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Autore: xshawtyx    09/11/2012    10 recensioni
Tutto questo per l'ultimo, insignificante pass per il backstage del suo concerto natalizio: erano solo tre quei biglietti a mio parere inutili ma che valevano come l'oro per le sue beliebers; quei pezzi di carta rossa e bianca, con la sua faccia sorridente stampata sopra, erano stati distribuiti in tutta America e anche in Canada e, quello che serviva a me, l'ultimo, ce lo aveva lui. Il mio scopo era quello di vincerlo e vendicarli. Ecco qual'era la cosa più importante da fare entro capodanno: vendicarmi di tutto quello che un Bieber quindicenne mi aveva fatto provare. Ma perchè davo tutto per scontato? Sarei davvero riuscita a vendicarmi? Sarei riuscita a far male a quel ragazzo dai lineamenti perfetti?
Genere: Fluff, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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t h e y c a l l h i m 'd a n g e r'

d e s t i n y.

non era nelle regole, bieber' sussurrai vedendo il mio sogno sparire lentamente davanti ai miei occhi. 'esatto, hai ragione' disse alzandosi dal suo "trono" e iniziando a girarmi intorno sorridendo 'ma io sono Justin Bieber e sono io a decidere le regole, nel mio territorio..' sbuffai mentre il ragazzo sospirava e si lasciava cadere sulla poltroncina. 'potrei chiamare una delle tue guardie del corpo' cercai di difendermi. ma cosa potevano fare i dipendenti di Justin contro di lui? cosa potevo decidere io? mi ero illusa pensando che sarei riuscita a raggiungere quel gigantesco obiettivo che mi ero posta; avevo dato tutto per scontato, cancellando con una riga precisa quel 'avere il pass in mano', pensando che lo avrei visto tra le mie dita affusolate.
'ehi, shawty?' mi richiamò il giovane, facendomi cadere dal quel meraviglioso mondo che mi ero creata nella mia mente, fatto di giustizia. ma quella parola, che avrebbe fatto sognare milioni di ragazze, era per me un semplice vocabolo che odiavo, poichè mi faceva pensare alle ingiustizie di Bieber. 'non voglio..' sussurrai piena di rabbia ma anche di timore, sapevo cosa avrebbe potuto farmi quel ragazzo 'non ti ho chiesto nulla; mi conosci, Bolton'iniziò ad avvicinandosi abbozzando un sorriso che si stava man mano espandendo.

'sai che quando voglio chiederti qualcosa la chiedo subito, no? la sua mano si avvicinava a me mentre io continuavo ad indietreggiare. ma cosa avrei voluto fare? quello era il suo territorio, era lui che sceglieva le regole. 'per esempio..' si fermò per circa trenta secondi pensando a cosa dire, mentre si leccava le labbra di un rosa pallido 'ti andrebbe di andare a letto con me?' Quando raggiunsi il freddo muro della stanza, la mano di Justin raggiunse la mia spalla, appoggiandosi sulla parte di muro vicino ad essa ed iniziò a baciarmi il collo. Anche se mi fossi difesa, non sarebbe successo nulla: non si sarebbe fermato; ed era per questo che lo chiamavano 'danger'.

--f l a s h b a c k-- Fino a che età avete creduto a Babbo Natale? È una domanda così insignificante da non essere aegomento di conversasione nemmeno in una banale chiacchierata, ma se mi chiedessero fino a quando ho creduto a quel vecchietto immaginario vestito di rosso e con una lunghissima barba bianca.. be', posso dire con certezza di non averlo mai fatto. Sapevo che il Babbo Natale che veniva all'asilo per la festa annuale e mi faceva tanta paura era falso e, frugando tra i miei ricordi, penso che anche gli altri bambini guardassero il preside della nostra scuola travestito consapevoli che non fosse quello autentico ma solo una brutta copia.

Anche se non avevo visto con i miei occhi mia madre baciare Babbo Natale, ero una bambina abbastanza sveglia da mettere in dubbio l'esistenza di un anziano che lavora solo la notte di Natale e che guadagna così tanti soldi, in una sola notte, per spenderli a comprare per tutti i giocattoli per tutti i bambini del mondo. Nonostante ciò, per accorgermi che alieni, viaggiatori del tempi, fantasmi, mostri, esper, malvagie organizzazioni e gli eroi di manga o anime non esistessero veramente, mi ci volle parecchio tempo.

