Quattordici.
Dopo aver
fatto rapporto su quello che abbiamo visto e fatto in questi ultimi mesi, siamo
sottoposti a una serie di visite mediche e poi torniamo ad
esser reclusi nella nostra stanza. Non possiamo girare liberamente, a quanto
pare abbiamo bisogno dell’autorizzazione, non sappiamo di preciso a cosa serva
ma non ci importa molto. Passiamo le giornate a dormire, fare bagni caldi,
mangiare e riposare. Non vogliamo fare altro.
Adam si è
addormentato, ed io sto affilando i coltelli e pulendo le pistole, quando
qualcuno bussa alla nostra porta. Non bussa nel vero senso
della parola, avvicina il suo bracciale al lettore e il computer della
stanza mi avvisa che un certo iota principale chiede il permesso d’entrare, lo
vedo sullo schermo comparso sullo specchio che ho davanti, un bell’uomo non c’è
che dire, di mezza età, ha alcuni capelli bianchi sulle tempie e sembra
agitato, continua a deglutire; mi avvicino alla porta la apro e me lo trovo
davanti.
- salve, ha
portato i nostri permessi? Mi piacerebbe uscire un po’. – dico aspettandomi una
risposta positiva.
- no. Io sono Patrick, iota principale, stavo cercando psi secondo, Adam, mi hanno detto che l’avrei trovato qua. – mi dice con tono
gentile e tranquillo, lo osservo e poi mi ricordo. Corro dentro la stanza,
lasciando l’uomo un po’ sorpreso davanti alla porta. Vado verso il letto e con
poca grazia afferro Adam per il braccio e lo sveglio bruscamente. Dopo aver
protestato un po’ e avermi maledetto un paio di volte riesco a metterlo in
piedi e a trascinarlo ancora addormentato davanti alla porta in mutande,
spettinato e con la maglietta stropicciata.
- Se mi hai
svegliato per una cazzata delle tue, giuro che questa volta me la paghi. – dice
con gli occhi ancora semi chiusi dal sonno e dalla luce troppo potente che li
minaccia. Quando finalmente è davanti
alla porta, lo scuoto per bene in modo che apra del tutto gli occhi e veda
l’uomo, e quando lo fa, si blocca, come se avesse visto un fantasma, ma non l’è.
Vedo Adam abbracciare l’uomo che resta un po’ rigido in un primo momento, ma
poi ricambia l’abbraccio. Non mi aspettavo di vederlo il suo custode. Eravamo
convinti fosse morto. Dopo alcuni secondi Adam si
volta verso di me e trascina l’uomo dentro la stanza.
- scusa per
il disordine – dice Adam spostando le armi dal tavolo e rimettendole dentro
l’armadietto. –credevo fossi morto, insomma ho provato a cercare tra i
notiziari il tuo nome ma non l’ho mai trovato, ero sicuro che non dicessero
tutti i nomi dei protettori che uccidevano… -
- sono scappato il giorno del primo attacco – dice Patrick – quando siamo
entrati nel protocollo sette, fortunatamente ero vicino e sono riuscito a
raggiungere la base in sicurezza, ti ho cercato ma mi dicevano che non potevano
contattarvi per via del protocollo e che nessuno
sapeva dove eravate, ho chiesto in giro se sapevano qualcosa di voi due e
dicevano che eravate in un località segreta e che non c’era modo d’aiutarvi,
così ho fatto ricerche e poi un giorno mi hanno detto che eravate arrivati e
che eravate qua, così sono venuto a salutare.
– ci racconta cosa è successo dal giorno del primo attacco, e poi dopo
un po’ mi faccio coraggio e glielo chiedo.
- ho notato che non simo sotto una cupola protettiva, cioè, fuori non è come
dovrebbe essere… - mi blocco perché vedo il suo sguardo diventare freddo e
severo, poi vedo che fa alcuni gesti ad Adam, che potrebbero sembrare normali,
ma mi ricordo che Adam mi aveva raccontato di come comunicassero quando erano
in pubblico, e vedo Adam correre nello zaino ed estrarre lo spray isolante.
