Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Tinkerbell92    08/11/2012    9 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Non so come Luke riuscì ad ottenere una barca a motore in poco tempo. Preferii non indagare.
Avevamo ricevuto tutti quanti delle informazioni utili, ma nessuno, oltre a me, sapeva della chiusura dell’isola di Alcatraz, e questo mi fece sentire piuttosto importante.
Filavamo rapidi sulla superficie dell’acqua, mentre, alla nostra sinistra, potevamo ammirare il Golden Gate Bridge, in tutto il suo scarlatto splendore.
Ogni tanto, quando centravamo un’onda, la barca sobbalzava in  modo decisamente poco ortodosso, ma più di tanto non mi stupivo, dato era Grover a guidarla.
Connor vomitò una volta fuori bordo.
Raggiungemmo l’isola e ormeggiammo la barca al molo dove, di solito, si fermava il traghetto che portava i turisti ad ammirare l’ex carcere.
L’aria intorno a noi era ferma e soffocante, il silenzio che ci circondava era innaturalmente sinistro.
L’isola era costituita, per la maggior parte, da rocce e rovine, con qualche macchia di verde qua e là.  
Non mi sentivo a mio agio, sia per via della scarsa quantità di boschi, sia per il fatto che, stranamente, non c’era alcun tipo di animale che gironzolava da quelle parti.
Potevo avvertirlo chiaramente.
E la cosa aveva un che di innaturale, poiché sapevo benissimo che l’isola era famosa per un particolare tipo di uccello marino che la abitava, il Sula.
Annabeth si guardò intorno rabbrividendo, tuttavia ci rivolse uno sguardo deciso e ci intimò di seguirla.
Mi avvicinai a Maggie, reprimendo un brivido: - Avverti qualcosa di strano?
Lei alzò un sopracciglio: - Qualcosa? Tutto qui è strano. Nonostante l’isola sia chiusa, non ha alcun senso che nessun animale la abiti. E questo silenzio è davvero innaturale. Non sento nemmeno il vento tra le foglie degli alberi, e sì che, vicino al mare, è difficile che non tiri neanche un filo d’aria. Da quando siamo smontati dalla barca, poi, non si sente più nemmeno il rumore delle onde.-
Mi guardai attorno circospetta: - Che cosa… che cosa pensi che significhi?
La mia Custode scosse la testa: - Non lo so. Ma non mi piace per niente.
Diedi una rapida occhiata ad Annabeth, che si orientava chissà come in mezzo alle rovine dell’antica prigione, seguita a ruota dai fratelli Stoll, che giravano qua e là lo sguardo, visibilmente agitati. Connor si era attaccato al braccio di Travis, ed aveva una faccia che, per pochi secondi, credetti che stesse di nuovo per vomitare.
Morgan si fissava attorno con curiosità, come se la situazione non la spaventasse per niente, al contrario di Grover, che mugugnava qualcosa tra sé, terrorizzato.
- Spettrale questo posto, non trovi?
Sobbalzai, quando udii la voce di Luke alle mie spalle.
Lo fulminai con lo sguardo: - Se c’è un fantasma tra queste rovine, spero che ti tormenti a vita, per averci portati qui!
Lui sorrise: - Se è carino come te, allora lo spero anch’io.
Mi sorpassò, mentre la sua mano scivolava tra le mie scapole, e raggiunse Annabeth, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
Non mi domandai che cosa le avesse detto, anche perché, in quel momento, ero troppo impegnata ad arrossire, pensando a quello che aveva appena fatto.
Quando Annabeth trovò un posto che la soddisfacesse, era ormai scesa la sera.
Ci fece fermare in uno spiazzo erboso dove, esausti, posammo gli zaini per terra.
La bambina tirò fuori dal proprio zaino due grossi tubi, uno arancione ed uno giallo e, dopo aver svitato il tappi, diede un colpo secco verso il basso, facendo saltar fuori due grandi tende da campeggio.
- Bene, direi che qui può andare. Mi sembra assurdo girare per l’isola di notte, perciò, attenderemo domani mattina. Monteremo la guardia a turno.
 
Maggie si offrì volontaria per il primo turno.
I ragazzi occuparono la tenda gialla, mentre noi ragazze ci sistemammo in quella arancione.
Annabeth si accucciò dentro il proprio sacco a pelo e, in pochi minuti, si addormentò profondamente.
