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Autore: LostHope    08/11/2012    4 recensioni
"Ad un passo da te c’è la libertà.
Avrai il coraggio di scappare da qui ?
Di buttarti da 3 metri d’altezza ?
Di sfidare la morte …
Ti giri verso quella tremenda prigione e gridi, tutta bagnata e con l’adrenalina in circolo , la tua prima parola da quando sei arrivata lì.
“IO SONO UNA PECORA NERA !”
--------------
Una famiglia misteriosa, una spettrale magione vicino ad un mare meraviglioso e un passato che torna a galla, per lacerarla ancora più nel profondo. Riuscirà Zara, la Pecora Nera, a ricordarsi cosa successe quella tragica notte dove perse i suoi genitori ?
Una storia di vampiri un pò fuori dal comune, piena di colore e mistero.
ATTENZIONE ----> Può contenere Slash, Femslash e scene a rating rosso
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Mi svegliai di soprassalto e mi guardai attorno, terrorizzata.
Ma ero sempre sul treno, ed ero sveglia: avevo sognato di cadere giù, in un dirupo costiero e sfracellarmi sugli scogli. Molto bene, questo si che è un sogno premonitore !
Mi rimetto comoda e prendo lo zaino accanto a me, tirando fuori un piccolo specchio.
Avevo i capelli bruni e mossi , il caschetto tramutato in un cespuglio disordinato.
Cercai il pettine e mi riordinai un po’, risistemandomi i boccoli color cioccolato.
Poi passai un po’ di matita sotto gli occhi blu notte e cercai di nascondere le occhiaie da ‘incubo tremendo’.
Dovevo fare bella figura, assolutamente.
Lisciai la gonna, tolsi dei pilucchi dal maglioncino verde e stiracchiai i piedi, rinfilandomi gli stivaletti.
Avevo scelto di fare la figura della brava ragazza, ma con occhio attento, si vedeva benissimo che non ero abituata a questi vestiti. Quanto avrei dato per dei jeans larghi e la mia canottiera degli Slipknot …
Su, su bando alla tristezza ,sei qui per lavoro, dopotutto !
Mi misi ad osservare il paesaggio fuori dal treno: stavamo passando vicino al mare, era la prima volta che lo vedevo senza considerare le cartoline.
Che blu …
Doveva essere una bellissima città Sleepless Coast, con un mare così luminoso vicino…
Sarebbe stato magnifico: una nuova città vicino al mare, un lavoro, una nuova vita !
Ero eccitata sin dalla punta dei piedi.
“Sleepless Coast, ultima fermata, Sleepless Coast !”
Presi il mio fido zainetto verde e la valigia sopra di me e mi recai verso la porta.
Ero l’ultima a dover scendere dal treno, mi sembrava strano che fossi l’unica a voler venire in un paesino con un mare così bello.
Poi, dei passi veloci si avvicinarono a me ed apparve un’anziana signora, proprio al mio fianco.
Ah, non sono l’unica, allora …
La vecchia aveva dei capelli canuti tenuti in un’acconciatura eccentrica, vestita completamente di rosa e con uno smagliante sorriso tinto rosso fragola.
Si era data una generosa quantità di profumo al ribes, ma si poteva ancora percepire la sua Fragranza Originale.
Rosa canina.
“Anche tu torni dai tuoi familiari, dopo un lungo ed interminabile viaggio ?”
“Ah ? Io ? No, in verità …sono qui per un lavoro …”
“Un lavoro ?! Quanti anni avrai, diciassette ?!”
“Eh sì, si comincia da giovani … ormai …” sorrisi, scendendo appena le porte si aprirono.
“Incredibile, e poi anche così bella !”
La signora mi seguì e mi bloccò per un braccio, sorridendo e mostrando due denti d’oro “Il mio nome è Miss Lucretia Redseling !”
“Ah, piacere !” cercai di liberare il braccio dalla stretta della vecchia, ma quella non mollava.
Ma cos’è, una lottatrice di wrestling in pensione ?!?!?
“Puoi chiamarmi Miss L !”
“Ah … grazie … scusi, ma .. ora vorrei andare a visitare la città, prima di …”
“Oh, ma certo !” la donna sorrise, trascinandomi fuori dalla stazione, con un sorriso a trentadue denti “Sai, il nostro piccolo paesino non offre granché, ma è il fiore all’occhiello di tutta la costa. Fu fondato da un gruppo di pescatori, più precisamente dal loro capitano, Sleepless Rutherford e…”
E fu così che venni trascinata con forza da un vecchio bocciolo di rosa logorroico, con le lacrime agli occhi e le guance rosse, mentre i passanti mi dicevano con lo sguardo “Poverina, che sfortuna che ha avuto !”
