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Autore: fers94    09/11/2012    2 recensioni
"Come si può coltivare un sentimento figlio di due mondi differenti che il destino condanna in qualsiasi circostanza? Come si può?" [Cornelia&Caleb]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb, Cornelia Hale
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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 12. Voler resistere

Caleb ed io torniamo sulla terra appena finito il colloquio con l'Oracolo. Non riesco a dire nulla, lui non mi lascia la mano ma come me resta zitto ed impietrito. Quelle parole riecheggiano nelle nostre teste come una minaccia. 'Morte' è la parola che riesco a sentire più forte, pulsare come un urlo chiuso in una stanza vuota che vuole uscire. Ed io provo a tenerlo chiuso, con tutte le mie forze.

Tornati grazie a Vathek ed il suo portale alla radura, riesco a dire a Caleb soltanto di andare alla casa al lago di Irma. Non parliamo di quello che l'Oracolo ha detto, mentre ci dirigiamo all'ingresso di Heatherfield per raggiungere la prima fermata del bus utile. Ma la sua mano non si stacca dalla mia, quasi a voler dire che nonostante tutto, io e lui siamo così, uniti in ogni caso. Non c'è bisogno di dire nulla forse, e dal canto mio, la mano non lascia quella di Caleb. Il bus arriva; c'è poca gente, Caleb ed io troviamo posti a sedere senza problemi. Stringiamo il nostro biglietto nella mano e ci prepariamo ad aspettare quasi un'ora di viaggio per raggiungere la famosa casa al mare di Irma. Io sono sempre schiva; guardo fuori dal finestrino una Heatherfield che mi appare così triste e cupa, proprio come me. Caleb a quel punto, partito il bus, si decide a sussurrarmi qualcosa.
"Capisco che sei spaventata, è una situazione difficile, ma c'era da aspettarselo..." mormora.
"Io invece non mi aspettavo un prezzo da pagare così alto. Non è giusto. Perché tutti sono liberi di stare insieme senza nessun problema e invece tu ed io dobbiamo passare le pene dell'inferno? Che abbiamo fatto di male, Caleb? Ti prego, dimmelo se lo sai, perché io me lo sono sempre chiesta ma non l'ho mai capito." rispondo io con gli occhi bassi ma il tono acceso provocato da un'ira interiore contro 'quel tizio chiamato destino'.
"Non abbiamo fatto nulla di male. Forse il nostro amore è troppo speciale per essere vissuto in maniera 'normale'. Abbiamo comunque ogni diritto di viverlo e non dobbiamo permettere che ce lo portino via." risponde lui impeccabilmente.
"Chi vuole portarcelo via?"
"Non lo so. Qui si parla di destino, diversità, previsioni... Adesso addirittura di morte. Sono tutti limiti che ci sono stati imposti. Il perché non lo so, però sta di fatto che è così. Ma a me non interessa, Cornelia. So solo che i limiti si possono superare. I confini si possono scavalcare. Non dobbiamo fermarci per la paura del futuro. Mi rendo conto che quello che ha detto l'Oracolo è terribile, come tutte le altre cose che da sempre ci ha detto sul nostro amore, ma... Ascolta, io ho rischiato la vita più di una volta. E non ho mai desiderato morire semplicemente perché non avevo fatto nulla che mi rendesse fiero di quella che era stata la mia vita fino a quel momento. La morte non mi spaventa. Una volta liberata Meridian, ho pensato che forse quella sarebbe stata una buona ragione per essere fiero di quello che avevo fatto. Per la mia gente, la mia terra, sì, per Meridian avrei dato la vita se fossi stato certo che, dopo il mio sacrificio, la tirannia sarebbe scomparsa. Ora, se provare a salvare il nostro amore costa la mia vita, io sono pronto, Cornelia. Per te darei anche più della mia vita, ma questa è il massimo che ho da offrire. Ti prego, non abbandonarmi perché hai paura che io muoia perché non è quello che vuoi. Se io ti dico che sono pronto, devi appoggiarmi, devi sostenermi. Per favore. Voglio rischiare il tutto per tutto, anche perché vivere senza di te corrisponderebbe alla mia vera morte. Sarebbe solo allora che sarei un'anima completamente annullata. Quando ti dico che sei la mia vita, è questo che intendo. Dire che senza di te non sono niente non è una frase fatta, anzi. Non c'è nulla di più vero. Se davvero non vuoi che io muoia, resta al mio fianco. E resistiamo insieme a quello che incontreremo per la nostra strada. Insieme. Ce la faremo."
Caleb mi sussurra queste frasi con un sorriso pieno di vita e lo sguardo temerario. Lui davvero non ha la benché minima paura. Lui è davvero pronto. Lui davvero mi ama. Lo abbraccio piangendo silenziosamente, un pianto soffocato da quella che è invece la mia di paura. L'Oracolo dice che potrebbe morire, come posso non aver paura? Lo sento parlare così, con la voce piena d'amore, e in un attimo la paura sembra svanire, ma in realtà è sempre lì a ricordarmi che 'non si può'. Caleb dice che questi sono tutti confini, confini immaginari che possono essere scavalcati. Lui è pronto a tendermi la mano per scavalcarli, ed io non ho paura di afferrare la mano, ma ho paura di scavalcare. Perché scavalcando possiamo cadere. E se cadendo si fa male uno, si fa male anche l'altro.
"Se però tu morissi, non hai pensato a quanto soffrirei io?" gli rispondo nervosamente, staccandomi dal suo petto.
"E se invece ci separassimo di nuovo, staresti forse bene?"
"No, ma almeno tu avresti ancora una possibilità per essere felice."
"Ti sbagli di grosso. Ti ho già detto che vale la pena di vivere solo se posso stare con te. E come non saresti felice tu, non lo sarei nemmeno io. Per di più, separandoci di nuovo, avremmo in eterno il rimorso di sapere come sarebbero andate le cose se ci avessimo provato un'ultima volta, perché dobbiamo vivere per saperlo e dunque smetterla di basarci su delle previsioni. È per questo che devi fidarti di me. È per questo che non dobbiamo avere più paura ed andare avanti. Il nostro amore vale più di ogni altra cosa." conclude Caleb.
Mi arrendo, ha ragione lui. Come sempre. Sorrido malinconica e gli lascio un bacio sulle labbra, mentre un'ultima lacrima mi accompagna ad accovacciarmi sulla spalla di Caleb ad aspettare che l'autobus arrivi a destinazione.