La invidiai parecchio: ce ne sarebbe voluto un bel po’, prima che Morfeo si decidesse a concedermi una tale grazia, così, mi sedetti sulle mie lenzuola e mi limitai a fissare fuori dalla tenda.
Morgan, accanto a me, tirò fuori un grazioso specchietto d’oro dalla sua borsa ed iniziò a rimirarsi, sistemandosi, di tanto in tanto, un ciuffo di capelli.
Mi voltai a fissarla, domandandomi chi fosse il suo genitore divino e perché non si affrettasse a riconoscerla.
Insomma, sapevo che gli dèi avevano altro a cui pensare, ma mi sembrava assurdo che una semidea dotata di tali poteri passasse inosservata.
Probabilmente, dovevo essermi bloccata con una faccia ebete, perché Morgan, alzato lo sguardo, mi fissò con aria interrogativa: - C’è qualche problema?
- Ehm…- scossi la testa, distogliendo lo sguardo – No, è tutto a posto.
Lei sorrise lievemente: - Stavi guardando il mio specchietto?- me lo porse con aria cortese – Tieni. Bastava chiedere.
Esitai un secondo, tuttavia, dato che mi sembrava una buona scusa per giustificare la mia espressione imbecille di prima, lo presi e gli diedi un’occhiata.
Era piccolo, stava benissimo nel palmo di una mano, ed era decorato con ametiste e diamanti, incastonati tra le incisioni del metallo dorato.
Il vetro dello specchio era circolare e perfettamente pulito.
Non capii il perché, ma, dal momento in cui lo afferrai, avvertii una strana sensazione.
Alzai lo sguardo verso di Morgan, e lei, in tutta risposta, mi fece un cenno con la testa: - Guarda.
Fissai attentamente lo specchio, vedendo, inizialmente, solo la mia immagine riflessa.
Ma poi, all’improvviso, l’immagine iniziò a cambiare, assumendo la forma di un volto che mi era ben noto: il volto di mia madre.
Spalancai la bocca per la sorpresa e guardai Morgan con aria incredula: - Ma cosa…
Lei sorrise: - E’ uno specchio magico. Ha il potere di mostrarti molte cose. Di solito, ha il vizio di far vedere delle persone che vorremmo fossero con noi al momento.
Cercai di riprendermi, fissando di nuovo il vetro: questa volta, il volto che mi mostrava era quello di mio padre.
- E’… incredibile…- mormorai, alzando lo sguardo verso di lei – Ma tu… chi sei?
Morgan si strinse le ginocchia al petto: - Sono una semidea Indeterminata del Campo Mezzosangue. Niente di più.
- Non è possibile – replicai – hai un sacco di poteri straordinari. Quel ciondolo magico, che ti porta dove vuoi… uno specchio che ti legge la mente… questi non sono regali comuni. Chi te li ha dati?
Lei alzò un sopracciglio: - In teoria, questi dovrebbero essere affari miei, no?
Chiusi la bocca, iniziando a pentirmi di essere stata così invadente, ma Morgan sospirò: - In fondo… prima o poi, avrei dovuto raccontare la mia storia a qualcuno…-
Strinse più forte a sè le proprie ginocchia, mentre il suo sguardo sembrava vagare in mezzo a lontani ricordi: - Quando nacqui, mio padre non sapeva che non sarei stata una bambina normale. Mia madre non l’aveva avvertito riguardo alla propria natura, forse per paura che lui la respingesse, così, il giorno stesso in cui venni al mondo, inscenò la propria morte, lasciandomi da sola con il mio genitore mortale.
Dal momento stesso in cui mio padre mi portò in casa, iniziarono ad accadere degli strani fenomeni, che, col passare degli anni, divennero sempre più frequenti e spaventosi.
Non avevo paura. Sapevo che, tutto ciò che accadeva, non poteva farmi alcun male, ma mio padre era davvero terrorizzato.
Cambiammo casa e lui si risposò, con una donna orribile ed egoista.
Anche se faceva buon viso a cattivo gioco, sapevo che mi odiava, ed io odiavo lei.
Cercava in tutti i modi di mettermi contro mio padre, mentre io, una volta aver capito che genere di persona fosse, iniziai a desiderare che le capitassero delle cose orribili, che, puntualmente, le accadevano quando meno se l’aspettava.
