensi abbia capito di me? »
« Forse tutto, forse niente. Avevi ragione, è in gamba! Sei
arrabbiato con me per averlo coinvolto in questa storia, vecchio mantello
tarlato? »
« No… ci era già dentro fino al collo per conto suo… e mi fa
piacere rivederlo, dopo tanto tempo! »
« E io sono contento di avere finalmente un biologico quasi al
mio stesso livello intellettuale con cui parlare! »
Pikappa
fece una faccia offesa:« Ehi! »
Poi
rise e, badando a non farsi notare troppo, tornò in albergo passando dai tetti
e rientrando dalla finestra.
Eh
sì, avevano molto da lavorare…
Ciao a tutti! Scusate l’enorme
ritardo, ma in questo periodo l’università non mi ha lasciato il tempo di
respirare, figuriamoci di scrivere! E poi con lo stress da esoneri, dal tirocinio
appena iniziato e una miriade di laboratori, vi assicuro che la mia ispirazione
sembrava svanita… ero ridotta praticamente a un coolflame! Santa finestra esami che mi concedi
qualche giorno di respiro…
Torniamo a noi, che della mia
vita privata non ve ne frega un granché (o, per dirla all’evroniana,
non ve ne importa uno yiostly!).
Ovviamente devo ringraziare chi mi ha lasciato un commento nello scorso
capitolo, ovvero darkroxas92, Nigthrun,
Jan Itor 19 e Crybaby. Spero
che mi direte il vostro parere anche questa volta…
Nel prossimo capitolo avremo un
paio di risposte… e ancora più domande! Ma il tempo
delle risposte vere si avvicina inesorabilmente, sia per Pikappa, che per
Topolino, che per voi lettori… e anche per me! XD
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92