Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: poppett    09/11/2012    2 recensioni
One Shot drammatica.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Loneliness


"Holly....?"
La porta della stanza scura si aprì lentamente cigolando. 
"Holly!"
Ripetè sicura la voce. 
Una mano sfiorò la spalla fredda e inerme della ragazza.
Holly era seduta sul letto con le gambe racchiuse tra le magre braccia. I capelli ricadevano disordinati sul viso nascosto nel ventre.
La pelle pallida, il corpo magro e trascurato davano l'idea che quella ragazza di appena diciasette anni non se la passasse molto bene. La donna premette la mano sulla figlia cercando di dare forza più a lei che alla giovane che aveva di fronte.
Un silenzio tombale invase la stanza. Perfino Kevin, che era solito fare più baccano di tutti, in quel momento aveva deciso di appisolarsi sul divano, e la casa era tremendamente vuota e stranamente silenziosa. Si sedette lentamente accanto alla figlia che non dava segno di vita, eppure lei sapeva che Holly era una ragazza solare, attiva e piena di gioia, ma in quel momento tutto quello in cui credeva sembrava cadere in un baratro profondo da cui era difficile che ritornasse.
Ritrasse velocemente la mano per portarla, poi, sulle ginocchia. Ci giocava in modo isterico incerta sul da farsi. Cercava di trattenere le lacrime, che era sicura, sarebbero scoppiate da un momento all'altro.
Alzò lo sguardo sul corpo della figlia, le prese una ciocca di capelli e cerco di sistemarla come meglio poteva. Odiava quella Holly, la ragazza che aveva davanti non era sua figlia, era una sconosciuta, un'estranea...semplicemente non era più Holly.
Il corpo inerme e annoressico, i capelli smunti, opachi, senza vita, gli occhi...com'erano i suoi occhi?
Era da così tanto tempo che non incontrava quelle meravigliose iridi verdi che appartenevano al padre.
A quel pensiero il suo viso si fece cupo, un'onda di tristezza si abbattè sulla donna incapace di controllarsi.
Scoppiò a singhiozzare silenziosamente, tenendo le mani per coprirsi gli occhi. L'ultima cosa che voleva era farsi vedere così debole davanti a lei, davanti a Kevin. Aveva cercato di controllarsi e piangeva solamente la sera, ma ormai la sua vita non era più la stessa e l'autocontrollo fatto crescere col tempo era sparito fino a farne rimanere giusto il minimo che serviva per farla ragionare.
Le lacrime scendevano nel candido viso di Sophia, rigandole irregolarmente il viso. Diede un'occhiata a sua figlia, era nella stessa posizione di pochi secondi prima, dell'ora prima, del giorno prima...ormai aveva perso il conto.
Aveva bisogno di qualche segno positivo in quel momento. Era disperata, voleva un semplice abbraccio da Holly, un cenno per capire che lei ci teneva alla madre e che era disponibile ad aiutare la famiglia in quel momento.
Non chiedeva troppo.
Voleva vederla sorridere come un tempo.
Solo quello.
Ma ci sperava talmente tanto da capire di illudersi da sola. Si alzò asciugandosi gli occhi con le mani umide. Si raddrizzò il vestito e si avvicinò alla porta.
"La cena è pronta tra dieci minuti." disse con voce tremante mentre si chiudeva la porta alle spalle. Glielo diceva sempre anche se alla fine mangiava sempre con Kevin, era una scusa per aiutarla a credere che, alzando lo sguardo sulla porta della cucina, avrebbe potuto vedere quel magnifico sorriso della figlia. Era un'illusione, una fantasia che la faceva sperare.
Il sole tramontò, la mente di Holly era vuota come quella notte senza stelle.
Tutto era annebbiato e offuscato, confuso.
Holly pensava, pensava a niente. Il niente più totale, trovava estremamente rassicurante quella situazione. Vedeva la vita come un dono inutile, un qualcosa che veniva dato e strappato quando eri finalmente felice. Non si mosse, ormai il materasso aveva assunto le pieghe del corpo che ci giaceva. La morte del padre, al quale era legatissima, era stato un colpo troppo grosso per lei.
Era sempre stata una ragazza sicura di sè e allegra. Ma forse era più fragile di una foglia, era caduta alla prima brezza senza rialzarsi più da terra. Aspettava che qualche anima pia si accorgesse della sua diversità in mezzo ad altre migliaia di fragili foglie cadute assieme a lei, e che la raccogliesse per non farle più toccare il suolo gelido invernale. Non piangeva, non mangiava, non dormiva. Non faceva niente. O forse si? 
Tossì, un'immagine le passò davanti agli occhi. Il volto di suo padre sorridente, quegli occhi verdi smeraldo e quella bocca perfetta. I capelli sempre apposto e ordinati.
Holly si mosse forse per la prima volta in quelle settimane. Si alzò lentamente, i capelli davanti agli occhi e i pantaloncini larghi per la perdita accellerata di peso. Si diresse in camera di sua mamma. Chiuse la porta e aprì l'armadio di suo padre. Ci si infilò dentro annusando ogni singolo maglione, ogni singola camicia, si strofinava addosso le maglie in una ricerca disperata del suo ricordo che lentamente stava scomparendo dalla mente di tutti.
Nessuno negli ultimi due giorni le aveva fatto visita per vedere come stava, segno che ormai la notizia era vecchia nel paese. Ma per lei era una sensazione nuova, una che non avrebbe mai più voluto provare.
Infilò la testa in una maglia provando ad addossarsi il profumo di colonia del padre. Quella fragranza quotidiana che le riempiva la testa ogni giorno, ma di cui non era mai stanca. Uscì dall'armadio stremata dalle forze.
Si avvicinò alla specchiera sopra il comò nella camera dei genitori. Alzò lo sguardo scostandosi i capelli del viso, o almeno provandoci, perchè questi caddero subito davanti agli occhi impedendole di vedersi.
Ci provò di nuovo con successo.
Guardò la sua immagine riflessa allo specchio.
Una lascrima scese nel suo viso mentre osservava il suo corpo ridotto in quello stato.
Ma chi era lei?
Che cosa ne aveva fatto di Holly?
Come aveva fatto a ridursi così?
Come era diventata così fredda nei confronti di tutti?

