Mi svegliai. “gi uccellini cantano e il sole splende in cielo” …
Wou wou, frena. Ripartiamo.
“I tuoni lampeggiano e una pioggia abbondante ricopre tutto il centro”. Ok, ora è molto più giusta. La mattina comunicai a mia madre che sarei uscita. Lei credeva che mi facessi dei nuovi amici, ha ha ha. Poveretta, non ne sapeva niente di me!
<< Mi raccomando! Torna per fare pranzo con tua sorella! >> mi ricordò, severa.
<< Sì sì ma’! come al solito! >> dissi prima di uscire, e fare l’occhiolino a mia sorella. Io sarei stata tutto il giorno a farmi i broccoli miei, mentre lei andava a fare cosa voleva. Ovvero, a mangiare da Nandos.
Saltai in sella alla mia piccola (parlo della bici!) e andai alla ricerca di un parrucchiere. I miei parenti-stretti / genitori davano la paghetta a me e mia sorella. A me non serviva quasi mai, e così la davo a lei, ma in cambio lavava i piatti e faceva le faccende assegnate a me. Eh eh, non sapeva che io ne tenevo sempre un po’! Ok, ero malefica, ma ne toglievo proprio poca!
Dopo una bella mezz’ora trovai un parrucchiere che mi andasse bene, ero molto diffidente verso gli-Edward-mani-di-forbice versione civilizzata. Entrai, con un po’ (ma solo un po’, dico) di fifa. Respirai a forza ed entrai. Non dovevo mica avere paura! Tks
Io che ho paura? Bestemmia!
Io non ho paura … io ho strizza!
Che è diverso! Ok ok avevo paura, non ero mai andata da un parrucchiere! Eh, bè, non so come, ma chiesi il taglio più strano che avessi mai visto.
Uscii tutta sorridente, salendo sulla bici e dirigendomi verso la ferrovia, che in teoria si chiama metro, ma io chiamo ferrovia. Non mi sono nemmeno fatta una foto! … ok ne ho fatta solo una! Ma quel taglio mi piaceva da morire! Da un lato ero quasi rasata, e si vedeva meglio l’orecchino fatto a freccia, (che amavo con tutta me stessa), dall’altro lato avevo il ciuffo un po’ più lungo, fico fico.
Sentivo il vento tra i capelli, di nuovo, ma adesso lo sentivo anche sul collo! Wow! La smetto, la smetto, va bene! Non dovevo mettermi a parlare dei miei capelli. Scusate.
Arrivai alla ferrovia-vecchia-e-sepolta, dirigendomi poi verso l’albero dove ero seduta ieri. Sarebbe arrivato alla metro, o alla ferrovia? Mistero.
Nell’attesa, che non era nemmeno tanto deprimente e ansiosa, mi misi a guardare i passanti, e ad abbinarci un qualcosa qualunque mi fosse passato in mente. Ridevo quando vidi una signora imbottita come un tachitachinono (à tacchino ripieno di tacchino. Già, disgustoso.) vestita di giallo, che ricordava la regina al matrimonio del nipote.
Quel giorno c’era poco sole, per fortuna, un odore magnifico di pioggia, leggermente acido.
C’erano dei piccioni bellissimi, con delle ali, due zampe, una testa …
Sbuff
Ok, la pazienza mi stava abbandonando. Non che ne avessi mai avuta … ma era anche vero che io ero in anticipo di mezzora.
Avevo lo stesso golfino di ieri, ne avevo molti paia. Avevo gli stessi jeans, doppi anche loro, e le stesse scarpe … bè quelle erano uniche.
Decisi che mi ero stufata e allora mi alzai e corsi verso il campo. Un giretto solo, che male c’era?
Cavolo!
Cavolo cavolo cavolo!
Come sempre! Mi ero fatta prendere troppo la mano! Ero calma, avevo appena assaporato il vento, non c’era niente di meglio che assaggiare l’odore della pioggia mentre l’adrenalina di una caduta scampata al pelo con una capriola in aria, e poi il brusco rallentamento, perché non riuscivo a smettere di ridere.
Presi il cellulare: mancava un quarto d’ora alla stessa ora di ieri. Oddio, ma che ragionamenti stavo facendo??
Mi accoccolai di nuovo sotto l’albero, mettendo un po’ di musica.
Optai per “What makes you beautiful” che era un classico, per chi ascoltava gli One Direction.
Sentii un paio di mani coprirmi gli occhi, e mi irrigidii. Con un’altra mano mi mise impiedi, e cercai di capire chi fosse.
<< Ehm … Giorgia? >> tentai, sentii qualcuno trattenere una risata, ma dalla mano capii che era un ragazzo.
<< Sei tu, chiunque tu sia? >> chiesi da stupida. Lui rise.
<> disse, con una voce … mmm … bella? Unica, va bè. Sexy
<< Ok Tu … si può sapere perché mi hai chiesto di vederci qua alla stessa ora? >> chiesi palesemente incuriosita, posando le mie mani sulla sua e spostandola, per fermarmi a guardarlo.