Dopo due minuti siamo al sicuro.
- spegnete i vostri computer, non lo dicono ma in realtà vi controllano ancora.
– ci dice Patrick – quando ci fu l’incidente che portò all’epurazione, beh,
quello che non è stato detto è che fu fatto di proposito, insomma, ai
protettori serviva un posto, dove stare, un punto del mondo che fosse solo dei
protettori, anche noi abbiamo fabbriche, laboratori di ricerca, e non potevano
stare sotto terra, così fu creato il presupposto per “liberare” una parte di
mondo dagli umani. Non furono rilasciate bombe nucleari come fu detto, ma una
specie d’arma batteriologica, si può dire così… avete visto i video della gente
che si avvicina alla barriera no, di come muoiano vero? Beh in pratica la
tossina che fu rilasciata agì in quella maniera, tutte le persone che non erano
protettori morirono, poi fu usata qualche bomba per distruggere palazzi e dare
l’impressione di un esplosione nucleare, fu ridotto tutto in polvere, poi dopo
aver lasciato che il resto del mondo filmasse il disastro e aver alzato la
barriera, inventato la storia della zona altamente
tossica e pericolosa, venne collegata alla barriera un filtro visivo, per cui
chiunque sorvoli questa zona, anche se è vietato, vedrebbe solo macerie,
scheletri e morte, mentre noi che siamo sotto il filtro vediamo quello che è
realmente. Da quel che so, ci sono voluti dieci anni per riportare tutto alla
normalità, per la vegetazione e gli animali, ma alla fine abbiamo il nostro
pezzo di mondo in cui possiamo vivere come tutti senza dover nascondere i
bracciali e la tecnologia. – restiamo ad ascoltare con un misto di disgusto e terrore,
poi Adam si fa coraggio e parla.
- per cui abbiamo sterminato delle persone per costruire un
mini stato segreto? -
- sì. Lo so, è terribile da un certo punto di vista ma, senza questo posto
molta della tecnologia che usiamo non ci sarebbe e non potremmo proteggere la
scatola. – ci guarda facendoci capire che sa che abbiamo noi la scatola.
- come... chi… - non riesco a formulare una frase, a parte Greg lui è il primo
a sapere il nostro segreto, e in teoria dovremmo ucciderlo adesso.
- Greg, me l’ha detto, dopo che i ribelli iniziarono a prendere il controllo
delle nazioni, il consiglio dei presidenti, quelli rimasti per lo più, iniziò a
fare pressioni per sapere chi fossero i protettori in modo da poterli aiutare
se fossero stati avvistati nei propri territori, e dopo l’ennesimo rifiuto da
parte di Greg di rivelare le vostre identità, ci fu una riunione di tutti i
protettori con le cariche più importanti per parlare della situazione, ed io
non sono così importante, ma c’è solo un modo per essere presente in quelle
riunioni, essere il custode di un protettore della scatola, in teoria se tutto
fosse andato come doveva andare una volta superato l’esame, vi avrei aiutati
per un po’ a integrarvi nella vita comune con gli umani, avrei contribuito a
creare una storia credibile agl’occhi degl’altri dato
che ho allevato Adam e lo conosco bene, per cui quando mi hanno detto che
dovevo essere presente alla riunione ho fatto due più due. – ci spiega alcune
cose poi il sistema di sicurezza della stanza ci avvisa che Greg è alla porta e
vediamo il suo viso arrabbiato e serio, certo, lui è sempre serio,
ma la sua vena sulla tempia non è mai stata così gonfia. Vado alla porta e
appena la apro entra e aspetta che la porta si chiuda alle sue spalle per
spruzzare altro spray isolante e parlare.