Perdeva i capelli, restando calva per un giorno intero; le cadevano ad uno ad uno i denti nel lavandino, per poi rispuntare magicamente dopo qualche ora; le spuntavano verruche, pustole e vesciche dappertutto.
Insomma, seppure tutte queste cose non durassero mai più di un giorno, lei dava di matto e mi accusava di fronte a mio padre.
Inizialmente, lui non sospettava minimamente di me, ma, col tempo, iniziò a crederle.
I miei poteri aumentavano ogni giorno, tanto che, spesso, non riuscivo più a controllarli, soprattutto quando ero arrabbiata.
Finchè, non arrivò quella sera…- le sue labbra si serrarono in una smorfia dolorosa – quella sera, in cui trovai la mia matrigna in compagnia di un altro uomo, nel salotto…-
Si strinse nelle spalle e sospirò: - Papà non era in casa. Non appena li vidi, mi infuriai come mai avevo fatto in vita mia. Avevo cinque anni, ma capivo perfettamente la situazione.
Erano amanti. Non facevano nulla di particolare, ma, dentro di me, lo sapevo.
Diedi sfogo a tutta la mia rabbia.-
I suoi occhi scintillarono di una luce pericolosa: - Non ricordo bene che cosa successe. So solo che, dopo aver sentito l’energia che scorreva in me a fiumi, mi sentii spossata e, mentre rinvenivo, vidi la mia matrigna ed il suo amante a terra, terrorizzati e sanguinanti.
Avevano graffi in tutto il corpo, seppur lievi, e la sala era distrutta.
Quando papà tornò a casa, raccontammo entrambe la nostra versione.
Credette a lei.
Stabilirono che ero troppo pericolosa per la loro tranquilla vita e mi rinchiusero in un manicomio. A cinque anni.
Ti giuro, passai un mese là dentro, patendo delle sofferenze indicibili.
Finchè, mia nonna, la madre di mio padre, che non avevo mai conosciuto, venne a prendermi, portandomi a casa sua.
Non ricevemmo più notizie da parte della mia cosiddetta famiglia, ma mi andava bene così.
La nonna era diversa, mi voleva bene, e abitai con lei fino agli undici anni. Vivevamo a Portland, nel Maine, in un tranquillo bungalow di campagna.
Un giorno, però, un ciclope riuscì a scovarmi, e dovetti fuggire al Campo Mezzosangue.
Fu il peggior viaggio in auto della mia vita. Avevamo almeno cinque mostri alle calcagna. 
Non so cosa ne è stato della nonna. L’ultima volta che la vidi, ero sul punto di svenire, stordita da una botta in testa, e mi stava affidando a Chirone sulla soglia dei confini magici.-
Si zittì, sorridendomi in modo ambiguo: - Beh? Che te ne pare, è abbastanza tragica? Non tutti hanno avuto la tua fortuna, principessa…
Annuii, rendendomi conto che aveva ragione.
Fissai di nuovo lo specchio, rigirandomelo tra le dita: - E questi regali sono…
Lei diventò seria all’improvviso: - Di mia madre.
- Allora l’hai già incontrata?
- Una volta.
- Quindi sai chi è! Perché sei Indeterminata, allora? Potresti andare via da quella immonda Cabina Undici!
Morgan abbassò lo sguardo: - Non… non c’è posto per me, nella sua casa… non ha senso che mi riconosca.
- In che senso, scusa? In quella di Ermes c’è spazio forse?
Lei mi spinse lo specchio all’altezza degli occhi, con fare sbrigativo: - Guarda di nuovo! A volte, ci mostra ciò che vogliamo di più al mondo, se glielo chiediamo!
- Ma…
Volevo chiederle chi era sua madre, e perché non si decidesse a riconoscerla, tuttavia, capii che non aveva intenzione di dirmelo, così obbedii.
Mi specchiai, chiedendo silenziosamente che cosa desiderassi di più e, in pochi secondi, un’immagine apparve sul vetro.
Chiara e nitida, da sembrare quasi reale. 
Serrai le labbra scocciata, mentre Morgan mi fissava con aria curiosa: - Allora? Che cosa hai visto?
- Ehm…- le ridiedi lo specchio con fare sbrigativo – Io che diventavo una Cacciatrice e giravo il mondo assieme a mia madre.
- Oh- rispose lei – E’ un bel desiderio.
- Già.
