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Autore: Aine Walsh    07/11/2012    4 recensioni
Durante un’intervista, Alex conosce Kylie e ne è talmente attratto da passare una notte insieme a lei. Il giorno dopo i due decidono di fingere che non sia successo nulla, ma se invece non fosse così? Se invece fosse accaduto qualcosa di totalmente… Imprevisto?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. «Anche se sono gay, non vuol dire che non abbia il coraggio di pestarti»
 
Kylie batteva le dita sulla tastiera velocemente, ansiosa di finire l’articolo e di farlo avere al caporedattore per conoscere il tanto atteso e sospirato responso: il periodo di apprendistato era sul finire, ed era il momento di scoprire cosa ne avrebbe fatto del suo futuro in fatto di lavoro.
Si fermò, lesse la recensione dall’inizio, cambiò qualche parola e la rilesse, pensando che valutare l’operato di una band emergente fosse davvero dura perché lei, dall’alto della sua posizione, era in grado sia di lanciare quei cinque ragazzetti in cima alle classifiche, sia di stroncare la loro nascente carriera.
Negli ultimi cinque giorni non aveva fatto altro di diverso che ascoltare l’album di debutto dei My2Pounds, tentando di coglierne ogni influenza, magari anche qualche somiglianza con altre canzoni più o meno note, e cercando soprattutto le parole giuste per scrivere su di loro. Non che quel gruppo non le piacesse; semplicemente non rispecchiava il suo genere musicale preferito per via di tutti quei suoni metallici che facevano a pugni con la musica elettronica e, conoscendosi, sapeva che non avrebbe mai acquistato quel CD. Tuttavia, era molto più che palese che i componenti avessero ancora parecchio da imparare e lei non se la sentiva proprio di cestinarli al primo tentativo.
Ecco su cosa si basava tutto ciò che aveva scritto.
«Allora, fammi dare un’occhiata» disse JJ accostandosi al monitor.
«E’ una schifezza, sul serio. Parlo dell’articolo, non del gruppo… Anche se quello non scherza affatto» aggiunse la rossa in un bisbiglio.
«Ah, gode nel vederti soffrire. – commentò la bionda accennando con un leggero movimento della testa all’ufficio del capo – Anche a me ha chiesto di fare una cosa simile con un cantante che, beh, se te lo dicessi…».
«E alla fine com’è andata?».
«”Complimenti, signorina Johnson, è una di noi” – recitò la ragazza con fare pomposo – L’articolo è importante, ma non fondamentale. E’ più una questione di prassi, puoi anche fare pena ma alla fine ti prenderanno lo stesso… Se riconoscono che il tuo tirocinio è stato serio e impeccabile».
Kylie guardò la collega con scetticismo. Jane Johnson, detta JJ, era l’unica nuova recluta in due anni e mezzo di apprendistati vari. Moltissimi erano stati respinti e la Thompson temeva proprio di fare la loro stessa fine. La loro stessa fine in compagnia di un neonato, però.
«Quand’è che devi consegnare?».
«Non ho una scadenza precisa… A sentire Brian, pare che dovrò ancora accompagnarlo in qualche altra intervista… Non so, mi sembrano confusi. E la fine si avvicina…».
«It ain’t over till it’s over» canticchiò l’altra.
Il telefono sulla scrivania squillò, uno dei tanti telefoni sulla scrivania che squillavano in una redazione affollata.
«Sono sicura che presto ci ritroveremo a lavorare fianco a fianco. Andrà tutto bene, tranquilla. – disse un attimo prima di rispondere – Rolling Stone Magazine, qui parla… Oh, va bene. E’ per te».
La rossa afferrò la cornetta. «Pronto?».
«Oggi pranziamo insieme, non si discute», Hunter.
«D’accordo, solo che…».
«Solo che?».
«Solo che avevo già preso un altro impegno per pranzo, e a meno che non ti dispiaccia essere in tre…».
«Oh, hai già partorito?» buttò lì il fratello per scherzare.
La ragazza si ammutolì per qualche attimo. «Hunt, non ho capito» confessò alla fine, perplessa.
«Lascia perdere, fai conto che non abbia detto niente. Però voglio che tu ed Alexander mi portiate a mangiare pollo fritto, visto che… Te lo dirò dopo».
«Hunter, va tutto bene? Mi sembri confuso», ed effettivamente il ragazzo lo era.
«No no, è tutto okay».
«Cos’è che devi dirmi?» incalzò lei.
«Niente, per ora».
«Come fai a sapere che ci sarà anche Alex?».
«Non era difficile da indovinare; hai detto che siamo in tre. Che poi non è vero, saremo in quattro».
Confusione e pignolismo:  Kylie reputò subito che fosse accaduto qualcosa, e anche qualcosa di piuttosto rilevante. In più, il ragazzo aveva perso una piccola parte del suo naturale contegno da omosessuale serio e aveva iniziato a parlare con una vocetta un po’ più stridula.
«Devo tornare dentro. Ci vediamo dopo al KFC di Greenmount Avenue. Ciao!», e riattaccò lasciando la sorella sospettosa e senza darle la possibilità di ricambiare il saluto.
 