- avete spento il computer, e isolato la stanza, in un primo momento ho pensato
che steste scopando come ricci e ho lasciato correre, insomma un po’ di privacy
potete averla ma poi ho notato che il sistema della stanza aveva registrato la
sua entrata ma non l’uscita e lì mi sono insospettito, perché noi siamo
protettori e non condividiamo i partner, se capite cosa intendo, per cui volevo
vedere cosa avete di così segreto che non posso sentire. Insomma di cosa state
parlando? Il primo giorno di scuola di Adam non può essere così segreto. Datemi
una spiegazione plausibile vi prego! – è fermo, mani dietro alla schiena, e mi
fissa, così faccio per parlare ma mi blocca. - no
Talia, lascia parlare Adam, le tue spiegazioni mi fanno venire il mal di testa.
– così mi zittisco e Adam si alza e mi tira per il braccio e si mette tra me e
Greg, vedo che è preoccupato, accendo il sistema di controllo delle funzioni
vitali e quando scannerizzo Greg vedo che ha una
pistola carica dietro la schiena.
- volevamo solo avere aggiornamenti su quanto è successo in nostra assenza -
- vi siete isolati e spento i computer -
- sono stato io a chiedergli di farlo – dice Patrick alzandosi
- non hai l’autorità per farlo, conosci il regolamento, dovrò ammonirti –
risponde Greg, non so il perché ma la situazione sta diventando sempre più
tesa, probabilmente i fatti dell’epurazione sono segreti e non avremmo dovuto
sapere nulla, ma vedo le pulsazioni di Greg aumentare, vedo
il suo braccio muoversi e istintivamente afferro una delle poche armi rimaste
sul tavolo e gliela punto contro.
- cosa hai intenzione di fare Talia? – dice Greg tenendo il braccio dietro la
schiena, vedo Adam afferrare il fucile a onde d’urto che abbiamo recuperato dal
museo e mettersi parzialmente davanti a me.
- Greg ti prego, metti via la pistola, ti prego, non
facevamo nulla di sbagliato, lo giuro, e poi avevi detto che qua potevamo
tenere i computer spenti no? Che siamo al sicuro, lo hai detto tu. -
- sei orgoglioso del tuo bambino Patrick? Guarda come difende la sua ragazza,
ti ricordi quando anche noi avremmo fatto qualunque cosa per le nostre? Bei
tempi quelli, chissà dove sono adesso? Sicuramente morte. – lascia cadere la
pistola a terra e poi alza le mani. – perciò abbassate anche voi quelle armi o
no? – ci dice costringendoci ad abbassare le armi. – ora me ne vado ma ricordate
che potrete avere la scatola, ma siete sempre sotto il nostro controllo, non
potete fare quello che volete, non siete sopra ogni regola, seguire il sistema
ha funzionato per secoli, non rovinatelo proprio adesso. – si volta ed esce
dalla stanza. Ci lasciamo cadere sulle sedie e restiamo in silenzio un po’, poi
Adam mi guarda, accende il computer e si rivolge a Patrick.
- in che stanza sei? -
- novantaquattro -
- è sulla strada per la mensa, appena ci concedono i permessi per girare
liberamente veniamo a prenderti e andiamo a cena insieme. -
- ok, vado prima di finire ulteriormente nei guai. – esce e restiamo
soli, in silenzio, poi Adam mi afferra la mano e inizia a scrivere sul mio
palmo, come si faceva da bambini quando si voleva parlare in segreto con
qualcuno in mezzo a tanta gente. – dobbiamo cambiare la scatola – mi scrive,
capisco cosa vuole dire, Greg sa com’è fatta, il suo discorso di prima ci ha
acceso campanelli d’allarme, forse non siamo completamente al sicuro,
certamente anche qua, tra la nostra gente, c’è qualcuno che vorrebbe avere la
scatola per se, e il fatto che veniamo controllati
così tanto, e che continuino a guardare tutto quello che facciamo e diciamo non
ci rassicura. Forse eravamo più al sicuro in mezzo agli umani.