Cercai di non arrossire e mi alzai: - Vado a prendere una boccata d’aria.
 
Uscii dalla tenda sospirando, venendo accolta da un’ampia cappa scura sopra la mia testa.
Il cielo era insolitamente limpido, si potevano vedere le stelle e la luna con facilità, e non c’era nemmeno una nube di passaggio.
Mi diressi verso il posto in cui Maggie montava la guardia, quando mi accorsi che lei non c’era.
Al suo posto, Luke stava disteso a terra, osservando le stelle.
Sospirai, avvicinandomi con aria rassegnata.
Mi sedetti accanto a lui, consapevole che, se fossi rientrata subito, Morgan mi avrebbe preso per una squilibrata indecisa. Non avevo altra scelta.
Luke mi sorrise, con una dolcezza inaspettata: – Hey!
Cercai di mantenere un certo contegno: - Ehm… ciao- diedi un’occhiata al panorama circostante – Dov’è Maggie?
- E’ andata a farsi un giro- rispose lui, chiudendo gli occhi.
- Che cosa?- trasalii – Con le cose strane che succedono nell’isola?
- Tranquilla-
Luke respirò profondamente, senza aprire gli occhi – Non succederà nulla. Non è oggi che affronteremo la creatura. Non si farà viva fino a domani.
- E tu come lo sai?- gli domandai, piuttosto scocciata, ricordandomi improvvisamente di una cosa
- Ah, giusto… la Profezia.
- Esatto.
Luke aprì gli occhi, fissando le stelle con aria furba: - E’ per questo che Annabeth ha deciso di accamparsi. Non avremmo trovato nulla oggi. E’ domani che la affronteremo.
Lo guardai leggermente scettica: - Se è così, allora perché non mi dici anche il resto? Sono stufa di tutti questi misteri…
Prima ancora che finissi, Luke sospirò, e si tirò fuori un foglietto dalla tasca: - Ecco.
Un po’ sorpresa, afferrai il pezzo di carta con una certa esitazione.
Lo aprii, fissando incredula Luke: - Me la stai dando veramente?
Mi sorrise: - Se è un modo per farti avere più fiducia in me, sì.
Arrossii leggermente, concentrandomi sulle scritte.
Sembravano una specie di filastrocca.
 
Nella Terra della Foschia andrai ed un’isola raggiungerai.
Un aiuto giungerà ed il dì seguente qualcosa accadrà.
Il percorso non sarà truce, per colui che non conduce
La Buona Sorte tornerà, ma un’anima l’Ade inghiottirà.
 
Quando lessi l’ultima riga, avevo le dita tremanti.
Guardai Luke con il cuore in gola, restituendogli il foglietto: - Quindi…
Lui si alzò sui gomiti e annuì: - Sì – alzò lo sguardo verso il cielo – Forse non tornerò vivo da questa missione.
- Che cosa?-
Le labbra mi iniziarono a tremare: - Perché hai scelto ugualmente di partire, allora?
Si girò verso di me, fissandomi con un’espressione così seria che non avrei facilmente dimenticato: - Perché voglio dimostrare chi sono, Leila. Perché mio padre mi ha sempre ignorato, così come ha fatto con Travis e Connor. Tutti gli dèi ci ignorano. Cosa credi? Anche Annabeth e Morgan hanno le loro buone ragioni per mettersi in mostra, così come tutti noi. Perfino tu desideri rendere tua madre fiera di te.
- Sì, è vero- risposi un po’ incerta – Ma non per questo cerco di farmi ammazzare.
Luke scosse la testa: - Tu hai avuto una vita fin troppo facile, principessa.
- Oh, insomma, anche tu!
Iniziai a spazientirmi: perché mi trattavano tutti come una specie di mocciosa viziata, solo perché mio padre non mi aveva abbandonata, cacciata di casa o rinchiusa in manicomio?
- Lo so che il rapporto con i miei genitori è stato migliore dei vostri. Ma non credere che la mia vita sia stata facile. Come voi, sono stata espulsa da più scuole, non avevo amici, a parte Maggie, e detestavo non capire il perché di certi fenomeni paranormali! Non sono diversa da voi. Non dovete discriminarmi!
Luke si mise a sedere, sospirando: - Lo so.
Restammo per un attimo in silenzio, poi lui mi fissò con aria maliziosa: - Sai una cosa?
Alzai un sopracciglio: - Cosa?