Il Montebello Park non era mai un luogo molto affollato per il semplice fatto di trovarsi dall’altra parte della strada rispetto al Clifton Park, di gran lunga più esteso. Era quasi l’una e Kylie ed Alex, lei seduta su una panchina e lui sdraiato con il capo sulle gambe della ragazza, ingannavano il tempo chiacchierando del più e del meno, osservando le nuvole affollarsi su nel cielo e rivolgendo troppe occhiate ai loro orologi.
«A che ore dovrebbe essere qui tuo fratello?».
«Credimi, non lo so. Mi ha mandato roba come una decina di sms in un’ora, cambiando sempre luogo dell’appuntamento e adesso è pure in ritardo».
«Scommetto che non è da lui».
«Infatti. Mi sembrava strano, poco fa al telefono… Era agitato, come se avesse qualcosa di grosso da dirmi».
Le corde vocali del Gaskarth furono più lente del suo stomaco, che reclamò rumorosamente cibo e fece scoppiare i due a ridere, ponendo fine alla conversazione.
«Oh, eccolo là!» esclamò William tirandosi a sedere per fargli posto.
Hunter andò loro incontro reggendo due enormi buste del Kentucky Fried Chicken, rese più scure dal contatto con l’olio. «Scusate il ritardo, c’era una fila a dir poco assurda».
Alex fischiò. «C’è da mangiare per un esercito, lì!» commentò ridendo.
Kylie scrutò bene il fratello, dal momento in cui l’aveva visto apparire da lontano fino ad ora che prendeva posto accanto a lei, constatando che non le sembrava particolarmente sconvolto. Forse si era soltanto ingannata, pensò.
Mangiarono coscette di pollo a sazietà, in parti più o meno eque, chiacchierando delle loro giornate fino a prima del pranzo e accorgendosi ben presto di aver vuotato senza alcuna difficoltà il contenuto delle buste.
Ginger si era quasi convinta di essersi preoccupata inutilmente, quando Hunter disse: «Sono contento che sia anche tu, Alexander. Ho un annuncio da fare… No, non è proprio un annuncio, sono due notizie, una buona e una cattiva».
A quelle parole Alex lanciò una rapida occhiata alla rossa, ma questa non lo colse perché troppo concentrata a guardare il fratello con aria ansiosa. «Prima quella cattiva!» esclamò subito.
Hunter sorrise benevolo. «Purtroppo l’ordine delle cose mi costringe a lasciare quella per dopo. Avevi ragione quando mi avevi detto che ti sembravo confuso, ma ho dovuto prendere una decisione molto velocemente e, sai come sono fatto, avrei preferito rifletterci un po’ di più. La buona notizia è che mi è stato offerto un lavoro, un buon lavoro, se vogliamo dirla tutta. Modello presso Dolce&Gabbana, l’avreste mai detto?».
Will aprì la bocca per complimentarsi, ma Kylie lo zittì subito con fare sbrigativo e sospettoso: «Aspetta Gaskarth, c’è puzza di bruciato sotto. Però complimenti, fratellino, proprio un bell’impiego».
«La cattiva notizia è che dovrò trasferirmi a Los Angeles per qualche mese. Fra due settimane». Il Thompson parlò in modo tranquillo, come se stesse dicendo chissà quale normalità, ma un freddo silenzio piombò sul trio.
Kylie sospirò mesta, alzando gli occhi al cielo per ammirare le nuvole. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato per suo fratello il momento di andare via, di traferirsi altrove e di iniziare finalmente e definitivamente la carriera che gli spettava, quindi, almeno per quel giorno, era psicologicamente preparata e ben disposta ad accettare l’allontanamento.