Maledetto sia quel mare meraviglioso che mi ha fatto venire qui, spero venga fino all’ultima goccia riempito di scorie radioattive!
---
Sleepless Coast era una piccola città vicino alla costa.
Era abitata da pescatori, vecchi e bambini.
Aveva una piccola ma bellissima piazza, molti negozi, un boschetto da dove i carpentieri ottenevano il legno delle barche e non era nemmeno isolata dalla grande città al limitare della costa.
Avrei voluto fare un giro, fotografare un po’ il posto e vedere di comprare qualcosa di carino, prima di andare dove dovevo andare.
Ma non feci nessuna di queste cose.
Venni trascinata come un sacco di patate in un negozio di tessuti, “Il paradiso della lana”, e fui messa a sedere, davanti ad un tavolino pieno di dolcetti e con una tazza di tè in mano, con le orecchie distrutte dal continuo ciarlare del bocciolo rosa.
E feci la conoscenza della sua gemella, Bernadine Redseling, Miss B.
Era il contrario della sorella: tanto lei era ciarliera, tanto lei era tranquilla e sorridente, i capelli lisci e legati in una coda, vestita di un delicato blu pastello e truccata in modo semplice.
Profumava di giglio.
“Allora, ti piace la cittadina ?” il bocciolo si porta il tè alla bocca e ne prende una lunga sorsata, continuando a sorridere.
“Per il poco che ho visto” presi un dolcetto alla fragola “sembra molto carina, non vedo l’ora di poter fare un giro, dopo il lavoro”
“Lavoro ?” chiese Miss B, inclinando un poco la testa.
Aveva la voce di un uccellino.
“Ah, sì … sono qui per l’annuncio sul giornale …”
“Annuncio ?! Non sapevo che qualcuno in città stesse cercando personale !”
“Forse uno dei nuovi negozi …”
“Giusto, mia cara Bernadine ! Sarà una gioia vederti qui in giro, sembri una persona molto carina !”
Prendo un secondo dolcetto e faccio sì con la testa, cercando di sorridere “Vorrei solo sapere …”
“Cosa, piccola ?”
“Sapete chi sono i Moore ?”
Il rumore di una tazza che si rompe riempì la stanza.
Sobbalzai e mi girai verso il rumore: miss B era sbiancata e aveva lasciato cadere la tazza, tutta tremante.
“I M-Moore ?” Miss L, che non riusciva a tenere la tazza ferma, mi guardò come se fossi una pazza.
Deglutì “S-Sì … l’annuncio è a nome Moore …”
Miss B mi prese le mani e mi guardò, terrorizzata “Non ci andare !!”
“Perché ?!”
“Piccola cara” cominciò miss L, giocando con un biscotto alle nocciole “ i Moore … non sono ecco … sono ..”
“Sono ?”
“Ecco … strani …”
“Continuo a non capire” alzai un sopracciglio “Strani ? Molte persone sono ritenute strane …”
“Loro sono pericolosi !” sputò la dama in blu, stringendomi le mani con più forza di prima.
Miss L tirò una spintarella alla gemella e sbuffò “BERNADINE ! Non dire così, la spaventi !”
“Pazzi … folli … assassini … orrende creature … immonda spazzatura …”
Miss B si alzò e se ne andò, scuotendo la testa e ripetendo quelle parole come un mantra.
Mi sa che ho fatto qualcosa di male …
Il bocciolo in rosa prese un altro sorso di tè, guardandomi compassionevole.
“Piccola cara … devi scusare mia sorella … vedi, suo marito, Gilbert, è morto per malattia e il suo dottore era uno dei Moore … sono strani quelli, appaiono e scompaiono, si vedono poche volte in città, sono un po’ fuori dalla società e si comportano in modo alquanto bizzarro …”
“Non mi sembra un buon motivo per definirli mostri … dopotutto, se non sbaglio, non bisogna giudicare un libro dalla copertina !”
“Hai assolutamente ragione” miss L prese il biscotto con cui stava giocando e ne prese un bel morso, sbavando un poco il rossetto “ma devi capire, le superstizioni sono dure a morire … e comunque spero anch’io siano tutte infondate !”