Vestiva una camicia a quadretti, graziosa, sul blu; un paio di jeans sbiaditi e delle converse blu. Sorrisi, attendendo una risposta.
<< Ehm … ah bè … ecco io volevo … Ehm … >> iniziò, lasciando la bocca schiusa, grattandosi la testa con fare imbarazzato.
<< Vedermi? Ci ero arrivata >> dissi ridacchiando. Lui si rilassò un po’.
<< Allora … qual è il tuo nome? >> gli domandai incuriosita. Lui spalancò gli occhi, sorpreso.
<< Non lo sai? Non sai chi sono?? >> chiese con la mascella che toccava terra.
<< No, perché? Tu non te lo ricordi? >> chiesi, alzando un sopracciglio.
<< Mi chiamo Liam, e anche Payne. >> disse sorridendo, mostrando una fila di denti bianchi. Bianchi bianchi.
<< Wow, mai sentito >> dissi, porgendogli la mano << Io sono Giulia, e anche Pes >> lo imitai, lui mi strinse la mano, per poi ridere.
<< Cosa c’è? >> chiesi, senza negargli un sorrisetto.
Ti prego non dirmi che …
<< Hai il nomi di un videogioco di calcio!! >> disse ridendo. Alzai gli occhi al cielo, sospirando. Sempre la stessa storia.
<< Gne gne! >> dissi facendogli una pernacchia.
<< Dai, scherzavo, Julia >> disse.
<< Giulia >>
<< Lo so come ti chiami, Gulia >>
<< GIULIA >> dissi, ridendo come una scema. Non era difficile!
<< G i u l i a >> pronunciò ogni lettera, come un bimbo piccolo, ridente.
<< Bravo! Alleluia, ci sei riuscito, Liam! >> lo presi in giro.
<< Ma è in arabo questo nome? O in finlandese? >>
<< E’ in italiano, Payne, non in geroglifici >> dissi, girando gli occhi, trattenendo un sorriso. Lui si fece pensoso.
<< Vieni dall’Italia? >>
<< Sì, ma ,per fortuna, ci siamo appena trasferiti >>
<< Per fortuna? Io mi sarei opposto, se mi dicessero di andarmene da Londra >>
<< Io non avevo niente che mi legava all’Italia, del resto, perché non andarmene? >>
<< Giusto, giusto. Non avevi … amici? >> domandò, stupito.
<< No >> dissi, nascondendo la malinconia. Sorrisi forzatamente.
<< Ti piace correre? >> domandai, più elettrizzata. Gli si illuminarono gli occhi.
<< Sì! Allora non sei una delle ragazze con la unghio-fobia! >> disse, entusiasta. Iniziai a ridere, più di prima.
<< Io? È come dire che un elefante è anoressico! >>
<< Allora, sei veloce? >> mi sfidò.
<< Stai parlando con la campionessa nazionale Italiana, Liam Payne >> ribattei, con fare altezzoso.
<< E tu con quello d’Inghilterra! >> rispose a tono.
<< Vedremo: Italia vs Inghilterra. Che vinca il migliore … cioè io! >> dissi, iniziando a correre.
<< Non vale! Se ti prendo! >> disse, correndo a sua volta. Il vantaggio era netto, ma non tardò ad affiancarmi. Io correvo spedita, lui provava ad agguantarmi, ma io scattavo. Di nuovo, caddi, scampandola con una capriola, stando sempre in testa.
<< Sei … veloce! >> commentò, fermandosi. Frenai di scatto, con il fiato corto. Che strano, un incontro di corse e risate!
<< Grazie. Perché ti sei fermato? ti sei fatto male? >> chiesi, andandogli incontro.
<< Un po’ … qua >> disse con un gemito. Andai nel pallone, vicino a lui.
<< Dove “qua”?! Non vedo >> sussurrai ansiosa.
<< Ma sì, qua guarda. Non vedi? >> disse. Mi allungai verso di lui, e Liam mi caricò sulle spalle, afferrandomi per e gambe.
<< Non vale! Aiuto! Aiuto! Non avevi male da qualche parte???? >> dissi ridendo, lui camminava sicuro, al centro del campo.
<< Questo è per essermi passata davanti >> disse, ridendo più forte di me. Fece una giravolta, con me ancora aggrappata.
<< Questo è per avermi preso in giro perché non sapevo dire il tuo nome >> Mi fece scivolare di scatto tra le sue braccia.
<< E questo … mmm … non so per cosa >> Facendomi il solletico alla pancia. Lanciai un urlo, tra le risate, e lui continuò, divertito.
<< Aiuto! Mettimi giù, ti prego >> esclamai, ridendo. Lui sorrise, e mi lasciò andare.
<< Sei crudele! >> esclamai, allontanandomi. Tornammo indietro, con più calma sta volta. Mi fece la linguaccia, con il sorriso.