I suoi occhi brillarono di una luce sinistra: - Anche se sei una principessa viziata, io ti adoro più di qualunque altra cosa al mondo.
- Oh, adesso non iniziare a parlarmi in quel modo, se non vuoi, che… Oh!
In un secondo, mi ritrovai distesa a terra, per l’ennesima volta sotto di lui: - Luke!
Feci forza sul suo petto con le mani, facendo in modo di finire entrambi su un fianco.
Lo fissai con sguardo assassino: - Smettila di fare il pervertito!
Sentii la sua mano scendere lungo la mia schiena, provocandomi dei brividi sulla pelle.
Ero premuta contro il suo corpo, sentivo il suo calore irradiarmi le membra, un calore contrapposto all’umidità dell’erba su cui eravamo sdraiati.
Avevo le guance in fiamme.
Luke sorrise, forse trattenendo una risata: - Perché, invece che continuare ad opporre resistenza, non ti lasci andare, per una volta?
Cercai di scostarmi da lui, anche se era difficile trattenersi dall’appoggiare la guancia sul suo petto.
- Io non… io non voglio deludere mia madre.
Appoggiò le labbra sulla mia fronte: - Lei non può vederci qua… l’isola viene avvolta sempre di più dalla Foschia. Finchè il mostro vive qui, perfino gli dèi fanno fatica a vedere cosa accade.
Esitai, incerta se credergli o meno.
- Non lo so, Luke… resta il fatto che non riuscirei più a guardarla in faccia… e poi, che cosa direbbe la tua “cara amica Talia” se ti vedesse?
Pronunciai quel nome con disprezzo, mentre una nota di amaro mi saliva in bocca.
Luke restò un attimo stupito dalle mie parole: - Talia?
- Sì – risposi, sentendomi sempre più incapace di staccarmi da lui – Credi che non lo sappia?
Pensai che avrebbe ceduto, invece, sentii le sue braccia serrarsi più forte attorno a me.
- Io e Talia non stavamo insieme.
- Ah, no? – brontolai sarcastica – A quanto ho sentito non mi risulta. Tutti al Campo dicono che c’era qualcosa tra voi.
Luke sospirò, sembrandomi, improvvisamente triste: - So che lei provava qualcosa per me.
- E tu no?- domandai, in un misto di incredulità e (anche se non l’avrei mai ammesso) speranza.
Luke scoppiò improvvisamente a ridere.
- Che c’è? – sbottai offesa – E’ così difficile ammetterlo? Odio i maschi che, quando non vogliono dare una risposta, si mettono a ridere come dei babbei!
Lui strofinò il naso contro il mio: - Sei gelosa…
- No!- gridai arrossendo, con la voce che sembrava più uno squittio – Ma vorrei saperlo!
Luke appoggiò il mento sulla mia fronte: - No, non la amavo.
Strinsi i pugni contro il suo petto: - Guarda che non devi vergognarti… tanto lo penso già che sei un pervertito.
Lui rise di nuovo: - No, davvero. Le ho voluto bene, tanto bene, e gliene voglio ancora. Era la mia migliore amica e nessuno mi capiva quanto lei. Ma non credo di aver mai provato qualcosa di diverso. Almeno, non ci ho mai pensato.
Restai in silenzio.
Dovevo credergli?
Sembrava sincero, ma, conoscendolo, non riuscivo a fidarmi più di tanto.
O forse, non ci riuscivo perché non volevo
Decisi di non indagare ulteriormente, e mi limitai ad appoggiare il viso al suo petto, ascoltando i battiti del suo cuore. Il mio cervello iniziò a scollegarsi lentamente.
- Lo sai – sospirai – A volte mi interrogo sull’antipatia che provo nei tuoi confronti. Certe volte, mi sembra quasi senza motivo…
Mi accarezzò i capelli: - Lo vedi? Quando non alzi inutili barriere, ti rendi conto tu stessa che, forse, certe idee che sei convinta di condividere, in realtà, sono sbagliate. Ma non l’hai ancora capito?
- Capito cosa?
Non so come, iniziai a tornare, lentamente, in me, ricordandomi, improvvisamente, le parole di mia madre ed il modo in cui mi aveva difesa nel sogno.
Stavo per dirgli che, anche se, forse, avevo capito, non potevo agire diversamente, quando commisi l’errore di guardarlo negli occhi.