Iniziò a singhiozzare.
Prese la spazzola della madre che si trovava sopra al mobile, la osservò nelle sue mani ossute prima di scagliarla con tutta la forza che le era rimasta in corpo contro lo specchio.
"SPARISCI!" Urlò piangendo, mentre il suo corpo si contraeva dallo sforzo.
Si accasciò a terra prendendo un frammento dello specchio che era appena andato in frantumi. Osservò ancora una volta il suo riflesso, i suoi occhi verdi opachi, spenti, non potevano essere i suoi.
Un ultimo respiro prima che il frammento penetrasse nel suo polso. Sentì le forze abbandonarla e si distese, priva di queste, sul parquet freddo. Il sangue le scendeva lento.
Sentì dei passi farsi sempre più forti.
Il rumore si offuscò fino a scomparire del tutto.
Le palpebre pesanti si chiusero ed ogni cosa sparì.




Che dire di questa One Shot?
Non ricordavo nemmeno di averla scritta, 
l'ho ritrovata oggi pomeriggio mentre mettevo apposto
varie cartelle. E' spuntata dal nulla e sotto ho trovato una dedica a mio padre.

Per mio padre, spero che si rimetta presto.

Ed era datata a gennaio 2012 (si, io dato le storie lol)
Non voglio stare qui ad annoiarvi perciò sarò breve sul perchè l'abbia scritta.
Mio padre a gennaio ha fatto un incidente stradale con mia sorella di 12
anni, lei non si è fatta niente, ma mio papà si è rotto una gamba ed è andato
in coma per due settimane. Avevo paura. Molta paura di perderlo,
così mi sono sfogata nell'unico modo in cui potevo. Ok, non mi dileguo.

#peaceandlove

Zoella.



P:S: One Shot #ziam :http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1318911&i=1

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: poppett