Anzi, a dirla tutta me ne ero accorta. Solo che non volevo ammetterlo. In realtà speravo che questi potessero improvvisamente apparire davanti ai miei occhi. Rispetto al mondo ordinario, in cui mi svegliavo ogni mattina e che salutavo ogni notte quando andavi a dormire, quello ritratto nei racconti di anime e manga era decisamente più affascinante. Anch'io sarei voluta nascere in un mondo del genere! Essere salvata da un eroe, mentre ero rinchiusa in un bacellomalieno trasparente, mettere in fuga con coraggio e ingegno viaggiatori nel tempo armati di pistole laser che progettavano di cambiare il passato, eliminare mostri e spettri con l'esordismo, ingaggiare una battaglia psichica on un esper di un'organizzazione segreta, svegliarmi la notte per combattere contro l'uomo nero.. erano queste le cose che volevo fare a dieci anni!

No, calmati e fermati un attimo... anche ammesso che alieni (e via dicendo) mi avessero attaccata, non avendo alcun superpotere ed essendo io una bambina, non sarei mai stata in grado di competere con loro. Così smisi di fantasticare poichè, dopo la separazione dei miei (forse era stato l'inizio dei litigi tra mia madre e mio padre a farmi immaginare un mondo tutto mio) avevo capito che la realtà era dura: nessun nuovo studente si sarebbe trasferito nella mia classe cercando di organizzare un'associazione segreta; non avrei mai visto un UFO; non avrei mai assistito ad un fenomeno paranormale. Nonostante abbia fissato per due ore, durante le lezioni, la mia matita, questa non si è mai mossa di un micron. Continuavo a meravigliarmi della perfezione delle regole fisiche che studiavo a scuola e al tempo stesso ridevo di me stessa; così, senza rendermene conto, smisi di appassionarmi di programmi televisivi sugli UFO e sugli articoli dedicati ai fantasmi.

Queste cose, nemmeno il cattivissimo Uomo Nero, non potevano esistere.. ma allora perchè speravo il contrario? Così sono cresciuta cercando un punto di contatto per risolvere questo paradosso. Quando mi lasciai alle spalle le scuole medie, abbandonai anche i miei sogni infantili e mi abituai alla normalità del mondo. Mentre lasciavo naufragare queste cose in un angolo della mia mente, divenni senza particolari emozioni e difficoltà una normale studente liceale. Ero riuscita a superare la mia paura per il buio ma non sapevo che l'Uomo Nero mi avrebbe perseguitata per sempre.

E a quel punto incontrai Justin Bieber.

Optai per la scelta più semplice: entrai nel liceo del mio distretto scolastico, senza impegnarmi molto. Il mio primo rimpianto lo ebbi quando scoprii che la scuola era situata in cima ad una grossa collina. Così, mentre salivo su per quella lunga salita, fradicia di sudore nonostante fosse solo l'inizio della primavera, mi sembrava di scalare il Monte Bianco. Il pensiero fu che ogni giorno per tre anni avrei dovuto fate di primo mattino tutta quella fatica mi deprimeva. Ma se stavo camminando con passo così veloce, forse, era perchè ero rimasta nel letto a dormire fino all'ultimo minuto. Quindi pensai che se mi fossi svegliata anche solo dieci minuti prima, avrei potuto camminare più lentamente e non sarebbe stata poi così dura.

Ovviamente, considerando quanto siano piacevoli gli ultimi dieci minuti di sonno prima di alzarsi, era chiaro che non lo avrei mai fatto. In poche parole, alla fine realizzai che avrei continuato a fare quella ginnastica mattutina ogni giorno e la mia depressione divenne ancora più grande.

Così, durante la cerimonia di benvenuto per noi studenti del primo anno che si tenne in una palestra troppo grand, l'espressione del mio viso non aveva nulla a che fare con quella tipica dei nuovi studenti che pensano ad una vita piena di speranze. No, la mia espressione era semplicemente lugubre. Invece di ascoltare il discorso del preside, che aveva ricevuto molti applausi, insultavo in aramaico tutti i Santi chiedendomi il perchè della scelta che aveva preso mia madre di cambiare casa, nonchè città, lasciando una città qualsiasi della California per venire a vivere in una fredda cittadina del Canada. Fui stupita dalla scelta della divisa alla marinara per noi ragazze e dai blazer per i ragazzi: era una cosa alquanto singolare ma questa idea mi era piaciuta.