Quei meravigliosi, stupendi occhi azzurri, che mi fissavano in un modo così dolce e gentile che non potei fare a meno di sentirmi persa, preda delle sue reti.
- Io ti amo, dolcezza- mi sussurrò.
Fu questione di un istante.
E una forza misteriosa mi spinse verso di lui.
Lo sentii appoggiare le labbra alle mie, le sue morbide e calde labbra, che, nei miei desideri più proibiti, avevo sempre desiderato poter assaporare.
Mi posò una mano sulla guancia, accarezzandomi con il pollice, ed io non riuscii a fare altro che stringermi di più contro di lui.
Era una sensazione meravigliosa.
Tutto intorno a me cominciava a sparire.
I discorsi di mia madre non erano che flebili sussurri nell’aria.
Iniziavo lentamente a dimenticare tutto, quando, improvvisamente, sentii qualcosa entrare di prepotenza nella mia bocca, quasi soffocandomi.
- Luke!- gridai, staccandomi.
- Sì?- rispose lui, malizioso. Io lo fulminai: - Mi hai ficcato la lingua in gola! A momenti mi ammazzi!
Luke iniziò a ridere, stringendomi più forte: - Mi fai davvero impazzire.
- Sì, come no…- borbottai offesa – Hai rovinato tutto…
- Allora ti è piaciuto- sussurrò, accarezzandomi i fianchi.
Arrossii un po’: - Ma certo che mi è piaciuto, idiota… accidenti a Cupido…
- E lo rifaresti ancora…
- Forse…
- Perché ti piaccio…
- Luke!
- Sì?
Lo guardai severamente: - Hai una mano sul mio seno. Toglila.
Lui obbedì, trattenendosi dal ridere, e mi baciò il naso: - Domani, forse, non sarò qui. Sai che ti dico? Non mi importa quello che pensi di me. Ho ottenuto un bacio dalla donna che amo e, sebbene ne volessi altri, posso accontentarmi e affrontare il mio destino felicemente.
Io ti amo, Leila, e non ringrazierò mai abbastanza chiunque ti abbia fatta entrare nella mia vita.
Ecco, ora ho detto tutto quello che volevo. Se vuoi, puoi tornare a dormire.-
No, non volevo tornare a dormire. Non volevo lasciarlo là, non dopo averlo sentito dire che mi amava, non dopo averlo guardato negli occhi un’altra volta.
Forse stava facendo il penoso e voleva impietosirmi. Non ne avevo assolutamente idea.
Ma decisi di restare.
E non solo.
Mi strinsi di più a lui, sorridendogli, dimenticando nuovamente tutto.
C’eravamo solo io e lui.
Il resto non contava più niente.
Lo baciai, premendo forte le mie labbra contro le sue, e sentii che per nessuna ragione al mondo avrei sopportato di perderlo.
Non mi tirai indietro, questa volta, quando sentii la sua lingua farsi strada verso la mia, anzi, ricambiai il bacio con passione, rendendomi conto che, forse, quella sarebbe stata l’unica occasione che avevo per mostrare i miei sentimenti, quelli veri.
Perché ormai lo sapevo. Io l’avevo visto.
Lo specchio non mi aveva mostrato un radioso futuro da Cacciatrice.
Lo specchio mi aveva mostrato Lui.
 
***

Angolo dell’autrice: Bene, siamo arrivati ad un punto parecchio cruciale della storia.
Per cominciare, chiedo perdono a tutti i sostenitori della coppia Thaluke.
Purtroppo provo un’antipatia molto forte per Talia, (non chiedetemi perché) quindi con Luke proprio non riesco a vederla. Spero non siate arrabbiati con me.
Bene, tornando ai lettori in generale, come vi è sembrato questo capitolo?
Avete un’idea sulla madre divina di Morgan? Forse sono stata un po’ perfida a non rivelarla, vi assicuro che nel prossimo capitolo si scoprirà chi è, promesso.
Finalmente si è rivelata la Profezia! Che ve ne pare? (Forse che l'Oracolo, vedendola, si sarebbe suicidata).
Vi è piaciuta la parte di Leila e Luke? Spero non sia venuta troppo sdolcinata o deludente.
Ok, chiudo qui il papiro. Grazie per aver letto, pubblicherò il prima possibile il prossimo capitolo.
A presto! :)
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Tinkerbell92