Nel frattempo, un visibilmente imbarazzato Alexander desiderava ardentemente di trovarsi in qualsiasi altro punto del pianeta, trattenendo il fiato nell’attesa di una reazione della ragazza.
«Spero davvero per te che tu abbia accettato, Hunt, perché altrimenti…» cominciò lei sciogliendosi in un sorriso, anche se conosceva già la risposta.
In un’unica mossa repentina, il biondo si alzò di scattò e sollevò di peso la sorella senza smettere per un attimo di ridere. «Ed io che mi ero pure preparato un lungo discorso consolatorio! Pensavo pure di chiedere l’aiuto del qui presente cantautore per convincerti!».
«Convincermi? Non sono mica una bambina! – protestò Ginger ritornando con i piedi per terra – Sono felicissima per te, non immagini quanto! E’ la tua occasione e non devi affatto sprecarla e… Oh, Hunter!» esclamò infine, gettandosi tra le braccia del ragazzo.
«Quindi non sei triste?».
«Per adesso no, ma non prometto nulla per il giorno della partenza».
William, intanto, era rimasto al suo posto e sorrideva sia a causa della notizia, che a causa del fatto che Kylie l’avesse presa molto più che bene. Non era da molto che conosceva i Thompson, ma era particolarmente affezionato a loro (specie alla rossa) ed era sinceramente felice di quella novità; dopo tante brutte notizie un cambiamento era assolutamente necessario ed Alex era convinto che Hunter meritasse quel lavoro e la successiva fulminante carriera che ne sarebbe conseguita.
«Ora, resta da discutere un problema che non possiamo di certo trascurare: – riprese parola il maggiore dei tre – che ne sarà di te, povera piccola Kylie, dopo che io mi sarò trasferito? Dove alloggerai?».
«Non sono sicura di aver capito. Se vai via tu, devo andare via anche io?».
«Esattamente».
Gli occhi del Gaskarth scintillarono a quell’affermazione, ma nessuno dei due ragazzi se ne accorse. Avrebbe potuto proporlo, no? Dopotutto, lui era il padre e non credeva di essere sul punto di chiedere qualcosa di troppo strano o sconveniente.
«Avanti, Hunter, non dire scemenze: io non me ne vado di casa e tu lo sai».
«Non vedere questa cosa come una possibilità, considerala più come un obbligo. Sei incinta, io non so quando tornerò e tu non puoi e non devi restare da sola. Ho intenzione di chiedere a zia Meg di trasferirsi temporaneamente qui, visto che è sola e non ha famiglia e…».
«Frena frena, Thompson! – esclamò Kylie a voce più alta – Non c’è bisogno che tu chieda favori a nessuno, riuscirò a cavarmela benissimo da sola, e poi zia Meg…».
«E quando la pancia crescerà? Quando sarai sul punto di partorire? Metti caso che ti si rompano le acque e tu sia da sola, cosa farai? Non potrai nemmeno guidare fino all’ospedale, guarda un po’!».
Alex tossicchiò un paio di volte con indifferenza, anche era palese che volesse essere interpellato. Era lì, insieme a loro, e nessuno dei due aveva pensato alla soluzione più ovvia che ci potesse essere.
«Io avrei pensato ad una sistemazione» esordì infine, alzando anche lui il tono per essere udito. I Thompson si voltarono a guardarlo incuriositi e il ragazzo ebbe improvvisamente la sensazione che la sua idea non fosse poi così geniale, come aveva pensato. «Beh, Kylie potrebbe venire a stare da me… Cioè, da noi. Forse convivere con quattro ragazzi non è il massimo, ma sento di dover contribuire anch’io in qualche modo…».