Mentre pensavo a queste cose, la noiosa cerimonia di benvenuto terminò senza intoppi. Io con i miei compagni, con cui avrei avuto a che fare, volente o nolente, per tre anni, ci dirigemmo tutti assieme verso l'aula della prima sezione del primo anno che ci era stata assegnata.

Il professor Morgan, un giovane docente responsabile della nostra classe, salì sulla pedana della cattedra e ci rivolse un sorriso così pulito e allegro che sembrava si fosse allenato davanti allo specchio per più di un'ora, parlò dicendoci che era un professore di educazione fisica, che svolgeva il ruolo di consulente nel club di basket, che aveva predicato questo sport ai tempi del college, che il basket era lo sport più divertente del mondo... una volta finito disse: 'Bene, adesso facciamo un giro di presentazioni!'

Era una prassi abbastanza comune, quindi non mi colse di sorpresa. Intanto si avvicinava il mio turno. Che ansia. Capite che voglio dire, vero?

Finita fino all'ultima sillaba la presentaziine su cui mi ero scervellata senza incepparmi su alcun punto, mi rimisi a sedere con quel senso di liberazione tipico di quando si è portato a termine ciò che si viene chiamati a fare. Quindi si alzò la persona dietro di me e - non dimenticherò mai quel momento in tutta la mia vita- pronunciò la frase che avrebbe fatto discutere a lungo sul mio futuro.

'Mi chiamo Justin Drew Bieber e vengo dalla scuola media di Stratford' fin qui, tutto normale. Voltarmi per guardare sarebbe stato imbarazzante, perciò continuai a fissare in avanti mentre sentivo delle risatine e delle voci di ragazze dire: 'che figo'. 'Mi chiamano 'danger' e non mi interessa niente dei professori. Se devo dire qualche fottuta parolaccia, lo dico senza problema e senza aspettare un cazzo di momento che non arriva. Sono quello che fa scintille e che provoca.. non mi interessano le normali relazioni, voglio perdere la verginità tra un mese esatto e.. be my sliggity and I'll be your Justin Bieber. È tutto.'

Com'è facile intuire, questo mi fece girare. I capelli di un biondo scuro che coprivano la fronte e il suo viso, che sfidava altezzoso lo sguardo del resto della classe, era ben proporzionato, quasi perfetto. I suoi grandi occhi color miele, che riflettevano grande volontà, trasmettevano una dolcezza incredibile e le sue labbra, di un rosa delicato, erano serrate. Ricordo che gli occhi ambrati di Justin erano veramente splendidi. Avevo di fronte una bellezza unica. Bieber scrutò tutta l'aula, come se volesse cercare rogne. Io ero lì, con la bocca spalancata e lui mi fissò gelido, abbozzando un freddo sorriso.

Stava scherzando? Probabilmente nella testa di tutti fluttuavano punti interrogativi. Dome si doveva reagire? Dovevamo forse ridere? Con il senno di poi, fu chiaro che non si trattò né di uno scherzo, né di una gag. In qualunque situazione si trovi, Justin non scherza mai.

Lui è sempre estremamente serio.

Un silenzio irreale calò per circa trenta secondi, fino a quando Bieber lo interruppe con un 'porca puttana, perchè cazzo questo silenzio?' sussurrato mentre si sedeva. Morgan indicò con esitazione lo studente successivo e l'atmosfera tornò normale.

Fu così che lo incontrai. vorrei credere davvero che sia avvenuto tutto per caso.
L e t i t i a.
Heeeeeei c: ho deciso di scrivere il nuovo capitolo perchè avete raggiunto non cinque ma nove recensioni e più di trecento visualizzazioni.. l'ho aggiunto lol
Spero che il contenuto vi piaccia e [etc-etc-etc] *dice le cose che dicono tutte le autrici di fanfiction* e basta così lol c: ieri non ho potuto postare il capitolo (l'ho scritto ieri uu siate fiere di me) perchè papà non mi lasciava il computer
Mi potete contattare via messaggio personale o su twitter digitando @lovinrauhl
Beh, per il prossimo capitolo vorrei setterecensioni: forse non sarò puntuale, sapete scuola e tutto..
anyway.. grazie delle recensioni uu YOOOOH e muchmuchmuuuuuchlove.
  
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