Il viaggio procede e si conclude in un dolce silenzio. Le lacrime non scivolano più e mi sento fiduciosa in quello che ha detto Caleb. Raggiungiamo la spiaggia mano nella mano e successivamente la casa di Irma. Caleb prende le chiavi ed apre la porta. È accogliente e ben arredata.
"Avevi ragione tu. È molto meglio della radura!" esclama Caleb sorridendo.
"Ti avevo detto di accettare senza troppe storie. Irma vuole solo darti una mano, anzi, darci. Se non avessimo il loro appoggio, sarebbe ancora più dura." rispondo io.
"Già."
Caleb si avvicina e mi prende le mani.
"Che hai?" chiedo.
"Niente. Voglio solo ringraziarti perché ti stai fidando. So quanto sia difficile."
"Mi fido perché ti amo e so quanto tu ami me. E non ti lascerò, qualsiasi cosa accada sarò sempre al tuo fianco, come tu sarai sempre al mio."
Caleb sorride e congiunge le sue labbra alle mie come solo lui sa fare. Bacia come un dio, come se venisse da un altro pianeta. Beh, dannazione, questo è vero.

Le sue mani scivolano sotto la mia camicia di seta e me la sfilano delicatamente, dunque tutto il resto viene da sé. Caleb si rende subito conto di quanto un letto nel tepore di una casa sia meglio di un'improvvisata amaca in una fredda caverna. Siamo occhi dentro occhi; i nostri respiri coincidono mentre i nostri corpi si uniscono in una sola ed unica cosa. Le sue mani vagano confuse tra i miei capelli scomposti nelle lenzuola ed io mi sento la donna più amata e fortunata del mondo. Già, anche fortunata. Fortuna sicuramente non ne abbiamo, eppure Caleb sa darmi solo sensazioni positive e non so come faccia. D'altra parte, destino o non destino, morte o non morte, comunque è un privilegio avere al proprio fianco un ragazzo capace di amare così. Senza limiti, senza paure, senza mali. Solo Caleb può essere così meraviglioso.

   
 
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