Mi alzai e presi la mia roba “La ringrazio miss L, il tè era buonissimo e pure i pasticcini …”
La donna si alzò e mi bloccò ancora.
E NO ! NIENTE TRASCINAMENTI ! HO LA MIA DIGNITÀ CAZZO !
Uscì dalla stanza, dalla parte del negozio, e tornò subito con una sciarpa scozzese verde e bianca.
Me la mise e mi chiese, con voce gentile “Ti abbiamo disturbato e non sappiamo nemmeno qual è il tuo nome … come ti chiami ?”
“Il mio nome è Zara …”
“Zara ? Che nome esotico !” finì di sistemarmi la sciarpa e mi diede un buffetto sulla guancia “I Moore abitano oltre la foresta, non puoi sbagliare. Questa era la sciarpa portafortuna di Gilbert, la indossava il giorno che chiese a mia sorella di sposarlo ! Spero ti protegga dal malocchio, piccola cara …”
---
“Il malocchio … bah”
Tirai su la valigia e saltai una radice sporgente, attenta ad non inciampare.
La foresta era molto buia e inquietante, sembrava notte, eppure erano solo le quattro !
Continuai a trascinare la valigia e mi guardai attorno, annusando l’aria.
Il profumo del mare si sentiva ancora, anche se coperto da quello delle foglie e delle cortecce di pini, sequoie e conifere.
Ad un certo punto, sentì che al posto della terra, i miei piedi calpestavano pietra.
Guardai in basso e vidi che il terreno fangoso aveva lasciato posto ad un lucido sentiero di pietra nera.
“Non posso sbagliare, eh ?”
Seguii il sentiero e, più camminavo, più gli alberi diminuivano e apparivano graziosi cespugli di rose, modellati come archi o figure aggraziate.
Rose di mille colori e di mille profumi.
Bellissime, forse un po’ premature, ma sempre bellissime.
Ne annusai una rosso scuro. Aveva un profumo dolce, inebriante.
Come possono definirli mostri, se riescono ad ottenere delle cose così belle ?
Arrivai davanti ad un grande cancello nero, in ferro battuto.
Dietro questa grande soglia c’era il mio futuro, secondo molti non molto fortunato, ma sempre il mio futuro.
Presi un grande respiro e, con ancora il profumo della rosa che solleticava il mio naso, presi coraggio e aprì il cancello.
Cigolò, facendomi gelare il sangue.
MACHIMEL’HAFATTOFAREMANAGGIAALDEMONIOVOGLIOTORNAREINDIETROPERCHÈNONSONORIMASTACONQUELLEDUECHEFORSESTAVOANCHEMEGLIOOOOO !!
Battei i piedi e strinsi ancora di più la sciarpa, tremando tutta.
Forza Zara, non lasciarti condizionare ! Inspira, respira, inspira, respira !
Continuai a camminare, con la valigia diventata all’improvviso più pesante.
E rimasi scioccata: il mio futuro si mostrava come un gigantesco castello, un maniero gotico nero e con alte guglie. Il giardino era pieno di gargoyle dalle pose strazianti e dolorose, abbelliti dai cespugli di rose.
Arrivata al portone, notai il vecchio citofono d’ottone, e premetti il campanello.
Silenzio.
Premetti una seconda volta.
Silenzio.
Premetti una terza volta.
Un rumore metallico e una voce incazzata nera uscì dal citofono.
“NON COMPRIAMO NULLA, LA SMETTA PEZZO D’IMBECILLE ! C’È GENTE CHE VUOLE LEGGERE IN SANTA PACE QUI !”
“Mi s-scusi …” cominciai, balbettando come una bimba il suo primo giorno di scuola “Sono qui per l’annuncio …”
“Annuncio ? AH !” disse la voce, stizzita e sarcastica “Lei è pazza, di che annuncio parla ?”
“Lei …. O qualcun altro ha scritto” tirai fuori il giornale dallo zaino e lessi, a voce alta:

“Salve, cari lettori !
Sono qui per chiedere a voi, gentili lettori, di entrar a far parte del gruppo di lavoro della famiglia Moore !
Siamo in pochi, il lavoro è tanto e abbiamo bisogno di voi, adorati lettori, per portare più gioia in questo vecchio castello ! Il vitto e l’alloggio sono compresi, il pagamento sarà ad ore, ma non vi preoccupate: sarà un lavoro divertente, l’unico requisito ? Tanta pazienza e voglia di lavorare !