<< Dimmi, chi erano quei ragazzi con cui eri ieri? >> domandai incuriosita.
<< Sono dei miei amici … chi intendi di preciso? >> disse, spalancando gli occhi sorpreso, dalla domanda, credo. Bah.
<< Mmm … il-ragazzo-abbronzato-in-inverno? Quello con lo ski-jump >> mimai un ciuffo in testa.
<< Lui è Zayn Malik. È “abbronzato in inverno” perché viene dal Pakistan, da parte di padre. >>
<< Il-ragazzo-carota? >>
<< Lui è Louis Tomlinson. È uno scemo, ama le carote alla follia. >> disse sorridendo.
<< Non lo avevo notato! Poi … il-biondo-basso-occhi-azzurri? >>
<< Niall Horan … come fai a sapere che ha gli occhi azzurri??? >>
<< Si capisce, capelli chiari, palliduccio, occhi chiari >> dissi con un’alzata di spalle << E poi sono una lettrice d’occhi >> lo ammetto, mi ero vantata.
<< L’ultimo è Harry Styles, ama i suoi capelli e … wow sai leggere gli occhi????? Che forza! >> disse, con la bocca aperta.
<< Non è niente di che >>
<< Io la trovo forte! … ma … cosa sarebbe? >> iniziai a ridere con lui.
<< Trovi forte una cosa, ma non sai cos’è? >>
<< Dal nome sembra forte >>
<< In poche parole, leggo le emozioni dalle iridi >> dissi, con nonchalance. Lui rimase con la bocca a forma “O”
<< E’ come se leggessi nel pensiero! >>
<< Non posso essere Superman >>
<< Ma per te divento SuperHuman >>
<< Ascolti gli One Direction? >> chiesi, strabuzzando gli occhi.
<< Forse sì, forse no. Tu? >>
<< Io sì, ma ascolto solo le canzoni. Non ho mai visto una foto dei cantanti >>
<< Non li hai mai visti? Wow, allora forse sei l’unica fan reale, a volte penso che li ascoltino solo perché sono belli >>
<< Ah, sono belli? Forte, non me li vedo belli >>
<< E come te li immagini? >>
<< Brutti grandi e puzzolenti >> ridacchiai.
<< Sai almeno i nomi? >>
<< No, nemmeno quelli >>
<< Wow che fan bene informata >> mi prese in giro.
<< Per me potrebbero essere dei bradipi puzzolenti, non mi interessa. Cantano bene, e io li ascolto per quello >>
<< Giusto, il ragionamento non piega >>
<< Eh, lo so! L’ho fatto io! >>
<< Modesta, la ragazza >> ridacchiò.
<< Cosa fate, tu e i tuoi amici? >>
<< Ehm … Siamo tornati per iniziare scuola >>
<< Fico, in che scuola andrete? >>
<< Stay Strong High School. Tu dove andrai? >> mmm … ha qualcosa di familiare …
<< Non mi ricordo il nome, qua sono difficili da ricordare >>
<< Quanti anni hai? Che anno devi iniziare? >> chiesi.
<< Ho diciotto anni, sono del quinto >>
<< Sei grande, più di quanto sembra >>
<< Tu? Quanti anni hai? >> domandò, di rimando.
<< Diciassette >>
<< Sei piccola, più di quanto sembra >> mi fece il verso.
<< Hahaha simpatico lui! >> dissi, ridendo sarcasticamente.
<< Davvero? Non era una battuta! >> disse, aggrottando le sopracciglia. Mi caddero le braccia, senza trattenermi dal ridere.
<< Allora … ciao >> dissi, salendo in sella alla bici.
<< Aspetta!! Mi daresti il tuo numero? Manca ancora una settimana all’inizio della scuola, magari ci vediamo ancora >> disse impacciato.
<< Ehm … va bene, certo >> Lo guardai negl’occhi, intensamente, facendolo arrossire. Leggevo della tenerezza, un po’ di imbarazzo e tanta gioia.
<< Esci dalla mia testa!! >> disse, coprendosi gli occhi con le mani.
<< Non leggo nel pensiero, scemo! >> ridacchiai.
<< Ci vediamo … domani? Io però ci sono solo un’ora, dalle cinque alle sei … per te va bene? >>
<< Certo, ci sarò >>
<< Perfetto Gilia, a domani! >>
<< Mi chiamo Giulia!!! >> dissi sospirando, lui rise.
<< Lo so, l’ho fatto apposta >> mi disse facendomi l’occhiolino
<< Ci vediamo, piccola >>
Ciao a tutti, chiunque voi siate! Hahahaha non credete siano carini? Il bello deve ancora venire! Liam è molto dolce ma … aspettiamo il VERO bum!
Un bacio,
Sarò crudele vi avverto, (niente morti niente sangue //FORSE// mua-a--a-a-a-a-aaa)
Giù