Un enorme sorriso prese posto tra le labbra rosee del ragazzo biondo: il cantante, forse involontariamente, non aveva tardato molto a capire cosa il fotomodello intendesse.
Kylie fissò a bocca aperta prima l’uno e poi l’altro. «Voi avete qualcosa che non va, dico sul serio. Non se ne parla proprio, io da quella casa non mi sposto neanche dietro compenso. E adesso, se permettete, devo ritornare di corsa in redazione e ho intenzione di approfittare di quel taxi che si sta avvicinando».
Hunter rise a cuore aperto e Alex, stordito, senza sapere come comportarsi, ricambiò il saluto veloce che gli rivolse la ragazza e la guardò sparire dentro all’auto.
«Sapevo che mi avresti capito. – disse il biondo dopo qualche minuto – Sei sveglio, Alexander, anche se a volte sembra proprio il contrario».
Alex sorrise imbarazzato mentre ripensava che magari anche al suo cognato-non-cognato era capitato di vedere qualche video sciocco (anche se sciocco non era la parola usata dal ragazzo) insieme alla sorella.
«Hai poco più di una settimana per convincerla a trasferirsi da te durante la mia assenza e sono sicuro che ce la farai».
«Perciò non hai niente in contrario?» domandò Gaskarth per avere ulteriore conferma.
«Nient’affatto, anzi! A quanto pare anche a te farebbe piacere che mia sorella alloggiasse a casa tua» rispose quello in tono leggermente malizioso.
Camminarono in silenzio, godendo del frusciare delle foglie nei rami mossi dal vento, fino a quando non uscirono dal parco e si ritrovarono accanto all’auto di Hunter.
«Sembra che qui le nostre strade si dividano, Alexander».
«Già… Eh, posso chiederti una favore? Smettila di chiamarmi sempre Alexander, neppure i miei genitori lo fanno più», sorrise per essere più convincente.
«D’accordo, Alex» scandì bene il nome mentre gli tendeva la mano.
Il giovane la strinse e aspettò di vedere anche lui scomparire nella strada.
«Anche se sono gay, non vuol dire che non abbia il coraggio di pestarti» aggiunse Hunter sorridendo furbo dal finestrino prima di sgommare via.

What do I stand for?

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!
Mi sento uno schifo, mi credete?! Più di un mese che non aggiorno e torno con questo scempio ç_ç
Non mi sorprenderebbe non avere recensioni, sapete? ç_ç
Pertanto, vi autorizzo a lanciarmi tutto quello che volete, tranne libri...
Ecco, i libri: è per colpa loro. E' sempre colpa loro. Il quinto anno mi sfianca e convivo ogni giorno con la paura della Maturità...
Ma... a voi che vi frega? Ecco, boh, non lo so ._.
Anyway, assodato che il capitolo fa pena e che non prometto nulla sui tempi di aggiornamento, volevo chiedervi una cosa: se non vi scoccia, potrei mandarvi un mp ogni volta che pubblico, che dite? #proposteinsensate
Ok, mi dileguo. Ho fatto un break, ma devo tornare ai miei amati (?) Quattordici punti Wilsoniani -.-'
Quindi, eh, a te che sei arrivata fin qui... Complimenti! :D
Sto delirando.
Mi farò sentire presto, spero!
Grazie, bacio con schiocco e buona serata u.u

A.



 
  
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