Vi aspettiamo numerosi , amabili lettori”


Lessi anche l’indirizzo e aspettai una risposta.
Silenzio.
Poi, la voce risuonò ancora, profonda e ancora più incazzata.
“Non ti muovere, rimani lì !”
Un secondo rumore metallico e il silenzio tornò sovrano, lasciandomi un po’ atterrita e tremante.
Rumore di passi e si aprì uno spiraglio, da cui usci una mano tesa e aperta.
Feci un salto indietro e guardai la mano: pallida e con delle unghie curate e nere.
“Dammi il giornale !”
La voce del citofono.
Con mano insicura, poggiai il giornale sul suo palmo e quella sparì come era scomparsa.
Sentì la voce borbottare e il giornale venir sfogliato e sfogliato ancora.
Poi la porta si spalancò e vidi il proprietario, stizzito e incazzato come una vipera .
Un giovane alto, vestito con un maglione grigio, con un paio di occhiali rettangolari blu che esaltavano i suoi occhi verde bottiglia. Una figura ben proporzionata, dal volto bello, pallido e delicato, con delle labbra rosate e sottili. Profumava di mirtillo.
L’unica cosa buffa erano i capelli: celesti, tagliati in un caschetto corto che arrivava a metà viso e un lungo ciuffo squadrato. Stonavano parecchio, su una figura così ordinata e dal volto serio.
“Te sei veramente qui per questo schifo letterario che tu chiami annuncio ?”
“Sì, sì …” balbettai, alzando lo sguardo.
Anche se ero alta, per vederlo bene dovevo stirare il collo.
“Bene, seguimi !”
Rientrò, lasciandomi sorpresa e un po’ confusa.
“Allora ? Vuoi dormire lì, stanotte ?!”
Presi la valigia e lo seguii, entrando a capo fitto nel buio.
---
L’atrio era ampio, in pietra nera, con grandi finestre e tende rosso cremisi.
“Lascia le valigie lì”
Mollai zaino e valigia, facendo in modo di non farlo arrabbiare.
“Ehm, grazie, … mmm…”
“Frollo” rispose, schioccando le dita innervosito e salendo le scale “vieni, ti porto dal colpevole di tutto ciò”
Lo seguii, cercando di stargli dietro.
“Scusi la mia curiosità, ma, il suo nome è quello di …”
“Si, si, Claude Frollo, l’arcidiacono geloso ! Piccolo moscerino, tieni la tua curiosità a posto, o farò in modo che il gatto ti strappi la lingua e te la divori !”
Mamma mia, ma gli hanno sputato nel caffè ?
La scalinata era lunga, collegata ad altre scale, che imboccammo per dirigerci verso l’ala est.
Poi, appena entrati, si bloccò, fermo e immobile, con le orecchie all’erta.
“Molto bene … si nascondeva !”
“Chi ?”
Una porta si spalancò e un’ombra si avvicinò veloce e sinuosa a Frollo.
L’ombra, più alta del compare di cinque centimetri, era un ragazzo vestito con una camicia a scacchi gialli, un paio di jeans e aveva una frizzante e spettinata pettinatura color prugna. Ed era intento a palpeggiare il sedere di Frollo, mugolando un “Ehi, sweet pie, scorbutico come al solito !”
Frollo gli tirò un pugno, ma il ragazzo lo scansò e potei finalmente vedere il suo volto: lineamenti duri ma belli, statuari, con due occhi color verde acqua.
“TU ! TESTA DI CAVOLO BUONA A NULLA ! CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI SPUTTANARCI E DI SCRIVERE QUELL’OBBROBRIO ?!”
“Obbrobrio ? Cosa dici, sweetie, mi sono impegnato tanto … oh, allora tu sei qui per l’annuncio !”
Il ragazzo color prugna mi spettinò i capelli, allegro “Piacere, io sono Clopin ! Che bello, qualcuno che ha preso seriamente !”
“Ah … si, mi dispiace, ho fatto arrabbiare il tuo ragazzo …”
“IL SUO RAGAZZO ?! MAI, PIUTTOSTO LA MORTE TRA I GHIACCI !” Frollo tremò e rimasi spiazzata
“Ma, scusa, perché ti chiama sweet pie ?”
“Ma l’hai visto ?!?!?” Clopin afferrò per una spalla il giovane dai capelli blu e lo girò, mostrandomi il suo sedere, con fare stupito “HA UN CULO DA LECCARSI I BAFFI !”
Stavolta, il pugno lo prese in piena faccia.
“Brutto pezzo di merda !”
“Ma è la verità, Frollino !”
“Ma va, va ! Portatelo via, o l’ammazzo qui sul posto, sta merdaccia viola …”
Mentre testa blu se ne andava, il ragazzo dai capelli viola si portò un dito alla bocca e lo mordicchiò lascivo “Oh, Frollino, quando fai così mi viene voglia di scoparti fino all’alba !”
“PONI UN GUINZAGLIO ALLA TUA LIBIDO O TI RIDUCO IN BRODO !”
Appena il giovane occhialuto sparì, presi per il braccio l’altro e lo tirai via, cercando di non ridere.
Folli, sono tutti folli qui !
---
“Allooooooooooora” cominciò Clopin, guardandosi attorno “Da dove cominciamo il toooooour ?”
Quel ragazzo mi era veramente simpatico.
Profumava di prugna.
“Bhè … Frollo mi ha mostrato solo l’atrio …”
“Ok, allora, dopo l’atrio, ti mostro tutto il piano di sotto !”
Tornati al punto di partenza, mi sorpresi del fatto che la mia roba era sparita.
“Deve essere passato Quasimodo …” spiegò il giovane quando glielo chiesi
 “Q-Quasimodo? Il campanaro ?”
“Si, non ti preoccupare, non è un mostro, non te le mangia le valige !”
Prendemmo il corridoio di destra e notai tanti vasi, pieni di rose.
“Perché è pieno di fiori qui ?”
“Perché …” rimase silenzioso, poi sorrise “uno dei ragazzi qui … bhè, è un patito di queste cose … comunque qui abbiamo la cucina e la sala da pranzo”
L’odore di cibo proveniva da una porta di metallo, mi avvicinai e toccai la porta “Qui è dove cucinate ?”
“SPOSTATEVIIIIIII !”
Feci come la voce aveva detto e la porta esplose. Sottolineo, esplose.
Una figura bruciacchiata rotolò fuori e Clopin ridacchiò, divertito “Capitano Davy ! Ancora a litigare con il forno nuovo ?”
L’uomo si alzò e si ripulì. Mostrava trent’anni, biondo ossigenato dai capelli alla barba, gli occhi bruni e vestito con una morbida camicia cachi tutta bruciacchiata e un paio di pantaloni neri.
“Per i capelli posticci della regina Elisabetta, marinaio qui brucia la cambusa !”
Ah, bene, un altro folle …
“Capitano Davy, stavo mostrando alla nuova assunta il posto !”
“Hai avvertito Lei ?”
“Ehm … sìììììì …”
“BALLE !” l’uomo abbrustolito gli puntò un dito contro, mostrando un bellissimo anello “Ti dovrei tagliare la lingua, maledetto bugiardo! Damigella, non ascolti questo fanfarone, è difficile farsi assumere qui !!”
Odore di polvere da sparo.
Sorrisi e feci un inchino “Capitano, vedrà che farò parte dell’equipaggio …”
“Chi farà parte dell’equipaggio ?”
I due si bloccarono, atterriti, mentre io mi girai lentamente, verso la voce.
Il mio naso era pieno di un odore strano, un odore inquietante.
L’odore di morte.
Dietro di me c’era una donna alta, vestita in modo elegante di rosso e oro.
I suoi capelli lunghi e scalati non erano né bianchi né grigi, ma di un bellissimo color argento.
Ma la cosa più terrificante dopo l’odore erano gli occhi.
 Due occhi così scuri che sembravano un cielo senza stelle.
“Madre !” Clopin si inchinò, tremante, mentre Davy si mise le mani sui fianchi e sbuffò “Virgilia, da quando assumi sui giornali ?”
“Da mai, Davy Jones, ma evidentemente qualcuno si diverte in modo inappropriato nel suo tempo libero!”
“Signora, io gliene avevo parlato prima … non si ricorda ?”
“Si, Clopin, ma quando ti ho detto che era una buona idea, ero sarcastica ! E adesso, questa qui … sei venuta veramente per l’annuncio ?”
Feci un sì tremante con la testa, davanti a quella figura imponente.
Mi fissò a lungo, alzando un sopracciglio chiaro come i capelli e poi lo spostò verso Clopin, che era ancora piegato in un inchino “Come si chiama ?”
“N…Non lo so signora, non le avevo ancora chiesto il nome !”
“Inconcludente come al solito, eh ?” la donna fece gesto al ragazzo di andarsene e quello, lanciandomi uno sguardo dispiaciuto, uscì dalla stanza.
Sento che c’è qualcosa che non va …
“Bene, damigella il nome !” Davy mi guardò, tirandomi una pacca incoraggiante sulla schiena.
Il mio nome.
“Sono Zara”
Un lampo.
Sul volto della donna.
Occhi tristi ?
Bocca sorpresa ?
Sbattei gli occhi.
No, avevo sognato, il suo volto era ancora piatto e privo di emozione.
Pure Davy aveva uno sguardo interrogativo.
Aveva visto quello che avevo visto io ?
“Zara, eh ?” sospirò, annoiata “Un nome … inusuale, e perché vuoi il lavoro ?”
“Perché …” presi fiato. Cercai di tenere lo sguardo sul suo volto, ma avevo una fottuta paura del suo sguardo. E del suo odore.
“Perché io non ho i genitori, non ho casa … quando ho letto quell’annuncio, ho pensato che fosse carino, scritto come se stesse parlando di uno spettacolo … e poi, ora che ho visto questo posto, penso che sarebbe bello lavorare qui: siete tutti così… diversi, come me … “
Rimase zitta, sentii tutto il coraggio che mi abbandonava e il mio corpo farsi pesante.
Non avrò mai questo lavoro …
“Quattro dollari all’ora” sbuffò infine Virgilia, girandosi e muovendo la mano, in segno di resa “Lavorerai dall’alba alle due di notte, farai tutto quello che ti dicono Clopin e Frollo, sei sotto la loro custodia ! Non fare nulla di sconsiderato e” si girò, con uno sguardo amichevole “dimmi, hai preferenze per un nome ?”
Rimasi spiazzata. Sia dalla richiesta, sia dal suo odore.
Era cambiato.
Ora profumava di biscotti.
L’odore di una madre.
“N-Nome ?”
“Si, un soprannome, con cui sia facile chiamarti !”
Rimasi in silenzio e pensai.
“Black Sheep” I due rimasero sorpresi dalla velocità con cui risposi.
La donna infine sorrise e si voltò “Blackie … mi piace ! Sarà un piacere vederti in giro per casa, mia cara !”
Mentre se ne andava, notai lo sguardo di Davy, un misto tra il preoccupato e il gentile.
“Ti porto nella tua futura stanza” mi porse un braccio, galante, e mi accompagnò “Che fortuna che hai avuto, damigella ! Gli deve essere piaciuto il tuo nome !”
Il mio nome, eh ?

---

Cammini per la strada.
Hai fame.
Freddo.
Sonno.
Ma devi trovare un posto sicuro dove nasconderti.
“EHI TU !”
Qualcuno ti chiama da una finestra.
Alzi il tuo sguardo e vedi un ragazzo, che ti guarda sorridendo.
“Tu sei quella fuggita dall’orfanotrofio ?”
“E se anche fosse ?” rispondi, fissandolo.
Occhi neri e riccioli neri, una barbetta ispida e un sorriso amichevole.
Riesci a sentire il suo odore.
Pane fragrante.
“Io sono Wolf, perché non salì su ?”
“E come ? Volando ?”
Rientra e vedi un cesto, legato ad una corda, volare giù dalla finestra.
“Vieni, Black Sheep ! Ti offro un pasto !”
Sali nella cesta e fissi la finestra, mentre lui ti trascina su.
“Perché mi aiuti ?”
“Perché ho un lavoro per te ! Interessata ?”
Arrivata alla finestra, entri dentro e lo guardi, seria.
“Ne possiamo parlare”


Salve a tutti, cari lettori (oh mamma mi sono messa a fare Clopin XD !)
Alloooora, comincio subito dicendo un grazie a chi ha letto il prologo ed il primo capitolo di Black Sheep ! Vi adoro *_*
Anche se il prologo era due parole sparate a casaccio XD
Secondo ... io non voglio fare una storia alla Twilight, Alla Diario del Vampiro o True Blood o altro ... se comincio, vi prego, sopprimetemi sul colpo !
Grazie a chi legge, a chi scrive e a chi commenta ! 
E alla mia Sempai che DEVE ASSOLUTAMENTE SCRIVERE, BLALALALALALA !!
  
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